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Autore: The Lady of His Heart 23    20/06/2014    3 recensioni
Amare un consulente investigativo è davvero uno sforzo enorme per Molly Hooper, ma lo è ancora di più per un detective che ha sempre rifiutato tali sentimenti
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“John, sono io … Cosa? Cosa vorrebbe dire ora non posso? Ho un caso importantissimo tra le mani, roba seria …. E con questo? Solo perché ti sei sposato ora non posso fare più affidamento su di te? Che significa che Mary vuole che la porti al cinema? E tu preferisci due ore di completo buio a un elettrizzante omicidio?”

“Ma ti rendi conto”sbottò l’investigatore infastidito. “Preferisce quella donna a me”disse esasperato.
“Quella donna … è sua moglie”gli fece presente Molly. Sherlock infatti era andato nel suo studio per farsi analizzare dei campioni di DNA. Ultimamente si recava spesso da lei. Per sfuggire alle oppressioni della vita ma, soprattutto, per aver qualcuno con cui parlare e sfogarsi.
“Non significa nulla”disse il detective guardando oltre il vetro della finestra.
“Per te magari, ma per lui vuol dire tanto. Insomma ha una moglie che lo ama o lo apprezza, perché dovrebbe preferire un capo meschino e crudele che lo mette costantemente in ridicolo?”disse Molly mentre prendeva una provetta in vetro dallo scaffale. Solo in seguito realizzò ciò che aveva detto e subito se ne pentì. “Sherlock, mi … mi dispiace, io … io non …”provò a scusarsi, ma non ci riuscì, perché lui la fermò.
“Sarebbe bene se le tue considerazioni inutili e banali te le tenessi per te, Molly Hooper, tali supposizioni ti rendono ridicola”disse il detective come se niente fosse. Molly si sentì ribollire dalla rabbia e avrebbe davvero voluto prenderlo a schiaffi. “Provetta?”disse infine il detective allungando la mano verso di lei per prenderla.
“No.”disse Molly ritraendo la mano.
“Come prego?”chiese lui alzando le sopracciglia.
“Hai capito bene, no. Le mie non sono delle banali e inutili supposizioni. E io non sono affatto ridicola.”protestò Molly.
“Per favore, piangi quasi tutte le notti a causa di quei ridicoli fidanzati con cui ti ostini ad uscire, sfoghi le tue frustrazioni in intere scatole di gelato e con chiunque altro ti capiti a tiro, come me adesso.”disse lui alzando gli occhi al cielo.
“Scusami?” chiese Molly irritata.
“Oh, andiamo, non negarlo.”
“Io non sono stata mollata”disse incrociando le braccia sul petto.
“Non ultimamente, ma a giudicare dai tuoi occhi arrossati direi che reduce a qualche giorni fa. E oggi il tuo profumo ha un retrogusto di cioccolato, quindi deduco che hai mangiato gelato”
“Tu non sai … aspetta un momento.”
“Cosa?”
“Hai citato il mio profumo?”domandò lei incuriosita.
“Si, e con questo?”chiese lui.
“Non pensavo che questo genere di cose ti interessassero”
“Non mi interessano infatti, ma il tuo profumo sa di vaniglia e camelia, è molto dolce e rilassante. Per non parlare del fatto che sono un detective, per me anche il più piccolo dei dettagli è fondamentale. Ma ciò non toglie il fatto che John è un idiota e tu un isterica. Provetta?” chiese allungando di nuovo la mano verso di lei.
“Io non sono un’isterica”protestò l’amica.
“Ti mordi sempre l’unghia del pollice sinistro quando ti piantano, se questa non è isteria”disse lui spingendo sempre più avanti la mano. Molly indietreggiò e istintivamente nascose la mano dietro il camice bianco.
“Credi di sapere tutto di tutti vero?”domandò lei.
“Ho sbagliato forse?” chiese lui sfacciato.
“Potrei fare la stessa cosa con te”disse lei sbattendo le ciglia.
“Davvero?”chiese Sherlock con un sorrisetto che pareva di sfida. Molly annuì senza tirarsi indietro. “Bene. Sentiamo allora”disse il detective allontanandosi e ritraendo il braccio. Molly restò in silenzio qualche istante prima di prendere parola.
“La carnagione chiara e per niente abbronzata, lasciano intravedere la sua pelle diafana, il che vuol dire che svolge una vita monotona chiuso in casa tra lavoro e scartoffie”
“E’ una deduzione banale, è il mio lavoro in effetti”
“Non ho finito”lo fermò Molly. Lui fece un piccolo cenno con le braccia per incitarla a proseguire e si appoggiò di schiena al tavolo restando in silenzio.
