Ci troviamo sulla penisola di Kyra, un luogo splendido, dove la gente è ospitale e la natura incontaminata e ricca di piante rigogliose e colorate. In una parte della penisola vicino ad uno strapiombo, infondo al quale si trova un piccolo fiume, Leolio e Kurapika stanno aspettando i loro compagni (Gon e Killua) che dovrebbero tornare da un giro esplorativo della zona quando, ad un certo punto, un uomo si avvicina a loro. «Finalmente ti ho trovato, ragazzo dagli occhi cremisi!», dice lo straniero. «Tu chi sei e che cosa vuoi da noi?», gli domanda Leolio. «Mi chiamo Moran e sono un cacciatore di tesori. Quello che voglio sono gli occhi cremisi del ragazzo biondo.». «E pensi che ti lascerò agire senza far niente?», gli dice Leolio mettendosi difronte all'amico per proteggerlo. «Leolio, non c'è bisogno che ti metta in mezzo. Sono in grado di difendermi benissimo da solo!», gli dice Kurapika a bassa voce. «Lo so, ma se si può evitare di combattere è meglio.», replica l'uomo allo stesso tono. Intanto, il cacciatore si avvicina a passo svelto verso i due amici. «Se avete finito di parlare tra di voi, io riscuoterei quello per cui sono venuto.» «Puoi scordartelo!», urla Leolio prendendo le difese dell'amico e spingendolo lentamente indietro. Tuttavia, non fa in tempo a rendersi conto di avere indietreggiato troppo che «Leolio!», una voce lo chiama da dietro. Voltandosi, vede che Kurapika sta per cadere nel precipizio. Allunga il braccio per afferrargli la mano che, sfortunatamente, manca. «KURAPIKA!!», grida Leolio, anche se serve a poco, perché non può fare altro che vedere il suo amico precipitare nel vuoto. «Maledetto idiota!!», urla il cacciatore a Leolio. «Per colpa tua ho perso uno dei tesori più preziosi al mondo!! Ma forse, non è tutto perduto... ». E dicendo questo se ne va. Leolio rimane pietrificato sull'orlo dello strapiombo con ancora in testa l'immagine terrorizzata degli occhi cremisi del ragazzo mentre precipita nel dirupo. «... i suoi occhi... », dice, e d'un tratto si ricorda delle parole del cacciatore “...forse, non e tutto perduto...”. «Già, gli occhi! Kurapika è in pericolo! Se quel pazzo lo trova è finita!». E, con tutta la forza che ha in corpo, si precipita in una folle corsa contro il tempo per salvare il suo compagno dalle manie di ricchezza di quel cacciatore. Arrivato sulla riva del fiume quasi senza fiato, inizia a cercare, nel punto del presunto impatto, il corpo del ragazzo, con la speranza che Moran non l'abbia già trovato. Sconfortato per la fallita ricerca, volge lo sguardo verso l'acqua dove vede, trasportata dalla corrente, una scia di sangue provenire da più avanti; la segue e trova il corpo privo di sensi di Kurapika. “Fortunatamente è ancora vivo anche se gravemente ferito... Non me lo sarei mai perdonato se fosse morto...”, dice tra sé e sé. Nello stesso istante si sentono delle voci provenire dall'alto. «Kurapika! Leolio!». A chiamarli sono Gon e Killua che, preoccupati per non vederli, hanno cominciato a cercarli. «Gon, Killua! Siamo quaggiù!», grida Leolio. «Non muovetevi, adesso vi raggiungiamo!», gli risponde Gon. «È meglio andar loro incontro.», dice Leolio. E, prendendo in braccio Kurapika, comincia a percorrere la riva a ritroso. Sfortunatamente, lungo la strada si imbattono nel cacciatore di tesori che, ovviamente, punta ancora agli occhi cremisi del ragazzo. «E così, ci rincontriamo. Forza, consegnami quel ragazzo senza fare storie!». «Ti ho già detto di scordartelo! Non lo lascerò mai ad un pazzo come te!», replica Leolio stringendo a sé il corpo dell'amico. «Ah, è così? Allora dovrò farti fuori!». Detto questo, estrae dal suo fodero una spada d'acciaio lucente e si dirige a tutta velocità verso Leolio. Il ragazzo schiva tutti gli attacchi, finché all'ultimo, inciampando all'indietro, perde la presa di Kurapika che rotola lontano da lui. Moran, sogghignando, si avvicina al ragazzo svenuto puntandogli l'arma al viso, vicino agli occhi. È sul punto di trafiggerlo quando qualcosa lo colpisce da dietro e, dalla sorpresa, la spada gli sfugge di mano ferendo Kurapika all'occhio destro. «Lascialo stare, non lo devi toccare!», dice Gon mentre ritira la sua canna da pesca. «Ragazzino, come ti sei permesso di colpirmi?!», grida Moran. «Questa me la paghi!».