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Autore: LadyBracknell    20/06/2014    1 recensioni
Perché non era spaventata?
Più la stretta sui suoi fianchi sinuosi si faceva profonda, più desiderava sentire ancor di più quelle dita su di sé... E il suo desiderio non tardò ad essere esaudito.

FanFic ispirata alla breve scena del numero cinque dei Minutemen, durante il ricevimento del matrimonio di Sally Jupiter.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Edward Blake/Il Comico, Sally Jupiter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Vi dichiaro marito e moglie."

Scroscianti applausi di fronte a un evento che poco aveva di genuino. Ma nessuno sapeva, o forse sì.
Un modo per proteggersi, la chiacchera più diffusa fra le panche legnose della chiesa ridondante di bianco. Quel bianco che non aveva certo il corpo di lei, giustamente avvolta in un elegante abito verde.
Differente da tutti, fin dall'inizio. Ovvia la smania di apparire sicura, consapevolmente bella e desiderata anche dai più insospettabili. Sicuramente anche le dita del Pastore fremevano di scorrere con voluttà su quelle spalle bianche e scoperte.
Lei sorrideva al pensiero e nessun rimorso si mostrava sul suo volto quando uno sguardo più acuto solleticava l'uomo in tunica, il quale si appellava al perdono del Signore per non essere riuscito a redarguirla con uno sguardo secco di rimando e un groppo di saliva gli aveva fatto sussultare la gola improvvisamente assetata.
E il bacio troppo candido per una donna così suggellò il patto.
Davanti al Signore, non si può mentire: la pena sarà enorme e gli Inferi mangeranno la carne del peccatore.
Sorriso.
L'Inferno l'aveva già presa. L'aveva presa quando si era messa le autoreggenti. L'aveva presa quando aveva contribuito alla morte di uomini. E l'avrebbe presa, ancora e ancora.

Lo schifo.
Troppo bianco, troppa eleganza.
Ma quando è che si beve? Era il contentino promessogli dagli altri Vigilanti.
Si sa, ai matrimoni si hanno litri di alcol a gratis della miglior qualità.
Uno sbadiglio.
I suoi occhi scuri si erano persi nella carezza avida di quelle braccia che si tendevano verso il mingherlino ingessato davanti a lei.
Lui l'avrebbe avuta. Lui. Un occhialuto sfigato.
Lui avrebbe baciato le sue labbra più e più volte.
Lo schifo.
Tutta una facciata.
Non avrebbe mai protetto Sally. L'unica cosa che avrebbe potuto fare di concreto per lei, sarebbe stato scaldare la minestra a cena.
Non era difficile capire chi avrebbe indossato i pantaloni.
Risata.
Un'occhiataccia.
"Vaffanculo!"
Incastrò con rabbia il sigaro fra i denti e il fumo puzzolente si amalgamò con l'incenso che ancora galleggiava sopra le loro teste.

I loro occhi non si erano mai incontrati. La farsa era stata perfetta e tutti avevano pensato che il loro amore fosse sincero.
Erano i loro pensieri che si erano sfiorati. Sicuramente.
I ricordi.
E quelle mani ruvide e animalesche che con troppa dolcezza scorrevano sui fianchi cinti da un corsetto nero.
Quelle dita che stringevano con maleducata forza uno dei flûte di champagne, accostandolo alla bocca fumosa.
Blake trangugiò l'ennesimo sorso di spumante francese.
"La sposa!" Sguaiata risata.
"Eddie, ti prego." lei si stava sistemando una ciocca ribelle. Non poteva mostrare un difetto.
Gli occhi del Comico bruciavano nei laghi color smeraldo e una cascata di calore la invase. Un'imprecazione le urlò nella testa.
Il ghigno si spense solo per accogliere il quinto flûte, con un atteggiamento che un liquore di tal genere non meritava affatto. Fece un'espressione disgustata: la sua gola era mal abituata a tali raffinatezze. Sbattè il fragile calice sul tavolo, non badando affatto al disappunto del cameriere, e tirò fuori dal doppiopetto la sua sdrucida fiaschetta di whisky.
"Aaah! Cazzo, questa sì che è roba buona!" un sonoro rutto affermò il suo compiacimento.
"Hai finito di fare il cretino, Blake?" un fulmine saettò dai suoi occhi. Ma Blake lo scacciò con un altro sorso dalla sua fiaschetta.
Attorno,il ricevimento andava alla grande e non c'erano che lodi tessute in onore delle favolose ghirlande bianche, delineate da graziose gemme verdi "in perfetto tono con l'abito nuziale", si sentiva dire spesso.
Certo, era tutto stato progettato nei minimi dettagli, come doveva esserlo il più impeccabile evento mondano della storia d'America fino a quel punto e, magari, anche oltre.
Si sapeva: Sally Jupiter andava matta per i complimenti.
E forse fu anche per quello che le sue labbra si schiusero quando quelle di lui gorgogliarono un "Sei incantevole, Sally" al sapore di whisky.

