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Autore: Giulietta beccaccina    20/06/2014    5 recensioni
Emma Carstairs e Julian Blackthorn: parabatai da cinque anni.
Em e Jules: migliori amici dalla nascita.
Semplicemente Emma e Julian: innamorati da sempre.
Emma Carstairs e il suo migliore amico Julian Blackthorn vivono all'Istituto di Los Angeles fin da quando sono nati. Dopo le tragiche vicende che durante la guerra contro Sebastian Morgenstern hanno sconvolto la loro vita, l'unica soluzione per non essere allontanati è stata quella di diventare parabatai. E si sa, secondo la legge, tra parabatai non possono esserci legami sentimentali. Ma se quello che è sempre stato un legame forte e indissolubile dovesse crescere fino a mettere a dura prova i due giovani cacciatori? Riusciranno a mantenere fede al giuramento fatto o lasceranno che i sentimenti abbiano la meglio?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, Julian Blackthorn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l'ho scordato.'
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.Salve a tutti! Prima di lasciarvi alla lettura vi lascio alcune indicazioni per capire meglio il contenuto della storia. I protagonisti sono Emma Carstairs e Julian Blackthorn, due personaggi di Cassandra Clare di cui si parla ampiamente nel suo ultimo libro City of Heavenly Fire. In questo libro i due amici hanno dodici anni e si parla molto di loro per tracciare le basi di quella che sarà la prossima trilogia della Clare ambientata sempre nel mondo degli Shadowhunters, ovvero The Dark Artifice, il cui primo volume dovrebbe uscire nel 2015. I fatti di questa nuova trilogia sono ambientati cinque anni dopo ciò che accade in CoHF e sono strettamente collegati a ciò che accade nell'ultimo libro della saga TMI, quindi chi teme spoiler è avvisato, anche se mi sono tenuta molto sul generico e non ho messo riferimenti a ciò che accade ai protagonisti delle precedenti storie. Siccome il rapporto tra questi due ragazzi mi è piaciuto fin da subito ho voluto provare ad immaginare cosa potrebbe succedere tra i due una volta adolescenti: il progetto sarebbe quello di dividere questo lavoro in tre storie, leggibili anche separatamente le une dalle altre, per approfondire il rapporto tra i due protagonisti attraverso tre punti di vista diversi. In questa prima storia il point of view è quello di Emma. Ad un certo punto noterete un asterisco: è stato messo perché il paragone con l'uncino (capirete leggendo) non è mio, l'ho ripreso (riadattandolo al contesto) da uno snippet rilasciato dalla Clare, che sta attualmente lavorando al nuovo progetto e ha deciso di rilasciare alcune parti della bozza del testo. Credo di aver detto tutto, quindi vi auguro una buona lettura :) 
P.s. È la prima storia che pubblico, quindi fatemi sapere le vostre opinioni mi raccomando!


"E se ti mostro il mio lato oscuro, mi stringerai ugualmente questa notte? E se ti apro il mio cuore e ti mostro il mio lato debole, cosa farai?"

(Pink Floyd)




La grigia luce della luna filtrava attraverso le chiare tende della camera da letto. Gli abitanti dell'Istituto di Los Angeles si erano coricati ormai da tempo, reduci esausti degli allenamenti e del caldo estivo.
Solo un'unica piccola figura continuava a rigirarsi tra le leggere coperte, arruffando i lunghi capelli biondi ed aggrovigliandosi le lenzuola intorno alle gambe ed alla vita.
Emma Carstairs aveva molti pensieri che le impedivano di riposare quella notte. Anche l'ultima pista che era rimasta li aveva condotti ad un vicolo cieco... Trovare il responsabile della morte dei suoi genitori sembrava praticamente impossibile. C'erano momenti in cui pensava addirittura che il Conclave avesse ragione, che i coniugi Carstairs non fossero altro che altre due vittime della tragica guerra terminata cinque anni prima.
Cinque anni.
Cinque anni da quando aveva perso i suoi punti di riferimento.
Cinque anni dalla sconfitta di Sebastian Morgenstern. 
Cinque anni da quando lei e il suo migliore amico Julian avevano pronunciato il giuramento che li avrebbe legati per tutta la vita come parabatai.


"Dove andrai tu andrò anch'io;
Dove morirai tu, morirò anch'io, e vi sarò sepolto;
L'Angelo faccia a me questo e anche di peggio
Se altra cosa che la morte mi separerà da te."


"Se altra cosa che la morte"....


