Dedicata a:
-Akuby_ge: Colei che mi ha insegnato a scrivere. Mi ha fatto capire che
anche io potevo dare sfogo alle storie che vagavano nella mia mente. Mi ha
aiutato a migliorare il mio stile, ha corretto i miei errori, ha letto la mia prima
storia, che forse *FORSE* un giorno proverò a pubblicare *dopo
avergli dato una notevole sistemata*. Che dire, quest’ultima Long-fict te la meriti tutta, mia
cara Akuby ^^ La tua piccola Aryuna.
-Emiko92: La mia migliore amica.
Colei che mi ha iniziato alle FanFiction. Ti ricordi
com’è cominciato, vero? Hai letto la mia storia e mi hai chiesto di
scriverti una ficci su Inuyasha.
Un ficci che doveva durare venti pagine. E’ difficile credere che quella storia è proprio Profumo *120 pag*. E che alla fine l’abbiamo scritta assieme: tutte le scene che ti raccontavo a casa
tua, sedute sul tuo letto, le scene ideate sedute nel mio cortile, la pace tra Inuyasha e Kagome, i ragionamenti
di Sango, San Valentino. Per te, questa storia, che
tu solo sai quanto sia importante per me. Aryuna.
-Roro: Conoscendola, non capirà
perché l’ho inserita tra persone così importanti per me. E invece ne fai
parte eccome. Sono poche le persone che davvero mi incitano a scrivere, tanto
che devo tenerlo nascosto dalla maggior parte delle mie conoscenze. Io e te non
ci siamo mai viste, ma sei davvero una persona importante per me. Nemmeno Emiko è mai riuscita a farmi uscire da alcuni miei brutti
momenti di depressione, che invece tu fai scivolare via come nulla fosse,
incitandomi a scrivere. Non credo di essere mai riuscita a trasmetterti tutta
la mia riconoscenza. Questa dedica, che meriti dall’inizio alla fine, è tutta per te. Ary-chan.
Ghost Love Score
Prologo
“...intriso di sfumature ambrate,
affiori dolcissimo nei miei ricordi.
Eravamo soli in quel bosco; tu annuisti
sorridendo e indicasti le stelle cadenti.
Non sono riuscita neanche a dirti addio.
Tormentami, non perdonarmi mai,
lasciami questo dolore lancinante.
I sogni che faccio all'alba son sempre tristi.
Quando il mio cuore ha avuto un palpito,
le lacrime hanno preso a scorrere,
scuotendo il mio corpo.
La catena che ci univa è marcita
in fondo al mare e non tornerà
mai più.”
‘È tutto così scuro, il mio cuore batte così veloce. Quante di quelle
pasticche avrò preso? Era una bella manciata, non ho contato. Ma che importa?
Perché ci penso adesso? Era quello che volevo, in fondo…’.
Ayame.
‘Mi chiamate solo adesso?
Ora vi importa di me? È tardi per tornare indietro ormai. È stata tutta colpa
vostra. Mi avete tradito solo per il successo, io ho perso fiducia, amicizia, lavoro… tutto’.
“Ayame!”, urlò Sango,
tenendole il polso disperata. Piangeva, i capelli scompigliati e il trucco
sciolto. “Rin, hai chiamato l’ospedale?”, strillò,
cercando di mantenere la freddezza necessaria.
“Arrivano tra dieci… dieci minuti”,
singhiozzò la mora, tenendosi una mano sulla bocca. Perché stava succedendo
proprio a loro? Erano così amiche.
In un angolo della stanza, Kagome
fissava il biglietto. La prima che lo aveva trovato, nello studio. Continuava a
fissare l’ultima frase, senza realmente leggerla, mentre rimbombava accusatoria
nella sua mente.
‘Ora sei tu la
cantante, sarai felice, Kagome.’.
“Sei una scema, Ayame”, mormorò tra i
denti, mentre lacrime silenziose le scendevano lungo le guance.
Ayame Kinomoto.
‘Chi mi chiama? Non è la
voce di Sango’.
Ayame Kinomoto,
preparati alla tua punizione.
“Stasera abbiamo riunito tutta la famiglia”, cominciò la donna,
alzando il bicchiere per il brindisi, “per festeggiare il ritorno di Miroku in famiglia!”.
“Mamma, sei troppo buona”, sorrise il ragazzo dai capelli corti,
tenendo il braccio attorno alla sorellina, preoccupata, “Tutto ok, Shiko?”. La piccola annuì.
“Miroku, il dottore ha detto che la
schizofrenia ti è passata”, disse poi, mostrando i suoi timori, “quindi non… non succederà più nulla di male, vero?”.
Miroku sorrise, stringendola
a sé. Gli anni in quella maledetta casa di cure erano stati tremendi, ma
sembrava che adesso la malattia non fosse più un problema, nella vita di tutti
i giorni.
“No, Shiko. Adesso è tutto a posto”.
“Inuyasha”, disse gelido il demone
argentato, apparso dal nulla, “quella strega ti vuole”.
“Non scocciare Sesshomaru”, ribatté il
ragazzo, comodamente sdraiato su un divano nero con canotta e jeans, “quella racchia
aspetterà”.
“Inuyasha”. Il suo tono di voce
sembrava, se possibile, più freddo del solito. Il ragazzo si voltò, muovendo le
orecchiette da cane infastidito. Anche il volto di Sesshomaru
lo spaventò. Scuro.
“Si tratta di Kikyo”.
Questa storia è la mia ultima long-fic.
Non è una certezza, ma quasi una sicurezza.
Mi spiace doverlo dire, almeno adesso senza poter dare delle motivazioni, ma è
così.
Vorrei chiedere a tutti i lettori un piccolo
favore.
Vorrei chiudere questa fan fiction con un bel
ricordo, come fu per Profumo, cosa che le altre non mi hanno dato del tutto. È la
mia ultima, e non vorrei sprecarla.
Mi è capitato, in alcune mie storie, di non
avere più commenti, cosa che mi ha fatto credere seriamente che le mie storie
fossero cadute nella banalità e non piacessero più. Ho provato il desiderio di
fermarmi. Non l’ho fatto solo grazie alle persone sopracitate. Vorrei chiedervi
solo poco del vostro tempo per commentare, per farmi sapere un parere, anche se
non vi piace.
Grazie in anticipo di tutto.
Aryuna