"A proposito della sposa..." l'ospite mandò giù l'ultimo morso di tartina "...dove è?"
Larry sorrise, sistemandosi gli occhiali sul naso longilineo "In bagno a incipriarsi il naso."
Un'occhiata generale e una risata breve. E dove poteva essere d'altronde, se non a migliorare il suo volto già perfetto?
"Non scordiamo che siamo tutti qui per lei... E per te, ovviamente!" si affrettò ad aggiungere Byron. Larry rispose con un vago gesto della mano e un sorriso alla pacca che ricevette sulla spalla. Sapeva bene quanto fosse ammirata sua moglie. ...già, moglie. Solo per un piccolo anello.
"Fatemi vedere se riesco a trovarla." Larry si congedò con un cenno del capo. Gli altri risposero alzando lievemente i loro flûte, prima di portarli alla bocca.

La porta del bagno si chiuse dietro le sue spalle; allo specchio, Sally vide due guance dolcemente arrossate dallo champagne e da una voce nella sua mente. La donna nello specchio cerdcava di non guardarla negli occhi, tuffandoli nella pochette alla ricerca del rossetto color corallo, quello che meglio si sposava con quella cascata di smeraldo che copriva elegantemente la sua figura snella.
Si accorse che le sue mani tremavano, ma lo ammise a sé stessa solo quando si sporcò oltre la sinuosa linea che contornava le sue labbra.
I denti frenarono un'imprecazione. Bagnò una salvietta e alzò la testa. Nello specchio era entrato qualcun' altro e i suoi occhi sorridevano in un modo che aveva già visto e mai dimenticato.
Sally gettò il rossetto nella piccola borsa e serrò la mandibola.
"Nervosa?"
"Fuori di qui, Blake."
Lui socchiuse le labbra, formando una piccola O, come se avesse appena udito un rimprovero e fosse divertito da esso. Un rumore di chiave sigillò la porta.
"Mi sembra che ci siamo già passati." disse, come se parlasse di un ricordo leggero.
La donna si voltò di scatto, lo sguardo infuocato. Ma nemmeno questo sembrò spaventare la montagna di muscoli che si era avvicinata a lei.
"E non vorrei ripetere la cosa." sentenziò, cercando di superare l'uomo.
"Hai il viso sporco."
Lo sguardo di Sally trovò il coraggio di affrontare quello nero del Comico.
"E questo che cazzo c'entra?"
Lui le prese la salvietta bagnata che era ancora nella mano della donna, e la portò alla macchia di rossetto sulla pelle bianca con una delicatezza così strana per un uomo come lui. La voce di Sally si strozzò nella gola e l'unica cosa di cui fu capace fu abbassare lo sguardo fino a raggiungere le dita del Comico, ancora pericolosamente sopra la sua bocca.
"Una signorina perbene non dice queste cose." la ammonì, porgendole mielosamente la salvietta.
Lei gliela strappò di mano. "Vaffanculo." ma non suonò bene come se lo era figurato.
Il Comico gettò la testa indietro e si lasciò andare a una risata sguaiata. Sally si sentì ancora più a disagio; avrebbe voluto tirargli un calcio, di quelli ben assestati, ma non riusciva a muoversi. Non voleva muoversi. Quel tarlo le scavava nei pensieri e per quanto tentasse, non riusciva a scacciarlo.
Si ritrovò a odiare se stessa. E si odiò ancora di più quando il suo cuore sobbalzò fino in gola, quando incrociò di nuovo lo sguardo con quello di lui.
Non riuscì a cambiare espressione. Non sapeva nemmeno che cosa comunicasse il suo volto. E nonostante tutto, sarebbe stato inutile: Blake era bravissimo a entrare nelle anime delle persone. E nessuno meglio di lui lo sapeva.

