Non ti scordar mai di me
Una
macchina nera fiammante si fermò davanti al garage di una villa in centro nella
cittadina di Albuquerque, New Mexico.
Da questa
scese un ragazzo alto, muscoloso, dai capelli castani e gli occhi acquamarina
coperti da un paio di occhiali scuri.
Entrò in
casa, buttò le chiavi e si accomodò alla sua scrivania.
Quel
ragazzo si chiamava Troy Bolton, aveva trent’anni ed era un ex giocatore dei
Red Hawks ed ora allenatore dei Wildcats, la squadra di basket del suo vecchio
liceo.
Prese
fuori alcune carte piene di schemi da gioco, pronto a concentrarsi, ma decise
che avrebbe lavorato meglio con un po’ di musica.
Quindi
afferrò il telecomando del televisore e si sintonizzò sul suo canale di musica
preferito.
In quello
stesso istante, dall’altra parte della città, una giovane donna dai tratti
latini, seduta ad un pianoforte, fece la stessa cosa.
Gabriella
Montez aveva trent’anni, lunghi capelli neri a boccoli e due occhi scuri come
quelli di un cerbiatto, ed era una cantante.
Chiuse il
pianoforte e si concentrò sullo schermo, dove un giovane VJ stava annunciando
la prossima canzone.
“Ed ora, in anteprima assoluta per il nostro
programma, il nuovo singolo della cantante che tutti amiamo, che da sei anni a
questa parte ci fa sognare con la sua meravigliosa voce. Ecco a voi il video di
‘Non ti scordar mai di me’ di Gabriella Montez!”
Troy alzò
improvvisamente gli occhi dalle sue carte, a bocca aperta, incredulo di quello
che stava vedendo.
Gabriella
sorrise imbarazzata e si sistemò un boccolo dietro l’orecchio.
Se fossi qui con me
questa sera
Sarei felice e tu lo
sai
Starebbe meglio anche
la Luna
Ora più piccola che
mai
Troy
guardò la ragazza nello schermo, che sembrava fissarlo con i suoi occhioni,
seduta su un letto dalle lenzuola rosse.
Qualcosa
lo colpì forte al petto, all’altezza del cuore. Qualcosa che gli bloccò il
respiro e gli fece rivoltare lo stomaco. Qualcosa che somigliava molto al senso
di colpa.
Farei anche a meno
della nostalgia
Che da lontano torna
per portarmi via
La
Gabriella sullo schermo si alzò in piedi, stringendo le braccia attorno al suo
petto e ballando lentamente sul posto.
Quella
vera, in carne ed ossa, sospirò tristemente, compiendo lo stesso gesto.
Del nostro amore solo
una scia
Che il tempo poi
cancellerà
E nulla sopravviverà
E Troy
capì improvvisamente a chi era dedicata quella canzone.
Chiuse gli
occhi, abbassando lo sguardo e stringendo i pugni.
Era
passato davvero tanto tempo… sei lunghi anni. Sei anni in cui forse aveva
vissuto con una maschera d’orgoglio.
Di loro
due non era rimasto niente. Solo briciole di ricordi futili e ormai dolorosi.
Ricordi
che in quel momento iniziarono a riaffiorare…
Non ti scordar mai di
me
Di ogni mia abitudine
§§ “Gabri, tranquilla, non succede
niente!”
La ragazza scosse la testa contro
il suo petto: “Ti prego Troy, stringimi forte!”
Lui rise, abbracciandola ancora più
forte: “Gab, è solo un temporale!” §§
§§ Troy entrò in cucina,
appoggiandosi allo stipite della porta con una bottiglietta d’acqua in mano.
Gabriella era davanti al bancone,
che stava mettendo in ordine alfabetico le spezie dentro il loro contenitore.
Lui rise e l’abbracciò da dietro:
“Sei proprio fissata, eh?”
La mora rise, sistemando il
peperoncino dopo la paprika: “Mi piace l’ordine!” §§
In fondo siamo stati
insieme
E non è un piccolo
particolare
Lo schermò
inquadrò il viso di Gabriella, che scosse la testa con uno strano sorriso, e
lui si sentì stringere il cuore.
No, non
era affatto un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di
me
Della più incantevole
Fiaba che abbia mai
scritto
Un lieto fine era
previsto, assai gradito
La vera
Gabriella sorrise tristemente. Era sempre stata una sognatrice. Amava ascoltare
e raccontare fiabe.
Aveva
anche creduto di viverne una, la più bella di tutte, finchè aveva capito che in
realtà i principi azzurri sui loro cavalli bianchi non esistevano affatto.
E il suo
lieto fine tanto sperato non era mai arrivato.
Forse è anche stata
un po’colpa mia
Credere fosse per
l’eternità
Troy
guardò la sua ex fidanzata che sorrideva triste e un po’ colpevole, mentre
ballava dolcemente, fasciata da un vestitino bianco con tanti fiori colorati.