“Nonostante ciò le sue gambe forti e robuste indicano che fa attività fisica, corsa per la precisione, e a giudicare dai suoi muscoli tonificati lo fa spesso, e di mattina presto per non prendere il sole. Le piccole rughe intorno al suo volto stanno ad indicare un senso di dolore e solitudine, che compensa cercando di nascondere con lo sguardo freddo e distaccato da persona cinica, che poi in fin dei conti è quel che è. I capelli ricci e perennemente in disordine stanno ad indicare un senso di ribellione ma, d'altronde,la camicia perfettamente stirata e a tiro indicano la sua personalità puntuale e rigida. Le sue mani grandi e affusolate riportano dei segni molto simmetrici, è un musicista per caso? Escluderei un pianoforte perché altrimenti non sarebbero poi così rovinate, quindi uno strumento a corde, ma non mi sento sicura di azzardare una chitarra, perché non riportano dei segni sotto le dita, Uhm…. Un violino? Per concludere, le sue braccia magre e perennemente agitate sono sintomo di iperattività. Niente vita sessualmente attiva e … si drogava per caso?”Molly non se n’era accorta ma, mentre parlava, si era involontariamente sempre più avvicinata a Sherlock.
“Come fa a saperlo?”domandò Sherlock.
“Quindi è vero? Grazie per aver confermato un mio presunto sospetto” disse Molly.
“Brillante intuizione Molly Hooper, davvero brillante” Molly sorrise e si allontanò di qualche centimetro da lui.
“La tua provetta”disse passandogliela. Lui la prese e uscì silenzioso. Era sul ciglio della porta quando si voltò verso Molly.
“Come sapeva che la mia vita sessuale non è …”
“Perché non è evidente?”domandò Molly lasciando scivolare i suoi occhiali sulla punta del naso reggendoli con le dita. Sherlock si voltò rigido senza dire una parola e uscì dalla stanza. Attraversò il corridoio quasi di corsa e scese gli ultimi scalini con un balzo per poi sfrecciare veloce come un proiettile fuori dall’ospedale. Quello che Molly gli aveva appena detto lo aveva sconvolto, anche perché era tutto vero. Forse aveva avuto una cattiva influenza su di lei in passato. Insomma si, alle volte si comportava da isterica frignona, ma Molly era diversa. Aveva un quoziente intellettivo nettamente superiore alla media e inoltre, godeva di uno spiccato spirito d’osservazione. Sapeva essere intelligente, divertente, fragile, dolce e molto affascinate. Sherlock stava camminando quando si fermò di botto. Non stava mica pensando a Molly in quel modo?
Scosse il capo e continuò a camminare deciso. Raggiunse Lestrade alla centrale della polizia.
“Allora, come è andata?”domandò Lestrade.
“Ho fatto analizzare i campioni di DNA giù al laboratorio”
“E da ciò hai dedotto?”
“Che avevo ragione come sempre”
“Perfetto quindi stando al tuo ragionamento …”
“L’assassino non aveva intenzione di uccidere la guardia, ma il presidente stesso,e l’assassino non era di certo un pazzo terrorista uscito fuori di testa, ma bensì qualcuno di molto vicino a lui. Penso che dovremmo fare un salto a trovarlo” disse mentre si sistemava la sciarpa sul collo. In quel preciso momento entrò John.
“Scusate il ritardo, che mi sono perso?”
“Ah, ma guarda un po’ chi si rivede, John Watson, il mio ex migliore amico”
“Ex migliore amico?”domandò John alzando un sopracciglio.
“Da quando hai preferito tua moglie a me, siamo ex migliori amici”
“Che? Questo è ridicolo”
“Perdere tempo qui è ridicolo e noioso. Andiamo.”
Salirono tutti in auto e si diressero a casa del presidente, una volta arrivati vennero scortati da altre guardie che li fecero accomodare nella sala dei ricevimenti. Sherlock si accomodò sul divano più grande e quando il suo collega John gli si sedette accanto, lui si alzò per accomodarsi sull’unica poltrona libera nella sala.
“Smettila, ti rendi ridicolo”disse John notando il comportamento dell’amico.
“Niente affatto. Il tuo mancato senso della responsabilità è ridicolo.”
“Mancato senso della responsabilità”
“Si, John. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme avevamo pattuito che saremmo stati una squadra e non che tu mi avresti abbandonato per quella”
“Io non ti ho affatto abbandonato, sono qui non vedi? E poi si, mi sono sposato, ma l’ho fatto principalmente per dare un senso alla mia vita e per non passarla tutta da solo come te”
“Io sono solo per scelta, una mia scelta . E anche se un domani decidessi di sposarmi, resterei comunque me stesso senza trasformarmi in un completo rammollito” John avrebbe voluto ribattere, ma in quel preciso istante entrò il presidente in sala.