Lasciò che i suoi occhi color pece la accarezzassero con estrema lentezza.
Diamine, se era bella.
Sentì bruciare ogni parte del suo corpo, forse ancora di più di quella maledetta volta, dopo la stupida foto di gruppo.
Chissà se sotto l'abito verde indossava le autoreggenti. La risposta arrivò automatica e il suo stomaco si infiammò a quella immagine.
L'aveva incatenato. Non era nemmeno riuscito ad andare con le puttane dopo quella volta. Aveva ucciso, quello sì. Eppure il pensiero di quei seni, di quelle curve, liberate dalle costrizioni, gli davano un brivido più carico di adrenalina.
Chissà cosa avrebbe provato nel possederla. Da troppo ci pensava. E lei ora era sposata.
...Sposata. Ghignò.
Le grosse mani piene di tagli e cicatrici cercarono quelle esili e ben curate di Silk Spectre, trovando una ribellione che fu facile da sopprimere.
"Sei incantevole, Sally." ripeté, guardandola negli occhi e sollevando le sue mani verso la bocca.
Lo sguardo di lei bruciava di conflitti, di pensieri contrastanti e questa guerra non sfuggì al Comico, che sentì il fuoco invadergli le vene.
Così, con le dita di Sally a pochi millimetri dalle labbra sottili, mosse un mezzo passo verso la donna, intrappolandola fra il suo corpo e il lavandino di marmo. La sentì sussultare e avvertì il basso ventre che iniziava a dimenarsi con più foga.
Si impose calma. Non avrebbe commesso lo stesso errore. Al tempo era solo un ragazzino con uno stupido costume verde mela.
Adesso era un uomo (un armadio, per la precisione) con il solito sigaro in bocca, certo, ma con le idee ben chiare in mente e le mani ancora più insanguinate.
Sentì la rossa deglutire e vide le labbra vermiglie socchiudersi, aprendo un morbido e sottile varco. Lui socchiuse le sue, ma se ne accorse poco dopo, quando il suo volto, circondato da una barba ispida e curata, fu tanto vicino a quello di Sally da avvertirne il calore.
Sentì come se dentro di lui fosse esploso un vulcano e il respiro gli tremò, con suo grande fastidio; avrebbe voluto afferrarla e divorarla, prenderla e farla sua, sordo ai richiami dell'Umanità che oramai erano solo un eco lontano nelle sue orecchie, abituate a bere urla e insulti.
Ma sarebbe andato piano con lei. Voleva andare piano con lei.
E fu per questo che non si mosse, ad eccezione dei suoi occhi, i quali percorrevano la poca distanza fra quelli smeraldo di lei e le curve della sua bocca, e dei pollici che, quasi impercettibilmente, scivolavano sui dorsi delle mani di lei, carezzandone pochi centimetri.

