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Autore: _AshleyLIA    19/06/2014    1 recensioni
Una tradizione irlandese vuole che una donna possa chiedere al suo fidanzato di sposarla esclusivamente il 29 febbraio, e che lui, unicamente in quel giorno, non potrà rifiutarla. Dopo cinque anni di relazione, Andrea non si è ancora dimostrato interessato al matrimonio e Martina decide di prendere in mano la situazione. Andrea le dirà di sì, o dovrà dire addio per sempre al suo sogno di sposarsi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Buona sera a tutte  Questa è una premessa per spiegarvi brevemente la storia. La tradizione, innanzitutto, non me la sono inventata ma esiste davvero. Ho scelto di scrivere una storia su questa tradizione perché in giro non si parla molto di donne che chiedono al proprio fidanzato di sposarle, e così ho pensato di essere una delle poche a parlarne. In fondo si crede ancora che sia più romantico se è lui a fare la proposta di matrimonio, ma andare controcorrente non fa mai male. 
Se siete interessate alla storia, vi consiglio anche di guardare questo film: Una proposta per dire sì. È un film ambientato per metà negli Stati Uniti e per metà in Irlanda, parla appunto di una donna che vuole chiedere al suo compagno di sposarla. Il titolo originale è “Leap Day”, che è appunto il 29 febbraio. Buona lettura 
P.s. chiedo scusa per eventuali errori

Se volevo che Andrea accettasse la mia proposta di matrimonio, tutto doveva essere perfetto. I biglietti per Barcellona li ho nascosti nelle calze autoreggenti mentre la proposta di matrimonio gliel’avrei fatta a Barcellona, in un attico che ho prenotato mesi fa. Dovevo far capire ad Andrea che con il matrimonio non sarei cambiata. Continuerò ad andare in palestra, continuerò a vestirmi bene e insieme andremo a inaugurazioni e a feste super chic. Sentii la porta aprirsi, sistemai il mio completino intimo sexy, controllai che il rossetto non fosse sbavato e ravvivai i miei capelli. 
“Ciao amore sono tornato” feci un respiro profondo e mi diressi in salotto, mentre il ticchettio dei miei tacchi a spillo rimbomba per la casa. 
“Ciao amore” lui appena mi vide rimase per un attimo a bocca aperta, ma con un sorriso malizioso mi venne incontro e mi baciò.
“A cosa devo tale onore?”
“Ho una sorpresa per te”
“E dov’è?” chiese lui stando al gioco. Sapevo che si stava divertendo come un matto, e si sarebbe divertito di più non appena avrebbe saputo del nostro viaggio.
“Per scoprirlo dovrai toccarmi” lo buttai sul divano e mi misi a cavalcioni sopra di lui. Ci baciammo intensamente, e lui iniziò a far vagare le sue mani ovunque sul mio corpo. Mi fece distendere e si posò sopra di me. I biglietti li trovò subito ma non li guardò, semplicemente li posò vicino al divano e continuò l’opera cominciata. Andò via tutto: scarpe, calze, pantaloni, boxer, mutandine, magliette, tutto sul pavimento. In poco tempo il salotto divenne un campo di battaglia. Il mio corpo era invaso da un tremore dovuto all’eccitazione, lo volevo, subito! Dopo aver passato mesi di preoccupazione per la pianificazione del viaggio e per i dubbi che mi stordivano continuamente, ero ben felice di concedermi dei momenti di puro piacere con l’uomo che amo. Andrea era dello stesso umore e capii che questa sera non ci saremo fatti mancare nulla. 

