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Autore: Suzuki_san    19/06/2014    2 recensioni
Haruka: Ryo domani pomeriggio esce con Junko Kishimura, una della sua classe! VI RENDETE CONTO???
Hana: O.O
Sonoko: SCHERZI VERO?
Haruka: Purtroppo no! Ci ho litigato per tutta la durata della cena con quel cretino!
Yuuko: Scusate, ma perché siete così sconvolte? È solo un banale appuntamento ò.ò
Hana: Ma Junko è una ragazza!
Yuuko: E quindi?
Sonoko: Come “E quindi”! Yuu-chan, ma hai presente chi è il fratello di Hacchan? Insomma, è palesemente gay!
Yuuko: Ne siete sicure?
Hana: Guarda Yuu-chan, io lo vedo tutti i giorni a scuola e ti posso assicurare che è gay fino al midollo!
Yuuko: E allora che facciamo adesso?
Haruka: Non lo so, sono nel pallone! Dobbiamo trovare un modo per fargli capire quanto in realtà sia innamorato di Takanori!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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***h 14:00***
 
 
Dire che Takanori odiava l’ora di ginnastica era un eufemismo. Difatti, se solo non avesse rischiato il linciaggio da parte dei suoi compagni di classe, avrebbe volentieri proposto di fare un’ora supplementare di chimica o matematica.
Non la sopportava proprio, dal più profondo del cuore. Per lui era come mangiare un piatto bollente di minestra in piena estate. E quando poi vedeva il professore arrivare tutto pimpante e che, sorridendo, iniziava ad impartire ordini con il suo dannatissimo fischietto, gli veniva l’orticaria.
Naturalmente tutto quell’odio gratuito non era scaturito dal fatto che fosse poco atletico lui, anzi: nella sua carriera scolastica gli avevano proposto spesso di entrare a far parte di qualche club, ma lui aveva sempre rifiutato. Il problema? Odiava faticare e, soprattutto, sudare. Insomma, se proprio doveva diventare puzzolente come una capra e attirare le mosche, almeno che fosse per qualcosa di più piacevole di una stupida partitella di calcetto. Inoltre, essere marcato dai suoi compagni di classe che – nel pieno dell’esplosione ormonale – sembravano avere le cascate del Niagara sotto le ascelle e nella schiena, gli dava un senso di repulsione generale per il calcio e per qualsiasi altro tipo di sport.
Per quello Takanori, quando capitava di giocare tutti insieme, se ne stava tranquillo a sonnecchiare in porta e quando gli avversari tiravano lui con molta nonchalance si scansava. Non era così stupido da prendersi delle mine fotoniche addosso, vista anche la cognizione con cui giocavano. E così finiva per essere scelto sempre per ultimo, con grande disappunto da parte della squadra che se lo doveva sorbire come portiere. L’altra invece, di squadra, faceva i salti di gioia.
Non che a lui importasse.
Se nella vita doveva preoccuparsi di non fare brutta figura davanti alle compagne di classe che tranquille ed indifferenti giocavano a pallavolo nel campo affianco, allora doveva essere alla frutta già da un bel pezzo!
Che poi a Takanori neanche piacevano le ragazze. E neanche i ragazzi a dire la verità, siccome l’unica persona che gli avesse mai suscitato interesse da quel punto di vista era il suo migliore amico. Da quando lo aveva conosciuto, ormai otto anni addietro, non aveva avuto occhi che per lui.
Il suo mondo iniziava e finiva con Ryo Suzuki.
Non aveva idea di come fosse successo. Di solito provava un forte senso di pietà nei confronti di quelle persone che si innamoravano dell’amico o dell’amica, ma lui ci si era ritrovato dentro senza nemmeno accorgersene, finendo per essere friendzonato senza alcuna delicatezza. E Takanori sapeva bene che ormai tutte le sue speranze di poter stare insieme al ragazzo dei suoi sogni erano destinate a rimanere solo delle fantasie, perché quel pomeriggio Ryo sarebbe uscito con Junko.