“Signor presidente”disse Sherlock alzandosi in piedi e porgendogli con cordialità la mano.
“Il grande Sherlock Holmes”disse stringendogliela. “Le sono grato per la sua visita. Allora, come credo sia già sufficientemente informato, uno dei miei uomini è stato assassinato di recente, ma loro sono qui per difendermi, quindi posso benissimo comprendere che il gesto era rivolto a me” disse il presidente perfettamente consapevole del ruolo fondamentale e rischioso che svolgevano quegli uomini nella sua vita.
“Non si sbaglia in effetti, nessuno mirerebbe a una guardia senza un motivo, l’obiettivo era senz’altro lei.”
“Le garantisco che a fine settimana troveremo l’assassino”disse Lestrade. In quel preciso istante entrarono in sala anche la figlia e la moglie del presidente. Sherlock osservò con attenzione l’entrata delle due donne e mentre la moglie del marito stringeva la mano a Lestrade, notò un piccolo particolare fondamentale.
“Non porta la fede”disse Sherlock dando voce ai suoi pensieri, come faceva sempre del resto.
“Oh, è vero. L’avrò lasciata in bagno quando mi sono fatta la doccia questa mattina, che sbadata”disse la moglie.
“No, ne dubito”disse Sherlock.
“Come scusi?”domandò la donna.
“Ha la collana perfettamente abbinata al colore dei bottoni della camicia e le scarpe dello stesso colore del suo rossetto. Dubito che una donna così precisa e puntuale come lei abbia omesso di indossare la propria fede. Sa cosa penso, che lei non l’abbia indossata di proposito”
“Questo è assurdo, perché non avrei dovuto indossare la mia fede nuziale, amo mio marito e quell’anello è un pegno del nostro amore”
“Non penso che tu lo capisca”gli sussurrò John passando gli accanto. Sherlock lo fulminò con lo sguardo. Poi si voltò e soffermò sulla camicia del presidente. Sul colletto accanto al collo vi era una macchia rossa. Non era vino, assomigliava di più a un colore, come di un pastello. Era rossetto. Si voltò e osservò le labbra della moglie. Il rossetto sulla camicia era di un rosso scuro,quasi naturale, mentre la moglie del presidente ne portava uno color nettamente più acceso. Accanto a lei però un’altra figura attirò la sua attenzione. La figlia infatti indossava un rossetto dello stesso colore che l’uomo aveva sulla camicia. Osservò le sue mani e le sfregava frenetiche, sguardo basso, respiro accelerato.
“Lei mente.”disse Sherlock con naturalezza sotto gli occhi spalancati della donna. “Uscite tutti per favore,tranne i diretti interessati”disse Sherlock agli agenti della polizia. Gli uomini in sala inizialmente erano titubanti, indecisi su cosa farsi, ma Lestrade fece cenno loro di andare e in silenzio uscirono chiudendo la porta alle loro spalle. Una volta soli, Sherlock fece accomodare tutti per spiegare loro la sua deduzione.
“Sapete cosa credo?”disse rivolgendosi alla moglie “Credo che lei non si sia scordata di mettersi la fede, ma semplicemente che abbia deciso di non mettersela, e lo sa perché? Perché è stata tradita.”disse.
“Cosa?”sbottò la moglie del presidente.
“Andiamo, non lo neghi”
“Mio marito non è un depravato”disse con un tintinnio nella voce.
“L’ha sentita?”domandò il detective.
“Cosa?”chiese la moglie incrociando entrambe le braccia sul petto.
“La sua voce. Ha tintinnato”disse.
“E con questo?”disse la donna alzando gli occhi al cielo.
“Osservi attentamente la giacca di suo marito, ai bordi del colletto si possono intravedere delle macchie di rossetto. Un rossetto, che coincide perfettamente con quello che sua figlia porta in questo momento, quindi deduco che …”
“Mio marito non ha molestato mia figlia”disse la donna alzandosi in piedi.
“A no? e come si spiega il rossetto sul colletto che coincide con quello di sua figlia” disse il detective indicando la ragazza.
“Mia figlia non è stata molestata da suo padre”protestò.
“Ne è sicura? Sa cosa credo, rivedendo i miei calcoli, che sua figlia è malata e che la persona che doveva morire era lei e non suo marito”
“Cosa sta a insinuare?”chiese la figlia del presidente.
