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Autore: ScaryDolly91    18/06/2014    3 recensioni
Luce e buio insieme non possono stare, ma questa volta dovranno collaborare solo un saggio le due metà potrà guidare
Insieme i due opposti cammineranno e ciò che al dio alato è stato tolto ritroveranno.
Ad amare la figlia della luce imparerà quando al primo posto gli altri e non se stessa metterà.
La saggia guida la sua dura fortezza romperà e di nuovo come un tempo ritornerà.
Ma solo la sorte deciderà poiché per qualcuno, la divinità, troppo tardi la maledizione scioglierà.
Il figlio della morte solo davanti alla notte prenderà una decisione che cambierà la sua sorte, vita o morte.
I tre l’amata anima del dio bambino libereranno, ma libertà per libertà nelle braccia della morte qualcuno cadrà.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio, oscurità, polvere. Niente, non vedo assolutamente niente eppure so dove sto andando.
Gocce di luce scappano lontano da me e si spengono.
Hanno forse paura? No!
Come può tanto splendore temere il buio gli basterebbe un tocco per cancellarlo. Nebbia nera mi avvolge, non ho paura, c’è più buio dentro che fuori.
Artigli dalla nera nuvola dilaniano la mia carne che ormai è diventata fuma inafferrabile e viaggio…nel tunnel verso la morte, nell’abbraccio dell’oscurità viaggio.
Apro gli occhi sperando nella luce e invece niente…nessun’altra parola solo niente.
La nebbia scompare e penso che sarebbe stato meglio non finire mai il mio viaggio, vivere sempre nell’abbraccio del buio tra la vita e la morte…tra la Terra e il suo regno.
Avrei potuto apparire ovunque in metri e metri di desolazione eppure sono qui davanti a lui, nauseato dalla sua pelle candida, dai suoi occhi neri e folli, dal suo viso, dal suo aspetto maledettamente identico al mio.
Aspetto che mi guardi come fa di solito, con superiorità, orgoglio, come un generale guarda un soldato semplice, tuttavia tanta rabbia mi sale nel petto quando questo sguardo non arriva.
Mi ero abituato ai suoi occhi penetranti nei miei e preferivo essere scrutato che ignorato, cala il capo e ignora il mio sguardo.
Uno scuro sipario cala sui miei occhi.
“No, di nuovo no!” penso, ma è troppo tardi.
 
«Nostro figlio è un mostro, abbiamo creato un mostro è solo e soltanto colpa nostra, colpa tua»
«Smettila di parlare così, lui non conosce i suoi potere, l’hanno provocato!»
«Non sapeva di poterlo fare eppure l’ha fatto, di questo passo arriverà ad uccidere»
 
Premo le unghie nei palmi, per riportarmi alla realtà, voglio provare più dolore di quanto ne provi nella realtà, mi mordo le labbra ma non serve a niente, sprofondo di nuovo nei miei flash.
 
«Lasciami stare»
«Dai non avrai mica paura, vogliamo solo giocare un po’ con te»
«Ti ho detto di lasciarmi in pace»
«Non prendo ordini dai mocciosi io!»
Mi afferra per la camicia e mi porta a due centimetri dal suo orrendo viso, è il doppio di me
«Smettila di agitarti, se ti faccio del male non importerà comunque a nessuno, tu non sei nessuno e non sarai mai importante per qualcuno, neanche il tuo papà ti ha voluto o sbaglio» mi strattona e mi respira in faccia «SBAGLIO O TI HA ABBANDONATO?!»
«Lasciami stare altrimenti…altrimenti» esplodo dalla rabbia.
Porto una mano alla fibbia dei pantaloni estraggo “σκια” dalla fodera, lucida alla luce del sole.
Sento un grido nelle orecchie, lui mi lascia, si accascia a terra e nei suoi occhi si dipinge il terrore, il terrore della morte.
Il mio respiro si fa affannoso il suo scompare e mi rendo conto di ciò che ho fatto, il profondo rosso del sangue appare nitido sulla lama di “σκια” sbattendomi in faccia la realtà.
Grido di terrore e scappo vi piangendo.
Sono un assassino!
 
