Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Jen_Miller    21/06/2014    1 recensioni
- Che succede?
Jason non risponde anche se la mia domanda è più che legittima.
- Ehi, hai sentito?
- Succede che sei in un mare di guai. E anche io. – sorride e si passa una mano tra i capelli.
- Buono a sapersi.
Decido di non fare più la schizzinosa e mi siedo per terra, fregandomene della gonna corta. Jason segue il mio esempio senza aggiungere altro.
- Perché saremmo nei guai? Aspetta, lo so. Mhmm… una bidella assatanata mi ha buttato dalla finestra?
Jas fa una breve risata, un po’ isterica, ma vista la situazione è normale.
- Anche per questo. Abbiamo lasciato un manipolo di professori sotto shock dentro la scuola. Ci credono morti.
Ah, se è solo per questo.
- E ho lasciato il cadavere della bidella nella sala insegnanti. – lo guardo allibita – Certo, adesso si dovrebbe essere polverizzato ma i mortali vedono ancora un corpo morto. Cioè la bidella morta.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gioco a frisbee appesa ad un cornicione

-Everiyhing that dance me makes me wanna fly-
 
POV GWEN
La signorina Brun, la bidella, mi sta guardando minacciosa, con quegli occhi che, a dirla tutta, non possono essere considerati occhi. Sai com’è… Sono ROSSI.
- E’ finita per te! – gracchia tutta contenta.
Anche per gli standard di uno stupido college di New York, la bidella è più antipatica del normale. Innanzitutto ha le zanne (un paio di zanne parecchio lunghe, ci tengo a precisare). Le sono spuntate anche un bel paio di ali nere e unte, con dei residui organici di dubbia provenienza. La prossima volta che qualcuno mi dice “O che bella ragazza! Ha i capelli neri come le ali di un corvo!” (È già successo. Questo per dire con quale gente ho a che fare. Neri come le ali di un corvo… Sveglia! Siamo nel ventunesimo secolo, gente!) passo direttamente all’omicidio, e non al mio solito sorriso di circostanza, giuro.
- Ho chiesto solo la carta igienica, non scaldiamoci! – rispondo con il mio migliore sorriso innocente – Se hai altro da fare passo più tardi! Ciao!
Esco dallo stanzino delle bidelle come un fulmine, con il piccione che mi corre dietro urlando. Evidentemente è una giornata storta, per lei. E anche la mia non scherza. Insomma, guardiamo in faccia la realtà. O sto impazzendo o c’è qualcosa che non quadra. Io opterei per la seconda ipotesi. Da quando ho visto Jas aggirarsi per il giardino con una lancia in mano ho cominciato a dubitare della mia salute mentale. Ora, però, la bidella sembra reale. MOLTO reale. Ok, Gwen. Ora puoi cadere nel panico. Faccio una curva in scivolata urlando come una matta e salto giù da una rampa di scale, cosa abbastanza rischiosa con la gonna della divisa. Jason. Solo lui ci può capire cosa sta succedendo. Di sicuro non posso andare a chiedere ad un professore. Dove diamine si è cacciato quel maledetto ragazzo?!
- Jason!
Un professore apre la porta della sua aula per vedere la fonte di tutto questo chiasso, che sarei io. La classe è quella di Jason.
- Jason Grace vieni immediatamente qui! – urlo a pieni polmoni mentre la bidella spunta da dietro l’angolo.
- Ti ho trovata! Non puoi più scappare!
Il professore mi guarda con un sopracciglio inarcato. Ah, lo riconosco. Fa latino. Bene, Jason dovrà saltare la sua lezione preferita. Non me ne importa niente.
- Signorina Carter, cosa…
- Jason! – chiamo per l’ultima volta, poi corro via.
Scendo un’altra rampa di scale e arrivo nell’ingresso. La sala professori è a destra. Senza pensarci due volte faccio irruzione nella stanza, provocando parecchi gridolini di protesta. Pessima idea. A parte la finestra non c’è nessun’altra via di fuga, e il pollo sta entrando.
- Facciamola finita!
Giusto, facciamola finita. Mi guardo intorno cercando di ragionare lucidamente. Individuo un vassoio di metallo con appoggiati sopra i dépliant della scuola. Me lo farò bastare. Balzo sopra il tavolino sotto la finestra, prendendo contemporaneamente il vassoio.
- Ehi! Signorina Brun! Sono qui!