“Si chiama disturbo della personalità. Suo marito abusava di sua figlia quando era piccola per poi rassicurarla dicendole che andava tutto bene, magari le raccontava anche la storiella della buona notte fingendo che tutto andasse per il meglio, ciò a comportato un disturbo psichico della personalità in sua figlia che l’hanno spinta ad innamorarsi di suo padre, in questo caso suo marito. Era così innamorata di lui che una sera ha cercato di andare nel suo letto, ma li ha trovati insieme e si è ingelosita, così ha cercato di avvelenarla ma non poteva prevedere l’intervento della guardia. E si è trovata con un morto indesiderato”disse il detective. Allora la moglie del presidente si voltò verso il marito.
“Hai abusato di nostra figlia?”domandò schifata.
“Be io …”provò a parlare il marito.
“Sei un mostro. Passerai la tua vita in prigione”
“No, non ti permetterò di farlo”disse la figlia gettandosi contro la madre mentre le puntava le mani al collo. Subito John si alzò per separarle. La moglie del presidente si portò due mani sul petto e cercò di riprendere fiato.
“Hai rovinato tutto”urlò la figlia alla mamma.
“Portateli via”disse Lestrade richiamando i suoi uomini. Il presidente e sua figlia vennero arrestati e portati via. Il presidente con l’accusa di pedofilia e abuso sui minori e la figlia con l’accusa di tentato omicidio e attentato alla vita di sua madre. Probabilmente si sarebbe risparmiata alcuni anni di carcere se la corte, deducendo che era malata, l’avrebbero rinchiusa in qualche ricovero per gente fuori di testa, in altre parole: in manicomio.
“Mi dispiace per sua figlia, era solo una vittima innocente di quel mostro di suo marito, senza offesa”
“Sospettavo che mi tradisse, ma non mi sarei mai aspettato che … che …”disse la moglie con gli occhi lucidi mentre fissava fuori dalla finestra l’auto della polizia allontanarsi “Avevo persino rinunciato a mettere la fede, ma lui non l’ha neanche notato”disse asciugandosi con un fazzolettino una lacrima che le scendeva dal volto.
“Solo una cosa”chiese prima che il detective uscisse dalla stanza. “Come lo ha capito”
“Dagli atteggiamenti di sua figlia ho notato un senso di colpa e dall’ irrigidirsi di suo marito, ho dedotto che veniva violentata. Ma, soprattutto: Solvente.”
“Solvente?” domandò confusa la presidentessa.
“Si, solvente. C’era odore di solvente per unghie vicino al corpo della vittima e c’era odore di solvente anche qui. Il solvente, se usato in quantità eccessiva può essere dannoso, entra nei polmoni e rischia di avvelenare la gente. Lei non portava smalto, quindi sua figlia. E poi il rossetto sulla camicia di suo marito, ha chiarito ogni mio dubbio a riguardo.”
“Lei è davvero un ottimo detective Signor. Holmes”disse la donna. Il detective sorrise e uscì fuori dalla stanza. Mentre scendeva le scale venne affiancato da John.
“Allora, come è stato il film?”chiese Sherlock.
“Interessante”disse l’amico.
“Più interessante del caso?”domandò l’ispettore.
“Potresti smetterla adesso?”domandò John.
“Di fare cosa? Io non sto facendo niente.”disse Sherlock.
“Sherlock … ”
“Sai, avevo pensato di condividere con il mio migliore amico i due unici biglietti rimasti per la partita di questa sera e invece … mi sa tanto che ci andrò da solo”
“Sei riuscito ad avere quei biglietti?”
“Ha importanza, non sei più mio amico ricordi?” disse Sherlock.
“E va bene, mi dispiace, sei soddisfatto adesso” si scusò John.
“Abbastanza” ammise il detective soddisfatto.
“Non pensavo che ti interessasse il calcio”
“Non mi interessa infatti” disse il detective voltando l’angolo.
“Ma i biglietti … la partita …”
“Quali biglietti?”
“Tu non hai quei biglietti vero? Hai inscenato tutto questo perché ti chiedessi scusa”
“Ottima intuizione Watson. Taxi?” disse Sherlock.
“Io … io non ci posso credere, sei incredibile”disse l’amico salendo sul taxi. Quando l’auto si fermò, John scese per primo.
“Vuoi che ti saluti Mary?”domandò John.
