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Autore: Dragon_Flame    20/06/2014    1 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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4.


Un silenzio imbarazzato la faceva da padrona nella Lancia Musa. Lidia era fin troppo concentrata sulla guida del mezzo, gli occhi azzurri incollati sulla strada, le mani serrate sul volante. Aveva chiesto ad Ivan, appena salito sull'auto, se gli andava di ascoltare un po' di musica, ma lui non aveva detto né sì né no, limitandosi a rispondere che era la stessa cosa. Alla fine Lidia si era decisa a lasciare spenta la radio, dato che l'unico tipo di musica che lei fosse disposta ad ascoltare erano il nu metal e l'hard rock, generi decisamente non troppo orecchiabili per i quarantenni o giù di lì.
Ivan era intimidito da quel tacito accordo di non dialogare. In genere l'uomo era molto spigliato e allegro con tutti, ma quella ragazza lo intrigava, lo faceva anmmutolire. Gli faceva uno strano effetto.
Sprofondato nel sedile del passeggero anteriore, accaldato dall'aria afosa della serata di metà luglio appena mitigata dal condizionatore d'aria acceso che spargeva un flebile alito di frescura nell'abitacolo della macchina, l'infermiere osservava ora un po' fuori del finestrino, scorgendo appena gli edifici della città fiorentina passargli davanti a velocità media, ora un po' verso la strada, ora un po' all'interno della Lancia. Si soffermò a guardare per un momento il volto della giovane al volante, contemplandone le labbra rosse e morbide, il naso greco, gli occhi azzurri e vigili, la fronte e le sopracciglia perennemente aggrottate, il volto a forma di cuore. Ammise tra sé che nonostante non fosse bellissima, quei lineamenti le davano un'aria a metà fra il serio e il sarcastico che li particolareggiava, rendendola molto più interessante di una qualsiasi bellezza priva di carattere. Era affascinante.
Per timore che lei potesse accorgersi di quello sguardo così fisso e prolungato, gli occhi di Ivan corsero subito verso un qualsiasi punto della macchina, capitando per caso sulla quindicina di CD che se ne stavano ammucchiati in un piccolo vano inserito fra i due sedili anteriori.
"System Of A Down, Muse, Linkin Park... e anche due CD di Serj Tankian!" esclamò sorpreso Ivan, catturando l'attenzione di Lidia.
Lei gli rivolse un breve sguardo, poi tornò a concentrarsi visivamente sulla guida, prestandosi però ad intavolare finalmente una conversazione con lui, sciogliendo l'imbarazzo che gravava nell'aria.
"Non sapevo che Sara ascoltasse questi artisti, sai? Non la facevo proprio un'accanita del nu metal e del rock" disse squittendo divertito. La collega diceva sempre di detestare quella musica progressista e, a detta di lei, 'inascoltabile e chiassosa'.
"Infatti non lo è" replicò la giovane ridendo. "Questi CD sono miei... li tengo qui perché mia madre non usa quasi mai la macchina e perciò io ci sto spesso. Lei non potrebbe ascoltare per più di trenta secondi neanche 'Follow Me' dei Muse, anche se non è propriamente una canzone rock" spiegò con un sorriso ironico a fior di labbra. "Mamma ascolta sempre e solo le canzoni di musica leggera che passano alla radio."
"Quindi a te piacciono questi due generi" asserì Ivan, rilassato.
"Sì, e molto... solo che a quanto pare sono l'unica in tutta Firenze a farlo."
"Aha! Non credere di essere l'unica, mi aggiungo anche io" la contraddisse l'infermiere.
Lidia gli rivolse un breve sguardo a metà fra il meravigliato e l'ironico.
"Maddài..."
"Ti giuro che è così" la rassicurò Ivan. "Anche se credo che non riuscirò a convincerti del tutto, data la mia età avanzata" e le rivolse un sorriso sornione.
"Be', non sei tanto vecchio... tutt'al più, fra qualche anno, ti dateranno come reperto degli anni Settanta" s'arrischiò a dire la castana, ridendo vivacemente.
Il bruno non se la prese per quella presa in giro, in fondo Lidia l'aveva detto solo per scherzare. Anzi, tanto per stare al gioco, continuò a scambiarsi delle battute mordaci con lei, instaurando un'aria allegra durante il tragitto verso la sua casa.
Dopo un po' il silenzio scese nuovamente tra di loro.
"Ti va di ascoltare un po' di musica?" chiese nuovamente Lidia. "Altrimenti rischiamo di annoiarci... Credo che staremo bloccati per un po' nel traffico" aggiunse dopo qualche istante, incupendosi lievemente.