“Credo che sia ora che guardi la mia sorpresa” mi sorrise Andrea. Ero comodamente accoccolata sul divano con lui. La mia testa sul suo petto, il caminetto acceso e la coperta in pelo finto che ci scaldava e che ci donava ulteriori coccole. Prese la busta e cominciò ad accarezzarmi i capelli. La aprì
“Barcellona?” 
“Sì, sei felice?”
“Eccome. Grazie amore, non me lo aspettavo! Quanto stiamo via?”
“Partiamo giovedì diciassette di sera, e torneremo il primo marzo” 
“E perché questo regalo?” 
“Avevo voglia di farti un regalo, tutto qui. Ti fa piacere?”
“E me lo domandi? Certo! Ti adoro”
Il giorno dopo avevo la mia giornata libera, anche se un’organizzatrice di eventi non aveva mai giorni liberi. Infatti, ogni ora ero disturbata da un cliente indeciso e confuso, o da un assistente che aveva fatto male il suo lavoro o che non sapeva proprio farlo. Io invece passai la giornata a chiedermi se Andrea sospettasse qualcosa. Lui sapeva benissimo che il mio film preferito è “Una proposta per dire sì”, e sa bene anche di cosa parla. Inizio ad avere il timore che lui abbia già capito tutto, e mi do della stupida per non averci pensato prima. O magari mi sto solo facendo mille paranoie. Infondo Andrea è il classico ragazzo che pensa a tutto tranne che alla sua relazione. Per carità non mi ha mai fatto mancare niente, il sesso va benissimo e lui esce volentieri con me, ma quando si tratta di parlare di noi lui sembra assente. Preferisce parlare degli amici o del lavoro. Non è di certo un fidanzato romantico. La cosa più romantica che ha fatto è stato mettere una nostra foto sopra la scrivania del suo ufficio, ma sempre meglio di niente. In fondo per me, l’importante è che resti fedele. 
L’unica a sapere del mio piano è Jenny, che ha la scrivania vicino alla mia. Insieme abbiamo anche portato a termine diversi progetti e questo ci ha permesso di conoscerci meglio. Jenny mi capisce perché è innovativa e poco tradizionalista. Crede nel matrimonio ma non vuole avere figli, esattamente come me! Perciò ci capiamo bene. 
Jenny ha gli occhi verdi e i capelli tinti di biondo, è simpatica, ha un ragazzo più giovane di lei ma che tradisce spesso. In questo siamo molto diverse (Andrea ha 10 anni più di me e non lo tradirei mai). Comunque sia è brava a dare consigli ed è un’amica perfetta, in questi giorni ha pregato con me affinché la mia proposta non sia respinta. 
“Dove, in che modo e in che momento glielo chiederai?”
“A Barcellona ho affittato un attico dove dormiremo per tutta la durata del soggiorno. La sera del 29 preparerò la terrazza con candele, fiori, una cenetta romantica e musica, sperando che non piova e che non ci sia vento, altrimenti preparerò tutto dentro. Ad un certo punto gli chiederò di ballare un lento con me, cosa che lui accetta sempre di fare, e dopo aver fatto qualche allusione alla nostra storia m’inginocchio a terra e gli faccio la proposta”
“Spero davvero che accetti Marty, siete fatti l’uno per l’altra”
“Grazie Jenny, sei un’amica preziosa per te. E se tutto va bene il merito sarà anche tuo perché mi hai incoraggiato a portare avanti ciò che da mesi avevo in mente”
“Non c’è di che cara. Ma al matrimonio voglio essere la tua damigella d’onore!”
“Senz’altro!” ci abbracciammo e andammo in un ristorante per organizzare il catering per un evento che Jenny ed io stiamo organizzando da mesi. 