Scosse la
testa. La colpa era solo sua. Era stato lui ad andarsene. Anche se le aveva
promesso che sarebbe durata per sempre.
A volte tutto un po’
si consuma
Senza preavviso se ne
va
Era stato
lui a farla soffrire. Lui a fare tutto da solo.
Lui, che
durante una lite durata parecchie settimane, aveva tradito la sua fiducia,
credendo di non amarla più.
Così aveva
fatto le valigie e se n’era andato, buttandole lì una spiegazione grama e
misera. Da sola, in lacrime, con il cuore spezzato.
Non le
aveva fatto dire nemmeno ciò che gli aveva anticipato. Aveva colto l’occasione
al volo.
Lei
l’aveva chiamato, dicendogli Ti devo
parlare, e alla fine aveva parlato solo lui.
Non ti scordar mai di
me
Di ogni mia abitudine
§§ “Troy, ti piace questo vestito?”
La guardò uscire dal camerino,
avvolta in un semplice abitino bianco e azzurro, e sorrise: “Ehi Gab… sarà il
decimo vestito azzurro che hai nell’armadio! Poi dici di Sharpay e del rosa!”
Lei gli fece la linguaccia: “Vacci
piano, Wildcat! Io non sono così fissata da ridipingere le pareti della
camera!” §§
In fondo siamo stati
insieme
E non è un piccolo
particolare
La vera
Gabriella si asciugò una lacrima che, involontariamente, le aveva percorso la
guancia rosata.
Ancora,
dopo tutti quegli anni, la sua era una ferita che bruciava.
Perché non
poteva credere che lui avesse cancellato tutti gli anni passati insieme con un
semplice colpo di spugna.
Ecco
perché aveva scritto quella canzone, in un pomeriggio di pioggia.
Lei che
tanto odiava i temporali, aveva trovato il coraggio di dire finalmente ciò che
pensava mentre il cielo piangeva come lei ed i fulmini squarciavano l’aria come
il dolore il suo cuore.
Non ti scordar mai di
me
Della più incantevole
Fiaba che abbia mai
scritto
Un lieto fine era
previsto, assai gradito
L’aveva
fatto per ricordargli che lei c’era, che era
lì, e che in un modo o nell’altro sarebbero stati per sempre l’uno parte
dell’altra.
Perché
c’era ancora qualcosa, in quella
fiaba finita male, che ancora li legava. Anche se lui non lo sapeva.
Perché in
fondo, l’unico senza lieto fine era stato lui.
Non ti scordar
Non ti scordar
Troy si
prese la testa tra le mani.
Eccolo, di
nuovo, il dubbio. Se davvero la scelta fatta era quella giusta. Ritornava a
galla prepotentemente, per quanto lui cercasse di affogarlo.
Scordarsi
di Gabriella era impossibile. E lui era un dannato falso e bugiardo. Mentiva a
lei, a se stesso… e soprattutto, mentiva al motivo per cui l’aveva lasciata.
Perché non
c’era un singolo giorno in cui, anche solo per un secondo, non pensava a lei.
Al suo nome, al profumo dei suoi capelli, al tocco della sua mano sulla sua.
Non ti scordar mai di
me
Di ogni mia abitudine
§§ Gabriella si stese accanto a lui
sul divano, coprendoli entrambi con una coperta di lana colorata, in mano una
tazza di the alla vaniglia. Quello che beveva da anni, sempre alla stessa ora,
sempre rannicchiata sotto un plaid caldo davanti alla TV.
Troy sorrise: “Non cambierai mai,
eh?” scherzò circondandole le spalle con un braccio.
Lei appoggiò la testa al suo petto:
“Perché, vuoi che cambi?”
Lui le baciò i capelli neri:
“Assolutamente no.” §§
In fondo siamo stati
insieme
E non è un piccolo
particolare
Troy sentì
un’auto fermarsi sul vialetto.
Era
arrivata.
A quel
pensiero, sentì lo stomaco contorcersi in una mossa.
Voleva
vedere come sarebbe andato a finire il video. Voleva guardarla ballare per
quella stanza con sguardo triste. Voleva specchiarsi ancora una volta nei suoi
occhi.
Per
catturare ogni piccolo particolare, e non lasciarlo scappare più.
Non ti scordar mai di
me
Della più incantevole
Fiaba che abbia mai
scritto
Un lieto fine era
previsto, assai gradito
Proprio
mentre sentiva le chiavi girare nella toppa, e la porta aprirsi, il video
terminò.
La
Gabriella nello schermo guardò la telecamera, poi scosse la testa ridendo
tristemente, si alzò dal letto rosso e scomparve.
Troy
spense la televisione, ancora con il cuore che batteva a mille.
Ed una
voce riecheggiò nel suo studio: “Ciao amore!”
