Fanfic su attori > Benedict Cumberbatch
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Autore: Toki_Doki    23/06/2014    1 recensioni
Monica, un'italiana ventiquattrenne che si trasferisce a Londra per realizzare il suo sogno. Si imbatterà nell'attore che ha sempre desiderato incontrare e che, forse, le rovinerà la vita. Ma chi può dirlo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 02 Mr Darcy Mr Darcy

Restai a fissarlo senza dire nulla.
Il nostro primo incontro non era stato dei migliori e temevo che potesse influire negativamente sul lavoro che avremmo dovuto svolgere. Avrebbe dovuto passare le sue prossime ore a farsi riprendere incessantemente da una cretina che svalvolava davanti il suo attore pr-
“Lei è Monica.” Sospirò preoccupato il Signor Miron presentandomi a Benedict.
Feci un leggero sorriso e gli tesi la mano sperando vedesse in quel gesto un ti prego ricominciamo da zero perché non ce la posso fare!
Mi strinse la mano con aria impassibile, come ci fosse un manichino davanti a lui. Mi sentivo a disagio e in difficoltà.
Ogni pensiero positivo abbandonò la mia testa e iniziai a desiderare di trovarmi in tutt’altro luogo con tutt’altre persone. Non l’avrei immaginato mai e poi mai!
Non so per quanto tempo ce ne restammo in silenzio prima che Miron prendesse di nuovo la parola:
“Potrà non sembrarti ma è una fotografa talentosa. È la sua prima volta su un set e con un personaggio famoso.” Sorrise. “Poi devi sapere che è tua grandiss-”
“Direi che possa bastare come presentazione!” Quasi urlai interrompendolo.
Mi lanciò un’occhiata divertita mentre vidi con la coda dell’occhio Benedict far vagare lo sguardo nella stanza.
“Neanche Mr Darcy, oh!” Bofonchiai irritata.
“Come scusa?” Mi chiese curioso puntandomi i suoi occhi, ora azzurri, addosso.
“N-niente.” Mi sistemai i capelli dietro l’orecchio facendo finta di nulla.
“Se non vi dispiace, iniziamo col servizio. Vieni Benedict, sistemiamoci.”
Lo accompagnò al centro della stanza sistemandolo con la schiena rivolta verso lo sfondo.
Li raggiunsi subito e, quando il Sig. Miron mi diede l’ok, iniziai a riprendere.
Cominciò a fare dei commenti sulla luce; sullo sfondo che risaltava il colore degli occhi di Benedict ed altri particolari tecnici, alcuni dei quali neanche capivo!
Iniziò con i primi scatti di prova e li osservarono subito al computer per vedere meglio cosa ci fosse da cambiare; a me sembravano tutte foto stupende e mi vergognai anche un po’ nel rispondere che per me erano perfette quando chiesero la mia opinione.
Mi sentivo un po’ una fangirl e per niente una fotografa con giudizi obiettivi. Misà che quel lavoro non faceva proprio per me! Mi demoralizzai un po’.
Il mio cattivo umore e pessimismo svanirono all’istante quando Benedict scoppiò a ridere nel tentare una posa buffa. Sentii il cuore riempirsi di calore. Perché non sorrideva più spesso?
Passò in un’oretta il servizio e, prima di congedarlo, il Signor Miron mostrò ogni singolo scatto a Benedict. Tra le varie foto ne aveva scattata una immortalando la risata, l’unica in realtà, che si era fatto per quella posa buffa. Istintivamente me ne uscii con:
“È la mia preferita.” I loro occhi si fissarono su di me.
“Concordo.” Mi rispose sorridendo e lasciandomi senza fiato. “Vuoi farmi qualche foto anche tu?”
“Ma io... non so. Non sono all’altezza.” Cercai aiuto in Miron.
“Se non provi non puoi saperlo.” Insistette Benedict.
La sua voce avrebbe potuto convincermi a fare qualsiasi cosa.
Miron mi porse la sua Reflex invogliandomi a tentare. In fondo che mi costava? Presi coraggio ed accettai la sfida. Di sicuro il mio adorabile insegnante se la stava godendo!
Benedict si riposizionò con le spalle al telo e aspettò mie istruzioni. Restai a fissarlo per qualche istante cercando di capire in che pose mi sarebbe piaciuto ritrarlo; avevo il vuoto totale, poi mi vennero alcune idee.
Di sicuro avrei dato risalto ai suoi occhi e alle sue labbra. Poi dovevo puntare sui suoi fantastici capelli e le sue mani sensuali. Mi sentii arrossire, soprattutto perché avevo fantasticato non poco su di lui!