Giovedì 27 febbraio, ore 22
 
Andrea ed io ci imbarcammo nell’aereo. Una giovane hostess stava raccogliendo i biglietti, e non appena lei ringraziò, lui sfoderò il suo sorriso da rimorchiatore per poi aggiungerci un occhiolino.
“Si figuri!” lo avrei voluto picchiare. Ho sempre odiato quando Andrea si comportava da casanova. Lui l’ha sempre fatto per scherzo, ma non ha mai capito che le ragazze ci cascano e soprattutto non ha mai capito che la sua ragazza (ergo io!) era pronta a picchiarlo se avesse continuato a fare lo “spiritoso”. E per questa stupidaggine mi domandai non solo se era giusto che fossi io a fare la proposta, ma anche se Andrea era davvero l’uomo giusto. In comune abbiamo il fatto che entrambi siamo in piena carriera (lui come agente assicurativo, io come organizzatrice di eventi), il nostro lavoro ci fa guadagnare molto, ci piace uscire, non vogliamo figli, amiamo tenere la casa aperta a parenti e ad amici e soprattutto ci piace molto viaggiare. Insomma, abbiamo gli stessi interessi e le stesse abitudini, ma abbiamo due caratteri opposti. Lui è socievole, spiritoso, deciso, generoso, ma anche frivolo, freddo e infantile. Io sono timida, professionale, affettuosa, amo anch’io la bella vita e sono spiritosa, ma sono anche insicura e permalosa. Eppure, cinque anni fa, qualcosa, non so se il destino o la fortuna, ci ha fatto incontrare e poi innamorare. E da lì non ci siamo più lasciati. Certo, litighiamo molto spesso per i nostri caratteri contrastanti, ma ci amiamo e ci compensiamo a vicenda. 
Sentii una mano accarezzarmi il viso e mi svegliai.
“Amore siamo arrivati” ci alzammo e prendemmo i bagagli. Fu difficile uscire dall’aeroporto perché sia io che Andrea eravamo stanchi e non eravamo attivi come al nostro solito. Presi i bagagli chiamai subito un taxi e dopo cinque minuti eravamo già in macchina verso l’attico. 
Il condominio si trovava nell’Ensanche di Barcellona, che è il distretto più popolato di Barcellona. Era l’una di notte ma ad attenderci c’era il proprietario dell’edificio che, come avevo richiesto, ci aveva aspettato per fare il check-in, in modo tale da poter andare subito in camera.  L’attico era al penultimo piano. Lo volevo lussuoso e arredato in stile leggermente antico. Avevo trovato un annuncio su Trivago e dopo cinque minuti avevo già prenotato voli e hotel. 
“Non mi deludi mai Marty” sorrisi per il complimento.
“Sono contenta che ti piaccia, ha colpito molto anche me sebbene siamo stati in luoghi migliori”
“Sì ma quest’attico ha un che di magico” uscii dalla grande porta vetrata che portava alla gigantesca terrazza. Il vento gelido di febbraio mi colpì non appena misi i piedi fuori, rabbrividii ma il freddo fu compensato dalla meravigliosa vista che offriva la terrazza. Andrea mi circondò la vita con le sue braccia, quando viaggiavamo era inspiegabilmente più romantico del solito, e mi sussurrò di rientrare perché faceva freddo e voleva fare l’amore con me. Chiusi la finestra, abbandonammo i due trolley sul corridoio e andammo a letto. 
Venerdì 28 febbraio, ore 12
 
Andrea ed io ci siamo svegliati tardi questa mattina, un po’ per la stanchezza del viaggio e un po’ perché abbiamo fatto l’amore per tre ore. Avevamo consegnato le chiavi al fattorino della hall e siamo usciti per andare in centro. Andammo direttamente in un ristorante, era troppo tardi per fare colazione. Ordinammo dei piatti tipici spagnoli e mentre aspettavamo di mangiare iniziammo a parlare. Andrea mi parlò della promozione a cui ambiva, e mi chiese come andava il mio lavoro e se mi andava di andare con lui alla festa di laurea di suo fratello. Gli risposi di sì e dopo aver ricevuto le nostre ordinazioni nessuno dei due parlò. Questo era un altro difetto che odiavo della nostra coppia, parlavamo poco perché in comune non avevamo niente. O meglio, di cose da dire ce ne sono sempre state, ma non interessavano all’altro. A me piace parlare di gossip, o spettegolare su qualcuno, ma Andrea mi ha sempre rimproverato descrivendomi come una persona cattiva e superficiale. Allora parlavo di feste, di viaggi e di attualità ma Andrea mi rispondeva sbadigliando o annuendo svogliatamente non appena chiedevo il suo parere. I suoi argomenti preferiti invece, sono la sua carriera, lo sport e l’ecologia. E così, come lui non si preoccupava di nascondere la sua noia quando parlavo delle mie cose, io non nascondevo la mia. Mi domando come faremo dopo e se ci saremo sposati. 
Pagato il conto, andammo a fare shopping. Andrea comprò diversi souvenir, delle scarpe e un abito da sera elegante. Io invece comprai un vestito, dei tacchi nuovi e feci un po’ di spesa per domani. Di sera mangiammo delle tapas e alle dieci decidemmo di andare in un ristorante famoso per le sue pizze. Stasera per fortuna ci trovammo d’accordo nel parlare dei piani di domani. Di mattina avremmo visitato qualche museo e di sera avrei preparato ad Andrea qualcosa di speciale. Il piano sembrò andargli bene, e dopo un brindisi con due coche in lattina, ci godemmo la nostra pizza.
Sabato 29 febbraio, ore 5
 
