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Autore: Matycchi    18/06/2014    2 recensioni
[AoKise in occasione del compleanno di Ki-chan]
Dal testo:
"Kise Ryouta quel giorno compiva diciotto anni e nessuno, NESSUNO si era ricordato del suo compleanno all'infuori della sua famiglia"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Coppia: AoKise

Parole: 2030

Raiting: Verde

Disclaimer: I personaggi utilizzati in questa fic non mi appartengono, sono opera si Fujimaki-sensei. Non scrivo a scopo di lucro.

 

Un compleanno speciale

 

Camminava strusciando i piedi. Lo sguardo vacuo e rivolto al suolo. Kise Ryouta quel giorno compiva diciotto anni e nessuno, NESSUNO si era ricordato del suo compleanno all’infuori della sua famiglia.

 

Arrivò al parco che in quel momento era affollato da bambini che ridevano e giocavano tra di loro e dai loro genitori che li guardavano e scattavano foto.

Sorpassata la zona parco giochi si avvicinò ad una quercia e si sedette alla base di essa.

Con occhi privi della sua solita vitalità si mise ad osservare i fiori colorati e ad ascoltare il vento che dolcemente gli scompigliava i capelli biondi.

 

Si perse nei suoi pensieri fino ad arrivare alla conclusione che se nessuno si era ricordato del suo compleanno il motivo era il più ovvio possibile.

Come più volte gli aveva ripetuto Aomine, Kasamatsu, la sua manager e praticamente tutti gli altri, lui era un idiota totale. Fastidioso e pesante. Ovunque andasse gli ripetevano quanto fosse noioso. Fino ad allora non ci aveva mai dato troppo peso, ma adesso si sentiva non desiderato, di troppo.

A quel pensiero calde lacrime cristalline iniziarono a scendergli lungo il viso roseo.

Portò le ginocchia contro l’addome e avvolse le braccia attorno ad esse nascondendo la testa nello spazio che aveva formato quella bizzarra posizione.

 

La vibrazione del suo cellulare gli fece alzare leggermente la testa. Nonostante la situazione, non riuscì a frenare la sua curiosità.

Prese il cellulare tra le mani, aspettandosi di vedere il nome di qualche parente sullo schermo.

Si sorprese di vedervi il nome di Aomine. Sicuramente aveva sbagliato numero, oppure voleva semplicemente ricordargli per l’ennesima volta quanto era idiota. Anche se non credeva che lo stesse chiamando per quello.

 

Dopo più o meno cinque squilli si decise a rispondere e portare il telefono all’orecchio destro.

Non un “Ciao”, non un “Pronto?”, si limitò a rimanere in silenzio.

 

La voce roca di Aomine gli giunse all’orecchio e subito non realizzò le sue parole. Gli ci volle un po’ a rispondere, era ancora immerso nei suoi pensieri.

 

“Ci sei, Kise?” già, era proprio quella la domanda. Si limitò a pronunciare un “Sì” con voce spezzata da un leggero singhiozzo.

 

Aomine se ne accorse immediatamente. Si accorse che stava piangendo. Non ne capiva il perché, oggi era il suo compleanno. In teoria se è il tuo compleanno, non dovresti essere a festeggiare felicemente?

 

Nella sua mente risuonava quel singhiozzo lieve e il suo cuore fu attanagliato da un senso di preoccupazione e paura. E’ vero, Kise piangeva spesso, ma in quel momento lo aveva sentito… diverso… Come se privato di ogni voglia di vivere.

 

Nonostante quella sensazione ad attanagliargli il cuore, mantenne il suo solito tono scazzato così tipico di lui. “Stai piangendo?”.

 

Kise non riusciva a crederci. Era stato scoperto a piangere da lui. E non aveva nemmeno detto chissà quale chilometrica frase. Aveva pronunciato una parola troppo corta per riuscire a notare un qualunque tipo di inflessione vocale.

Eppure lui, il suo ex compagno di squadra ed anche colui che gli aveva preso il cuore e lo aveva distrutto tempo prima, anche se inconsapevolmente, proprio lui lo aveva scoperto a piangere.

“Idiota”

 

Quella semplice parola ebbe la forza di far aumentare il flusso del caldo liquido luccicante che scorreva sul suo viso fuoriuscendo dai suoi occhi che in quel momento sembravano miele fuso.

“Lo so, non c’è bisogno che continuiate a ripetermelo.” Sputò quella frase con tono sprezzante, ma allo stesso tempo sofferente e consapevole. Chinò il capo e lasciò che i singhiozzi diventassero sempre più frequenti e spasmodici. Il suo viso era contratto in una smorfia sofferente, la tipica espressione di chi sta cercando invano di smettere di piangere. Nonostante i suoi sforzi le lacrime continuavano a scendere a ritmo sempre maggiore e l’imbarazzo di sapere di essere ascoltato da lui lo faceva stare ancora peggio.