Torno alla realtà, mi inginocchio implorando a me stesso di smettere, piano il dolore si affievolisce.
Vedo mio padre ancora davanti a me girarsi e andare via.
«Torna qui, vigliacco!»
«Mi pare di averti ordinato di restare con tua madre, ha bisogno di te»
«Aveva bisogno anche di te proprio quando sei andato via»
«Se la lasci anche tu morirà»
«Si, morirà un giorno la vedrai scendere qui nell’Ade , dopo di lei verrò io e sparai che siamo morti entrambi per mano mia!» Ho alzato troppo la voce non dovrei farlo, dovrei portare rispetto a mio padre, ma il rancore è sempre stato il mio difetto fatale « Ho gia ucciso una volta, posso farlo ancora!»
In una nube color pece ritorno in superficie.
«Non pensavo saresti tornato sta volta»
Quando la nube si dirada vedo mia madre davanti a me nel salone della piccola casa di periferia in cui viviamo.
«Tranquilla mamma, sono qui»
«Hai parlato con tuo padre»
«Quell’uomo non è mio padre»
«Puoi ripeterlo guardandoti allo specchio?» si alza di scatto, non si arrabbia spesso, ma quando lo fa è terribile, non sembra lei «Conosci la sua situazione, sai chi è, sai chi sei!»
Non alza mai la voce con me è così fragile come una bambola di porcellana, delicata e pura nelle mani di    un assassino. Mi appoggio al muro abbandonandomi ai miei pensieri, la parete è tanto sottile che riesco a sentire ciò che accade nell’appartamento accanto.
Sento le grida della bellissima donna che ci abita contro l’ennesimo uomo, so che presto arriverà LEI per difenderla e infatti poco dopo sento i suoi passi decisi e la sua voce sicura.
«Lascia in pace mia madre Dick, va fuori di qui maiale»
«Non immischiarti ragazzina, che credi di fare?»
«Credo di fare tutto quello che posso per salvare mia madre dalla tue sporche mani»
«Senza di me morirete di fame, non avrete più un soldo, finirete in mezzo ad una strada senza niente!»
«Avremo il nostro onore Dick quello che tu hai perso anni fa, pagando per ricevere un briciolo di amore che in realtà non hai mai ricevuto né da mia madre né tanto meno da me, non sostituirai mai mio padre»
Silenzio. Un fiume di parole aveva inondato la stanza trascinando dietro di se rabbia, orgoglio, lasciando il vuoto al suo passaggio.
Tante volte avevo sentite quella ragazza affrontare uomini e belve, era lì a due passi da me come quando anni prima avevo ucciso suo fratello, era comparsa da dietro un cespuglio di rose proprio mentre la lama della mia spada affondava nella carne di Bach.
Neanche davanti ad un assassino aveva abbassato lo sguardo, mi aveva guardato senza parlare poiché il suo sguardo parlava chiaro e diceva che avrebbe vendicato il fratello, scappò via lasciandomi basito.
Non disse niente a nessuno, forse voleva farsi giustizia da sola contro di me, fui io stesso a raccontare tutto a mia madre, ma solo a lei, la polizia credette che Bach fosse morto in uno scontro tra gang mafiose.
Parlavo spesso con mia madre della bambina che con gli anni era diventata una ragazza, costretta a crescere in fretta.
Adesso Bright aveva 17 anni, al tempo dell’omicidio ne aveva appena 10, Nada, mia madre si chiedeva che tipo di luce nei suoi occhi spaventasse a tal punto gli uomini che cercavano di sfruttare la madre, a volte diceva “quella ragazza ha un fuoco dentro in grado di bruciare chiunque, anche se stessa”.
Lei e Celeste la madre di Bright erano molto amiche, si aiutavano a vicenda e mio padre una volta mi aveva fatto promettere che avrei protetto quella ragazza, non mi disse il perché, ma forse con il tempo l’ho intuito.
Nel silenzio dell’appartamento sento dei rumori provenire da fuori che mi svegliano dai miei pensieri e corro alla finestra.
«Ash, ci sono le furie!!»
«Come hanno fatto a trovarci?»
«Bright ha mandato via Dick, adesso non c’è più nessuno a coprire il vostro odore, non può più nascondersi, tu puoi andare nell’Ade, ma lei deve raggiungere il campo e anche in fretta Ash!»
Do un bacio a mia madre e impugnando σκια scendo le scale della palazzina.
«Voi lavorate per mio padre, io sono il figlio di Ade»