“Buona notte John”disse Sherlock impassibile. John sorrise e schiuse lo sportello dell’auto. Quando giunse davanti il 221B, mise una mano nel cappotto per prendere le sue chiavi, ma nella tasca non vi trovò nulla. Allora provò a suonare il campanello. Di sicuro Mrs. Hudson gli avrebbe aperto. Suonò più volte il campanello, ma nessuna risposta. Prese il telefono nella tasca posteriore dei suoi pantaloni e compose il numero di Mrs. Hudson. Il telefono squillò per un po’ prima che partisse la segreteria.
“Questa è la segreteria telefonica di Mrs. Hudson, se non sono in casa è perché attualmente sono da mia nipote, lasciate un messaggio in segreteria.” Disse la voce famigliare di Mrs. Hudson. Sherlock chiuse il telefono e si mise a pensare. Non poteva mica restare fuori o dormire sotto un ponte.
Andare da John Mai, soprattutto adesso che l’amico si era sposato con Mary, quella donna che lui odiava alla follia. Decide dunque di andare a casa di Molly, anche perché conosceva casa sua, e conosceva anche che la porta sul retro vicino alla scala anti incendio era difettosa. Si incamminò verso casa dell’amica. Anche Molly, che aveva appena finito il suo turno si dirigeva verso casa. Una volta giunta davanti al suo appartamento aprì la borsa alla ricerca delle chiavi. Quando le trovò le infilò nella serratura e ruotò due volte in senso orario per aprire la porta. Sentì subito un rumore provenire dalla cucina. Senza pensarci due volte appoggiò la borsa a terra e richiuse la porta molto delicatamente. In fine afferrò un vaso nelle vicinanze e si diresse con cautela dietro il muro che permetteva l’accesso alla cucina. Quando vide una figura losca e oscura avvicinarsi a se, si gettò in avanti e colpì l’aggressore con forza alla testa. L’uomo cadde accasciandosi al terreno.
Molly accese la luce e rimase senza parole nel scoprire chi era il famigerato “ladro” che era entrato in casa sua.
“Sherlock? Che ci fai in casa mia?”
“Ma sei impazzita?”domandò lui tossendo.
“Tu ti intrufoli in casa mia e io sarei quella pazza? O si, ha perfettamente senso.”
“Stavi per caso cercando di uccidermi?”disse mettendosi in piedi.
“Pensavo fossi un’ aggressore”si giustificò lei.
“Avresti potuto controllare”disse lui.
“Entrare dalla porta come persone normali no?”
“Non sarebbe nel mio stile”
“Ovviamente. Hey, ma sei ferito?” disse lei notando un piccolo taglio sul suo zigomo sinistro.
“Sto bene”disse barcollando il detective. Molly cercò di riafferrarlo e tirarlo su per le braccia.
“Oh, si certo come no”disse e lo trascinò fino al divano.
“Sto bene”
“Sta seduto Sherlock.”disse lei mentre si toglieva il cappotto e rilegava i capelli, per poi chinarsi accanto a lui per togliergli il cappotto scuro, sfilandoglielo delicatamente dalle braccia. Quando ebbe finito, appese il cappotto all’ appendi abiti e si diresse in bagno per prendere la piccola valigetta verde del pronto soccorso che teneva nel ripostiglio in basso sotto il lavandino. Quando tornò da Sherlock notò che stava cercando di rialzarsi.
“Cosa hai intenzione di fare?”domandò lei fermandolo.
“Io … no, non … io…”
“Shhh … siediti. Vuoi qualcosa da mangiare?”chiese lei e lui annuì facendo cenno di no. “Devi mangiare qualcosa”
“Non ho fame”
“Preferisci una tazza di te caldo”
“Andrebbe meglio, grazie”disse lui.
“Aspetta, torno subito”disse lei alzandosi e dirigendosi i cucina. Mise l’acqua sul fuoco e mentre bolliva ritornò a controllare il suo “paziente” .
“Come va la testa?”chiese accarezzandogli la fronte.
“Meglio”rispose lui. Molly si voltò e aprì la scatolina del pronto soccorso che aveva posato sul tavolino e imbevette un po’ di cotone con del disinfettante. Afferrò il volto di Sherlock e premette delicatamente il cotone sul volto del detective. Quando posò il cotone sul suo zigomo, Sherlock sussultò.
“Sta fermo”disse Molly.
“Brucia e fa male”rispose lui.
“Non fare il bambino adesso” disse Molly riavvicinando il batuffolo di cotone.
“Non sono un bambino”
“Con questo atteggiamento dimostri di esserlo”disse Molly.
“Cerca di essere più delicata”
“Mi spieghi come faccio ad essere delicata se tu continui a muoverti?”disse Molly. Sherlock sbuffò e lei sorrise.