Non ho chiuso occhio per tutta la notte! Sebbene ieri tutto sia stato perfetto e tranquillo, l’ansia per stasera è riuscita a invadere e a distruggere tutti i miei sogni. Andrea intanto continuava a russare; ha sempre avuto il sonno pesante. In quel momento non sapevo neanche se fosse una cosa positiva o no perché da una parte non volevo svegliarlo con i miei continui movimenti, ma dall’altra parte avrei tanto voluto che si svegliasse e che rimanesse sveglio con me a farmi compagnia. Tuttavia decisi di non svegliarlo, sarei stata egoista anche solo a provarci. Ripassai il discorso che mi ero preparata e che avrei detto una volta in ginocchio davanti ad Andrea. Avevo paura e tremavo, iniziavo a sudare freddo. Mi alzai e andai in bagno a preparare la vasca. Aspettai due minuti prima che la vasca si riempisse, misi nell’acqua i sali da bagno e mi lasciai coccolare dalla tranquillità. M’imposi di non pensare a stasera per almeno dieci minuti. 
Sabato 29 febbraio, ore 10
 
In questo momento ci trovavamo in una delle più famose gallerie d’arte di tutto il mondo. Certo, per me l’arte moderna era stupida, ma per Andrea era spettacolare. Io mi domando come si faccia a ritenere arte delle spennellate casuali di colore, oppure degli oggetti attaccati tra di loro in modo stupido e senza senso. Che fine hanno fatto gli artisti come Michelangelo, Raffaello, Leonardo Da Vinci e Botticelli? Loro sì che esprimevano arte ed erano degni di fama, non come adesso che si ritiene arte qualunque cosa. Come l’opera che ho avanti adesso. Andrea la ritiene un’opera degna di riflessione, io invece mi domando chi abbia vomitato sopra la tela! Sul serio, mi sembra il vomito di uno che non è riuscito a trovare in tempo un cestino. Ma ovviamente la superficiale sono io. Sto solo cercando di capire se quel quadratino rosso chiaro sia un pezzo di pomodoro o di carota. 
Sabato 29 febbraio, ore 17
 
Bene, è tempo di cominciare a cucinare! Ho mandato Andrea a farsi un giretto, così posso preparare tutto con calma e tranquillità. Tornerà a casa alle 20:30. Per stasera preparerò:
-involtini di riso e verdure avvolte in una striscia di salmone e philadelphia
-lasagne al forno
-pollo e patate
-torta con crema e lamponi (trovati miracolosamente al supermercato) con glassa al cioccolato bianco
Tutto dev’essere perfetto! Il mio lavoro mi ha donato un’incredibile organizzazione ma avrei tanto bisogno di un assistente che mi lavi i piatti e le pentole. Continuo a cucinare, a lavare e ad asciugare, non ne posso più. Mentre le pietanze si cucinano, finisco di lavare le ultime cose, preparo la tavola, metto il cd vicino allo stereo e mi faccio una doccia veloce. Mi metto un vestito nero, scarpe col tacco, mi faccio il trucco e metto su il cd. Sistemo le candele sia dentro sia fuori in terrazza. Stasera non piove, speriamo sia un buon segno!
Sabato 29 febbraio, ore 20:32
 
Quando Andrea entrò, avevo appena finito di cucinare l'ultimo piatto e rimase estasiato dall’ambiente sensuale e accogliente che avevo creato. Ci baciammo e lo invitai a sedersi. Prima c’erano gli involtini. Mi fece i complimenti, cosa bizzarra tenendo conto che era lui a farmeli, e portai il pasticcio. Gli chiesi cos’aveva fatto
“Ho passeggiato in giro per la città. Continuavo a pensare che cosa avresti preparato e ammetto di essermi sentito molto solo senza di te” mi prese la mano e se la portò alle labbra per lasciargli un piccolo bacio. In questo momento mi sto sciogliendo e il suo comportamento sembra assicurarmi il suo sì ma c’è ancora molta probabilità che lui mi dica di no. Portai il pollo e alla fine il dessert. Ad Andrea è piaciuta la cena, in fondo ha sempre amato il mio modo di cucinare. Ecco lo sto facendo di nuovo! Martina puoi trovare mille lati positivi di te ma questo non porterà di certo il tuo fidanzato a dirti sicuramente di sì. Quando finimmo il dolce, alzai la musica e cominciammo a ballare. Dopo un po’ proposi di andare fuori, prendemmo le giacche e uscimmo in terrazza. 
Sabato 29 febbraio, ore 22
 
