Prologo
L’incantesimo proibito non avrebbe protetto l’anima di Laio dai malefici del Tiranno; il sigillo gli avrebbe impedito di essere preso dalla Nera Signora. Il suo spirito non avrebbe trovato la pace eterna fino alla morte del mago stesso.La torre venne giù in un colpo solo. Si frantumò in miliardi di schegge di cristallo nero. La piana ne fu invasa, e tutti rimasero accecati per qualche istante. Poi anche la polvere si posò e lo sguardo vagò su uno spettacolo inimmaginabile. La Rocca non c’ era più. Era stata lì per quasi cinquant’ anni, aveva oscurato l’ esistenza degli uomini delle terre libere assiepati adesso tra le sue rovine e illuminato le speranze dei guerrieri sotto il suo controllo. Ora non bloccava più lo sguardo, che si perdeva fino all’ orizzonte [1].
Lo spirito di Laio ormai era l’unico rimasto fra le rovine; non era riuscito a seguire la scia degli altri fantasmi, non aveva percepito alcun richiamo. Nihal vittoriosa, ecco cosa andavano cercando i suoi occhi: perché era certo che avesse sconfitto il Tiranno. Vagò inquieto sorvolando le macerie, fino a che non scorse un flebile bagliore che riconobbe all’istante come quello del talismano. Si lasciò guidare dalla sua luce ma rabbrividì nel vedere Nihal a terra, quasi senza vita, con Sennar stretto al petto. Il monile riluceva splendido in mezzo al suo petto appena in movimento, ancora al suo posto. Lo spirito prese i due fra le braccia, non essendo ancora passato del tutto al piano etereo, e li spostò per qualche centinaio di metri lontani dallo scontro ormai terminato.<
<<"Laio, tu non eri…">>, Nihal non riuscì a terminare la frase. Il talismano, quasi del tutto consumato, le provocò una dolorosa fitta al petto. Laio si rabbuiò, osservando le condizioni della guerriera.
<< "Lo so, non so bene come questo sia possibile. Non riesco a raggiungere l’aldilà come tutti gli altri; non voglio ancora farlo: l’unico mio pensiero fino ad ora è stato quello di rivederti">>.
Il suo sguardo era rischiarato da una scintilla di puro amore. Nihal sorrise flebilmente al ricordo della sincerità e dell’innocenza caratteristiche di Laio; malgrado tutto ciò che gli era capitato, non aveva perso sé stesso. Le parole dell’amico l’avevano resa immensamente felice ma, allo stesso tempo, una nota di rimorso si era fatta strada in lei. Poggiò delicatamente la punta delle dita sulla sua guancia e quasi riuscì a percepirne la consistenza.
Un’improvvisa forza sembrò risucchiare Laio dall’interno. Adesso sentiva i suoi compagni chiamarlo, la strana voce inespressiva di un essere che tentava di braccarlo: tutto attorno a lui cominciò a diventare sfocato, i suoni si ovattarono, facendolo sentire sempre più solo e freddo. Si rivolse a Nihal con uno sguardo addolorato: <<"Ora devo andare, non so cosa mi stia succedendo. Mi è piaciuto stare ancora con te, esserti stato utile">>. <<"Laio!">> Nihal tentò di interrompere le sue parole, che sentiva sempre più flebili; temeva per la sorte del suo compagno, probabilmente condannato a diventare un’ombra errante. Aveva già salvato la vita di Sennar, l’uomo che amava; adesso era venuto il momento di rendere la vita a Laio, il quale l’aveva persa per proteggerla.
Lo spirito la guardò ancora per un’ultima volta: <<"Addio">> .
Non conosceva incantesimi in grado di riportare l’anima nel corpo di un uomo ma era convinta che il talismano l’avrebbe aiutata: pensò intensamente al suo intento, sfiorando le pietre ancora illuminate e le parole vennero da sole: << "Ael, Glael, Sareph, Thoolan, Tareph, Goriar, Mawas, Flar. Oair manas soliter darima moel, doasma ler Laio metren omig, reiong cozval vas temleod[2]>>.
Detto questo afferrò la mano del ragazzo e la pose sulle pietre: una forte luce investì ogni singola parte del mondo emerso: l’effetto del talismano era svanito.