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Autore: Gipsiusy    19/06/2014    1 recensioni
Per Stiles era anche peggio. Più il suo amico gli sorrideva, gli spiegava tutti i vantaggi che aveva nell’essere in un branco e tutto il resto, più gli faceva male.
Perché, anche se tutti gli avevano detto che non era vero, anche se i suoi occhi erano dorati, non significava non potesse sentirsi in colpa. E a ragione, soprattutto.
[...]
C’erano degli stadi della pazzia?
No, quelli erano quelli del dolore.
Negazione. Allison non può essere morta. Nessuno può ucciderla.
Rabbia. Non osare, Al, non scherzare. Non così. Non con me.
Auto - recriminazione. Avrei dovuto capire subito che c’era qualcosa che non andava. La conosco meglio di chiunque altro. Avrei dovuto saperlo.
Depressione.
[...]
Lydia non sentiva niente.
Non udiva assolutamente nulla.
Nulla che non fossero le normali voci di tanti adolescenti alle prese con la vita di tutti i giorni.
Davvero, era tutto normale.
Anche lei.
Scritta prima della 3x20, ambientata dopo la s3
Per mera casualità Allison è morta anche qui, ma Aiden è vivo e vegeto.
Scott, Lydia e Isaac cercano una maniera per sopravvivere alla perdita di qualcuno che amavano e Derek è preoccupato in particolare per Stiles
Avvertimenti: Werewolf!Stiles,Angst,violenza
Sterek pre-slash
Enjoy!
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Mistake You Can't Live Without'
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To learn forgiveness (somewhere beyond the pain there must be a way)

 
Parte due
 
La mattina, quella stessa mattina, seduto in classe Stiles stava esaminando tre problemi differenti:
-come spiegare al padre la trasformazione, perché glielo aveva promesso.
-Come aiutare Lydia, che vedeva sempre più spiritata e assente.
-cosa diavolo ci faceva la nuova Jeep di Derek nel parcheggio della scuola.
Almeno all’ultima avrebbe avuto presto risposta perché aveva appena ricevuto un messaggio dallo stesso Derek (“sourwolf” recitava l’ID) che gli diceva di recarsi sul tetto della scuola senza Scott. Stiles replicò di attendere almeno fino alla prossima ora perché lui e l’Alpha aveva orari diversi e non sarebbe stato un problema sfuggirgli; ora non restava che attendere il suono della campana.
Certo, il fatto che avesse usato i messaggi anziché presentarsi e sbatterlo al muro come era solito fare era senza dubbio un miglioramento, ma per essere giusti non si comportava da tempo in modo così.. animalesco, con lui. Anzi, tra il branco di Alpha, Jennifer, suo padre e i Kitsune poteva quasi dire che erano amici. Sempre che loro potessero definirsi così.
La verità era che avrebbe potuto passare l’intera esistenza con Derek Hale e non venire mai a capo del suo mistero.
Come,ad esempio, perché avesse lasciato Cora in sud America pur essendo la sua unica parte di famiglia ancora viva – e no, Peter non contava - .
O come diavolo avesse fatto a farsi fregare da Kate Argent.
O come si fosse sentito dopo aver dovuto uccidere Paige.
O, assurdità delle assurdità, cosa diavolo ci facesse un pacco di caramelle semi distrutto nel suo loft.
Alcune cose non gliele avrebbe chieste neanche sotto tortura, altre invece forse poteva sperare di carpirle da solo.
Perché una cosa era certa, Derek poteva provare a fare quanto voleva il lupo antipatico e solitario. Ma la verità era che gli importa. Gli importava di Scott, gli importa di Stiles, gli è importato di Lydia, gli importa di Beacon Hills. Gli è sempre importato di Beacon Hills.
Fondamentalmente era questo il motivo che lo aveva spinto ad aiutarlo nell’estate. Questo e il fatto che lo avesse vagamente minacciato, ma le minacce di Derek erano a vuoto da tempo.
Il suono della campanella lo svegliò dalle sue elucubrazioni. Salutò Scott con il solito sorriso e deviò allegramente verso le scale che conducevano al tetto, curioso di sapere cosa volesse il sourwolf da lui.
 
