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Autore: thegreenminstrel    20/06/2014    2 recensioni
Dal Prologo:[...] “Sono affascinante, ammettilo. Stai praticamente sbavando.”
Lo odio.
“Preferisco gli uomini ai ragazzini, e possibilmente quelli con più di un neurone nel cervello.” ribatto piccata mentre sento le guance e le orecchie andare in fiamme.
“Tzè, ma se non hai nemmeno mai avuto un ragazzo...scommetto che sei ancora vergine.” Non riesce proprio a togliersi quel sorriso beffardo dalla faccia, l'unica soluzione sarebbe spaccargliela. [...]
Dal Primo capitolo:[...]“Wow, sei davvero un'icy girl, una Ragazza di ghiaccio.”
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Eleonora è in guerra, il suo nemico si chiama Simone Trono... Lui è affascinante, con un fisico da paura, e ovviamente è stronzo, come ogni bad boy che si rispetti. Quanto a lei...beh, è tutta un'altra -e a volte triste- storia. Ma è così per tutte le secchione "sfigate", almeno così crede. E se ci si mettessero di mezzo una vecchia conoscenza, una festa clandestina sulla spiaggia e delle stupide ripetizioni di latino pomeridiane? Tutto può essere messo in discussione. Diamo inizio alle danze!
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Avventure e disavventure di una liceale e del suo peggior nemico :)
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Prologo

Nemici per la pelle

“Siete all'ultimo anno, ci aspettiamo il massimo dell'impegno da parte vostra.” tuona la professoressa di latino contro la classe dopo aver assistito, impotente, alla prima interrogazione di Simone Trono degna di un bello zero sul registro: dico io, come fai ad essere in terza liceo* e non sapere ancora che complemento esprima il caso genitivo? Sarò pure la secchiona petulante della classe, ma è la pura verità “Ti do sei, Trono, solo perché mi stai simpatico.”

Tipico della Fanti elargire voti positivi a chi le aggrada di più, nonostante le sue noiose ed inutili ramanzine. Quest'anno poi ha una simpatia particolare per quel gruppo di idioti capitanati da Trono, forse perché hanno un certo fascino da cattivi ragazzi, o forse perché sono dei malati di calcio proprio come la prof oppure perché le fanno pena. Forse tutti questi fattori insieme.

Simone intanto ringrazia la professoressa con il suo solito tono mellifluo e torna al proprio posto accanto a Pietro che ridacchia divertito come a dire è fatta anche stavolta. I due si battono il cinque.

“Non così in fretta, voi due. Trono, ti metto sei nel registro solo se il tuo prossimo voto sarà positivo sul serio...”

“Prof, lo giuro solennemente.” Annuncia Simone molto teatralmente portandosi una mano al cuore. Oh sì certo, come no: sono quattro anni che riesce a venire promosso così, promesse su promesse di miglioramento, ma intanto non ha mai preso una sufficienza né in greco, né in latino, né in fisica, né in matematica. Chissà come mai però al recupero fila tutto liscio...dovrebbero controllare che tutti consegnino i propri cellulari e che nessuno abbia, oltre al proprio, l'i-phone del fratello in tasca.

“Guarda che non mi freghi, devi prendere ripetizioni, ragazzo mio, o non ti faccio ammettere nemmeno all'esame.” Lo minaccia la Fanti bonariamente “Perché non ti fai aiutare da Eleonora? Abitate nello stesso palazzo.”

Sento un brivido percorrermi la spina dorsale, non oso alzare la testa, fingendo di non aver sentito. Ecco la sfiga di abitare nello stesso quartiere della tua professoressa di lingue classiche: sa tutto di te.

“Io non prendo ripetizioni da quella!” esclama schifato, causando le risate della classe.

“Trono, non fare il cretino. Te lo sto chiedendo seriamente.” dice brusca la prof.

“Anch'io sono serio quando le dico di non volere l'aiuto di quella.”

“Ora basta, Simone. Chiedi subito scusa ad Eleonora.” ringhia la Fanti.

“Col cazzo, non sono un bambino.” Sfacciato, prepotente, egocentrico, volgare e stupido: ecco a voi le cinque sfumature di Trono. Non lo sopporto, la mia bile sta facendo le capriole per la rabbia.

“Allora vatti a fare un giro.”

“Ci mandi la Minghetti piuttosto, farebbe un favore al genere umano se le chiedesse di partire e di non tornare più.”

 

Ho dato del coglione a Simone davanti a tutti appena un secondo dopo la sua uscita geniale su di me, e anche se ora sono davanti all'ufficio del preside proprio insieme al coglione, sono felice di averglielo detto in faccia una volta per tutte. Pure il litigio spettacolare scatenatosi subito dopo non mi è dispiaciuto: ora sa quanto lo odio. Se ci penso mi viene quasi da ridere.