La musica ci trasportò in un ballo lento e romantico. Lui teneva saldamente la sua mano sinistra nella mia schiena, mentre quella destra stringeva la mia mano sinistra tenendola al caldo. Mentre la mia testa era appoggiata alla sua spalla, continuavo a chiedermi quale fosse il momento giusto per chiederlo. Ad un certo punto la piantai e lo feci. È vero, avrei prima dovuto alludere ai matrimoni ma le parole in bocca non riuscivano ad uscire, e così andai dritta al sodo. 
“Andrea, fermati. Devo dirti una cosa”
Sabato 29 febbraio, ore 22:03
 
“Andrea, fermati. Devo dirti una cosa”
“Certo amore, dimmi”
“Avevi ragione. Ti ho portato qui per uno scopo preciso e ora ho paura perché da questa domanda dipenderà la nostra relazione”
“Di che stai parlando?”
“I-io ora ho paura ma... ormai siamo qui e se non lo faccio, mi pentirò di tutto”
“Martina, io non capisco” mi chiese lui confuso, io intanto m’inginocchiai e tirai fuori la scatolina. Avevo trovato quell’anello un giorno, per caso, nella vetrina di una gioielleria di Tokyo, la città preferita di Andrea. Quel giorno ero lì per lavoro, dovevo partecipare ad un seminario e appena avevo trovato un’oretta libera sono andata in giro per la città. Senza volerlo ero finita in una stradina, dove c’erano tutti oggetti particolari e in una vetrina ho trovato l’anello. Era semplice, perfetto per un uomo, ma ai miei occhi era stato fin da subito perfetto solo per Andrea. Quel giorno ancora non avevo deciso di fargli la proposta, volevo solo comprarlo per fargli un regalo, poi però nuove idee mi sono entrate in testa e quello non era più un semplice regalo. 
Feci un respiro profondo e citai con un po’ di commozione il mio discorso, perché il momento era arrivato.
“Amore, so che sei confuso e che probabilmente stai sudando freddo dalla paura, ma voglio assicurarti che quello che sto per chiederti non cambierà in alcun modo ciò che siamo adesso. Non sarò una moglie possessiva, acida e che col tempo si vestirà con tute imbarazzanti; bensì rimarrò sempre io, la sportiva e lavoratrice ossessiva Martina. Di sera vedremo i nostri amici o andremo a feste esclusive, sarò sempre pronta a metterti i cerotti ogni qual volta che ti farai male a calcetto e a letto ti aspetterò sempre con i miei babydoll, e mai con pigiami raffiguranti orsetti e fiorellini. Sarò quella di sempre te lo giuro, ma voglio che tu mi dia la possibilità di essere tua per il resto della vita. Ti amo amore, e se accettassi di diventare mio marito faresti di me la donna più felice del mondo”
Un peso al cuore svanì di colpo ma fu sostituito dalla preoccupazione e dalla quasi certezza di un suo no. Lui però s’inginocchiò davanti a me e mi mostrò anche lui una scatolina, dalla quale tirò fuori un anello 
“Sai, ho pensato che era ingiusto che fossi solo tu a fare un regalo, e così ho pensato di fartene uno anch’io” mi mise l’anello al dito mentre io ero ancora senza parole e lo guardavo a bocca aperta mentre lui mi sorrideva. Mi aiutò a rimettermi in piedi e continuò il suo discorso “non avevo capito subito il tuo intento. Anzi, per la verità l’ho capito solo oggi pomeriggio. Cercavo di capire come mai proprio stasera la cenetta romantica e continuavo a chiedermi il perché del viaggio. Poi mi è tornato in mente il tuo film preferito, e da lì ho capito. Per un momento avevo paura, non mi sentivo pronto per il matrimonio. Ma ho continuato a pensare a noi e sì Martina, voglio diventare tuo marito solo se tu diventerai mia moglie. Non cambieremo come coppia e io ti credo, a me basta tornare a casa alla sera e trovarti. Voglio litigare ogni giorno con te per cose stupide e insignificanti, e voglio vederti alzare gli occhi al cielo ogni volta che parlo del mio lavoro. Ti amo Martina, e voglio rimanere con te per tutto il resto della mia vita”. 

Non credo, mie care lettrici, che ci sia un modo per finire questa storia, degno del finale, ed è per questo che vi comunico che la storia è finita. Non voglio indugiare oltre per non rischiare di rovinare questo finale. Spero con tutta me stessa che la storia vi sia piaciuta e auguro a voi, e a tutti i vostri cari, di avere anche voi un lieto fino nella vostra storia amorosa, perché in fondo alla fine basta credere nei nostri sogni, solo così la fortuna (o le tradizioni) saranno dalla vostra parte. 
Linda 



  
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