***
 
Arrivò sul tetto ridacchiando perché aveva deciso di provare a salire le scale al massimo della velocità di cui era capace, ed il risultato era che ci aveva impiegato dieci secondi netti, sentiva ancora la campanella suonare.
“Controllati.” mormorò la voce irritata di Derek.
“Sempre di buon umore,vedo.” Rispose Stiles, individuandolo appoggiato con non-chalance al muro.
“Gli occhi hanno cambiato colore. Accadrà spesso se non fai attenzione.” Lo rimproverò il moro.
“Potrei sempre usare la scusa delle lenti a contatto. Con Twilight ha funzionato..” mormorò sovrappensiero l’altro, per poi realizzare che Derek non aveva idea di cosa stesse parlando. Infatti la sua espressione era inequivocabile. “Ad ogni modo, perché mi hai chiamato qui?”
“Abbiamo un problema. Con Scott.” Aggiunse poi, notando il sopracciglio alzato di Stiles.
“Quello era leggermente chiaro, sai.. Potresti essere un po’ più specifico?”
“Lui non..” iniziò a dire Derek, ma vennero interrotti da due voci che provenivano dalla porta che dava alle scale.
“Ascolta Danny, so che ti sembra assurdo ma devi credermi, è importante. Non è solo una fuga romantica dall’ora di trigonometria, te lo assicuro.”
Derek mimò con le labbra il nome Ethan, mentre Stiles mimava a sua volta Danny.
Ma prima che potessero fare qualcosa la porta si aprì, dall’interno, e i due stavano salendo sul tetto.
Il problema era che Stiles era appoggiato alla suddetta porta, e neanche i sensi da licantropo ti aiutano se non li usi, quindi Derek – più per abitudine, che per altro - lo prese per un braccio e lo tirò verso di sé per evitargli una rovinosa caduta. Il risultato fu che quando il lupo e l’umano salirono sul tetto li trovarono uno sopra l’altro, e il sorrisino in Danny nacque spontaneo.
“Stiles, potevi trovare un altro luogo per appartarti.. Un momento, quello non è Miguel?”
I due si staccarono immediatamente, mentre Ethan scuoteva il capo.
 “No, lui è Derek Hale, lunga storia Danny bello, ci vediamo..” Stiles provò a fuggire ma la voce del gemello lo fermò.
“No, aspettate entrambi. Vorrei dire a Danny.. Quella cosa.” lanciò un occhiata significativa ai due. “E magari con voi presenti sarà più facile crederci.”
I due ragazzi si guardarono un attimo, e il più piccolo alzò le spalle.
A quanto pare la loro chiacchierata avrebbe aspettato.
 
