Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: thedailysmiles    19/06/2014    2 recensioni
2054, il mondo è ormai nelle mani della tecnologia. La McArry Company e la Cosmos hanno creato tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno. Ma la McArry ha già in mente un nuovo progetto per infrangere ogni barriera dell'impossibile, e la Cosmos è ormai stufa di perdere la continua competizione.
Justin Bieber, nuovo vice direttore della McArry, dovrà difendere il nuovo progetto con tutto se stesso.
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"Abbiamo già provato con un infiltrato"
"E se la spia fosse creata da noi? Se non fosse umana?" [..] "magari una bella ragazza"
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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33 giugno 2054

 

"Signori, la McArry Company vi da il benvenuto. La riunione di oggi tratterà della creazione che cambierà completamente la visione del mondo, l’HTE.."
Sean Burns si fermò un secondo per schiarirsi la voce, poi tornò a sfoggiare il suo inquietante sorriso, troppo forzato.
“Vi ricordiamo che le informazioni che udirete nelle prossime tre ore sono di massima riservatezza. È severamente vietato registrare audio, video o fare uso di tecnologie non richieste. I trasgressori..”
Il solito discorso di apertura cominciò, ricordando a tutti che solo una parola di troppo al di fuori di quelle quattro mura avrebbe comportato gravi danni ad oggetti personali, carriera lavorativa e anche a parenti stessi.
La voce di Sean rimbombava nel profondo silenzio professionale di quella sala. Almeno dieci dei 250 presenti avevano già la testa altrove, ma chi mai si sarebbe lasciato sfuggire anche un solo sbuffo? Escludendo due o tre persone che si erano guadagnate il posto grazie a delle conoscenze, tutti gli altri si erano fatti il culo per poter dire di lavorare alla McArry. Tutti i presenti erano passati attraverso anni di studi nelle migliori università tecnologiche e informatiche, decine di corsi extra scolastici e mesi interi di specializzazione per sedersi su quelle sedie. Come spesso capita nelle grandi aziende. Il posto passava di generazione in generazione. Non importava quanto il figlio fosse stupido o disinteressato, il suo destino era quello di intraprendere la stessa carriera del padre.
Justin era un ragazzo cresciuto in un ambiente che detestava. Non avrebbe voluto vestirsi in giacca e cravatta ogni giorno, piuttosto in pantaloni da basket e una maglietta dei Lakers. Avrebbe preferito stare davanti ad una televisione a vedere una sfida di boxe invece che davanti ad un computer con calcoli e algoritmi da affrontare. Il suo grande, piccolo problema era il suo QI esageratamente alto, che suo padre non voleva sprecare.
Justin Bieber aspettò che le tre ore passassero, e mentre i migliori tecnici del mondo lavoravano, lui pensava ad una scusa per scappare da quella stanza.
“Come al solito, la riunione si terrà nuovamente fra un mese esatto, auguriamo una buona giornata a tutti”.
Tra il rumore delle sedie che si spostavano, finalmente la sala si riempì di più voci.
“Signor Bieber, stavo giusto cercando lei” Justin riconobbe l’uomo e si girò maledicendo la voce che lo aveva torturato per tre ore intere.
“Sean, dimmi” La sua voce era roca per non aver parlato tutta la mattina.
In quell’istante ricordò di non aver spento il Take Care.
Fantastico, dovrò sentire un’altra volta la mia vicina di casa che urla
Il TC era una delle tante creazioni della McArry. Una voce virtuale in grado di svolgere compiti dati, capace di gestire ogni aspetto della vita del proprietario, e nel caso di Justin, una buona amica.
Il Take Care di Justin Bieber era Elle, una voce femminile al quanto esuberante e cantante nata. Adorava improvvisare concerti e proiettare la sua voce attraverso l’impianto stereo dell’abitazione a massimo volume. La vicina di casa di Justin lo aveva denunciato due volte e lui si era trovato costretto a “spegnere” Elle.
“Quindi che ne dice?” Il sorriso inquietante di Sean era ancora lì, cercando di entrare nelle grazie di Justin, come tutti i dipendenti di quella compagnia.
Ed ecco che si ripeteva di nuovo, quella situazione. Jeremy Bieber, suo padre, era il vice direttore della compagnia e tutti puntavano su Justin, chiedevano consigli o informazioni.
“Mh, devo proprio andare, richiedimelo fra tre giorni”.
“Capisco, spero faccia delle belle vacan..” ma Justin si era già allontanato.

