Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: LittleHarmony13    23/06/2014    1 recensioni
"Ecco, Katniss sembrava proprio, proprio.. Ad Annie non sopraggiungeva il paragone, ma alla fine capì: Katniss sembrava proprio lei. Si stava tramutando in quello che nessuno era riuscito a frenare quando era successo ad Annie. “Ed ora”, - si disse la giovane, troppo giovane vedova,- tocca a me fermare quello che nessuno è mai riuscito a bloccare in me.” La tristezza, la disperazione, la paura del vuoto, del nulla, quello stato eccessivo di non-esistenza. Per la prima volta Annie si ritrovò ad essere un giudice di se stessa. Scrutando Katniss, doveva cercare di capire come tirarla su senza spezzare troppo bruscamente quello stato di semivita in cui viveva. Non le chiese nemmeno dov'era Peeta. Probabilmente Katniss non le avrebbe risposto, o, peggio ancora, avrebbe detto che non le importava."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Katniss Everdeen
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
There are plenty of fish
in the sea.





 

"I've never known the lovin' of a man
But it sure felt nice when he was holding my hand
There's a boy here in town says he'll love me forever
Who would have thought forever
could be severed by the sharp knife of a short life?"

If I Die Young - The Band Perry.
http://www.youtube.com/watch?v=7NJqUN9TClM&feature=kp

 



 

La casa di Katniss e Peeta era fresca e confortante. Questo era tutto ciò a cui Annie Cresta riusciva a pensare. Katniss, quel sabato pomeriggio, l'aveva gentilmente invitata a casa sua per prendere un tè, ed Annie si stava ancora chiedendo la reale motivazione dietro a quell'invito.
Erano passati esattamente sette anni dalla morte di Finnick, e inizialmente Annie aveva pensato che fosse quello il motivo dell'invito. Katniss voleva controllare che stesse bene, si era detta, voleva verificare che il suo cervello, che era già sull'orlo di un precipizio prima del triste evento, fosse ancora in grado di reggere lo stress, le preoccupazioni, la maternità, e tutto questo senza Finnick. Appena arrivata, però, Annie si rese conto che la motivazione non era quella. Katniss non dava assolutamente l'impressione di ricordarsi dell'anniversario della morte di Finnick. Il suo sguardo era spento, come se cercasse di aggrapparsi a qualcosa, ma non ci riusciva. Gli occhi erano soltanto due contenitori vuoti che non tentavano neanche di scrutarle l'anima, come ormai facevano tutte le persone che Annie conosceva. Ecco, Katniss sembrava proprio, proprio.. Ad Annie non sopraggiungeva il paragone, ma alla fine capì: Katniss sembrava proprio lei. Si stava tramutando in quello che nessuno era riuscito a frenare quando era successo ad Annie. “Ed ora”, - si disse la giovane, troppo giovane vedova,- tocca a me fermare quello che nessuno è mai riuscito a bloccare in me.” La tristezza, la disperazione, la paura del vuoto, del nulla, quello stato eccessivo di non-esistenza. Per la prima volta Annie si ritrovò ad essere un giudice di se stessa. Scrutando Katniss, doveva cercare di capire come tirarla su senza spezzare troppo bruscamente quello stato di semivita in cui viveva. Non le chiese nemmeno dov'era Peeta. Probabilmente Katniss non le avrebbe risposto, o, peggio ancora, avrebbe detto che non le importava.
Annie si ricordò allora di un gioco che Finnick faceva sempre con lei, quando l'amore della sua vita era ancora vivo, e non era ancora stato cacciato via da quei, quei non sapeva bene come definirli, quei giochi infernali ecco. Doveva smettere di pensarci, altrimenti gli occhi vuoti in quella stanza da due sarebbero diventati quattro.