***
 
Alla fine convincere Danny fu più semplice del previsto.
Il ragazzo aveva già fatto le sue ricerche e collegato un paio di avvenimenti, cosa di cui i tre licantropi erano molto grati.
Adesso rimanevano solo i dubbi.
“Quindi anche tu sei un licantropo?” domandò rivolto a Stiles.
“Recente sviluppo, si.”
“E Jackson, invece, prima è stato un serial killer con carenza di affetto.”
“Se vuoi metterla così..” fu sempre Stilinski a rispondere.
“E Kira invece cosa centra?”
“Kitsune.” intervenne Derek prima che potesse farlo Stiles. “Demone giapponese, controlla elettricità e simili. Puoi chiedere direttamente a lei per maggiori dettagli.”
“Uhm.. Capisco..”
Il ragazzo hawaiano sembrava calmo. L’aveva presa bene.
“Credo che chiamerò Jackson e lo ucciderò per non avermi detto niente.” disse poi. Oh, beh, poteva andare peggio.
“Adesso potreste lasciarci soli?” chiese poi, rivolto a Stiles e Derek.
“Oh si, tanto devo andare in classe.. Ho l’ora di chimica con Scott..” rispose il castano, scambiandosi un occhiata significativa con Derek, che annuì.
“Hem, veramente, Stiles, Scott è uscito. L’ho visto prima e.. Non sembrava stare bene” lo informò Ethan. Stiles non perse neanche un minuto, volando giù dalle scale fino alla porta principale e poi fuori, dove Derek lo aveva anticipato.
“Come diavolo.. No, aspetta, non mi importa. Riesci a capire dov’è andato?”
Derek lo guardò serio, prima di prendere un respiro profondo. “Posso individuare dov’è ma credo che tu debba lasciarlo da solo.”
“Ma è il mio migliore amico! Non posso..”
“Fidati. Stai facendo abbastanza, ma adesso devi lasciarlo solo. Va in classe, lo controllo io..” Derek provò a mettere una mano sul braccio di Stiles ma questi si scostò, irritato.
“Credi di potermi dire sempre quello che devo fare perché sei più esperto eh? Cosa ne sai tu?”
Gli occhi di Stiles erano nuovamente colorati senza che potesse fare nulla, e mostrava le zanne.
“Mantieni. Il. Controllo.” Mormorò Derek a denti stretti. Per un attimo gli occhi lampeggiarono di azzurro e fu abbastanza per far ritirare Stiles. Il più giovane girò i tacchi ed entrò dentro, scontrandosi con una presenza conosciuta.
“Tu non dovresti essere in classe? Con tua madre, tra l’altro?” chiese Stiles, retorico. Diede a Lydia un’occhiata attenta, cosa che non faceva da giorni. I capelli, solitamente perfettamente acconciati, erano lasciati liberi e con un qualcosa di selvaggio, che era allo stesso tempo bello e spaventoso.
Sotto gli occhi aveva delle borse scure e grandi, di chi non chiude occhio da giorni, e lui era particolarmente esperto in quello.
Gli abiti sembravano essere stati scelti a caso, senza l’abituale cura.
“Io.. Sì, forse dovrei..”
Stiles la prese per le spalle e la condusse in classe, lasciandola al suo banco accanto a un preoccupato Aiden che gli rivolse uno sguardo grato che Stiles non ricambiò.
Sapeva perfettamente chi avrebbe dovuto chiamare per aiutare Lydia.
La sola prospettiva di chiamarlo gli faceva venire l’acido allo stomaco, ma se serviva lo avrebbe fatto.
Glielo doveva, a tutti loro.
 
***
 
Lydia si richiuse la porta alle spalle, in silenzio.
Ignorò sua madre, che cercava di parlarle. Ignorò il suo cellulare, che vibrava incessantemente.
Alzò lo sguardo su una cassettiera vicino alla parete, su cui era appoggiato un portafoto in legno, semplice e elegante, con la foto sua e di Allison, fatta dopo la prima serata al bowling.
Aveva voglia di piangere, di urlare, ma non riusciva a fare nulla.
Mai, mai come in quel momento avrebbe voluto qualcuno vicino a sé. Qualcuno che la conoscesse a fondo, più di quanto volesse effettivamente ammettere.
Ma l’unica persona che corrispondeva a queste caratteristiche non era lì, e non sarebbe tornata, quindi non aveva senso aspettare.
Questa realizzazione fece male come se qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco.
Era sola.
 