"It was like James Dean, for sure.
You’re so fresh to death and sick as ca-cancer”
La voce di Elle risuonò in tutta l’auto appena Justin aprì lo sportello. Anche se esasperato, non poté fermare un sorriso, divertito dall’assurdità di quella ragazza. “Non ti è ancora passata la fase depressa di Lana Del Rey?” Chiese a bassa voce mentre si cercava nelle tasche una sigaretta.
Elle continuò per qualche secondo per poi sbuffare.
“Non ti è ancora passata la fase da depresso fumatore?” Justin ridacchiò. “Prendere o lasciare, tesoro” Si accese la sigaretta e appoggiò I piedi sul cruscotto. Buttò la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Era possibile sentirsi tanto rincuorato da una voce che apparteneva ad un programma? Una persona virtuale e non esistente?
“Brutta giornata?” La voce di Elle risuonò mentre provvedeva ad accendere il motore della macchina. L’auto partì e si indirizzò verso casa.
“Non sai quanto”.
“Hey, forse qualcuno qua non si ricorda cosa c’è stasera alle nove in punto” rise Elle.
Justin si illuminò. “Cazzo, sei un genio”.
“Il grande…”
…mitico” continuò Justin.
“Super Bowl”.
L’usanza sportiva più vecchia rimasta nel Nord America era forse il programma più seguito dell’anno. Ogni anno Justin faceva scorta di noccioline, pizza
e birra e si metteva davanti allo schermo di vetro della sua televisione spessa solo 1/4 di pollice.
“Stasera festa” esclamò il ragazzo mettendo il braccio fuori dal finestino.
“..Se Mrs Scott non ha chiamato la polizia” aggiunse un pò imbarazzata Elle.
“Dio, fai sul serio? Non ne posso più di ricevere denunce solo per colpa tua, datti una calmata o cambio TC”.
“Certo, dove la trovi un’altra Take Care che ha le palle di starti dietro, mh?” Il suo tono scherzoso ribattè il commento aspro di Justin e senza aspettare
risposta, ricominciò a cantare.
Mi faccio comandare da un programma.

 

 

1 Luglio 2054

 

Dwayne Ross rigirava fra le mani un cubo di rubik, risolvendolo in quindici secondi esatti, per poi rimetterlo in disordine e risolverlo di nuovo. Nel
frattempo pensava e rifletteva.
Nel suo studio erano presenti anche suo figlio Dean e il suo collaboratore.
Non c’era dubbio, la McArry era la compagnia più diffusa nel campo della tecnologia, la Cosmos era un gradino più in basso. Quel gradino di differenza, per quanto piccolo, c’era, e l’umiliazione aumentava sempre di più, anno dopo anno. Dwayne era il fondatore, cinquanta anni di duro lavoro per seguire quell’azienda, crescendola come una figlia, non erano bastati per superare la McArry.
Comunque, tutti i regolamenti che la McArry aveva sulla riservatezza delle informazioni non erano bastati in alcune occasioni e Dwayne sapeva che stavano lavorando ad un altro grande progetto. Un altro progetto che avrebbe ingrandito la differenza tra loro e la Cosmos.
Dwayne era convinto, voleva avere quel progetto così segreto.
Dean sbattè il pugno sul tavolo.
“Io sono stanco di questa cosa, ogni mese ci troviamo sempre nella stessa situazione, senza soluzioni, senza niente.”
Dwayne risolse il cubo per la centoquarantasettesima volta e ignorò il commento del figlio.
Dean glielo strappò di mano, buttandolo in terra.
“E basta con questo cubo di merda”. Dwayne alzò gli occhi sul figlio, infastidito.
“Se non hai idee puoi lasciare lo studio in questo preciso istante”
“Io un’idea tel’ho data ma tu non mi ascolti mai”
“Abbiamo già provato con un infiltrato, Dean, e siamo quasi finiti tutti in galera” Parlò per la prima volta Antonio, il cofondatore dell’azienda.
Dean lo guardò pieno di rabbia, ma non si azzardò ad abbandonare la stanza. Si lasciò cadere di nuovo nella solita poltrona per l’ennesima volta.
Passarono almeno venti minuti prima che alzasse gli occhi su suo padre e parlasse.
“E se la spia fosse creata da noi? Se non fosse umana?”
Dwayne si fermò e lo guardò. Dopo qualche secondo di silenzio si schiarì la voce
"come credi di fare?" 
"dovrebbe essere abbastanza semplice. Impostiamo il Take Care in un corpo umano, magari una bella ragazza. Ho sentito che ormai Jeremy lascerà il posto a suo figlio e Justin ha comunque 25 anni, sai"

Dwayne stava riflettendo così tanto, era fiero di suo figlio per aver pensato a quel piano ma la parte più severa di lui sapeva che quel piano era strano,ridicolo e che non sarebbe mai funzionato. Ma alla fine, era l'unica soluzione.
"Ci penseremo"




Dopo tanti ripensamenti ho ricominciato a scrivere.
Scusatemi gli eventuali errori. 
Fatemi sapere se la trama vi piace.
c:





 

  
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