“Ti diverte vedermi soffrire?”domandò lui incarnando un sopracciglio. Il gesto gli fece male provocandogli un po’ di dolore, ma cercò di ignorarlo perché non voleva farsi dare del bambino ancora da lei.
“Un pochino”disse Molly sorridendo. Caspita se era carina quando sorrideva. “Vado a prendere il te, tu resta qui”
“Faccio io, tranquilla sto bene. Tu occupati pure delle tue cose.”disse lui rimettendosi in piedi.
“Sei sicuro?”chiese lei incerta.
“Sicurissimo”
“Okay, è tutto in cucina. Io vado a fare una doccia, serviti pure, emh … fa come se fossi a casa tua”disse Molly allontanandosi. Sherlock piombò in cucina e si diede un’occhiata intorno osservando ogni piccolo particolare della vita e della casa dell’amica. Molly intanto aveva chiuso la porta a chiave e aperto il getto dell’acqua. Era bollente e l’aiutò a rilassarsi. Quando ebbe finito, si avvolse nell’enorme asciugamano caldo e uscì fuori dalla doccia. Notò di aver scordato la biancheria. Aprì la porta con cautela e spiò facendo attenzione a non essere scoperta. Notò una luce in cucina, allora sgattaiolò veloce verso la camera da letto. Entrò e accese la luce. Rimase a bocca aperta quando notò che Sherlock era al centro della camera a petto scoperto con addosso solo i pantaloni. Notando la luce accesa,il detective si voltò e rimase immobile senza dire una parola scrutandola. Molly si sentiva tremendamente a disagio in quel momento. Le sue guancie cominciarono a tingersi di un rosso molto acceso, che rendevano la sua carnagione ancora più bella e il suo volto ancora più gradevole. Sentiva il suo battito in accelerazione e cercò di mantenerlo regolare, perché sapeva che se ne sarebbe accorto, lui notava sempre tutto.
“Pensavo fossi in cucina”disse lei.
“Non ti ho detto tutto. Prima intendo”
“Per tutto intendi …”
“Sono rimasto chiuso fuori e ho bisogno di un posto per dormire. Ti dispiace se usurfruisco del tuo letto? Il divano è, senza offesa, piuttosto scomodo a mio modesto parere”
“Quindi io dovrò dormire sul mio divano piuttosto scomodo”
“Non essere sciocca, il letto è abbastanza grande per entrambi”
“Intendi che dormiremo insieme?”domandò lei.
“Mi sembra ovvio. Perché sei così sorpresa, non hai mai visto un uomo nudo?”domandò lui come se niente fosse.
“B-be … in laboratorio ne vedo tanti di morti, voglio dire uomini morti, sono sempre uomini … scusa hai detto nudo?”farfugliò lei balbettando. La conversazione la metteva nettamente in imbarazzo questo era evidente.
“non ho il mio pigiama”si giustificò lui.
“Emh… okay, concedimi un minuto”
“Per riprendere fiato? Mi sembri agitata”
“Per vestirmi”disse lei mentre afferrava al volo la prima vestaglia nel cassetto e si dirigeva di corsa in bagno. Quando chiuse di nuovo la porta sentì che le sue gambe non reggevano più il peso del suo corpo e cadde a terra in ginocchio. Respirava a fatica e stringeva la mano con forza attorno al suo asciugamano. Dopo essersi messa la biancheria, notò la vestaglia che aveva preso. Accidenti. Era un completo di lingerie francese che gli aveva regalato una sua cara amica, molto sexy. Non lo aveva notato quando lo aveva preso. Uscire in reggiseno e mutande la imbarazzava, ma uscire con quella roba addosso ancora di più. E se lui si facesse strani pensieri, se pensasse che ho fatto tutto questo per lui, per impressionarlo?
Pensieri agghiaccianti si fecero spazio nella sua mente e ciò la mise ancora di più in imbarazzo. Sospirò e dandosi coraggio si mise la vestaglia in pizzo rossa trasparente e uscì. Era molto scollata con delle piccole bretelle e la gonna le arrivava pochi centimetri sotto il sedere. Si osservò allo specchio agitata, ma per la prima volta in vita sua si sentì comoda. Quell’indumento, per quanto trasgressivo e provocante fosse, la rendeva sicura, determinata e, cosa fondamentale, la faceva sentire bellissima. Quando uscì dal bagno aveva ancora con se l’accappatoio bagnato. Entrò in camera come se niente fosse. Non rivolse nemmeno un misero sguardo a Sherlock e si diresse verso il cesto dei panni sporchi. Lo aprì e si chinò per riporvi dentro l’accappatoio. Sherlock era seduto sul letto, completamente nudo e avvolto da un semplice lenzuolo bianco. In mano teneva un libro che abbassò appena Molly entrò nella stanza. Non aveva mai fatto caso a lei. O meglio, ci aveva fatto caso, ma non aveva mai pensato a lei come una donna dannatamente mistica e attraente. Gli enormi maglioni e camici bianchi che indossava in ufficio nascondevano la sua fisicità e le sue morbide curve. Faticava a concentrarsi sulla lettura con lei in quella stanza. Ma fu abbastanza veloce da spostare i suoi occhi dal suo corpo al libro appena lei si voltò.