“Ti sto rovinando la reputazione, secchiona.” dice ad un certo punto Simone passandosi una mano tra i capelli castani, la testa piegata all'indietro contro il muro.

Per un attimo rimango incantata dal suo pomo di Adamo che va su e giù lungo la sua gola e dal suo naso perfettamente dritto, quando lui mi lancia un'occhiata di sottecchi e ridacchia.

“Sono affascinante, ammettilo. Stai praticamente sbavando.”

Lo odio.

“Preferisco gli uomini ai ragazzini, e possibilmente quelli con più di un neurone nel cervello.” ribatto piccata mentre sento le guance e le orecchie andare in fiamme.

“Tzè, ma se non hai nemmeno mai avuto un ragazzo...scommetto che sei ancora vergine.” Non riesce proprio a togliersi quel sorriso beffardo dalla faccia, l'unica soluzione sarebbe spaccargliela.

Sapere che sa queste cose su di me solo perché abita sul mio stesso pianerottolo mi manda in bestia; vorrei solo che sparisse dalla faccia della Terra, o che almeno non notasse che, mentre lui passa il weekend ad ubriacarsi a feste varie, io me ne sto a casa ad accarezzare il mio gatto davanti all'ultimo episodio di Pretty Little Liars. Non vado fiera della mia misantropia e asocialità, d'altronde sono proprio le persone come lui ad avermici condannato, non facendomi partecipare a nulla per via della mia media scolastica.

“Sei un supponente del cazzo.” mi limito a dire stringendo i pugni lungo i fianchi.

“Brava, dacci dentro con le parolacce. Oggi sei proprio in vena.”

“Piantala, per favore.”

Lui fa spallucce e volta lo sguardo da un'altra parte. Neanche a farlo apposta, in quel momento esce dal suo ufficio il preside accompagnato dalla vice preside e la professoressa Fanti. Tutti e tre hanno l'aria piuttosto minacciosa e portano in mano una copia delle nostre cartelle scolastiche. La nostra prof ci fa segno di accomodarci dentro.

“Non mi sarei mai aspettato di vederla qui, signorina Minghetti.” dice grave il preside, sedutosi dall'altro lato della scrivania accanto alle altre due. Simone abbozza un sorriso maligno, intercettato subito dallo sguardo dei tre “Invece lei, Trono, temevo che l'avrei rivista presto. In entrambi i casi non c'è di che stare allegri.”

Il cuore mi batte a mille: io non sono mai stata nell'ufficio del preside, non ho nemmeno mai preso una nota disciplinare dai tempi dell'asilo. Perché questo deficiente deve sempre rovinare tutto?

“Ho sentito quello che è successo.” Il preside si leva gli occhiali e li posa sul tavolo “Non tollero che in una scuola non ci sia rispetto per i propri compagni o per chiunque altro coinvolto nell'esperienza scolastica. Esigo educazione ed un comportamento adeguato, pena una dura punizione.”

Deglutisco. Mentre io sto sudando freddo quel deficiente accanto a me non sembra nemmeno ascoltare le parole del nostro interlocutore con quella sua espressione da io-sono-il-dio-in-terra-inginocchiati-di-fronte-a-me. È anche questa sua impassibilità ad attrarre il mio sguardo su di lui, che è bello e superiore ad ogni cosa. Vorrei tastare la consistenza di quelle labbra e picchiarlo nello stesso momento.

“...quindi la punizione è questa. Due volte a settimana vi fermerete a scuola insieme per studiare.”

Sbarro gli occhi sconcertata.

“Che cosa?! No, col cavolo, ho diciotto anni e non può costringermi qui dentro con lei.” esclama terrorizzato Simone, alzatosi in piedi.

“Molto bene, puoi scordarti il mio voto per la tua promozione agli scrutini di maggio.” si intromette la professoressa Fanti.

“Questo è ricatto!” mi ritrovo a dire sconcertata.

“Tu taci, per te vale la stessa cosa, cara mia.” mi interrompe la prof e prima che io possa aprire bocca per scusarmi, Trono esce dalla stanza sbattendo la porta sotto gli sguardi increduli di tutti “Simone, torna qui!”

“Eleonora, va' con lui. Ne riparliamo meglio domani mattina prima delle lezioni.” Il preside sospira con aria grave e mi indica la porta.

“Arrivederci.”
Mi fiondo fuori alla velocità della luce, sperando di riuscire a parlare con quell'idiota per qualche minuto e chiarire le cose tra noi. Peccato che quando arrivo all'uscita, lui è già in sella alla sua Ducati nera pronto a sfrecciare via.

“Ehi, Simone, aspetta!”

Come non detto, il tempo di dirlo e lui sfreccia già tra le auto in coda lungo la strada, diretto chissà dove. Deficiente.