Cosa le stava accadendo?
Sally, svegliati!
Era riuscita a sostenere lo sguardo carbone del Comico per un po', fino a quando i pollici non avevano iniziato a strusciare le sue mani; aveva abbassato lo sguardo, sussultando, e aveva sollevato gli occhi dopo pochi secondi, riprendendo a osservare il volto di Blake davanti a lei, impassibile. Solo un sottile sorriso deformava la sua faccia immobile e la donna non sopportava il fatto di trovare enigmatico anche quello che poteva rivelarsi una crepa in quel muro statuario di incognite.
Cosa voleva da lei? Oh, la risposta poteva annusarla.
Ma perché si muove così lentamente?
Le domande erano mille e tutte avevano una risposta plausibile. Tutte, tranne una.
Sentì le mani del Comico slacciarsi dalle sue, le sentì salire sulle braccia, soffermarsi sulle spalle. Le sentì, infine, percorrere il torace e prenderle i fianchi, afferrandoli con pacata decisione, fino a sollevarla e metterla a sedere sul marmo freddo.
Il suo cuore si muoveva tempestoso nel suo petto, che si sollevava e si abbassava sotto il respiro affannoso e, invano, tentava di calmarsi.
Le domande erano mille e tutte avevano una risposta plausibile. Tutte, tranne una.
Perché non era spaventata?
Più la stretta sui suoi fianchi sinuosi si faceva profonda, più desiderava sentire ancor di più quelle dita su di sé... E il suo desiderio non tardò ad essere esaudito.

Edward Blake era abituato alle sfide. Sapeva come affrontarle. Ne conosceva il sapore, i brividi e l'adrenalina.
Ma quella sfida era più profonda e più eccitante. Lo sfidante era un pensiero, un fruscìo, qualcosa che aveva lasciato così spesso libero, a briglia sciolta, che adesso reprimerlo era quasi impossibile.
Edward Blake stava combattendo contro sé stesso, contro la sua anima selvaggia, grossa, bruta che si dimenava sotto il suo freddo controllo nella speranza di gettarsi addosso alla donna e possederla, dando sfogo a ogni singola particella del suo essere.
Era sempre stato così abituato ad usare la forza che lo scoprire la conquista attraverso la lentezza gli provocò ancora più brividi, aumentando tutte quelle piacevoli sensazioni che l'adrenalina gli regalava a ogni scontro.
E mentre le sue rude mani scivolavano sull'abito fino a raggiungerne l'orlo, Blake si meravigliò quasi nel sentire quel pulsare violento fra le gambe. Tutto assumeva un aspetto nuovo, diverso e molto più eccitante.
Grugnì qualcosa quando il vestito si alzò a tal punto da rivelare il reggicalze bianco panna e il ghigno sul suo volto si fece più ampio, nonostante tentò di reprimerlo.
-Sono così fottutamente vicino. Non posso rovinare tutto.-
Sapeva bene che se Sally lo avesse respinto, l'avrebbe avuta con la forza. Ma un agguato violento non sarebbe stato la stessa cosa, dopo aver sperimentato una lenta ed estenuante caccia.
Tenne la gonna sollevata con una mano, mentre l'altra, fremente, iniziava a scalare le curve della gamba candida di Sally, raggiungendo il culmine.
Solo della stoffa bianca divideva il suo tocco dalla meta.

Sally si sentiva inerme: mille invisibili corde la avvolgevano, piegandola contro la sua volontà. E sapeva bene che a stringerle era lei stessa.
Non voleva, ma voleva.
Dopo quella sera, aveva guardato spesso i suoi lividi, i suoi graffi. Li aveva toccati e contati, uno ad uno, specchiandosi nella foto scattata poco prima dell'aggressione, osservando le labbra tese del Comico nel perenne sorriso di chi del mondo sa tutto.
Aveva riflettuto e aveva capito.
La vita è tutto un fottuto scherzo. L'amore con essa.
Blake non era mai stato amato. Non aveva mai voluto esserlo. Viveva giorno per giorno e il piacere era la sua unica meta.
E aveva iniziato a mordersi le labbra ogni volta che il suo sguardo, allo specchio, si scontrava contro quei lividi. Sentiva che c'era qualcosa di più oltre il desiderio di Blake, qualcosa che il Comico aveva cancellato, ma i cui piccoli frammenti, alle volte, tornavano in superficie, facendolo diventare ancora più spietato.
Se ne avesse parlato a qualcuno, si sarebbe certo sentita dire che erano tutte stronzate, che a Blake dell'affetto non gliene fregava un cazzo.
Ma lei voleva convincersi che non era così.
Ed è per questo che, quando iniziò a sentire le gambe e le cosce a contatto con l'aria, liberate dalla stoffa e mostrate imprigionate nelle sottili autoreggenti, non si dimenò, ne urlò per chiedere aiuto.
Sentì il calore del suo corpo divampare potente fino al basso ventre e ancora più giù, dove sembrò urlare quando le dita di Blake si soffermarono sulla stoffa bianca, premendo appena. Avvertì un fremito impaziente nelle sue dita e per un fuggente attimo desiderò che il suo autocontrollo crollasse.
La testa iniziò a farsi leggera e Sally si rese ben presto conto che il giustificare quel piccolo giramento dando la colpa allo champagne era davvero stupido; le dita di Blake si frapposero fra l'elastico del pregiato intimo e il bacino della rossa, scivolando sul davanti.
Sally gettò la testa indietro. La rialzò poco a poco, quando sentì la profonda voce di Eddie pronunciare parole troppo roche per essere comprese.
"Eddie..."
Lui alzò il volto dalle sue cosce, dove stava lasciando una scia di morsi. Il pollice e l'indice, agili, con un rapido gesto slacciarono gli elastici del reggicalze.
Si guardarono a lungo, prima di trovarsi a pochi respiri di distanza; Sally gli incorniciò il viso con le mani e lo guardò, credendo di affogare.