“Ti dispiace se … ”provò a dire Molly avvicinandosi al letto.
“E’ il tuo letto Molly, non fare complimenti”disse lui fingendo di leggere.
“Hey, ma quella è la mia agenda”disse lei notando cosa stava leggendo.
“Si, l’ho capito anche io. Hai una bella grafia, per lo meno è leggibile, non come quella di John,dove sono sicuro che neanche un esperto di geroglifici riuscirebbe a decifrare” disse lui parlando veloce e spedito. Molly si sentì confusa.
“Non hai molto da leggere sono solo numeri di telefono, orari di lavoro e vari appuntamenti” disse lei.
“Me ne sono accorto infatti”disse lui “Ecco tieni”concluse passandogli il suo telefono.
“E’ il mio cellulare, che cosa ci faccio con questo?”domandò lei ancora più confusa.
“Chiama e disdici con tutti”disse Sherlock come se niente fosse.
“Cosa? E perché dovrei?”
“Perché è inutile sprecare il tuo tempo con idioti del genere fidati. Ti conviene capire subito con chi hai a che fare e smetterla con i giochetti del genere tira e molla, perché tanto non funzionerà. Quindi risparmiati una seduta di gelato e fazzolettini e rompi con tutti loro”
“Sei impazzito per caso?”domandò Molly. Quella domanda lo stupì, non era infatti la reazione che si aspettava.
“Come sarebbe chiama e rompi con tutti. Non solo detti leggi tutti i giorni sul mio posto di lavoro e adesso anche sulla mia vita sentimentale. Come ti permetti. Ti ricordo che sei mio ospite, quindi mostra un po’ di rispetto, non toccare le mie cose e leggere le mie agende senza permesso è chiaro?” domandò lei furiosa.
“Stavo solo cercando di evitarti dispiaceri inutili.”
“Gli unici dispiaceri sono quelli che mi procuri tu e se vuoi proprio saperlo si piango sempre, ma non lo faccio per le mie storie d’amore finite male, lo faccio per il modo in cui mi tratti ogni giorno. Sei una persona orribile.”disse lei e con rabbia uscì dalla stanza sbattendo la porta. Si sedette sul divano e scoppiò a piangere come faceva sempre a causa sua. Aveva quasi smesso quando suonò il telefono. Lo prese in mano e guardò il monitor. Era un messaggio.

Torna in camera. SH

Lei prese il telefono e lo sbatté sull’altro lato del divano facendolo rimbalzare sui cuscini. Ancora un altro messaggio.

Approfitti del fatto che sono nudo. Guarda che vengo a prenderti comunque. SH

Non rispose. Un altro messaggio.

Non ignorare i miei messaggi. Rispondi. SH

Stai per ricadere nel vortice della depressione per caso? SH

A quel messaggio, scattò qualcosa in Molly e subito si rimise in piedi e corse con rabbia verso la sua stanza, spalancò la porta ed entrò.
“Hai acquistato il buon senso vedo”disse lui. Molly senza dire una parola gli si avvicinò tirandogli un forte schiaffo sul volto lasciandogli un segno ben evidente. Lo sentì gemere per il dolore e la sua ferita riaprirsi. Subito si sentì in colpa.
