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Autore: Madama Pigna    21/06/2014    2 recensioni
(Storia in fase di revisione) Dal capitolo 42:
E non poté fare a meno di ricordare come non fosse riuscito a fare niente, di fronte alle ferite di Farbauti.
Era un bambino inesperto, all’epoca, ma questo non fece alcuna differenza.
Per alcuni istanti, si bloccò lo stesso.
Temendo di fallire una seconda volta.
Temendo di veder morire suo fratello – e stavolta per davvero.

Piccola nota: il rating arancione si riferisce a singole scene e non all'intera storia. Segnalerò quindi i capitoli un po' più 'forti'.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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Nemmeno Byleistr sapeva come diamine aveva recuperato quella mappa.

Forse aveva solo lasciato fare all’istinto: cogliendo un istante di distrazione di suo padre, era stato facile prendergliela da sotto il naso e consegnarla velocemente a Thor e agli altri.
Per poi prendere subito una distanza di sicurezza.
 
Cercando di ignorare la voce disperata di Loki (ancora incatenato tra le braccia di Thor), aveva esortato i sei ad andarsene. Il figlio di Jormungandr era pericoloso e perciò qualcuno doveva tenerlo occupato.
 


..Loro non lo sapevano, ma quel genere di furtarelli gli veniva piuttosto bene.
Capitava, quando viveva a Utgarda, che per punizione Laufey gli impedisse di mangiare anche per giorni interi (non che in genere mangiasse molto, pensandoci bene), e beh, lui in qualche modo doveva arrangiarsi. Non era stato difficile imparare a derubare i servi che si occupavano del cibo, senza che loro nemmeno se ne accorgessero. Con il tempo era diventato più complicato, data la crescita della sua statura, ma non impossibile.
La necessità aguzza l’ingegno.
 
E c’era da dire che Farbauti era persino più grosso di lui.
 
 
 
 
 
 
 



 
Erano rimasti soli. Solo lui e suo padre. O perlomeno il suo corpo guidato da Laufey.
Byleistr se lo ripeté più volte nella testa.
Aveva passato i decenni della sua infanzia spiando Farbauti allenarsi e addestrare gli altri soldati. Lo aveva visto combattere e sconfiggere anche cinque Giganti interamente da solo. Forse suo padre non era mai stato astuto quanto Laufey, ma la sua forza era innegabile e aveva coltivato il suo talento nel combattimento con secoli di esercizio ed esperienza. Questo Byleistr non doveva dimenticarlo.

Se il Re di Jotunheim avesse sbagliato qualcosa, quel giorno, non sarebbe potuto tornare indietro. Farbauti non avrebbe corretto nessuna imperfezione, nessun errore tecnico. Ne avrebbe approfittato e lo avrebbe ucciso.
 


Dovette inghiottire un groppo in gola.
 


Aveva paura.

La morte aveva smesso di spaventarlo da tempo. Aveva vissuto sulla sua pelle cose ben peggiori.
Ma l’idea di combattere contro suo padre lo paralizzava. Sentiva di averlo deluso troppe volte –perché in quegli anni i suoi successi non erano riusciti a cancellare il ricordo dei suoi fallimenti-, e troppo gravemente per non meritare quello che, ne era più che certo, sarebbe seguito in quel duello all'ultimo sangue.


Per la prima volta in vita sua aveva paura di subire del dolore in un combattimento.
Aveva paura di non essere abbastanza forte da fronteggiare Farbauti. Non aveva mai avuto molta stima di se stesso, e l’unica persona che si fosse mai curata di inculcargli un po’ di sicurezza probabilmente ne avrebbe distrutto i rimasugli di lì a poco.

 
In ogni caso, doveva tenere Farbauti occupato il più possibile.

Per quanto Thor e i suoi compagni fossero forti, non potevano conoscere lo stile di combattimento di Farbauti bene quanto lui. Suo padre era buono in famiglia quanto inarrestabile in battaglia e non esitava a sfruttare ogni singola debolezza del suo avversario per ucciderlo e vincere.

Inoltre era morto quando era più grande di lui (il Byleistr del presente), perciò aveva comunque più esperienza.

Proprio in quel momento, mentre lui era perso in quei sostanzialmente inutili pensieri, Farbauti lo stava studiando; se era ancora in grado di ragionare come militare, probabilmente stava valutando le diverse opzioni per ucciderlo rapidamente e raggiungere gli altri intrusi.


E Byleistr non si era mai sentito alla sua altezza. Né come persona..
..Né come guerriero.










 
 
 
 
 
Helblindi gemette, sentendo il suono della propria voce roco e indebolito.
Cosa gli era successo?


Cercò di alzarsi, sentendosi indolenzito come non mai. Ma non ci riuscì.
Sentiva come un dolore sordo, in tutto il corpo. La spina dorsale, tutte le ossa gli facevano male in modo insopportabile. Come se il suo organismo fosse improvvisamente diventato dieci, cento volte più fragile. Aprì lentamente gli occhi, scoprendo di non vederci neppure tanto bene. Ma la sua mano destra era vicinissima al suo naso, e fu impossibile non notare quella ragnatela di pieghe su un dorso che non riconosceva come proprio. E poi quelle dita estranee.. più sottili, più.. esili delle sue. E anche più nodose. Per un momento gli sembrò quasi di vedere rami di ulivo blu, e non le sue mani Jotun.
Non riuscì a ri-assemblare tutti i pezzi del puzzle, non subito. Si sentiva enormemente stanco, intorpidito. L’occhio della sua mente era appannato, offuscato da qualcosa.
 

Sono vecchio, concluse il mago.
Non ho più il mio Seidr.


Sono.. debole. Come un mortale. Forse di più.
Una sola lacrima scese lungo il viso dello Jotun.
Non aveva la forza per versare altro.
 