Gli spiegai come avrei voluto fotografarlo e si posizionò con una mano fra i capelli e il viso tirato leggermente indietro. Gli chiesi di deglutire sentendomi un po’ depravata visto che mi faceva impazzire solo vedendolo da uno schermo…
“Va bene così, grazie!”
“Sistemagli i capelli! Risalta i suoi ricci!” Mi consigliò Miron. “Un altro paio di scatti, su!”
Lo guardai intimorita: sistemargli io i capelli? NO.
Mi avvicinai timida e alzai leggermente la testa per guardarlo negli occhi: così incuteva davvero timore! Sembrava anche più alto di 1 metro e 83. Ed io non ero poi così bassa col mio metro e 70!
Restò a fissarmi mentre, con non poco imbarazzo, gli sistemavo i capelli realizzando il sogno di una vita. Ridacchiai nel pensarci e mi guardò incuriosito, aggrottando la fronte.
“Te l’ho detto: sono distratta oggi.” La vicinanza al suo viso mi stava mandando in confusione.
“Non è bello scoppiare a ridere in faccia a qualcuno.”
“Perdonami, ma stavo pensando ad una cosa…” Sorrisi imbarazzata.
“Cosa?” Scossi la testa.
“Niente.” Sembrava sempre più curioso.
“Se hai finito di pensare agli affari tuoi, facciamo questi ultimi scatti che avrei da fare.” Mi rimproverò scontroso.
Stava diventando odioso! Chi si credeva di ess- no, ok: gli stavo facendo perdere tempo sul serio.
Mi scusai e finii con le ultime 5, 6 foto.
Non si fermò neanche a guardarle perché era in ritardo per un appuntamento. Ci rimasi male visto c’avevo messo il cuore nel farle.
In compenso Miron mi fece i complimenti e mi disse che avrebbe mandato anche quelle alla rivista specificando che erano state scattate da un’apprendista.
Cercai di fargli cambiare idea ma mi convinse che sarebbe stato un peccato tenerle per me senza dare loro la possibilità, anche se minima, di essere pubblicate.
Lo ringraziai per tutto e mi avviai a casa.
Era stata una giornata intensa e che sarebbe continuata a lavoro.
Mi sentivo stremata e non fisicamente, il che era peggio! Volevo solo tornarmene nell’appartamento che dividevo con altri due ragazzi e starmene in camera a mangiare gelato guardando un film. Invece sarei dovuta passare a casa solo il tempo di indossare la divisa e correre alla caffetteria per il turno pomeridiano: avrei attaccato alle 15.00 e staccato alle 20.00.
Lavoravo lì da ormai 6 mesi; mi ero trasferita a Settembre e, grazie al Cielo, avevo trovato subito lavoro. Non potevo lamentarmi neanche dei miei coinquilini: uno era un ragazzo inglese di 27 anni che lavorava in un’azienda farmaceutica; l’altro era una ragazza italiana di 22 anni, estetista in un negozio poco fuori città.
Poi c’ero io: una ragazza romana di 24 anni che si era trasferita per imparare l’inglese, realizzare il sogno di viversi Londra e magari imparare qualcosa di fotografia durante il poco tempo libero che le restava tra un turno e l’altro.
Mi mancava Roma, la mia famiglia e i miei amici, ma avevo deciso che sarei rimasta almeno un anno per dare una svolta e una ventata d’aria fresca alla mia vita. E, dati gli ultimi eventi, ci stavo decisamente riuscendo!
Rientrata, mangiai qualcosa al volo giusto per poter dire di aver pranzato, e mi collegai ad internet.
Cercavo di farlo il più possibile perché, tramite Facebook, ero rimasta in contatto con mia cugina, che poi era la mia migliore amica e sorella. Controllai subito le notifiche e le scrissi un messaggio per raccontarle del miracolo che era avvenuto quella mattina. Mentre digitavo ogni singola lettera, le mani mi tremavano e sentivo il cuore in tumulto. Non credevo potesse farmi un effetto del genere! La mia parte di romantica sognatrice si stava ancora crogiolando in quel brodo e non mi avrebbe abbandonata presto. Non avrei mai smesso di pensare a quell’episodio un po’ strano e all’immensa fortuna che avevo avuto.
Mi venne anche in mente che forse non avevo ringraziato abbastanza Miron.
Verso le 2 spensi il computer, mi cambiai ed uscii per passare in un negozio di dvd prima di andare a lavoro.
Arrivata al negozio, mi recai direttamente al reparto delle serie televisive. Diedi una rapida occhiata poi andai a cercare Orgoglio e Pregiudizio visto che la copia che avevo era così rovinata che si bloccava a metà film!