"Cosa?!" borbottò Ivan a denti stretti, scurendosi in volto. Emma lo aspettava sola a casa da un pezzo, ormai, e lui era anche in ritardo notevole.
In effetti il moro aveva notato un rallentamento della vettura, ma, preso com'era dalla conversazione con Lidia, non aveva fatto caso alle macchine che s'incolonnavano davanti a loro.
"Deve essere successo un incidente, altrimenti non si spiega questa coda di auto... la viabilità di questa strada è sempre molto veloce" mormorò Lidia.
Dopo un po' furono costretti a fermarsi definitivamente. Nella mezz'ora in cui restarono bloccati, Ivan appariva sempre più nervoso.
"Mi dispiace" disse a un tratto la ragazza. "Non dovevo prendere questa via."
L'uomo si voltò a guardarla negli occhi, stupito.
"Ma di cosa ti scusi... mica è colpa tua, non potevi certo saperlo. Non sono nervoso per essere rimasto bloccato, il problema è che mia figlia Emma è da sola a casa e mi aspettava per venti minuti fa; stanotte Alessia fa un turno di lavoro e perciò sono io a doverla mettere a dormire. Non posso nemmeno chiamarla a casa per dirle che farò tardi. E' troppo piccola per poter avere un proprio cellulare e il telefono fisso non lo teniamo perché non c'è mai nessuno a casa che risponde... Accidenti!" esclamò digrignando leggermente i denti.
"Aspettami qui" decise a un tratto Lidia, slacciandosi la cintura di sicurezza e scendendo dalla Lancia.
Ivan non fece in tempo a chiederle dove stava andando che si vide sbattere in faccia la portiera.
Aspettò cinque minuti, poi vide la giovane tornare alla macchina. Rientrò nell'abitacolo e si riallacciò la cinta di sicurezza, poi si voltò verso di lui per parlargli.
"C'è stato un tamponamento piuttosto violento a un centinaio di metri più in su di qui. Già hanno portato via i feriti, ma le macchine sono rimaste ferme sul luogo dello scontro. I vigili stradali hanno deciso di deviare la colonna del traffico in una strada palarrela a questa e si stenno organizzando. Il problema è presto risolto: in dieci minuti saremo fuori da qui" gli spiegò con un sorriso.
L'uomo si rilassò.
"Quanto dista casa tua da qui?" gli chiese poi la castana.
"Mah... circa cinque minuti di strada."
"Ok. Per le dieci e un quarto sarai a casa" lo rassicurò.
Ricominciarono a chiacchierare del più e del meno, stavolta con più rilassatezza, dato che sapevano di dover attendere.
"Mi dispiace di aver chiamato tua madre, stasera... ti ha obbligata a riaccompagnarmi. E poi guarda che è successo."
Lidia fece spallucce.
"Non importa, Ivan. Anzi, devo ringraziarti: mamma si era messa in testa di rimettere a posto le piante del terrazzo e io non avevo nessuna voglia... mi hai tolto una faccenda in più" e la ragazza ridacchiò.
Anche l'uomo si unì alla sua risata.
"Sara è fatta così, non riesce mai a stare ferma e tranquilla... Ti ha mai raccontato di quella volta all'ospedale?"
Lidia fece segno di diniego con il capo, scrollando lievemente i mossi capelli castani.
"No, la mamma non mi racconta mai niente del lavoro. Che cosa è successo?" domandò, in preda alla curiosità.
Il bruno si voltò verso di lei per poterla guardare meglio mentre narrava.
"Allora, un nostro collega aveva sbagliato a consegnare delle cartelle cliniche confondendo i reparti in cui doveva portarle. Tua madre doveva tornare a casa, avendo finito il suo turno di lavoro, così come me, Patrizia e Matteo, altri due infermieri.  Appena è venuta a sapere dello scambio di cartelle ha obbligato tutti e quattro a cambiarci e rimettere le nostre divise da lavoro e a cercare i documenti confusi per tutto l'edificio... Non ti dico che casino che abbiamo fatto. Abbiamo perso tre ore di tempo dietro a quei fogli" ridacchiò Ivan. "Alla fine, però, tutte le cartelle sono state rimesse a posto e consegnate a chi di dovere e Sara ci ha dato il permesso di poter tornare alle nostre famiglie" concluse con un sorriso divertito dipito sulle labbra.
"Mi sarei stupita se avesse fatto il contrario, cioé se se ne fosse fregata" commentò la figlia dell'infermiera.