“Katniss, facciamo un gioco ti va?”
Seduta sul divano, Katniss alzò finalmente lo sguardo, guardando Annie come se fosse impazzita. La giovane ragazza del Distretto 4 ci era ormai abituata, e non c'era motivo di temere quegli occhi. Quegli occhi non erano i suoi. Quegli occhi potevano davvero essere salvati.
“Il gioco consiste nel dire una parola, qualsiasi parola, e l'altra persona esprime ad alta voce ciò che quella parola le fa venire in mente, ok?”
“Annie, posso cominciare io?” - Questa richiesta sorprese Annie, ma in un modo che la rese felice. Finché qualcosa riusciva ancora a stimolarla, Katniss non era davvero persa.
“Ma certo, tesoro, quello che vuoi.”
Pesce.”
“Scusa, cara, come hai detto?” - Questa era davvero un'uscita inaspettata.
“Pesce. Cosa ti ricorda la parola pesce, Annie?”
Ad Annie servirono diversi minuti per riuscire ad esprimere ad alta voce quello che le stava passando in testa in quel momento.
“Finnick, Katniss, mi ricorda Finnick. Mi ricorda il modo in cui lui nuotava, mi ricorda il modo in cui mi ha salvata, come se allora il pesce fossi io e lui mi avesse tirato su con la sua canna da pesca da un mare di pensieri orribili e di disperazione. Mi ricorda la mia infanzia nel Distretto 4 e l'odore che sentivo ogni mattina appena sveglia. Mi ricorda come mio figlio mi costringa ogni giorno a tenere un piccolo pesciolino in casa, e di come abbia voluto chiamarlo Finnick. Ma soprattutto mi ricorda il modo in cui le persone mi dicono: “Annie, cara, ci sono tanti pesci nel mare, che ne dici di rifarti una vita? Sei giovane, bella, non ti mancherebbero certo le opportunità”. Ed io non riesco a spiegargli come per me sia impossibile, che non voglio altri pesci, che voglio il mio, quello a cui appartenevo, e quello che mi apparteneva. Quello che mi ha insegnato a nuotare in un mare di voci e brutti pensieri, e che ora che non c'è più, mi lascia un enorme vuoto. E mi sento affogare Katniss, davvero. E non voglio altri pesci all'infuori di lui.”
Annie non si era neanche resa conto di star piangendo fino a quel momento. Dopo la disperazione di solito arrivava l'apatia, e sentiva che presto sarebbe giunta anche quella. Non poteva fare una colpa a Katniss per come si sentiva, per le perdite che aveva subito. Fu in quel pomeriggio fresco, ma assolato, che Annie si rese conto che ci sono delle cose, nella vita, che semplicemente non si superano, né si possono tentare di addolcire. Semplicemente non si può. Finnick sarebbe sempre stata una di quelle cose.



Angolo Autrice: Buonasera a tutti, ragazzi e ragazze!
Vi ringrazio se avete letto questa mia pazzia. Davvero. Tengo davvero molto a questa storia e mi sono divertita molto a scriverla. La perdita di Finnick è stato uno dei momenti più duri, per me, nell'intera trilogia, e sento molto empatia nei confronti di Annie. Tuttavia Annie è un personaggio difficile da scrivere, per questo ho messo l'avvertimento OOC, sperando comunque di non aver fatto troppi danni. Spero che la storia vi sia piaciuta, e che la "pazzia" di Katniss non vi abbia turbato. Nell'epilogo della storia che esiste solo nella mia testa, per Katniss non è facile superare i momenti vissuti nell'arena, sebbene al suo fianco abbia una persona fantastica come Peeta (lo dico, sebbene io sia una Gale/Katniss shipper, perché al di là di tutto è una cosa che non si può negare).
Spero di non aver fatto pasticci, e se volete dirmi qualcosa, se la storia vi è piaciuta, ed anche se non vi è piaciuta, vi prego di farmelo sapere, accetto ogni consiglio, ne sarei davvero felice.
Ok, grazie ancora dell'attenzione, mi dileguo.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: LittleHarmony13