Perché il vincolo tra parabatai è per sempre, e il legame guerriero deve essere conservato nella sua dignità sopra ogni altra cosa. Anche sopra all'amore. Ed Emma questo lo sapeva troppo bene.
Prima che arrivasse il giorno della cerimonia avrebbe voluto dire la verità a Jules. Avrebbe voluto dirgli che per lei quello era l'unico modo per non essere portata via da Los Angeles ora che era un'orfana, che era l'unica soluzione per restare all'Istituto ed indagare di persona su ciò che era successo ai suoi genitori, che non aveva trovato altra via d'uscita per restargli accanto e affrontare insieme tutto quel dolore e tutte quelle responsabilità che in così poco tempo erano cadute selle spalle ancora troppo giovani di quei due dodicenni.
E dopo cinque anni erano cresciuti, erano diventati più forti, più uniti. Troppo uniti.
Per gli altri era normale: la runa parabatai unisce l'anima, permette di condividere la forza, le sensazioni, i sentimenti... Ma loro due sapevano, sapevano che bastava un solo passo falso per cadere in un errore irreparabile. Sarebbe bastato uno sguardo un po' più lungo del solito, un abbraccio in più, una carezza di troppo, e il loro già precario equilibrio sarebbe crollato come un castello di carte portato via dal vento. Nonostante questa costante minaccia, Emma non poteva fare a meno di Julian, e lui non poteva fare a meno di lei. 
Erano così diversi e simili allo stesso tempo lei e il suo Jules. Lei era piccola ma incredibilmente forte, sicura del suo talento come cacciatrice camminava a testa alta e con uno sguardo di fuoco. Gli occhi nocciola erano pieni di vita sebbene fossero già stati spettatori di tanta morte. Nel suo piccolo corpo la giovane Nephilim racchiudeva un mondo di emozioni, chiuse a chiave dentro di sé e pronte ad essere liberate nel momento più opportuno, proprio come avrebbe dovuto saper fare ogni bravo guerriero.
Anche Julian era un abile combattente, ma al contrario della sua amica lui non viveva solo per quello. Lui era un artista, talentuoso per giunta, ed era una caratteristica molto rara tra i Nephilim. Julian adorava ritrarre tutto ciò che amava:  la bianca spiaggia di Los Angeles, la sua famiglia ed Emma. Le grandi mani del ragazzo ostentavano una sicurezza sulla tela che faticava ad essere espressa in altri modi, perché Julian sembrava tutto tranne che una persona sicura; le maniche della felpa sempre tirate più giù del dovuto, a coprire le unghie mangiucchiate ed intente a preparate l'ennesima sigaretta. Già, adesso che Emma ci pensava il suo Jules aveva proprio l'aspetto dell'artista bello e dannato. E bello lo era per davvero... Emma sapeva che il suo piccolo amico di appena dodici anni sarebbe diventato bello, di una bellezza pragmatica, che risiedeva nei particolari. Le guance tondeggianti avevano lasciato il posto a zigomo alti ma non troppo marcati, i quali terminavano in una mascella squadrata e appena accarezzata dalla tipica barba adolescenziale, quella troppo rada per essere tagliata ma abbastanza evidente da poterla percepire al minimo tocco. Ed Emma adorava quando Jules accarezzava la sua guancia con la propria, pelle contro pelle, in un gesto tanto intimo quanto rassicurante. E in quei momenti le sue narici erano invase dal profumo di lui, profumo di mare e acquerelli, profumo di casa e rifugio. Lo stesso rifugio che trovava nei loro abbracci, in quei pochi momenti in cui lei si poteva permettere di essere fragile; in quei momenti lei si aggrappava alle spalle del suo amico come fossero l'unico appiglio per non cadere e precipitare, ed ogni volta si sorprendeva di quanto larghe e possenti fossero diventate quelle stesse spalle che da piccola aveva usato come appoggio per dormire. Adesso quelle spalle erano abbastanza forti da reggete il peso opprimente delle perdite di entrambi. Alla fine chi dei due reggesse l'altro non era chiaro. L'unica certezza era che sarebbero crollati entrambi l'uno senza il sostegno dell'altra. Stare lontani faceva male, era come avere un uncino incassato tra le costole, e c'era qualcosa che tirava dall'altra parte. Come se fossero legati e non importasse quanta distanza ci fosse tra loro*.