Dopo qualche minuto la colonna di auto davanti a loro si era mossa e la Lancia era potuta ripartire. Alle dieci e un quarto, come promesso da Lidia, l'auto nera era parcheggiata davanti all'edificio in cui abitava l'uomo, individuato grazie alle indicazioni stradali dello stesso.
Una volta parcheggiata la Lancia, Ivan scese. Anche la ragazza uscì dalla macchina e si avvicinò a lui.
"Be'..." cominciò l'uomo, "grazie per avermi riaccompagnato. E ringrazia Sara per il favore che mi ha fatto - cioé, che tu mi hai fatto."
"Ok" replicò la giovane. Stava per voltarsi, quando lui le afferrò improvvisamente il polso. Lidia si immobilizzò, vinta da quel contatto. La stretta era delicata e leggera, ma ferrea. Volse gli occhi celesti su di lui, guardandolo interrogativamente.
Le penetranti iridi nocciola di Ivan erano fisse su di lei e la osservavano con riconoscenza.
"Per qualsiasi cosa di cui tu debba aver bisogno, sappi che puoi contare su di me" le disse semplicemente, lasciando poi che la stretta sul suo polso diminuisse. La sua mano scivolò in quella di Lidia, stringendola leggermente, poi trascinò con delicatezza la ragazza verso di sé.
Ciò che Lidia provò in quegli istanti, non seppe comprenderlo nemmeno lei. Il cuore cominciò a batterle più forte nel petto, così pulsante che lei temeva che Ivan avrebbe potuto avvertirlo chiaramente. Si sentì avvampare, ma fortunatamente la luce dei lampioni era fioca e l'uomo non l'avrebbe notato molto. Un invincibile languore le avvolgeva lo stomaco, lasciandola confusa, tormentata, emozionata.
Anche attraverso l'oscurità di quella sera caldissima la giovane poté distinguere la limpidezza del colore degli occhi di Ivan. Erano acuti, perspicaci, e la contemplavano in un modo così attento che lei ebbe la certezza che potessero leggerle nell'animo. Si sentì tremare sotto quello sguardo intenso e le parve che un nugolo di farfalle avesse cominciato a svolazzarle furiosamente nello stomaco. Che stava succedendo? Si stava per caso prendendo un abbaglio per quell'uomo?
Dal canto suo, Ivan la scrutava con tranquillità e con attenzione. Lidia era una ragazza interessante e gli sembrava volitiva, forte, determinata. Era impossibile per l'uomo starle lontano. Nei giorni seguenti al loro primo incontro, dopo tanto tempo in cui non si erano visti, aveva pensato, senza quasi accorgersene, a tutti i modi possibili per rivederla, alle occasioni che gli si presentavano davanti in un futuro prossimo per raggiungere tale scopo. Tante volte il filo dei suoi pensieri era stato interrotto prepotentemente dal pensiero di Lidia, e Ivan si perdeva nella rievocazione di ogni dettaglio del viso della ragazza che gli riusciva a richiamare alla mente, dato che il loro incontro era stato molto breve. Molti pensieri che la riguardavano affollavano la testa dell'infermiere. Lei era una luce nella notte e lui la falena che, attratta da essa, era incapace di smettere di aleggiarle intorno furiosamente. Era irresistibile.
Fu con un grandissimo sforzo di volontà che le lasciò andare il polso.
"Buonanotte, Lidia" le mormorò vicino al volto, fortemente tentato di sfiorare con le labbra quella chiara pelle che sotto la tremula luce lunare appariva diafana.
Fece per girarsi, ma fu con immensa sorpresa che avvertì il corpo di lei precipitarsi in avanti e aderire al suo in un caldo abbraccio, seguito dopo un istante da un lievissimo bacio a stampo sulla guancia.
"Buonanotte" sussurrò lei al suo orecchio e, rapida come un falco, quasi volò via nella notte, lontano da lui, rifugiandosi nell'abitacolo della Lancia per poi ripartire subito dopo.

 
***
N.d.A.
Salve a tutti, lettori, recensori, nottambuli e addormentati (?).
Eccomi qui con il quarto capitolo della storia. A voi i commenti, dato che non ho voglia di riepilogare tutto ciò che accade nel capitolo - cortino come gli altri, ma i prossimi si allungheranno di molto.
Spero che l'aggiornamento abbia soddisfatto chi segue la storia ^^
Ringrazio Tanny che mi ha lasciato una recensione graditissima nel capitolo precedente e anche chi segue la storia e la legge senza commentare. Mi auguro che il capitolo vi piaccia ;)
Bon, mi dileguo.
Notte notte! :*


Flame
  
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