***
 
Danny  Mahealani era sempre stato un ragazzo dalle poche pretese, gentile di natura e tranquillo.
Prendeva i cambiamenti con filosofia. Non li amava ma non poteva dire di disprezzarli completamente, perché portavano sempre qualcosa di nuovo,almeno.
Quindi aveva accettato tranquillamente di essere gay.
Aveva accettato che il suo migliore amico era un totale stronzo, e nonostante questo continuasse a tenere a lui.
Aveva anche accettato che il suo ragazzo lo avesse tradito e lasciato, non proprio tranquillamente, ma ehy, era pur sempre un adolescente.
Poteva almeno aver provato ad accettare che il suo attuale ragazzo fosse sparito per due settimane e fosse ricomparso all’improvviso.
Ma scoprire tutto un mondo nascosto proprio sotto il suo naso? Quello era chiedere troppo.
Non era davvero arrabbiato, più che altro aveva bisogno di tempo. Grazie al cielo a Ethan non sembrava infastidito da tutte le domande che gli poneva, anzi cercava di rispondere al meglio, anche se non aveva ben chiaro cosa fosse accaduto prima del loro arrivo a Beacon Hills.
Tutto questo servì a fargli dimenticare, o quasi, la storia di sua sorella e il senso di colpa. Quasi.
“Perché mi hai detto tutto questo?” chiese infine.
“Perché quando ti dico che ritroveremo tua sorella, non lo dico solo perché non voglio che tu perda la speranza. Noi ritroveremo tua sorella, è una promessa.”
In quel momento erano in camera di Danny, era appena finita la scuola. Ethan prese le mani del moro tra le sue e le strinse, baciando entrambi i dorsi.
L’altro lo abbracciò, realizzando che non gli importava se il suo ragazzo era mezzo lupo. Lo amava, e sapeva di essere ricambiato ed era il suo unico sostegno in questa situazione.
Nient’altro importava.
Ma una bella sgridata a Jackson per aver tenuto il segreto non gliela toglieva nessuno.
 
***
 
Stiles si recò quel pomeriggio stesso all’appartamento di Derek, salvo trovarlo vuoto.
Voleva chiedere di Scott ma voleva anche.. Scusarsi.
Era stato ingiusto con lui, anzi era stato un totale stronzo.
Stava per andarsene quando notò una cosa: un libro, aperto, poggiato su un tavolino da caffè miracolosamente sopravvissuto a tutte le battaglie avvenute in quell’appartamento.
Avrà lo stesso architetto di casa Halliwell, pensò Stiles, ridacchiando alla sua stessa battuta.
Aprì il libro e lesse distrattamente. Parlava di riportare ricordi scomparsi. Inoltre c’era un altro segno a una pagina che parlava della famiglia, delle linee di sangue e di come ritrovare membri perduti.
Stiles poggiò il libro a posto, pieno di domande, ma prima che potesse fare altro la porta del loft si aprì e comparve Peter.
“Stiles! Ho riconosciuto il tuo odore.. A cosa devo la tua presenza?” chiese cordiale. Ok,era inquietante.
“Cercavo Derek in realtà.” rispose d’impulso il più giovane, muovendosi verso l’uscita.
“Certo certo.. Oh, vedo che hai trovato la mia ultima lettura.. Era interessante?” L’uomo prese il libro, e Stiles forzò se stesso nel non apparire agitato. Era un lupo anche lui adesso, e con un grande branco alle spalle, avrebbe potuto battere Peter a occhi chiusi.
“Oh, si. Molto interessante.” Commentò semplicemente. Aspettava la sua reazione.
“Sai, ho avuto recenti notizie di.. Parentele inattese, per così dire. Ma ovviamente, non è mai facile.” sembrava sereno mentre parlava, ma a Stiles ricordava la stessa maniera in cui aveva detto “Tu devi essere Stiles.” poco prima di cominciare un violento combattimento con il nipote.
Diciamo che Peter era il migliore a mettere in agitazione le persone.
“Oh, si, fantastico. Meraviglioso. Quindi.. Io andrei.. Si.. Puoi dire a Derek.. Anzi no, non dirgli nulla, è meglio. Si. Quindi.. Addio. Ciao.” Inciampò sui suoi stessi piedi prima di arrivare alla porta, scatenando in Peter una risata malcelata.
“Ciao ciao Stiles. Oh, e se cerchi Derek, prova alla vecchia dimora Hale. E’ un nostalgico, mio nipote..”
Stiles annuì e uscì, correndo già dalle scale.
Peter voltò le spalle alla porta e contemplò l’orizzonte.
Se qualcuno glielo avesse detto un mese prima non ci avrebbe creduto, ma in tempi non sospetti aveva avvertito che c’era qualcosa che non andava.
Certo, sua sorella non era stata molto gentile a nascondergli del tutto la verità.
Ma grazie alla sua personale Bashee avrebbe avuto tutte le risposte.
E chissà, forse si sarebbe divertito ad essere padre.
 