Era sempre stato così, ed ora, con il legame parabatai, ognuna di queste sensazioni era aumentata a dismisura, i loro sentimenti viaggiavano tanto forte quanto un treno in corsa pronto a deragliare. L'unica domanda era: quante vittime avrebbe fatto? Quale prezzo avrebbero pagato una volta arrivati al punto di non ritorno? 
Quanti problemi che si faceva la piccola e forte Emma! Si era ritrovata intrepida sul campo di battaglia, ed ora si scopriva fifona davanti ai sentimenti. Alcune volte mentiva anche a se stessa, si ripeteva che avrebbe trovato qualcuno con il quale sarebbe stata bene, qualcuno che si sarebbe abituata ad amare. Ma il problema stava tutto lì: abituarsi non è amare. Il qualcuno che avrebbe sempre amato era Julian, ma a lei non era concesso amarlo in quel modo....
Aveva un obbiettivo, trovare la verità, e lo aveva anteposto a tutto, lo aveva anteposto alla sua felicità, ma il rimpianto più grande era che lo aveva anteposto anche alla felicità della persona che amava. 
E proprio come se lo avesse chiamato con il solo pensiero, Julian aprì la porta della sua camera da letto, chiudendosela alle spalle e rimanendo in piedi davanti ad essa. I riccioli color cioccolato incorniciavano scompostamente il suo viso, su cui due occhi verdi-blu brillavano nel buio come due stelle nella più buia delle notti. 
-Emma.... Cosa ti turba così tanto?- domandò il ragazzo con un sussurro. Emma si era tirata su quel tanto che bastava per sistemarsi da una parte, lasciando uno spazio vuoto accanto a sé, ed appoggiarsi alla spalliera del grande letto a baldacchino sul quale avrebbe dovuto riposare. Jules accolse al volo quell'implicito invito e senza un rumore si avvicinò al letto per poi coricarsi accanto alla ragazza. 
-Nulla di importante, Jules...- rispose Emma, senza però nascondere una nota di incertezza nella voce.
-Non mentirmi Em... Sai che posso sentirlo, che io posso sentirti.-.
La giovane cacciatrice trattenne per pochi secondi il respiro, abbastanza per far capire a Julian che aveva colto nel segno.
-Sai, nemmeno io riesco a dormire. È da molto ormai che anche io sono tormentato dai nostri pensieri....-. Non una risposta, non una domanda, non un lamento. Solo gli occhi nocciola di Emma in quelli verdi-blu di Julian. "I suoi occhi, dannazione i suoi occhi!" pensò Emma. Quelli erano i loro dialoghi migliori, quelli senza parole ma carichi di risposte. 
E quella sera Emma era stanca, e aveva bisogno di Jules, e aveva bisogno di ogni cosa di Jules. Così disse -Basta pensare.... Voglio penare per aver fatto qualcosa Julian, non a causa dei rimpianti.-. E senza lasciarle il tempo di comprendere il pieno significato delle sue stesse parole, Julian accostò la sua mano calda e ruvida sulla guancia di lei con un tocco leggero e lento, fino ad accarezzarle alcune ciocche di capelli, ed infine fermarsi dietro alla nuca. E con la stessa sfiancante lentezza si avvicinò al suo viso, fermandosi ad un soffio dalle sue piccole e piene labbra. "Labbra da mordere e leccare..." pensò il ragazzo. Fu Emma ad annullare la distanza tra loro, poggiando in modo incerto la propria bocca su quella del ragazzo davanti a lei. Le loro labbra si accarezzavano lentamente ma con vigore, si stuzzicavano e tormentavano e assaporavano come fossero il frutto più dolce su questo mondo. Le mani di Emma smisero di stringere i capelli soffici di Jules per farsi largo su i suoi pettorali, sulle braccia forti e tese, e sulle grandi spalle sulle quali poteva sentire ogni muscolo fremere al suo passaggio. Jules tracciò il contorno della bocca di Em con la lingua e poi le prese fra i denti il labbri inferiore tirandolo leggermente. Subito dopo le loro lingue si incontrarono in una danza che aveva il sapore dell'attesa, dell'impazienza, del desiderio. 
E i due parabatai si baciarono e ribaciarono, accarezzandosi, sussurrandosi frasi senza senso, persi in quel momento solo per loro, nel quale non c'era spazio per le leggi, le regole o le indagini. C'erano solo Julian ed Emma, con i loro dubbi, le loro incertezze, i loro sentimenti. 
E in quel momento sembrava impossibile ai due ragazzi tornare indietro.... Ormai il treno su cui erano partiti anni addietro era pronto per deragliare, e per loro non rimaneva altro da fare prepararsi allo schianto.


 
 
  
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