Quando le sue labbra incontrarono quelle di lei, mantenere la calma fu impossibile.

Le prese i polsi, stringendoli con la foga che aveva represso fino a quel momento, afferrandoli come fossero l'unico appiglio in un dirupo scosceso; la voglia di precipitare si faceva più forte, man mano che le dita segnavano strisce rosse sopra le vene blu della donna.
Invase violentemente la sua bocca con la propria lingua, deciso ad assaporare il gusto della vittoria e a catturarne ogni sfumatura.
Stava vincendo: una tappa era stata ottenuta... Mancava solo l'ultimo traguardo.
Con il solito ghigno, ormai conosciuto su quelle labbra ruvide, Blake spinse la donna fino a farla cozzare contro il vetro, deciso più che mai a prendersi ciò che gli era stato negato anni prima.
Eppure...

...Eppure era una vertigine di meraviglia proibita.
Sally Jupiter, la bella Silk Spectre, stava baciando Edward Blake, il rude Comico, l'uomo che aveva tentato di stuprarla.
L'uomo che l'aveva riempita di lividi nel volto e nell'anima.
Lo stava baciando durante il ricevimento del proprio matrimonio, nel bagno del meraviglioso ristorante in stile barocco.
Gli stava liberando i capelli dal poco gel che aveva usato per renderli presentabili, per far tacere i rimproveri degli altri Vigilanti che male sopportavano i suoi modi non proprio da galateo anche nell'aspetto.
Lo stava baciando e lo stava facendo con una forza tale da sentire la testa girare, da provare sollievo quando la sua schiena cozzò contro il vetro lucidato dello specchio, dove poco prima si era sistemata lo stesso rossetto che, adesso, non era altro che una scia di colore sbiadito.
''Eddie...'' ripeté ancora, una, due, tre volte, fra quei respiri affannosi.
Temette che il rumore assordante di quei respiri soffiati sulle labbra socchiuse li facesse scoprire.
Un fruscìo di seta liberò l'intimità di Sally Jupiter, scivolando sul freddo pavimento.
Un suono simile seguì subito dopo, lasciando spoglia la parte inferiore del massiccio corpo del Comico.

Un gesto veloce e poi...
Tutto si fermò.

Si fermò con i loro gesti.
Con la voce strozzata di Sally.
Con il gemito simile a un rantolo di Blake.

Poi riprese.
Lentamente. Una lentezza estremamente forzata. Una lentezza che lasciava sentire la sua completa nudità.
I movimenti di Blake erano sull'orlo della disperazione, ingabbiati in un moto assolutamente al di fuori della natura dell'uomo.
Tentò di sfogarla nei baci, facendo avvinghiare le proprie labbra ai lembi di pelle che trovava: collo, spalle, clavicole, guance, bocca... Ma era peggio.