Non voleva nemmeno pensarci!
Che poi cosa ci trovava di così interessante in una ragazza come lei? Non era né carina né simpatica ed inoltre, da quello che gli era stato detto, non era stato nemmeno lui a chiederle di uscire. Era stata lei a confessarsi e Ryo, probabilmente intenerito o euforico perché finalmente qualcuno si interessava a lui, si era sentito in dovere di accettare i suoi sentimenti acconsentendo ad uscirci. E al povero Takanori sarebbe toccato sorbirsi tutto il racconto sul romantico pomeriggio che avrebbero passato insieme.
Non era sicuro di riuscire a sopportarlo.
«Taka, ti vuoi muovere? Se arrivi in ritardo anche oggi il prof si incazzerà sul serio.» disse Hiroaki, facendogli notare che la lezione stava per iniziare e lui indossava ancora la divisa.
«Sono davvero preoccupato per questo.»
«Sì certo…so io cos’è che ti preoccupa in realtà, anzi: chi! Lo dici tu o lo dico io?»
Takanori sbuffò.
Anche la sera prima si era dovuto sorbire una sua ramanzina. E solo perché non aveva voluto parlare al telefono con Ryo.
Maledetto a lui e a quando aveva deciso di sfogarsi proprio con Hiroaki!
Ma d’altronde se non ne parlava con lui, con chi altri lo poteva fare? Non certo con quegli altri tre squinternati che si ritrovava come amici! Non erano riusciti a mantenere il segreto sulla sua festa di compleanno a sorpresa, organizzata e voluta da Ryo tra l’altro, figurarsi se riuscivano a tacere su una cosa così grande…specialmente se si parlava di Yutaka, la cui unica dote sembrava essere quella di farsi gli affari degli altri. Era peggio di una comare.
«Allora?» chiese ancora Hiroaki.
«Tanto ormai lo sai che c’è sempre di mezzo lui, quindi perché continui a chiedermelo?»
A quel punto Hiroaki tornò nello spogliatoio e si mise di fianco a lui.
«Ancora non posso crederci che uscirà con una tizia del genere.»
«Se non era quella tizia presto sarebbe stata un’altra! È inutile, non ho speranze. Per lui rimarrò per sempre l’amichetto del cuore.»
«Se solo ti decidessi a parlargli…almeno, se fra voi due dovesse finire, che sia per qualcosa di concreto e non con te che fai finta che non esista! Siete amici fin dalle elementari Taka, non puoi pretendere di metterlo semplicemente da parte.»
«Però posso sempre evitare di parlargli, giusto?» disse, scattando in piedi ed iniziando a cambiarsi. «E poi sarà così impegnato con la sua nuova fiamma che gli importerà poco se gli rispondo o meno ai messaggi.»
Hiroaki ne era un po’ meno sicuro dato che, da quello che aveva potuto vedere, Ryo lo cercava praticamente ogni minuto, ma preferì non aggiungere altro. Sapeva bene quanto Takanori diventasse irritabile quando si insisteva troppo sull’argomento, così se ne uscì dallo spogliatoio lasciando l’amico perso nei propri pensieri. E non appena Hiroaki chiuse la porta, Takanori crollò seduto sulla panca.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, l’aveva messo in conto sin dall’inizio. Sapeva che un giorno o l’altro sarebbe arrivata quella persona che glie lo avrebbe portato via per sempre, ma non immaginava potesse fare così male.
Trattenne a fatica le lacrime e poi, stancamente e con il cuore a pezzi, finì di cambiarsi.
Fu un suo compagno di classe a dirgli per l’ennesima volta di sbrigarsi perché il professore lo voleva fuori entro pochi secondi e lui, dopo aver dato un’ultima occhiata al telefono, uscì diretto al campetto.
 