Mi avvicinai svelta notando che era l’unica copia e feci per afferrarlo sicura di aver conquistato il bottino, invece mi ritrovai a stringere una mano grande, con la pelle chiara e calda. Alzai subito lo sguardo ed incrociai i suoi occhi: mi ritrovai ancora una volta a navigare in quell’Oceano.
“Ancora tu?”
“Potrei dire la stessa cosa.” Gli risposi con un nodo in gola, determinata a non dargliela vinta.
Fece scorrere il suo sguardo su di me, poi si schiarì la voce.
“Potresti lasciarmi la mano?” Il cuore non voleva saperne di rallentare.
“Se tu mi lasci il dvd.”
“No, l’ho preso prima io!”
“Ci tengo davvero.”
“Anch’io.” Aveva uno sguardo indecifrabile.
“Quello che ho casa si blocca ed è inutilizzabile.” Puntai sulla dolcezza.
“E dovrebbe importarmi?” Chiese seccato.
“Ha ragione.” Lasciai la sua mano. “Lo compri pure lei, Mr Darcy. Tornerò tra qual-”
“È questo che avevi detto sta mattina, vero?” Sembrò illuminarsi. “Mi hai chiamato Mr Darcy anche sul set!”
“Non ricordo!” Feci spallucce. “Se ora vuole scusarmi…” Feci un mezzo inchino e lo lasciai lì, senza aggiungere nulla.
“Il dvd non lo prendi?” Alzò leggermente la voce per farsi sentire.
“L’hai preso prima tu: è tuo.” Gli sorrisi e me ne andai.
Era tutto così strano! Invece di farci amicizia o tentare un approccio più gentile, mi stavo impuntando! Non ero riuscita neanche sta volta a sfruttare l’occasione!
Ero davvero una cretina.
Arrivai a lavoro con 10 minuti di ritardo. Dopo la ramanzina del capo mi misi finalmente a lavoro e riuscii a non pensare più a Benedict e alla mia goffaggine.
Mi piaceva il mio lavoro perché potevo osservare la gente, e poi dalle vetrine del locale c’era una bellissima vista di St Paul’s. Era la cosa che più mi piaceva di Londra, dopo il Globe ovviamente! Quando facevo il turno di mattina, ero solita attraversare il Millennium Bridge e pranzare davanti al Globe. Da lì si godeva di una vista splendida!
Ero follemente innamorata di quella città; della gentilezza e disponibilità degli inglesi, e della lingua stessa. Stavo vivendo un sogno.
Pulii il bancone per l’ennesima volta, poi tornai a guardare fuori notando che stava tramontando il sole.
Mi si bloccò il cuore per un attimo nel vederlo entrare. Stava diventando una persecuzione… una piacevole persecuzione!
Salutò e mi si posizionò davanti; mi sorrise ed ordinò un tea ed alcuni pasticcini, poi si accomodò al tavolo più vicino al bancone.
Feci un bel respiro e gli portai il vassoio.
“Ecco a te.” Mi sforzai di sorridergli nascondendo la confusione che avevo in testa.
“Stai attenta: ti tremano le mani.” Mi fissò serio. Deglutii e tornai al mio posto.
Sperai se ne andasse presto visto che nelle condizioni in cui ero piombata non sarei riuscita a superare quelle ultime due ore di lavoro!
Tra sguardi e sorrisetti ambigui finì la sua consumazione ed andò in cassa a pagare. Prima di lasciare la caffetteria mi chiese:
“A che ora stacchi?” Avevo il cuore a mille.
“A-alle 8.” Riuscii a dire a stento.
Guardò l’orologio, aggrottò la fronte e poi mi mostrò una bustina.
“Posso lasciartela ora?”
“Cos’è?”
Me la passò sorridendo, poi mi salutò ed uscì senza neanche farsi salutare o ringraziare per il contenuto ancora misterioso.
Guardai dentro e vidi che c’era il dvd di Orgoglio e Pregiudizio: l’aveva comprato in un altro negozio apposta per me.
Il capo restò a fissarmi per qualche minuto poi, esasperato, mi diede il permesso di uscire un’ora prima vedendo lo stato di inebetitudine che avevo raggiunto.
Lasciai il locale ancora frastornata: non potevo crederci che stava accadendo proprio a me! Quello era stato decisamente il giorno più bello della mia vita!



N.d.a.:
Buongiorno a tutti!! :)
Ecco il secondo capitolo!! Spero apprezzerete e vi godrete la lettura!!
Grazie in anticipo a chi recensirà ♥
   
 
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