Fu Silk Spectre a liberarlo dall'agonia, avvinghiando quasi inconsciamente le sue gambe al bacino dell'uomo.
Si maledisse.
Sorrise.
Gemette.
Stava sbagliando, forse.
Decisamente.
Ma era uno sbaglio così piacevole che--

''Cazzo, Sally.''

Anche lei mormorò qualcosa, ma le sue parole si dispersero nell'incavo del collo di Blake e vennero sigillate da un bacio implorante.
I movimenti aumentarono e, alla stessa velocità, le domande della rossa svanirono, annegate nel piacere madido che quello sbaglio le stava regalando.
Si odiava e odiava Blake, odiava le sue braccia, i suoi baci, la barba ispida che le grattava la pelle liscia, le labbra roventi e il suo piacere, così grosso e imponente nella propria femminilità da essere una pena immensamente agognata.
I suoi baci sapevano di pericolo.

Si avvinghiarono ancora di più.

''Eddie --- Ah!''
Si spinse ancora più dentro, bagnandosi completamente di quel piacere che aveva ottenuto con fatica.
E gli piaceva.
E le piaceva.
I gemiti di Sally gli colavano nell'orecchio come miele, facendolo tremare, facendolo avvicinare alla vetta del piacere, al raggiungimento totale del suo scopo.
Voleva riempirla, voleva marcare il suo passaggio, voleva manifestare la sua vittoria.

E non ci volle ancora molto.

Edward Blake, la sua risata spietata contro il mondo.
Sally Jupiter, il lato sexy della Vendetta.

Lui emise un suono gutturale.
Lei soffocò la sua voce sul collo dell'uomo.
Stettero fermi, così, in quella posizione che solo adesso si rivelava scomoda.


Silk Spectre si abbandonò a scosse di adrenalina e fatica, inerme in quell'abbraccio così sbagliato.
...Perché?
Nei suoi sospiri affannosi, non trovò risposta se non il proprio battito cardiaco completamente impazzito.

Il Comico sentì una stretta allo stomaco.
Amava la sensazione di vittoria... Eppure quella volta non riusciva a trovarla. Non interamente, per lo meno: era spezzata, celata. C'era qualcosa in più, un velato senso di disagio che gli stringeva le viscere, che non gli permetteva di godere di quell'orgasmo, di quella conquista.
Ringhiò, tormentato dall'affanno dovuto alla frenesia dell'atto e graffiò le spalle a Sally, ultimo estremo gesto di salvare la propria fiera brutalità da quel fastidio lancinante.

Vennero catapultati nel mondo reale da tre colpi alla porta.
Il petto di Blake si stacco dai seni di Sally, ancora stretti nell'abito verde smeraldo.
I loro sguardi andarono alla porta. Fu quasi per miracolo che riuscirono ad avvertire la flebile voce dall'altra parte, assordati com'erano dall'incessante scalpitare dei loro cuori e delle loro tempie.

''Sally... Sei lì?'' la voce di Larry era simile allo squittìo di un topo e non temeva di celare la propria preoccupazione.
''...Sì, Caro. Sono qua dentro. Ancora un attimo e arrivo!'' rispose lei, tentando di emulare un sorriso nella voce.
Due secondi di interminabile silenzio.
''Va tutto bene?''

Lo smeraldo e l'onice si incontrarono.
Per la prima volta in vita sua, Sally non sapeva cosa dire.








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Angolo dell'autrice.
Sono molto insicura riguardo questa Fic: è molto introspettiva e temo, quindi, di essere andata OC. 
Perdonatemi... Ma se non l'avessi scritta, m'avrebbe torturata nei secoli dei secoli.
Come già scritto, sono partita dalla scena del matrimonio di Sally Jupiter nella serie dedicata ai Minutemen.
Mi piacciono loro due come coppia, poiché la loro storia è molto psicologica e di difficile comprensione.,, Ho quindi tentato di descrivere le sensazioni di entrambe le parti riguardo ciò che sta avvenendo e ciò che è avvenuto.
....Ah, è da questo rapporto che è nata Laurie. 

Grazie per aver letto e per le recensioni, se mai ce ne saranno! 
Cheers ~
 

  
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