“Mi dispiace, so che odi quando piango come una ragazzina. Volevi dirmi qualcosa, Aomine?

Niente suffisso, sapeva quanto l’altro odiava quando lo chiamava “Aominecchi”. Anche se lui lo faceva in modo affettuoso, la maggior parte delle persone odiava il suffisso che aggiungeva alla fine delle persone verso cui provava affetto e/o rispetto.

 

Aomine sgranò leggermente gli occhi accortosi che per la prima volta in tanti anni, Kise lo aveva chiamato semplicemente per nome. Le parole gli morirono in gola. Quel giorno lo aveva chiamato per fargli semplicemente gli auguri, ma adesso voleva vederlo e sapere perché piangeva il giorno del suo compleanno. Voleva stringerlo e dirgli che andava tutto bene e voleva rivelargli i suoi sentimenti. Vada per i primi tre punti, ma arrivato al quarto si disse che no, non l’avrebbe mai fatto.

Però voleva veramente vederlo e cercare di consolarlo, per poi fargli gli auguri.

“Dove sei?” Ci aveva pensato, ma quello fu il modo più sensibile che riuscì a formulare. Già… Non era proprio portato per consolare le persone, ma con Kise voleva provarci veramente.

 

Kise subito non diede peso alla domanda, si concentrò più che altro su come glielo aveva chiesto. Aveva usato un tono leggermente meno scazzato del solito. Faceva davvero così tanta pietà da farsi compatire da uno come Aomine? Che ne era della sua dignità? No, quella molto probabilmente non l’aveva mai avuta.

Sorrise, un sorriso così diverso dal solito. Era un sorriso amaro. Con tono altrettanto amaro e spezzato da un singhiozzo rispose sinceramente. Non aveva voglia di provocarlo come avrebbe fatto in un'altra situazione. “Al parco che c’è vicino a casa tua.

Non lo aveva fatto di proposito, semplicemente amava quel parco fin da bambino e le sue gambe lo avevano portato lì in automatico.

 

Aomine non si sorprese della vicinanza dell’altro. Più e più volte gli aveva raccontato di aver trovato dei fiori o delle farfalle splendide in quel parco. Ancora immerso nei ricordi del suo sorriso di qualche anno prima che adesso sembrava così lontano pronunciò una frase in automatico per poi riattaccare senza dargli nemmeno il tempo per rispondergli. “Aspettami, sarò lì in pochi minuti.”

 

Gli aveva riagganciato in faccia dopo avergli fatto sgranare gli occhi luccicanti, ma privi di quella luce che solitamente sembrava possedere i suoi occhi color miele.

Cosa voleva fare? Perché voleva vederlo? Domande del genere continuavano ad affollare la sua mente di neo-diciottenne, ma per quanto ci pensasse non riusciva proprio a dare una risposta a nessuna di esse. Quindi concluse di dover aspettare l’altro per capire. Nel frattempo doveva calmarsi. Sarebbe stato troppo umiliante e degradante farsi trovare ai piedi di un albero a piangersi addosso come una ragazzina.

 

Aomine non appena ebbe riattaccato iniziò a correre verso il parco. Proprio quel giorno non aveva allenamenti, chissà, forse era destino?

 

Corse fino ad arrivare al parco, il tutto in meno di cinque minuti.

Si guardò intorno mentre cercava di riprendere fiato. Superata la zone giochi avvistò i biondi capelli del modello che stava seduto sotto una quercia strofinandosi gli occhi spasmodicamente. Chiaro segno che stesse cercando di smettere di piangere per non farsi prendere in giro dall’altro. Ma tutti gli sforzi erano vani. Le lacrime non volevano saperne di smettere.

 

Gli si avvicinò silenziosamente. Quando lo raggiunse gli si sedette accanto e si voltò a guardare il suo viso. Era diverso dalle altre volte, diverso persino da quando si era messo a piangere alla fine dalla partita Touou/Kaijo. I suoi occhi sempre allegri avevano perso la loro luce, le sue sopracciglia erano piegate in un’espressione sofferente così come il resto del viso. Il tutto era contornato da quella lacrime che sembravano cristalli liquidi che velocemente scorrevano sulla scia bagnata lasciata dalle precedenti.

 

Perso nell’osservare il suo viso, diede automaticamente voce a quel senso di preoccupazione che gli teneva il cuore stretto in una morsa. “Che cos’è successo? Perché piangi il giorno del tuo compleanno?