 
***h 14:30***
 

Mentre Takanori si prestava a svolgere la sua tanto odiata ora di ginnastica, una figura incappucciata e parecchio losca si accingeva ad entrare nello spogliatoio maschile.
Osservò con perizia investigativa l’ambiente intorno a sé, assicurandosi con il suo udito super sviluppato che non fosse rimasto nessuno né per il corridoio né dentro allo spogliatoio, dopodiché – con un agile e veloce scatto felino – entrò dentro chiudendosi la porta alle spalle. Un forte odore di sudore maschile e di vissuto le arrivò alle narici e la tentazione di spruzzare un po’ del deodorante che aveva nella borsa era molto forte, ma decise che era meglio non perdere tempo.
Camminando rasente al muro arrivò di fronte a quella che senza ombra di dubbio era la postazione di Takanori. Ed era più che sicura che fosse la sua, perché dubitava fortemente che gli altri ragazzi si portassero una borsa mezza nera e mezza leopardata come sacca da ginnastica.
Ma dove le trova delle borse del genere? pensò la figura misteriosa, mentre, con il cuore che batteva fortissimo e l’adrenalina a mille, apriva la sacca e ne tirava fuori la bottiglietta d’acqua. E qui la figura incappucciata dovette ammettere di aver avuto un grosso colpo di fortuna: essa era già aperta, segno che Takanori ci aveva già bevuto, quindi avrebbe potuto agire indisturbata senza attirare il benché minimo sospetto.
Svelta tirò fuori il sonnifero che aveva rubato quella mattina dal cassetto di sua madre e iniziò a versare le gocce nella bottiglia.
Stava rischiando la vita in quel momento, soprattutto perché aveva il terrore che Mariko potesse tornare prima dal lavoro e accorgersi di quella mancanza, ma comunque non aveva avuto altra scelta.
Quella notte era rimasta sveglia per ore, cercando di elaborare una strategia che riuscisse a sabotare al meglio l’appuntamento di Ryo e Junko, ma non le era venuto in mente nulla. Poi, per una mera coincidenza, era dovuta entrare per un attimo nella stanza del fratello e qui vide che il suo telefono era illuminato. Naturalmente non poté ignorare il fatto, poteva trattarsi sempre di un’emergenza, e così, grazie ad una serie di messaggi scambiati con Yuu Shiroyama, aveva scoperto che Ryo, prima di andare all’appuntamento, sarebbe andato a scuola da Takanori per parlargli.
A quel punto tutto il piano si era formato da solo.
Secondo i suoi più che accurati calcoli Ryo sarebbe arrivato davanti al cancello della scuola alle 15:00 in punto, mentre Takanori sarebbe uscito solo alle 15:15 circa. Se tutto andava come da lei previsto, una volta uscito avrebbe già avuto in circolo la maggior parte dell’acqua contenente il sonnifero e, a quel punto, avrebbe avuto uno scarto di circa venti minuti prima che il sonnifero facesse effetto…il che voleva dire avere tutto il tempo per far sì che Takanori si sentisse male in presenza di Ryo.
Sì, non poteva andare meglio di così! Anche se…quante gocce aveva già messo?
Era sicura che sua madre ne prendesse dieci per dormire beata e pacifica tutta la notte, ma lì era sicura di averne messe qualcuna di più. Sperava solo non avesse effetti collaterali troppo gravi.
Nel dubbio comunque ne mise altre cinque e poi, furtivamente com’era entrata, scappò via alla velocità della luce e si nascose dietro ad un cespuglio.
Non si sarebbe persa la scena per nulla al mondo.
 

 
***h 15:25***
 

Ryo guardò ancora una volta l’orologio, il nervoso ormai alle stelle.
Era da quando si era svegliato quella mattina che era di pessimo umore, ma ora, ad ogni minuto che passava, sentiva il suo malessere aumentare a dismisura. E quello non solo perché stava rischiando di buttare all’aria il suo primo appuntamento, ma anche perché da quando Takanori era uscito da scuola non aveva spiccicato nemmeno una sillaba. In pratica, nonostante fossero più di due settimane che non si vedevano, non lo aveva manco salutato. Anzi: fosse stato per lui molto probabilmente avrebbe tirato dritto senza degnarlo di uno sguardo.
Ma Ryo doveva sapere. Ed era per quello che lo stava inseguendo tipo stalker.
In tutti quegli anni di amicizia non era mai successo che si allontanassero in quel modo e lui pretendeva una spiegazione.
«Ti puoi fermare un secondo, per favore?» domandò, la rabbia nella voce.
Takanori ovviamente lo ignorò, continuando a camminare lungo il marciapiede, e a quel punto Ryo perse la pazienza. Con un leggero scatto lo superò, parandoglisi davanti e afferrandolo per entrambe le braccia, giusto per essere sicuri che non scappasse.
«Allora? Mi dici che ti prende?» urlò quasi e Takanori lo guardò in cagnesco.
«Che dovrebbe prendermi?» rispose, tentando inutilmente di divincolarsi.
«Ah non lo so, sei strano ultimamente! Non mi consideri più, mi sbatti il telefono in faccia e quando ti chiedo di uscire tu hai sempre qualcosa di meglio da fare!»
«Non è che il mondo ruota intorno a te, sai?» rispose Takanori, riuscendo finalmente a liberarsi dalla morsa dell’amico, ma a quel punto fu colto da un forte capogiro.
Provò a dare la colpa al fatto che aveva appena finito di fare ginnastica, ma era da quando aveva lasciato la scuola che era come se la sua mente fosse stata immersa in una bacinella d’acqua. Si sentiva frastornato, spossato, e avere Ryo che gli urlava contro a dieci centimetri dal viso non aiutava di certo.
«E allora se non sono io il problema, qual è?» chiese nuovamente, ma Takanori fu colto da nuove fitte e fu costretto ad appoggiarsi al muro.
«Senti…se non te ne vai, farai tardi…»
Non riuscì a finire la frase.
Gli tremarono le gambe e fu solo grazie ai riflessi di Ryo che non cadde a peso morto a terra.
«Taka, che hai?»
La sua voce gli giunse ovattata, lontana, e in un attimo anche le forze rimaste lo abbandonarono.
«TAKA! TAKA GUARDAMI, CHE TI PRENDE?»
Avrebbe voluto rispondergli, ma non riusciva nemmeno a muovere la lingua.
Per qualche istante sentì solo le urla preoccupate di Ryo, poi più niente.
 

