La prima, fu per il dolore

Un urlo.

Improvviso e acuto, si diffonde nella tua mente con l’intensità di una tempesta.

Con un scatto fulmineo, sei già in piedi e stai correndo attraverso quel prato verde e lussureggiante, all’apparenza bello e armonioso, nel profondo infido e letale.

Forse, in fondo, quell'arena è un po’ come te. Come se fosse fatta a più strati.

Uno strato, quello più esterno, quello che mostri a tutti e che nessuno riesce mai a strapparti, forse perché nessuno prova curiosità nel voler scoprire il tuo animo.

E poi quelli più interni, quelli che hai sempre celato, che nessuno ha mai scoperto, e che tieni lì, in attesa di qualcuno che ti levi lo strato superficiale e che si avventuri in tutte le sfaccettature della tua personalità.

E, finalmente, quel qualcuno è arrivato.

È lei, quella ragazzina dai capelli biondi, il tributo femminile del tuo distretto.

Maysilee Donner.

È riuscita ad analizzarti minuziosamente come solo le sue iridi cristalline riescono a fare.

È una delle sue doti, capire come sono fatte le persone.

E anche con te c’è riuscita, nonostante tu avessi, dapprima, opposto resistenza.

I suoi occhi inquisitori hanno strappato ogni strato, senza che tu potessi fare niente per impedirglielo.

E quell’urlo appartiene a lei, ne sei certo.

Quando superi la collinetta che ti divide dalla ragazza, lo spettacolo che ti si para davanti agli occhi è uno dei peggiori di tutta la tua vita.

Degli uccelli rosa confetto, dal becco lungo e affilato e gli artigli aguzzi, stanno trapassando da parte a parte la gola di Maysilee, mentre lei tenta inutilmente di difendersi.

Provi a continuare a correre, a cercare in qualche modo di aiutarla, di porre fine a quell’agonia, ma le gambe non rispondono ai tuoi comandi.

Fai l’unica cosa che ti è possibile: ti accasci a terra, consumato dal dolore, e strisci verso di lei.

Quando la tua mano sfiora il suo corpo, ti costringi ad alzare lo sguardo.

Appena vedi la ferita, capisci che non potrai mai guarirla, e che, in breve tempo, morirà dissanguata.

Nonostante questo, afferri comunque la sua mano, intrisa di sangue.

La tua non è una stretta sfuggevole, come a voler simboleggiare l’ultimo appiglio alla vita.

No, la tua è una stretta solida, che sta a significare: “Ci sono io, qui con te. Non morirai sola.” Sebbene la vostra alleanza sia sciolta, tu ci sarai per lei.

Perché è questa la realtà, ne sei consapevole.

Lei se ne andrà, e tu non vuoi trovare un modo per tenerla ancora in vita.

Ad alcune persone potrebbe sembrare crudele, ma a te pare semplicemente giusto.

Che senso avrebbe tenerla aggrappata all’esistenza, se lei sta soffrendo e sai che vorrebbe solo abbandonarsi alla morte?

Perciò, quando l’ultima briciola di vita scivola via dai suoi occhi color del cielo, stringi ancora più forte la sua mano.

E, inaspettatamente, una lacrima solitaria riga la tua guancia.

Perché, sebbene volessi che il male finisse, che lasciasse questo mondo, lei era pur sempre l’unica persona che ti apprezzasse davvero.

Lei era pur sempre tua amica.

Nido della Fenice

Salve popolo, sono tornata con una nuova fanfiction!

Sara' una raccolta di tre one-shot, in cui narrero' tre aneddoti della vita di Haymitch Abernathy, un personaggio fantastico, dal mio punto di vista.

Ripeto che la mia idea prende spunto da un'immagine trovata su Internet, quindi non e' completamente made in my brain.

Non so quando riusciro' ad aggiornare, essendo impegnata negli esami, ma penso che riusciro' ugualmente a trovare un ritaglino di tempo per continuare a scrivere.

Spero che recensirete il capitolo, anche solo per dirmi se vi e' piaciuto o meno.

Grazie a tutti.

-Phoenix_01