 

Chiudo finalmente il libro di latino dopo aver passato l'intero pomeriggio a studiare Tacito e compagnia bella per l'interrogazione di domani. Allo stato attuale sono talmente depressa che l'unica cosa in grado di tirarmi su sarebbe guardare Mean Girls con mia madre sorseggiando una tisana ai frutti rossi, tuttavia non mi pare il caso, dato che la storia successa a scuola l'ha parecchio irritata e, se non fosse intervenuto mio padre a mediare tra noi, sarebbe successa la terza guerra mondiale.

Sospiro e poso la testa sul cuscino del mio letto.

Chissà dove si sarà cacciato Trono, non ho visto la sua moto giù nel retro né l'ho sentito arrivare come sempre verso le nove dopo l'allenamento di calcio. Sua madre, al contrario, l'ho sentita eccome: sbraitava con il marito riguardo la maturità del loro intelligentissimo figlio minore, probabilmente il preside avrà chiamato a casa come ha fatto con i miei. Un po' mi dispiace sia così immaturo.

Miele, il mio gatto, sale sul letto e si accoccola contro il mio ventre, regalandomi una piacevole sensazione di tepore. Gli carezzo la testa e lui, in risposta, comincia a fare le fusa.

“Eleonora, puoi portare giù la spazzatura?” grida papà dal salotto. Sbuffo: se mi rifiuto, mia madre mi uccide davvero. Pigramente esco dalla mia tana in tuta azzurra e pantofole fucsia a forma di maiale, tanto a quest'ora non c'è mai nessuno in giro.

Afferro il sacchetto puzzolente di umido sull'uscio di casa e scendo le scale per andare in garage. Come sospettavo, non c'è nessuno che possa ammirare la mia mise casalinga a parte la signora Orfini intenta a dare da mangiare ai gattini del quartiere, ma è orba al punto che una volta mi ha scambiato per il postino.

“Buonasera.” la saluto.

“Buonasera, buonasera.” risponde con un sorriso sdentato.

Sto aprendo il cancello dell'isola ecologica del condominio, quando qualcuno mi afferra per il polso e mi trascina malamente dietro ad una monovolume.

“Cosa stai facendo qui?!” esclamo una volta trovatami faccia a faccia con Simone, ancora con il giubetto da moto addosso.

“Mi serve un favore, me lo devi dopo quello che è successo oggi.” dice a bassa voce piuttosto perentorio.

“Scordatelo.” Faccio per allontanarmi, ma lui mi tiene stretto il polso in una morsa. I suoi occhi verdi brillano nel buio e mi guardano con una tale tenerezza... “Accidenti, spara.” sbotto contrariata con me stessa per averglielo chiesto.

“Ho bisogno di un posto dove dormire.” ammette con fatica.

“Non puoi dormire a casa tua come i comuni mortali? Tua madre non ti ha cacciato di casa.” ribatto acida. Mi sta facendo perdere fin troppo tempo.

“Non mi va di tornare a casa.”

“Allora va' da uno dei tuoi amiconi. Per tutto questo tempo non hai mai avuto bisogno di me, perché dovresti averne ora?”

Simone resta in silenzio e alza gli occhi al cielo, le labbra strette per trattenersi dal sputarmi in un occhio, suppongo. Prende un grosso respiro, chiude gli occhi per raccogliere un attimo le idee e finalmente parla: “Stavolta ho bisogno di te, non sono cazzi tuoi il perché. Tu aiuti sempre tutti, soffri della sindrome da crocerossina, fallo anche con me.”

“Oggi mi hai trattata come una merda quando non lo meritavo. Ho il diritto di non aiutarti.” ribatto con ovvietà.

“Hai ragione, ti chiedo scusa.” Ho un tuffo al cuore. Simone Trono, lo stesso stronzo che oggi mi ha umiliata davanti a tutta la classe, che mi ha sfottuto fino allo sfinimento, che non mi ha mai nemmeno considerata un essere umano mi sta chiudendo scusa? Devo essermelo immaginato “Hai capito, mi sto scusando.” conferma lui tenendo gli occhi bassi.

Sospiro e mi rigiro tra le dita una ciocca di capelli dorati, indecisa sul da farsi: mi sento come quando, durante le verifiche di trigonometria, devo scegliere tra due opzioni che, a verifica corretta, si rivelano entrambe sbagliate perché la risposta esatta era la terza. Tanto vale scegliere il male minore.

“E va bene, ma non farti vedere dai miei per nulla al mondo.”

Angolino autrice
Siamo solo agli inizi ed è ancora presto per capirci qualcosa... hope you enjoy the story! :)

*La terza liceo corrisponde, in un liceo classico, al quinto ed ultimo anno di superiori.

  
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