 
Whatsapp – Messaggi – Gruppi – “Pride&Fuyoshi”
 

Yuuko: Mio Dio Hacchan ma allora non scherzavi quando hai detto che avresti mandato Takanori all’ospedale!
Haruka: Esatto, ma state tranquille è tutto a posto! Sta benone^^
Sonoko: Ne sei sicura? Insomma, si può morire se si prende troppo sonnifero!
Haruka: Ve l’ho detto: è tutto sotto controllo! Taka per questa notte rimarrà in ospedale per sicurezza e domani mattina verrà mandato a casa…e poi era un cosa di erboristeria, niente di pesante.
Yuuko: Sarà stato anche di erboristeria, ma l’ha mandato ugualmente all’ospedale!
Haruka: Beh, era questo il piano U.U E dovevate vederli quando io e mia mamma siamo andati in ospedale a vedere >w< Erano bellissimissimi, due cuccioletti >w<
Hana: Ma piuttosto…VOGLIAMO PARLARE DELLA FACCIA DI JUNKO???
Yuuko: AHAHAHAHAHAHA VI PREGOOOOO! VI PREGO DITEMI ANCORA DELLA SUA FACCIA!!!
Hana: Te lo giuro Yuu-chan, era rossa per la rabbia xD
Sonoko: Il bello è che Ryo non l’ha minimamente considerata, quindi è rimasta davanti al cinema ad aspettarlo per più di mezz’ora xD
Yuuko: Avrei voluto esserci anche io T_T
Hana: Noi te lo abbiamo detto se volevi venire con noi, ma hai preferito rimanere a casa a studiare!
Yuuko: Ma domani abbiamo una verifica importante! Avreste dovuto stare a casa anche voi a studiare, altro che sabotaggi…
Haruka: Intanto il mio piano è riuscito e Ryo e Junko non sono usciti U.U
Sonoko: Sì, ma a che prezzo xD Hacchan, non vorrei mai averti come sorella :’)
Haruka: Ancora? Insomma, ve l’ho già detto: domani Takanori tornerà ad essere più vispo di prima…con la differenza che terrà più d’occhio le sue bottiglie d’acqua xD
Hana: Ma adesso che hai intenzione di fare?
Haruka: In che senso?
Hana: Beh, hai sabotato l’appuntamento ma non è detto che Ryo apra gli occhi!
Haruka: Hana, quando siamo andati in ospedale da lui ha detto: “Io rimango qui. I suoi genitori sono via per lavoro e non voglio rimanga solo”…MI SEMBRA CHIARO!
Sonoko: Non è abbastanza però…insomma, anche io farei lo stesso se al posto di Taka ci fosse una di voi ò.ò
Yuuko: E poi tuo fratello è lento di comprendonio…secondo me, prima di fargli capire quanto sia innamorato di Takanori, dovresti fargli capire quanto sia gay!
Haruka: Vorrà dire che gli parlerò di nuovo, calcando la mano su quanto successo oggi! Dovevate vederlo com’era preoccupato @_@ E poi all’ospedale gli teneva la manina, mi sento male @_@
Yuuko: Oddioooooo perché non li hai fotografati @_@
Haruka: C’era mia madre, non potevo T_T
Sonoko: Aspetta, ma quindi tu non sei più lì O.O
Haruka: No, sono a casa ò.ò
Sonoko: E adesso chi ci dice cosa combinano? Sono da soli, in una camera e innamorati…POTREBBE SUCCEDERE DI TUTTO!
Haruka: Tranquille, non succederà nulla…mio fratello ha ancora le fette di prosciutto sugli occhi, vedrete che quando succederà qualcosa di concreto sarete le prime a saperlo =)
Hana: Non vedo l’ora che quei due copulino insieme +_+ Facci sapere!!!
Haruka: Come sempre 8D
 