Senza
staccare gli occhi dallo schermo scuro, sussurrò: “Ciao, tesoro.”
La donna
scosse i lunghi capelli biondi: “Non sai che giornata stressante oggi! Giuro,
quel regista è un vero incompetente! Ci ha fatto girare una scena dieci volte, ti rendi conto?! Devo farmi
assolutamente un massaggio. Ah, ha
chiamato Lia, domani siamo a cena da lei. Uff, non ne avevo proprio voglia, ma d’altronde… tu che hai fatto?”
Il castano
scosse la testa: “Niente di particolare…”
La bionda
scrollò le spalle: “Okay. Ti aspetto su, allora.”
Fece per
uscire, ma Troy la fermò: “Sharpay… che ti ha detto il dottore?”
Sharpay
Evans fece un sorriso: “Oh, giusto, tesoro. Siamo fortunati: non sono incinta!
Non potremmo proprio, adesso, giusto? Io con i film e tu con i Wildcats! Bene,
vado a farmi quel massaggio. A dopo!”
Lo salutò
con la punta della dita, e scomparve per la grande casa.
Il ragazzo
sbuffò. Fortunati? Se c’era una cosa
che lui davvero voleva, erano dei figli. Ma evidentemente la sua fidanzata non
la pensava così.
Sospirò,
scotendo la testa, si alzò dalla sua poltrona. Prima di uscire dallo studio,
guardò un’ultima volta la televisione, e sentì una morsa al cuore.
In quello
stesso istante, Gabriella aveva spento anche lei la televisione, e si era
appoggiata stancamente al muro dietro di lei.
Il cuore
le batteva forte. Chissà se lui aveva
visto. Chissà se ancora pensava a lei, e a tutti i loro amici.
Erano sei
anni che non si sentivano. Dopo che aveva scelto Sharpay, aveva perso tutti i
contatti con loro. Perfino con Chad, Zeke e Jason.
Un
improvviso scalpiccio di piedi la fece voltare verso la porta. Una bambina di
cinque anni, dai lunghi capelli neri a boccolo e gli occhi acquamarina le si
buttò in braccio: “Mamma!”
Gabriella
la strinse forte: “Ciao, piccola. Hai dormito bene?”
La bimba
fece di sì con la testa, si era appena svegliata dal suo riposino pomeridiano.
La scrutò qualche secondo negli occhi scuri e domandò: “Perché sei triste,
mamma?”
Lei
sorrise: “Non sono triste, tesoro. Sono solo un po’ stanca.”
“Allora
dovresti fare anche tu un pisolino come me!”
Gabriella
scoppiò a ridere: “Forse, tesoro.”
La figlia
si fece d’improvviso cupa: “Mamma?”
“Dimmi,
dolcezza.”
“Quando…
quand’è che potrò conoscere il mio papà? Oggi… oggi ti ho sentito che parlavi
con zia Tay!”
La madre
sentì il suo cuore perdere un battito. Cercò di sorridere e le scompigliò i
capelli: “Presto, Charlotte.”
Il viso di
Charlotte s’illuminò: “E dopo mi potrò chiamare come lui, vero?”
Gabriella
rise: “Certo, tesoro, certo!”
La bimba
si morse il labbro inferiore, pensando: “Mamma, non mi ricordo come si chiama
papà.”
La
cantante prese un grande respiro: “Si chiama Troy Bolton, amore.”
“Giusto!”
Charlotte rise di gusto “Allora promesso, mamma?” le tese il dito mignolo.
Gabriella
lo incrociò con il suo: “Promesso.”
La bambina
scese dalle sue gambe: “Bene! Andiamo a fare merenda, mamma?”
“Certo.
Vai tu, ti raggiungo subito.” Gabriella la guardò allontanarsi, i riccioli che
svolazzavano ad ogni suo saltello.
Pianse una
nuova lacrima sopra il suo sorriso: -Tuo padre ti amerà, piccola. Te lo
prometto. E non si dimenticherà di te, lo so.-
Fine
Oh
mio Dio, l’ho fatto. Ho scritto una fic dove Troy sta con Sharpay invece che
con Gabriella. Però è indiscutibilmente una Troyella, questa.
Vi
ho sorprese, dita la verità! Non ve lo aspettavate un finale del genere, eh??
Premetto,
non so se scriverò un seguito. Mi piace così, in fondo.
Allora,
la canzone è appunto Non ti scordar mai di
me di Giusy Ferreri, che ho ascoltato decine e
decine di volte mentre scrivevo.
Dedicata
a chi ama le Troyella, ma anche a chi piacciono le Tropay ^^. Penso che questa
sarà l’unica che scriverò XD.
Ma
dedicata anche a coloro che sperano di non essere dimenticati mai da qualcuno a
cui hanno voluto bene.
Se
mi lasciaste un commento, sarei davvero felice.
Grazie
a tutte voi in anticipo, vi voglio bene
Hypnotic Poison