“Mi dispiace, non avrei dovuto tirarti quello schiaffo scusa” stava quasi per scendere dal letto e correre in salotto per riprendere la cassetta del pronto soccorso quando lui la fermò afferrandola per un braccio. Il tutto fu molto veloce e poi molto lento. La voltò con uno scatto deciso verso di le e poi con delicatezza le afferrò il volto e avvicinandola a se la baciò con passione. Molly esitò per qualche istante, ma poi si sciolse nel suo bacio. Sentì la sua lingua esplorare ogni centimetro della sua bocca e gliela succhiò con la sua. Sherlock la sentì gemere delicata nella sua bocca e ciò gli diede un senso di potere e desiderio ancora più forte e intenso. La strinse a se se con le mani le sollevò la camicia da notte accarezzandole le curve morbide e perfette del suo sedere. Con un gesto fluido gliela sfilò e riprese subito a baciarla. Lei lo afferrò per i capelli. Sherlock adorava quel gesto, amava essere toccato in quel punto. Con forza se la portò in grembo. Molly poteva sentire la sua erezione pulsare contro il suo sesso e la passione e il desiderio crescere in lui. Con le mani, Sherlock le afferrò il gancetto del reggiseno e glielo sfilò svelto. Molly affondò le unghie nella carne di Sherlock e crebbe di essere in paradiso, cullata dalle sue braccia. Si distese con un fremito. Sherlock, senza staccare le labbra dalla sua pelle scese sul suo collo e lasciò un infuocata scia di baci che andavano dalle sue labbra, al suo collo fino al suo seno. Con la mano le accarezzò un capezzolo ormai turgido e lei emise un gemito di passione. Scese baciandogli il perfetto ventre piatto fino ad arrivare al bordo del suo intimo. Con decisione e delicatezza le sfilò l’intimo facendolo cadere a terra. Poi, risalì per baciarla sulle labbra e lei sentì la sua passione riempirla. Molly, incapace di fermarsi, gettò un gemito molto forte e passionale. Lui cominciò a spingere in lei, prima delicato, poi sempre più deciso ed esperto. Molly cercò di riacquistare il suo buon senso e iniziò a scuotere il capo frenetica.
“Asp… petta …. Ti … prego …” provò a sussurrargli, ma aveva il fiato corto e le mancava la voce.
“Sherlock … no, fermo … aspetta …”disse lei.
“Perché? Ti voglio”disse e si avventò sul suo collo. Quel contatto la fecero sobbalzare e gemere.
“Magari questa sera, ma … ma domani … un’altra donna. ”balbettò lei.
“Io. Voglio. Te. Nessun altro.” Disse lui con voce roca e sensuale. Lei sussultò e quelle parole la emozionarono ancora di più. Non gli disse niente e lui si chinò a baciarle le labbra e stuzzicarla con la sua lingua. Lei lo accolse al meglio, incarnando la schiena e muovendosi come poteva, fino a che entrambi non raggiunsero insieme le vette del piacere.
“Sherlock”urlò lei, mentre lui sprofondava il suo capo tra il collo e la spalla di lei con un sospiro.

Il mattino seguente …
Sherlock si svegliò con la schiena di Molly incollata al suo petto. Con delicatezza le scostò i capelli dal suo collo e si chinò per baciarglielo.
“Buon giorno”disse Sherlock accorgendosi che si stava svegliando. Molly sospirò e sorrise, per poi voltarsi in direzione di Sherlock.
“Ciao”disse lei con un sospiro.
“Senti dolore? Sembri stanca”disse lui.
“Sono esausta e adesso mi tocca anche andare a lavoro”
“Resta”disse lui chinandosi su di lei.
“Mi piacerebbe”disse lei scostandosi di lato per schivare il suo bacio. “Ma non sarebbe corretto nei confronti dei miei colleghi”
“loro lo fanno in continuazione”
“E vero, ma è anche vero che se loro mancano non sono indispensabili, mentre la mia mancata presenza potrebbe comportare seri danni al mio lavoro”
“No, la tua mancata presenza potrebbe comportare dei seri danni a me”disse Sherlock.
“Sherlock dico sul serio”
“Anche io” disse lui con un sorriso e lei lo ammonì con uno sguardo, ma poi si sciolse e sorrise.
“Magari altri cinque minuti”
“Magari un’altra mezzora”
“Non esagerare”
“Scusa, mi dispiace per ieri sera, non era mia intenzione farti innervosire il fatto è che …”
“Sei tremendamente fastidioso e sai di esserlo”
“Ero tremendamente geloso il che è diverso.” Disse lui serio e lei scoppiò a ridere.
“Si certo come no”disse lei.
“Sono serio. Non costringermi ad arrabbiarmi sai”disse lui avvicinandosi a lei.
“Puniscimi”disse lei con un sorrisetto malizioso in volto.
“Con molto piacere”disse lui e con un balzo svelto e fluido si chinò su di lei e la baciò con passione, ricominciando da dove avevano interrotto quella scorsa notte.

FINE

Angolo dell'autrice:
E' la prima storia che creo su Sherlock e Molly e li adoro, ci h impiegato tre giorni per scriverla. Forse vi sembrerà banale e patetica, ma prometto che cercherò di perfezionarmi scrivendone tante altre. Spero vi sia piaciuta nonostante tutto. Ciao a tutti allora e grazie per aver letto. Image and video hosting by TinyPic

   
 
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