«Ti sbagli, siamo qui per la ragazza»
Le Furie hanno una voce gracchiante e stridula, la odio, hanno forma umana, ma hanno serpenti nei capelli e viaggiano accompagnate dalla paura.
Bright è affacciata alla finestra del suo appartamento, può veder attraverso la Foschia, mi fermo a guardarla e mi distraggo dai re mostri alati.
«Attento idiota»
Un’Arpia mi graffia, la spada mi scivola dalle mani e i suoi artigli si aprono a pochi centimetri da me, aspetto…aspetto…aspetto, ma niente.
Apro gli occhi l’Arpia si è disintegrata in una pioggia d’oro, alla luce della luca vedo le dolci forme di Bright che fiera impugna un arco.
«Sei proprio un idiota»
«No, sono sempre Ash»
«Che erano quelle?»
«Arpie»
«Non dire cazzate»
«Intanto le hai viste, erano davanti a te, da dove esce quell’arco?»
«Mamma dice che è un regalo di mio padre»
«Bei regali che ti fa tuo padre»
«Intanto ti ha salvato il culo»
«Ok, ma non ti incazzare»
«Sono solo confusa»
«Lo ero anch’io tempo fa, credimi siamo più simili di quanto credi»
«No, io non sono come te, non sono un’assassina»
«Tuo fratello non ha fatto altro che male, non solo a me a tanta gente, pensi forse che ti abbia amato, voluto bene, ti sbagli Bright» Conosco la sua forza ci vuole ben altro per mandarla al tappeto «Continui a tormentarti accecata dal dolore e dalla vendetta per una persona che non ha mai pensato, non ti ha mai voluto né meritato, pensi forse di fargli un piacere?»
«Tu non sai niente di Bach e di me»
«Invece ti sbagli io posso aiutarti a capire chi è tuo padre io posso…
«Basta smettila di mentire»
«Tu smettila di scappare» Per la prima volta la vedo abbassare lo sguardo vederla così impotente per la prima volta mi ricorda quanto in realtà Bright sia bella, anzi non è solo bella è la ragazza più provocante e sensuale che io abbia mai visto, anche se non se ne rende conto, gioca molto con il suo corpo e le sue dolci forme.
«Scusa non volevo essere aggressivo»                             
«Non so che farmene delle tue scuse»
«Hai mandato via Dick, lui copriva il tuo odore da anni, adesso che non c’è più arriveranno mostri di ogni genere»
«Ma perché?»
«Perché tu sei diversa»
«Ha parlato lo pseudo-emo-gay»
«Piano con le parole bellezza sto cercando di aiutarti»
«Allora vai al punto»
«Sei come me»
«Non significa un cazzo»
«Sei figlia di un dio»
«E tu sei un coglione» Si gira e si allontana, ma riesco a raggiungerla, le prendo il polso e la tiro verso di me.
«Devi credermi» Cerca di liberarsi, ma stringo più forte il polso, essere così vicino a lei mi fa sentire strano, mi piace questa vicinanza, anche troppo.
Ma non illudetevi, non è né più bella né meno delle altre ragazze con cui sono stato
«Anche mio padre è una divinità è un dio greco, ci sono tanti semidei come noi»
«Tipo Perseo o Eracle»
«Si, però sono più moderni e hanno caratteristiche comuni, parlano il greco o il latino a seconda della discendenza, sono iperattivi e dislessici, c’è solo un posto dove i semidei sono al sicuro dai mostri, il Campo mezzo sangue»
«Tu perché non sei lì?»
«Io posso stare nel regno di mio padre, di solito bisognerebbe arrivare al campo scortati da un satiro all’età di 13 anni circa»
«Ma io ne ho 17»
«Non so spiegarti neanche io il perché di quest’anomalia»
«Fantastico! Dov’è il campo?»
«Long Island»
«Long Island è enorme è come dire nel mondo!»
«Te la devi vedere da sola piccola»
Mi sbaglio o le piace essere chiamata “piccola”?
«Parto solo se mi giuri sullo Stige che non succederà niente a mia madre»
«Che ne sai tu dello Stige?»
«Giura!»
«Giuro, giuro, sarà meglio per lei se te ne andrai, sarà meno in pericolo, sappi che io veglierò su di te»
«Certo mi sarai molto d’aiuto stando a guardare…addio bello!»
«Arrivederci piccola»
Mentre si allontana mi ricordo che c’è una maledizione che la tormenta, mi ricordo che è maledetta da un dio per errori che non ha commesso e mi ricordo che per colpa di altri lei è condannata ad una vita senza amore
 
  
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