 
***h 03:25***
 

Un attacco di cuore: ecco cosa gli era venuto nel momento stesso in cui Takanori era caduto a terra privo di sensi. E per fortuna che in quel frangente per la strada passavano delle persone, altrimenti se fosse stato per lui – scioccato com’era – sarebbero ancora in mezzo al marciapiede.
Dio, se solo ripensava a quel momento gli si gelava il sangue nelle vene. Che poi la cosa che lo aveva fatto preoccupare più di tutto era il fatto che non gli rispondeva. Di solito, quando qualcuno sveniva per un calo di pressione, dopo poco si riprendeva…invece Takanori non aveva più dato segni di vita. Non gli rispondeva, non apriva gli occhi…sembrava morto! Sull’ambulanza non aveva fatto altro che interrompere ansioso il lavoro dei soccorritori e quando poi, una volta arrivati in ospedale e fatte le visite, il dottore gli aveva detto che era svenuto a causa di una dose eccessiva di sonnifero, Ryo anziché calmarsi si era agitato ancora di più.
Ha provato ad uccidersi? gli aveva chiesto il medico e lui per interi minuti era rimasto fermo sul posto a fissare l’amico addormentato nel letto come uno stoccafisso.
Dunque era per quello che Takanori negli ultimi tempi gli pareva così cambiato? Perché si drogava?
No, non poteva nemmeno pensarla una cosa del genere! Takanori era sempre stato un ragazzo solare e piuttosto socievole, non avrebbe mai potuto compiere un gesto tanto estremo!
Sbuffò nervoso, avvicinando la mano al viso dell’amico. Dormiva tranquillo, ignaro di tutto quello che era successo e dell’inferno che gli stava facendo passare. Sembrava anche avere un mezzo sorriso, probabilmente perché stava sognando. Provò il forte impulso di scostargli le ciocche di capelli da davanti agli occhi, ma non appena lo sfiorò si ritrasse infastidito.
Era molto arrabbiato con lui e forse ancor più con sé stesso.
Si vantava tanto di conoscere Takanori meglio delle sue tasche, ma se davvero aveva provato ad uccidersi con del sonnifero, voleva dire che di lui non aveva capito proprio nulla.
Sempre più nervoso stava per alzarsi dalla sedia ed uscire dalla camera per andare a prendere qualcosa da bere e cercare di distrarsi un po’, quando Takanori iniziò a mormorare qualcosa, fino a che non aprì gli occhi.
Era spaesato, forse spaventato, e faceva roteare le pupille da una parte all’altra della stanza così velocemente che a Ryo girò quasi la testa.
«Taka?» lo chiamò e lui solo quando udì la sua voce parve tranquillizzarsi.
«Ryo!» esclamò. «D-Dove sono?» chiese, ansioso.
«Siamo in ospedale.»
«In ospedale? E perché?»
«Ah! Questo dovresti dirmelo tu!» rispose Ryo, una punta di rimprovero nella voce.
«Io?» ribatté l’altro. «Credi che possa sapere il motivo per cui sono finito in ospedale?»
«Direi di sì, visto che avevi preso una quantità esorbitante di sonnifero. Volevi forse ammazzarti?» lo aggredì.
Non avrebbe voluto essere così cattivo, ma non riusciva proprio a capire come mai Takanori avesse compiuto quel gesto.
Se c’era qualcosa che lo faceva soffrire così tanto, perché non glie ne aveva parlato? Non aveva la minima idea di quello che aveva provato nel momento in cui il dottore gli aveva parlato…come se una delle poche colonne portanti della sua vita fosse crollata, facendo cadere anche tutto quello costruito sopra di essa.
«Sonnifero?» chiese ancora Takanori, sempre più stupito. «Ryo, te lo giuro: non so di che parli!»
«Ah no? E allora come mi spieghi il fatto che nel tuo sangue ci fosse del sonnifero? Ci è finito volando?»
«Intanto calmati e smetti per favore di urlare che mi fa male la testa! Secondo: non credi che se avessi avuto intenzione di uccidermi lo avrei fatto a casa da solo e non a scuola dove chiunque avrebbe potuto salvarmi?»