Lancio a mo’ di frisbee il vassoietto facendo volare dappertutto i fogli impilati tanto artisticamente. Centro la bidella in faccia, ma la signorina Brun non si scompone. Occavolo. Come faccio, adesso? Apro con un calcio la finestra. Siamo al quinto piano del palazzo, su una strada di Manhattan. Senza darmi il tempo di ragionare, mi arrampico sul cornicione dell’edificio. La folle idea sarebbe quella di arrampicarsi alla 007 e di rientrare da un’altra finestra. Folle, per l’appunto. Dopo due passi rischio di cadere quindi non mi muovo più. Mi giro a guardare la bidella che sta scansando i professori, aspettando il miracolo. Poi una testa bionda entra nella mia visuale e una corrente d’aria mi spinge con decisione contro il muro.
- Sta giù!
Jason. Alleluia.
- Non so se hai notato che sono sul cornicione di una casa!
Lo “stare giù” comporterebbe la mia morte precoce.
Jason corre verso la finestra e mi tende la mano. Faccio per prendergliela ma la signorina Brun assesta un bel calcio negli stinchi a Jason, che ritrae immediatamente la mano. Mi reggo come meglio posso al cornicione, spiando la scena dalla finestra. Non reggerò ancora molto, ma non lo dico a Jas. Ha i suoi problemi da risolvere. Gli è comparso qualcosa di lungo e dorato in mano - da qui non riesco bene a distinguere cosa sia – e lo sta agitando con forza contro la bidella. Sembra abbastanza impressionata. Lo sarei anche io se non fossi appesa in questa ridicola posizione.
- Mi dispiace, figlio di Giove. Posso ucciderla in ogni momento.
- Non credo proprio.
Il mostro sorride, donandoci una generosa panoramica sulle sue zanne sporche, poi afferra il vassoio che ho usato prima. Con un gesto sicuro e veloce lo lancia verso di Jason, che si abbassa in tempo.
- Schivata. – dice con un tono abbastanza sorpreso.
Sì, schivata. Peccato che così il piatto continui il suo percorso, fino ad arrivare a me. O, più precisamente, alla mia testa. Alzo un braccio per ripararmi ma, così facendo, perdo l’equilibrio. Il vassoio mi prende in pieno e, senza poterci fare niente, cado. Sento indistintamente il grido di Jason, e poi quello della signorina Brun, ma non ci faccio molto caso. Sto precipitando. Tra pochi secondi finirò spiattellata in fondo alla strada. Allargo le braccia, cercando di rallentarmi. Un’impresa. Mi sono ormai rassegnata quando vedo la figura di un ragazzo fare un salto dalla finestra e venirmi incontro velocemente. Lo riconosco all’istante. Jason.
- Gweeeeeeeeen!
- Che diamine fai?! Vuoi morire anche tu?!
Il ragazzo mi raggiunge e mi prende velocemente per i fianchi.
- Jason! Sei un idiota!
- Zitta e abbracciami!
Strana richiesta, ma lo abbraccio so stesso. Stiamo per morire, un po’ di calore umano non ci sta male. Lo stringo il più forte possibile. Mancano pochi metri. Cinque… tre… uno… Ci blocchiamo a qualche centimetro da terra, poi una corrente d’aria fortissima ci spinge su, con la stessa velocità di un proiettile.
Che sta succedendo? Sbircio la scena da sopra la spalla di Jason. La strada trafficata di Manhattan si sta allontanando sempre di più. Quando tornerò con i piedi per terra avrò bisogno di una visita da una buona psicologa.
- Jas?
- Aspetta, siamo quasi arrivati.
- Sto cadendo.
Jason sospira sconsolato e mi abbraccia più forte.
- Sei un caso perso, Gwen.
Si, la definizione mi calza a pennello. Un caso perso. La frase che hanno ripetuto come minimo cento volte, prima di cacciarmi da dieci scuole di fila. Un record. Di casi persi. Atterriamo con delicatezza sul tetto della scuola e Jason mi lascia andare. Visto che le gambe mi tremano incontrollatamente cerco qualcosa su cui sedermi, ma trovo solo il cornicione della casa, quindi ci rinuncio.
- Che succede?
Jason non risponde anche se la mia domanda è più che legittima.
- Ehi, hai sentito?
- Succede che sei in un mare di guai. E anche io. – sorride e si passa una mano tra i capelli.
- Buono a sapersi.
Decido di non fare più la schizzinosa e mi siedo per terra, fregandomene della gonna corta. Jason segue il mio esempio senza aggiungere altro.
- Perché saremmo nei guai? Aspetta, lo so. Mhmm… una bidella assatanata mi ha buttato dalla finestra?