 

A quel’ultima frase, il modello sgranò gli occhi per la seconda volta. “Tu sei stato l’unico a ricordartene”. Lasciò sottointeso quel che voleva dire. La sue non fu propriamente una risposta alle sue domande, fu più che altro un’affermazione detta con una note di sorpresa e allo stesso tempo l’amarezza e la gioia di sapere che a qualcuno importava, anche se un minimo, di lui.

 

Aomine non poté credere alle sue parole. “L’unico?”. No doveva aver sentito male. Non era possibile che nessuno, nemmeno i ragazzi della Generazione dei Miracoli, nemmeno i membri del Kaijo, si fossero ricordati del suo compleanno, no?

Non ebbe il tempo di formulare una risposta che Kise riprese a parlare, dando voce alla conclusione a cui era giunto nemmeno un ora prima.

 

“So di essere fastidioso, noioso e pesante. Ormai me lo avete ripetuto talmente tante volte che me lo sogno la notte. Ma tra tutti, non pensavo che proprio a te importasse minimamente di me. Io sono di troppo ovunque vada, non posso far altro che ammetterlo. Non posso far altro che ammetterlo.” La ripetizione alla fine della frase non fece altro che accentuare il discorso.

 

Aomine rimase stupito. Stupito dal ragionamento del ragazzo che sembrava così ingenuo. E questa sua conclusione, così amara e triste, lasciò il ragazzo dagli occhi blu mare senza parole. Non poteva sapere se valesse anche per gli altri. Anche perché non si spiegava come mai, nemmeno Tetsuya gli aveva mandato un messaggio di auguri. Così decise di parlare semplicemente per se stesso. Le parole del ragazzo gli fecero ripensare a tutte le volte in cui l’aveva trattato male.

Un senso di rimorso andò a sostituire la preoccupazione. “Tu non sei di troppo. Almeno per me. Mi sorprende che nemmeno Tetsuya ti abbia fatto gli auguri, ovvio. Ma non parlare così. Per me sei importante e mi dispiace di averti ferito col mio comportamento.” Lasciò che la sua mano andasse ad accarezzare i biondi capelli dell’altro. Non resistette all’impulso, dicendosi “Fanculo tutto, glielo dico.”

Lo fece girare verso di lui. Lasciò scivolare la mano dalla sua testa al suo viso, portando anche l’altra su di esso. Gli asciugò le lacrime e gli si avvicinò lentamente. Così vicini da far mescolare i loro respiri. Con la sua voce roca gli sussurra “Ti amo” e posa le sue labbra scure su quelle morbide e diafane dell’altro. Un bacio casto e a fior di labbra.

Dopo pochi secondi che sembrano ore si allontana leggermente e lo guarda. Ha il viso tutto rosso e questo lo fa sorridere e pensare “E’ adorabile.”

Le lacrime che fino a quel momento non avevano cessato un solo istante di scendere dai suoi occhi, si erano fermate.

Timidamente chiuse gli occhi e si avvicinò in cerca di un altro bacio che non tardò ad arrivare.

 

“La tua risposta?” Lo chiese accennando un sorriso, con un tono che mai avrebbe pensato di usare.

Kise arrossì nuovamente e abbassò lo sguardo per poi sussurrare timidamente un “Ti amo anch’io.” quasi impercettibile.

Nel cuore di entrambi un senso di felicità e serenità si fece spazio. Aomine si alzò e sorridendo gli disse “Aspetta qui”.

Kise lo guardò curioso, ma decise di aspettarlo in silenzio.

 

Aomine tornò poco dopo porgendogli un mazzo di rose di diversi colori. Si chinò verso di lui. Dandogli un bacio a fior di labbra. Una volte che Kise ebbe preso in mano il mazzo di rose colorate, gli sorrise e pronunciò una sola frase che fece sorridere Kise, facendolo piangere nuovamente, anche se questa volta di felicità.

 

“Auguri di buon compleanno, amore mio.”

 

Note dell’autrice:

Ciao a tutti/e. E’ la prima volta che scrivo una storia di questo genere ed è anche la prima che scrivo in questo fandom. Personalmente ci tenevo molto a scriverne una su di loro. Li vedo benissimo insieme e sono la mia coppia preferita in assoluto. Ho deciso di scrivere questa fic in occasione del compleanno di Ryouta. So’ di aver trattato malissimo il mio povero Ki-chan, mi auguro di avervi soddisfatto col finale x’D Non sono particolarmente brava a scrivere, ma spero che vi sia piaciuta, mi ci sono impegnata tantissimo!

Recensite, mi farebbe veramente piacere sapere come vi è sembrata questa cosetta.

Baci baci

Matycchi  

 
   
 
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