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Autore: iDenny    22/06/2014    1 recensioni
Tom Loud è un ragazzo inglese ribelle ed esuberante. Quando i suoi genitori divorziano, per lui la vita diventa difficile e peggiora quando il padre decide di vivere lontano dai figli con un'altra, la madre incontra un uomo e con lui costringe tutta la famiglia a trasferirsi in America. Tom è costretto a lasciare i suoi abici e le sue abitudini non troppo da bravo ragazzo per affrontare una vita da ventenne normale. Nella nuova città conosce Karish, una ragazza dalla vita problematica più della sua. Decide di salvarla da sé stessa e dagli altri insieme all'amico Khaled ma quando tutto sembra andare per il verso giusto, i vecchi amici di Tom gli fanno visita dalla capitale inglese rovinando tutto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quando apro gli occhi, l’orologio sulla parete di fronte al mio letto segna le 5 e 37. Mi alzo anche se è presto, sicuramente non riuscirò a riaddormentarmi. Mio fratello Charlie e mia sorella Rosie dormono beati, invece, al riparo sotto le lenzuola azzurre in tinta con le pareti. Io non so come facciano, con questo caldo e l’ansia del primo giorno di scuola. Forse nemmeno ce l’hanno loro la paura di non integrarsi. Tutto il contrario di me che, invece, tremo all’idea di dover cominciare tutto da capo. Nuova città, nuova scuola, nuovi amici e forse nuova vita, si spera. Scendo le scale e vado in cucina per vedere un po’ di TV. A quest’ora non c’è niente di interessante così cambio idea e vado in bagno a farmi una doccia. Quando esco, il mio fratellino è davanti al lavandino. -Oh, ciao- dice guardando la mia immagine riflessa nello specchio. -Charlie, che ci fai già in piedi? Che ore sono?- chiedo asciugandomi i capelli con un asciugamano grigio.
-Le sette e un quarto. Mamma ti ha fatto la colazione e ha detto di muoverti o farai tardi. È già arrabbiata con te di prima mattina..
-È arrabbiata con me da quando avevo dieci anni..- brontolo uscendo dal bagno in mutande. Torno in camera a vestirmi. Rosie è seduta alla scrivania ancora in pigiama. -Che ci fai ancora qui?- le chiedo aprendo l’armadio. -Mamma non ti ha fatto la colazione?
-Che ne so- risponde lei senza alzare gli occhi dal tavolo.
-Non sei scesa?
-No, non voglio scendere. Non voglio andare a scuola. Voglio tornare a casa!- urla alzando le braccia al cielo. 
-Ma tu sei a casa- dico avvicinandomi a lei in un tono più dolce possibile. -Senti, anche a me manca tutto: mi manca la nonna che viene a bussare la mattina per sapere se siamo svegli, mi manca Lucas che ogni giorno mi chiama dalla finestra, mi manca l’odore del mare.. Ma ora questa è la nostra casa e ti piacerà. L’importante è che siamo insieme: tu, io, Charlie e la mamma.
-E Robert? Lui non è importante?- mi domanda lei voltandosi. La guardo un secondo negli occhi cercando le parole giuste. Robert è il compagno di nostra madre da un anno, forse due. È grazie a lui che ci siamo trasferiti a chilometri di distanza dalla nostra vera casa. È grazie a lui che mia sorella sta così ora, che mia madre ce l’ha con me (anche se solo in parte è colpa sua) ed è colpa sua se Charlie ritiene il nostro vero padre un idiota. -Sai come la penso su di lui- mi limito a dire serio mentre torno all’armadio.
-Oh andiamo, non è tanto male! A me e Charlie piace.- ribatte lei seguendomi.
-Tu e Charlie siete solo due bambini di dieci e nove anni, non fate poi così tanto testo..
-Alla mamma piace e lei ha quarant’anni!
-La mamma è una stupida e di anni ne ha quarantanove.
-Vai a dirglielo in faccia!
-Che ha quarantanove anni?- chiedo infilando una maglietta bianca.
-No, che è una stupida!
-Lo farei ma sai, oggi è il mio primo giorno e questo- dico indicando la mia faccia. -È il miglior modo per conquistare ragazze carine.
Rosie scoppia a ridere, finalmente, e si decide ad andare a scuola. La aiuto a scegliere un bel vestito per il primo giorno: una gonnellina rosa ed una camicetta bianca. Aiuto anche Charlie, quando arriva. Vuole un abbigliamento  da “vero duro” ma tutti sappiamo che un bambino di sette anni non è un duro. Lo convinco che la maglietta con i Gormiti fa figo e dopo mezz’ora scendiamo tutti in cucina. Mia mamma sta lavando la tazza di Charlie. È piegata sul lavandino, i capelli scuri con qualche ciocca bianca legati in una coda fatta male. Faccio per parlarle ma un uomo alto e pelato mi precede mettendole una mano sul fianco e dandole un bacio sulla guancia. Prendo lo zaino e mi dirigo verso la porta. -Ehi musone, non mi dai neanche un bacio?- urla mia madre dalla cucina. 
-Sono in ritardo- rispondo.
-E quanto ci metti a dare un bacio alla tua mammina? Non sarai mica nervoso per il primo giorno, vero?
-Vicky, che dici?! Essere nervosi il primo giorno è da femminucce! Non è così figliolo?- mi stuzzica Robert. Stringo le dita sul pomello della porta e la apro velocemente. -Non sono tuo figlio!- urlo sbattendola alle mie spalle. Sento mia madre che mi grida qualcosa ma non mi fermo ad ascoltare. Alzo gli occhi al cielo e mi incammino verso scuola. 
  
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