***
 
Scott correva nel sottobosco da ore. Non aveva una direzione o un motivo, seguiva l’istinto e sperava vagamente di non sbagliare.
Ne avevano avuto abbastanza di problemi, di creature, di tutto.
Avevano pagato caro ogni singolo momento.
Non voleva pensare ad Allison, non voleva pensare a nulla. Voleva solo correre, correre e sfogare tutto, lasciarsi andare, per una volta.
All’improvviso il suo naso fiutò qualcosa. Era familiare ma.. Diverso. Come se fosse mescolato ad altro.
Vagò per un po’ alla cieca, cercando di capire bene l’odore, ma non era mai stato molto bravo in quello e la natura lo confondeva. Era facile distinguere una traccia in città, soprattutto di un essere sovrannaturale, perché non era niente di simile a qualcosa di artificiale.
Ma qui, tra alberi, terra e fogliame..
All’improvviso la colse. La colse nella sua essenza, insieme ad altro.
Sangue, registrò automaticamente. Isaac.
Isaac? Il sangue era di Isaac?
Improvvisamente la furia cieca si era trasformata in una direzione ben precisa. Seguì la scia con meticolosità, ritrovandosi fuori da un tugurio. Lì l’odore era pressante.
Entrò dentro,realizzando quanto piccolo e stretto fosse, quasi pregò che Isaac non fosse lì.
Gli occhi di lupo riuscivano a vedere tutto con chiarezza, infatti non ci mise molto ad individuarlo contro una parete, rannicchiato su se stesso, mentre annusava l’aria. Lo aveva riconosciuto,a giudicare da lieve uggiolato che aveva emesso.
Scott si avvicinò a lui, piano. Avrebbe usato la voce dell’Alpha se avesse dovuto, ma doveva portare Isaac fuori da quel buco.
Dovette esercitare tutto l’auto - controllo di cui disponeva per non emettere un suono quando realizzò che il ragazzo aveva gli artigli sfoderati e sporchi di sangue. Il proprio sangue.
Decise di non voler sapere cosa era successo, anche se nella sua mente le parole di Deaton erano chiare come se stesse parlando con lui in quel momento: le persone affrontano il dolore a modo loro. Altri provano a crearne altro, di diverso tipo, per non avvertirne uno peggiore. Altri fingono di andare avanti. Non c’è una maniera giusta o sbagliata, c’è solo ciò che si ha, e spesso non basta.

Uhm. Si. Eccomi.
Sbrigo subito le faccende "leggere", dai!
Distribuisco Sterek come se fosse acqua, nevvero? oh, beh, è pur sempre la mia OTP U.U
Si, Stiles si è comportato da stronzo, considerato quello che sa, ma farà ammenda, I promise!
Peter.. uhm... lasciamolo a crogiolare lì dov'è.. il suo tempo non è ancora giunto XD
Poor little Lyds.. don't you worry child, see heaven has got a plan for you ;)
Ora passo alle faccende serie, si.
Scrivere del dolore mi viene stranamente facile, pur considerando che la mia vita è stata piuttosto felice sin ora.
La parte Scisaac affronterà temi delicati, tra questo e il prossimo capitolo.
Non ho una laurea in psicologia, ma so come alcuni reagiscono alle perdite. E' un cambiamento nel loro equilibrio, qualcosa a cui si erano appoggiati ed è svanita. Quindi vanno in luoghi, mentali o fisici, che riconoscono. Nel caso di Isaac sono le violenze del padre e la sua claustrofobia, perché sono cose che conosce e sa come gestirle.
Vedere Isaac così però ha svegliato Scott, perlomeno.. quindi si vedrà!

Ok.. parte triste finita!
Grazie infinite a chi ha solo letto, chi ha messo tra preferite/seguite e chi ha recensito. Sopratutto a chi ha recensito!
Tutte le lodi e gli onori alla mia beta, Sara!
Non vedo l'ora di sapere che ne pensate di questo!
Un bacio!

Gip
   
 
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