«E allora mi dici come hai fatto a prendere tutto quel sonnifero?»
«Non lo so, davvero! Forse si è trattato di uno scherzo?»
Se possibile, Ryo divenne ancora più paonazzo.
«Uno scherzo davvero di cattivo gusto!» ringhiò, poi però tornò a guardarlo serio. «Sicuro che tu non l’abbia preso di proposito?» mormorò, questa volta sembrava davvero ferito. «Voglio dire, se è così parliamone. Dimmi cosa ti ha spinto a fare un gesto del genere, sfogati, urla, ma ti prego dimmelo! Tu non hai idea di come mi sia sentito quando sei stato male e vedere che non ti riprendevi…io…io ho avuto paura, Taka. Tanta paura.»
«Mi dispiace che ti sia spaventato così tanto, ma davvero: non ho mai preso del sonnifero e men che meno ho intenzione di suicidarmi! Ma ti pare che io possa farlo?»
«No, infatti.» sussurrò. «Però qualcuno ce l’ha messo quel sonnifero nella tua acqua! Domani mattina vado a dirne quattro al tuo preside…che metta qualcuno di guardia agli spogliatoi, che cavolo! Potevi sentirti davvero male…potevi morire!»
«Dai, ora calmati…»
«No, non mi calmo! È stato uno scherzo stupido, anzi: non si può nemmeno chiamare scherzo ma tentato omicidio!»
Takanori scosse la testa divertito, però il suo cuore non poté fare a meno di riscaldarsi nel vedere l’amico così in apprensione per la sua salute. Ora che ci pensava, non lo aveva mai visto comportarsi così.
Sorrise intenerito.
«Vieni qui.» disse, facendo segno a Ryo di venire a sedersi di fianco a lui nel letto.
Lui obbedì.
«Sono davvero incazzato.»
«Ehi, mi vedi? Sto bene…d’ora in avanti starò solo più attento. Piuttosto tu, non mi dirai che sei stato qui per tutto il tempo!»
«Perché sei così sorpreso?»
«E l’appuntamento?»
«Secondo te dopo quanto successo potevo pensare a quello stupido appuntamento?»
«Le hai dato buca?»
«Mi inventerò qualcosa!»
«Quindi hai intenzione di chiederle ancora di uscire?»
«No, direi di no. Come guaio mi basti già tu.»
«Che vorresti dire con questo?» provò a dire Takanori, cercando di nascondere il rossore delle guance, ma Ryo si limitò a sorridere e con uno scatto si infilò sotto alle lenzuola insieme a lui.
Takanori per poco non morì sul serio, ma cercò di sembrare il più disinteressato possibile. Peccato che, dopo un attimo di titubanza, Ryo fece passare un braccio attorno alle sue spalle avvicinandolo a sé. E lui, anche se era sconvolto, non si fece certo scappare l’occasione. Lo abbracciò stretto, nascondendo il viso nel suo petto.
«Scusa se ti ho fatto preoccupare oggi.» disse, realmente dispiaciuto.
«Non ti preoccupare, l’importante è che ora tu stia bene…anche se domani ci vado a parlare comunque al tuo preside!»
«Puoi andare a parlare anche al ministro dell’istruzione e della sicurezza per quel che mi riguarda!» disse, ridacchiando.
«Scemo! Guarda che dico sul serio!»
«Perché, io no?»
Scoppiarono entrambi a ridere e Takanori ebbe l’impressione che Ryo lo avesse stretto ancora più forte, ma non riuscì a farci caso per molto. Si addormentò praticamente subito, probabilmente a causa del sonnifero che ancora gli scombussolava il sistema, e non fece nemmeno in tempo a sentire il leggero bacio che Ryo gli depositò sulla fronte.
L’altro, dal canto suo, si stupì di quel gesto ma non stette a preoccuparsi più di tanto perché, in fondo, gli era venuto naturale.
Sorrise, cercando di trovare una posizione più comoda e che al contempo non disturbasse Takanori e alle prime luci dell’alba anche lui crollò addormentato.






 
  
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