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Autore: Lovelyguns    22/06/2014    2 recensioni
A volte non puoi fare niente, se non aspettare che arrivi il tuo turno.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno.

                                       Message

 

 

 

 

 

“Tu sei completamente rincoglionito.”  Constata il mio migliore amico mentre mi strappa letteralmente il telefono dalle mani per leggere il contenuto del messaggio che ho appena inviato a mia madre. Grazie Seth, sempre gentile con tutti. 

Bofonchio qualcosa in risposta mentre cerco di riappropriarmi del mio, e sottolineo mio telefono, dato che in questi ultimi mesi è diventato pubblico come una di quelle cabine rosse impiantate nei marciapiedi della città. 

“Seth, mi fai il piacere di comprarti un tuo telefono, dato che la ricarica non me la fanno gli angeli salvatori?” Chiedo retorico mentre finalmente mi rimetto quell’aggeggio in tasca.

“Mi spieghi che c'entra adesso con tutta questa storia? Il soggetto del discorso non è il mio futuro cellulare, ma tu che ti sei completamente bevuto il cervello! Dove cazzo vuoi andare tu? In Africa? Ma scherziamo? E per di più liquidando i tuoi poveri genitori con un messaggio chilometrico!” Sbotta improvvisamente agitando le mani in aria come un cretino.

Ok, immaginiamoci due ragazzi all’apparenza normalissimi, uno biondo e l’altro moro. Poi immaginiamo che nella camera del moro c’è una finestra bella grande, che guarda caso si affaccia sulla veranda della vicina figa di questo presunto ragazzo dai capelli scuri. 

Bene.

Adesso immaginiamoci una ragazza altamente figa che ci guarda perplessa dalla veranda, mentre il ragazzo biondo la fissa paralizzato sul posto e quello moro continua ad agitare le mani in aria come se fosse al concerto di Beyoncè.

Sotterriamoci, letteralmente.

Mi giro di scatto incenerendo Seth con lo sguardo, mentre lui scatta come una lepre alla finestra, per chiudere di scatto le tende.

“Complimenti amico, hai appena buttato nel cesso la possibilità che lei ti guardi sotto un altro punto di vista.” Dico battendo le mani due o tre volte e ridendo come un deficiente. Lui in tutta risposta mi guarda torvo, lanciando un’occhiata al suo orologio da polso.

“Senti un po’ simpaticone, ma tu non avevi l’aereo per questa presunta Africa alle diciassette e quindici?” Annuisco non capendo dove vuole andare a parare. “Sono le quattro in punto, quindi io direi di recuperare la valigia e lanciarci in macchina di corsa.”

Improvvisamente scatto in piedi come un palo della luce, correndo come un animale selvatico a recuperare la valigia vicino al letto su cui ero seduto pochi secondi prima, per poi lanciarmi sulle scale che portano al piano di sotto e correndo come un pazzo, trascinando con me anche il mio migliore amico.

Io e lui condividiamo una piccola villetta a schiera nella periferia di Londra, che abbiamo comprato esattamente un anno fa, dopo il nostro diploma.

E adesso mi ritrovo a lasciarla come se niente fosse, andando incontro a un sogno che si sta per realizzare, senza minimamente salutare i miei genitori di persona. Quindi, da bravo figlio quale sono, ho deciso di scrivergli un messaggio, inviato pochi minuti prima che Seth mi desse del coglione.

Purtroppo non posso portarmi Seth dietro, ma finché potrò cercherò di farmi sentire il più possibile.

 

 

“Ultima chiamata per il volo 783 per Nairobi.” La voce metallica annuncia che è il momento di lasciare il mio migliore amico da solo, per sempre.

“E così dopo praticamente diciotto anni di amicizia ci lasciamo eh?” Mormora Seth prima di racchiudermi in un abbraccio che solo i migliori amici si sanno regalare. Sospiro pesantemente stringendolo più forte a me.

“Justin, amico, vorrei essere un guasta abbracci, ma le persone ci stanno guardando in modo strano.” Seth cerca di staccarsi da me, borbottando frasi sconnesse mentre si liscia la maglietta. Poi riparte a parlare.

“ Per caso il tuo secondo nome è ventosa?” , lo guardo per un attimo perplesso, poi continua, come per dare una spiegazione alla sua cazzata, “ non ti staccavi più da me!” E poi inizia a ridere pesantemente, attirando l’attenzione di altri passanti. Mi stampo un sorrisino in faccia mentre inizio a fare dei passi indietro molto lentamente, poi attacco a correre come un imbecille, lasciando il mio migliore amico impalato nel bel mezzo dell’aeroporto.

 

Dopo aver salutato un’altra volta il mio migliore amico, sono finalmente seduto sul sedile dell’aereo, che per precisare, non è per niente comodo. Aggiungiamoci anche che sono nel mezzo a una numerosa famiglia di africani, il cui bambino più piccolo mi sta tirando il ciuffo di capelli da quando siamo decollati.

Sbuffo improvvisamente troppo forte, perchè noto che Mou, cioè il simpatico bambino che fino a pochi secondi prima mi stava tirano i capelli, si ferma.

Lo guardo circospetto, chiedendomi che intenzioni abbia; “ Justin, ma perchè vieni in Africa? L’Inghilterra è così bella, però mamma dice di no, dice che ci sono persone che non vogliono il nostro bene, o qualcosa del genere” , annuncia ridacchiando tra sé e sé. Aggrotto un attimo la fronte, cercando le parole giuste. 

“ Beh vedi, tua madre ha effettivamente ragione, perchè ci sono persone che hanno il cervello quanto, uhm, non so, una nocciolina?” , Mou ridacchia un’altra volta, impaziente che io continui, “ ecco, queste persone, perlopiù di pelle bianca, io fortunatamente non rientro in questo gruppo- comunque, questi tipi pensano ancora che se tu sei color cioccolato e io color latte,” Mou ride, facendomi perdere per un attimo il filo del discorso, ma poi ricomincio, “ allora secondo loro sei diverso e di conseguenza usano parole cattive.” Concludo, ben cosciente di aver detto qualche cazzata. Cioccolatino ci riflette un po’ su.

“ Io a scuola avevo un’amica color latte, però mi voleva bene, non mi diceva cose cattive. E sai cosa ha fatto quando le ho detto che mi trasferivo per sempre? Ha iniziato a piangere e mi ha abbracciato fortissimo, poi mi ha chiesto di rimanere migliori amici per sempre, anche se me ne andavo.” Mi giro di scatto, puntando lo sguardo sul sedile davanti. Seth mi manca già, diamine, mi manca tantissimo e se penso che non lo potrò più vedere, abbracciare, cazzeggiarci, mi sale il magone.

Una lacrima scende silenziosa dal mio occhio destro, e con un gesto meccanico la asciugo, sentendo la piccola mano di Mou che mi stringe il braccio.



Angolo autrice.

Ok, sono sempre io gente, la cretina che scrive one-shot a randa. Comunque, bando alle ciance, è da un po' che sta storia è ferma nella mia cartella segreta, perciò dopo vari ripensamenti, ho deciso di rendere pubblica la mia idea genialmente geniale. Non so che cosa schifosa sia venuta fuori ai vostri occhi, ma io credo fermamente che non è poi così tanto male. Il secondo capitolo non ho idea di quando postarlo, però sto già iniziando a scriverlo, anche perchè ho grandi prospettive per la fanfic. 
Piccolo particolare, la storia non sarà più di venti, venticinque capitoli.
Aspetto un vostro parere :-)

  
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