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Autore: _eco    18/06/2014    3 recensioni
[child!Pinocchio centric] [Accenni Emma/Pinocchio] [Post sortilegio]
- Sono ancora un bambino vero, signorina. Mi chiamo Pinocchio. Lo giuro, lo giuro. –
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: August W. Booth/ Pinocchio, Emma Swan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un nome vero per un bambino vero

"I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta"
 - Il piccolo principe, Antoine de Saint-exupéry.

Una sconosciuta donna dai capelli rossicci, raccolti in un pratico chignon, puntella uno strano aggeggio contro il suo petto.
- Come ti chiami, tesoro? – gli domanda con voce gentile.
Pinocchio si chiede se non sia una fata, ma subito si dà dello sciocco, una volta accortosi che alla donna senza identità manca il prerequisito fondamentale per esserlo: le ali.
Fate. Quanto sarebbe bello poterne scorgere una, anche incontrarne per caso lo sguardo materno e sorridere nel vederla svolazzare da una parete all’altra di quell’anonimo, misero posto.
- Allora? – insiste l’ignota figura davanti a lui, che adesso ha tirato fuori uno strano stecchino che culmina in un circolare e multicolore… coso. Si tratta di un lecca-lecca, una leccornia che, se solo le cose fossero davvero andate per come ce le raccontano i nostri genitori, Pinocchio avrebbe già dovuto conoscere nel Paese dei Balocchi.
Tuttavia, si sa, nel nostro mondo abbiamo la radicata tendenza a tingere tutto per come lo vogliamo noi.
- Come ti chiami? – chiede ancora una volta, scartando il lecca-lecca e porgendolo al silenzioso bambino, il quale, se non avesse mostrato una morbosa attenzione nei confronti della neonata che ha portato con sé, sarebbe sembrato nulla più di un vegetale. – Su, mangialo. È solo zucchero colorato. – lo incoraggia la donna, il cui sorriso adesso sembra molto più falso e teatrale di quello spontaneo delle fate.
Pinocchio rabbrividisce, ma si lascia attrarre dai colori che si rincorrono nella girandola di zucchero.
- Pinocchio. – risponde.
L’infermiera aggrotta le sopracciglia e corruga la fronte, perplessa, mentre nella sua testa comincia già a nascere l’ipotesi che quel bambino abbia seriamente qualcosa che non va. Da piccola le avranno raccontato almeno un centinaio di volte la storia del burattino trasformato in bambino vero. Ha persino visto il cartone animato di recente, con Lizzie, sua figlia, che per un paio di giorni ha creduto di essere in realtà fatta di legno.
I bambini hanno una fervida immaginazione, e a volte Sarah si ritrova a invidiarli per il loro candore e la loro innocenza. A ogni modo, a questo bambino serve un nome credibile, e soprattutto un nome che sia il suo.
- Immagino che la favola di Pinocchio debba proprio piacerti tanto. Anche mia figlia, Lizzie, se n’è innamorata, ma… i bambini veri hanno bisogno di nomi veri. – cerca di convincerlo l’infermiera, quasi fiera della sua geniale “trovata”, quella di persuaderlo facendo riferimento alla storia del burattino bugiardo.
- Non è una favola! È il mio nome. Davvero, davvero. – mugugna Pinocchio. – Guardi qui, guardi qui. – e si tocca il nasino a punta con un’espressione così sincera che sembra quasi voler dire “ma non vedi?”.
– Il mio naso non cresce. Non sono un bugiardo. –
È sul punto di scoppiare in lacrime, frustato, gli occhi verde foglia ridotti a due pozze opache.
Come potrebbe quella donna non credergli? Gli ha detto la verità, ne è certo al cento per cento. E poi, se così non fosse stato, la Fata Turchina sarebbe sicuramente intervenuta a suo sfavore, trasformandolo gradualmente in un ciocco di legno o prolungando vistosamente il suo naso. Ma niente di tutto ciò è successo. Ebbene, perché quella donna si ostina a essere tanto ottusa? Perché non gli crede e basta?
- Sono ancora un bambino vero, signorina. Mi chiamo Pinocchio. Lo giuro, lo giuro. –
Ma l’infermiera ha già esaurito le sue scarse riserve di comprensività e non lo asseconda più. Si limita a controllare il suo battito cardiaco e a tastargli la fronte, nel timore che scotti di febbre.
Il bambino, però, a parte avere una seria crisi d’identità in atto, non sembra avere l’influenza. È solo spaesato, spiega a se stessa Sarah. E ha bisogno di un nome, che, se non rivelerà nel giro di ventiquattro ore, i volontari del centro d’accoglienza dovranno attribuirgli.
 
August.
Vogliono seriamente chiamarlo così? Pinocchio si rigira fra le dita il cartellino di plastica lucida che gli hanno appeso al collo con una cordicella ocra.
Cosa direbbe il suo papà, se solo sapesse cosa ne è stato di quel nome che ha inventato per lui, esclusivamente per il suo bambino, con tanto amore?
Di certo continuerebbe imperterrito a chiamarlo com’è giusto fare.
Pinocchio.
Oh, quasi lo sente, il suo papà. Quasi avverte la sua voce calda e confortante.
Oh, come sarebbe bello sentirlo per davvero!
 
- Ciao, piccola Emma. – sussurra Pinocchio, lasciando che la neonata stringa il suo indice in un morbido, roseo pugnetto.
Il bambino avverte una stretta all’altezza del petto, proprio dove si trova il cuore – è questo, penserà poi, uno degli svantaggi dell’essere un bambino, o un ragazzo, vero.
Prima di abbandonare la stretta di Emma, si china su di lei e parla in un soffio, come per confidarle un segreto di estrema importanza.
- Se hai bisogno, cerca… - sarebbe più corretto dire “August”, ma il ragazzino sente dentro di sé il bisogno impellente di essere se stesso, almeno con il fagotto piagnucolante e profumato di latte che ha portato con sé dal loro mondo.
- Se hai bisogno, io corro da te in un lampo! Mi chiamo Pinocchio. Non scordarlo anche tu, piccola Emma. –

 
 
Questa... cosa doveva essere una drabble. Poi è diventata una flash e poi un poema. *si da botte in testa*
Non ho proprio il dono della sintesi. Spero vogliate perdonarmi se sto intasando in tal modo il fandom, ma in estate mi prende un'ispirazione assurda. Sarà sicuramente per colpa del tempo libero.
Anyway, la scena del piccolo Pinocchio che saluta Emma mi ha stretto il cuore. Cuccioli ♥
Ho pensato che il piccolino avrà avuto i suoi bei problemi a far accettare agli altri il suo vero nome, e così è venuta fuori questa one-shot senza pretese.
Spero vi piaccia. *schiva pomodori marci* *s'inchina* *corre via*
Baci.
S.
 
  
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