Jas fa una breve risata, un po’ isterica, ma vista la situazione è normale.
- Anche per questo. Abbiamo lasciato un manipolo di professori sotto shock dentro la scuola. Ci credono morti.
Ah, se è solo per questo.
- E ho lasciato il cadavere della bidella nella sala insegnanti. – lo guardo allibita – Certo, adesso si dovrebbe essere polverizzato ma i mortali vedono ancora un corpo morto. Cioè la bidella morta.
Ha ucciso la signorina Brun, quindi?
- Chi sono i mortali?
- Quelli che non riescono a vedere la bidella per quello che è. – mhmm? - Gwen, non è niente di così strano. Uno dei tuoi genitori è un dio. Quale genitore ti manca?
Dio? Fino a prova contraria Dio è uno, o almeno così diceva quella maledetta suora dell’orfanatrofio.
- Tutti e due… vivo con mio zio.
Jason si gratta la testa.
- Non ti preoccupare, verrai riconosciuta presto.
Questo mi solleverebbe molto SE SOLO SAPESSI COSA SIGNIFICA ESSERE RICONOSCIUTA.
- Non ci stai capendo niente, vero?
Scuoto la testa.
- Nada.
- Ti capisco. Ho perso la memoria qualche mese fa, prova a pensare come mi sentivo.
Restiamo in silenzio per qualche minuto durante il quale io fisso il bordo del tetto cercando di pensare in maniera lucida e Jason giocherella con l’orlo della divisa senza un motivo apparente. Dopo un po’ si alza.
- Sei pronta, allora?
- Cosa?
- Siamo due ricercati che si devono trasferire in un posto più sicuro. – spiega spazzolandosi i pantaloni.
- Non saremmo morti, veramente?
Cerco di imitarlo ma nel mio caso c’è ben poco da spazzolare, quindi evito.
- Solo per i mortali. Noi siamo ricercati da ben altro.
Ah, che bella notizia. Veramente, non aspettavo altro.
- Ben altro…?
- Dai vieni, dobbiamo scendere.
Al momento ha un sorriso un po’ esaltato. Mi prende per mano e dopo avermi trascinato per due metri si butta nel vuoto urlando come se fossimo sulle montagne russe.
---
Il taxi su cui siamo saliti ha appena imboccato una via della periferia ci stiamo avvicinando al posto sicuro citato da Jason. Non capisco con quale criterio decida se un posto è sicuro o no. Se avessi fatto a piedi questa strada sarei morta da un pezzo. A quanto pare anche l’autista sta pensando alla stessa cosa, perché quando Jason gli ordina di fermarsi davanti ad una collinetta piena di fragole, ci chiede:
- Ma ne siete sicuri? Qui non c’è niente.
- Non si preoccupi. – lo liquidò Jason – So cosa faccio.
Annuisco convincente in direzione del taxista, che però sembra ancora incerto. Jason chiude con fermezza la portiera dell’auto e il taxi parte.
- Adesso ci sarà da fare un po’ di strada a piedi. Non preoccuparti, non è tanta.
Dopo un’ora (UN’ORA!) di camminata in salita, finalmente Jason si ferma. Io mi siedo sul sasso più vicino sventolandomi con una mano.
- Quanto manca? – chiedo il meno scortesemente possibile.
- E’ proprio qui dietro.
- Dietro che? Dietro l’albero? Dobbiamo costruire una capanna?
Mi appoggio al suddetto albero con noncuranza. Jason sorride.
- Per favore, non fare del male a mia sorella.
Che c’entra?
- Mhmm… farò il possibile. – rispondo sconcertata.
Jas scoppia a ridere senza un minimo di ritegno, poi mi prende per un braccio e mi porta vicino a lui. Dall’altra parte dell’albero, effettivamente. E rischio di svenire.

ANGOLO AUTRICI:
Ciauu!
Questa storia, tecnicamente, sarebbe scritta da Jen Miller. Praticamente è scritta da Greece Lee e Emma Powell, una capitolo per uno. Per ogni capitolo il punto di vista cambierà. Intanto il ruolo di Gwen Carter è interpretato da Emma Powell (quella che sta scrivendo) mentre il prossimo capitolo sarà di Greece Lee.
Coooooomunque... anche se questo primo capitolo risulterà banale e non troppo appassionante (insomma, quante volte abbiamo visto una mezzosangue arrivare al campo?), la storia cambierà.
Spero che vi abbia incuriosito.
Recensite!

Jen (Emma) <3
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Jen_Miller