 
 
 
 
 









- Secondo questa mappa dovremo esserci quasi.. questa stanza è stata evidenziata, ci deve essere qualcosa d’importante. Forse Helblindi si trova lì.. Voi due volete smetterla di litigare?!! Vi faccio notare che se vogliamo perdere meno tempo possibile dovremmo restare uniti, o ancora meglio in silenzio, tanto per non farci ammazzare inutilmente! -, sbottò Sif all’indirizzo della giovane coppia, che aveva cominciato a discutere animatamente. La valchiria si appuntò mentalmente di non stare mai in compagnia di esseri in dolce attesa per più di cinque minuti, d’ora in avanti, femmine o ermafroditi che fossero. Non si poteva sopportare un Loki gravido, e soprattutto non si poteva sopportare un Thor ansioso e iperprotettivo. Se poi i due litigavano, ancora peggio. Davano semplicemente i nervi.


Per fortuna, i due alle sue parole si acquietarono.
Non che Sif avesse fatto salti di gioia all’idea di lasciare Byleistr solo contro un morto vivente. Ma era una guerriera e sapeva che a volte, anzi molto spesso, per vincere una battaglia i sacrifici erano necessari. Il Re di Jotunheim si era offerto volontario nonostante il rischio, e lei rispettava la sua scelta.

L’unico modo per salvarlo era trovare Helblindi. Perciò le perdite di tempo non erano ammesse.
Preferì non pensare alle possibili reazioni del mago appena venuto a conoscenza del fatto.
 
Camminarono per altri minuti, imboccando vie sempre più arzigogolate e impensabili. Un paio di volte incapparono anche in dei passaggi segreti. Ma non trovarono nessuno a bloccargli il cammino.
Finché..
 
 
- Cos’è questa vibrazione? -, chiese Hogun, improvvisamente.
- Non lo so. Ma viene dal terreno! -, rispose Frandal.
- E si sta facendo sempre più forte! -, esordì Volstagg. – E’ un terremoto! Tutti al riparo! -.
Con il pavimento che tremava sotto i loro piedi, i sei s’incollarono alle pareti, non essendoci niente sotto cui nascondersi. Appena in tempo: la scossa si fece così forte che dovettero accucciarsi per non perdere l’equilibrio cadendo per terra. Il soffitto cadde a pezzi, agitando un nuvolone di polvere che impedì al gruppo di vedere per una decina di secondi, ammorbando l’aria lì intorno.

Quando la terra smise di tremare, e loro furono di nuovo in grado di aprire gli occhi, scoprirono di essersi divisi. Si erano separati in tre punti diversi, ergo adesso erano divisi in tre parti diverse.
 
Loki e Thor si erano riparati sotto un arco.

Volstagg, Frandal e Hogun avevano trovato rifugio nello stesso corridoio da cui erano venuti.

Sif era da sola, ma soprattutto era l’unica che poteva continuare il cammino verso Helblindi.



 
La guerriera tossì, la gola infastidita dalla polvere, per poi guardare verso quelle macerie. Era impossibile tornare indietro.
– Frandal! Hogun! Volstagg! State tutti bene? -.

Alcuni mormorii dove avrebbero dovuto esserci i Tre Guerrieri le confermarono che loro erano vivi.
- Loki? Thor? -.
 
- Niente di rotto, per ora -, rispose il moro, che si era alzato con l’aiuto del Tonante.
- Dobbiamo spostare queste macerie! – aggiunse il dio.
- Ci vuole troppo tempo -, rispose Loki. – Qualcuno deve continuare. Ma c’era un solo corridoio che portava verso quella stanza, e non è il nostro. Ditemi che almeno qualcuno di voi è lì dentro! -.
- Ci sono io -, disse Sif. Dovevano urlare per farsi sentire.
 

Almeno aveva ancora la mappa.
- Voi iniziate a scavare, forse riuscirete a raggiungermi. Ma io vado -.
- Stai attenta, Sif! -.
- Sì Thor, prenderò a calci qualche Muspell anche per te -, replicò la mora, estraendo la propria arma.

Poi, voltatasi verso il corridoio, ricominciò a camminare.
 
 
 
 
 
 
 
 






 
Byleistr era appena caduto a terra, quando il terremoto arrivò in quella parte del palazzo.

Per difendersi da una pugnalata, suo padre lo aveva allontanato con un pugno, e poi con un calcio.
Probabilmente avrebbe anche continuato, se non fosse stato che una parete gli era crollata addosso, ricoprendolo, anzi seppellendolo con macerie e calcinacci.

Consapevole di doversi allontanare lo Jotun si alzò, intenzionato a mettersi al sicuro.

Ma poi ci fu un altro crollo. Dozzine di massi più o meno grossi gli caddero addosso, e non fece in tempo nemmeno a porre le braccia sopra di sé, perché una di quelle pietre gli finì in testa.

Ingoiò il dolore, ma la sua testa cominciò a girare. O era la stanza a ruotare intorno a lui?

Lottando contro la sensazione di star svenendo, si mise al riparo, assicurandosi di avere la testa fuori da ogni pericolo. Anche se la situazione in generale era tutto fuorché sicura..

Il terremoto finì, e il Re di Jotunheim guardò verso le macerie, non sapendo cosa aspettarsi.
Passarono alcuni interminabili minuti, nel più profondo e assordante silenzio.
 




Poi, all’improvviso, un pugno sbucò fuori dalle rovine.
 
 
 
E Byleistr ebbe l'assoluta certezza di non avere scampo.
 
Ma, infondo, aveva capito fin dall’inizio di stare andando incontro alla morte.








Sperò soltanto che il suo sacrificio non sarebbe stato vano.








 
  
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