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Autore: Vaene    23/06/2014    0 recensioni
Cesare voleva urlarle di rimanere con lui tutta la notte,oppure di andarsene per sempre dalla sua vita. Ma invece la strinse sentendo il fiato di lei venir meno,sussurrandole:”Si, mi sei cara … e altrettanto caro pago il prezzo di privarmi di te, sorella!” "Non pronunciare quella parola!”
In queste pagine l'inizio della relazione vera e propria tra Cesare e Lucrezia (Siblings) è rivisitato,sia nel "prima"che nel"dopo". Ho cercato di fare un compromesso tra la storia vera e quella della serie tv. Il momento scelto è il fidanzamento con Alfonso D'Aragona (che qui però lei non conosce ancora) La scena si apre di notte con Lucrezia insonne,svegliata dal pianto del figlio Gio da cui deve separarsi a breve per potersi risposare. Lucrezia si reca nelle stanze del fratello per chiedergli di aiutarla a evitare il secondo matrimonio (in realtà organizzato proprio dallo stesso Cesare). Ho preso spunto dalle dinamiche del rapporto tra Cesare e Lucrezia in The Borgias,rimanendo fedele anche al loro aspetto,ma rendendoli "succubi" di ciò che provano allo stesso livello (non sbilanciando tutto su Cesare, come nella serie). Che dire,buona lettura a chi si avventura!
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alfonso d'Aragona, Cesare Borgia, Lucrezia Borgia, Micheletto Corella, Rodrigo Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Lione. 1499

Rideva. Tutti segretamente lo fuggivano come l’incarnazione stessa della pesta nera, eppure quel Cesare Borgia rideva di tutto e di tutti. Alla corte di Luigi XII,dove si era recato per ordine del Papa Alessandro VI,lo rispettavano ossequiosamente ma erano pronti a vendere l’anima al diavolo pur di non rimanere da soli in una stanza insieme a lui e al suo servitore De Corella. Costui seppur non seguendolo più dappresso restava sempre pronto, nei quartieri inferiori del palazzo reale, ad un cenno del padrone. La stessa Carlotta D’Aragona che egli s’era infisso di sposare, al solo sentirlo nominare saettava ed evitava Cesare con un garbo velato d’ilarità ma con decisione. A nulla però era valso a lei, Charlotte D’Albret,evitare il suo sguardo e la sua presenza: egli le seguiva ovunque,corteggiando Carlotta fino al ridicolo,non mancando occasione per offrirle i suoi servigi, apparire nei momenti meno opportuni, recando doni inusitati e sproporzionati. Charlotte si ribellava contro se stessa ricordando il giorno in cui egli era giunto a corte. All’ingresso di un giovane che sembrava sommergere la sala tutta col suo solo avanzare ella aveva interrotto una risata a metà, falcidiata all’istante da quel viso illuminato d’una magnifica superbia,circondato da una nube corvina che pareva non aver requie, in quei viluppi che erano quasi boccoli. Ma se il suo aspetto la lasciò priva di forze, furono gli occhi la rovina di Charlotte. Due occhi verdi come l’invidia stessa, occhi che si erano posati distrattamente su lei e sul gruppo delle dame di compagnia della regina Giovanna di Valois. Gli aveva sorriso,sciocca,se lo rammentava. Innamorata. Dopo un solo,disgraziato sguardo. Ma quando Carlotta gli aveva sussurrato all’orecchio”Costui è Cesare Borgia,mia cara…è qui per me…Ah e per ottenere un esercito dal nostro re…non so quale delle due ambizioni sia più folle”. Al suo nome qualcosa si contorse in lei. Il malessere subitaneo che la colse non sfuggì all’uomo, che se prima si era accorto vagamente dell’ingenuo sorriso indirizzatogli non mancò ora di rendersi conto del gelo che aveva serrato quelle stesse, graziose labbra…Ella non seppe se quel colpo le fosse stato inferto maggiormente dall’apprendere l’identità di colui o per il fatto che venisse a corteggiare “l’altra Charlotte”. Lui,che era sembrato così fiero e regale, alle presentazioni sembrò colto da un turbamento d’un istante,quando baciò la mano incerta che quella fanciulla dal visino tondo e fastidiosamente candido gli porgeva. I fiotti lisci e lunghissimi dei capelli color del fogliame d’autunno le ricadevano molli sulla veste dello stesso colore, il medesimo che le dardeggiava negli occhi terrorizzati. Mentre si sforzava di non lasciarsi prendere dall’eccitazione rifletté che tendeva a sentirsi attratto da ciò che gli era negato, oltre da ciò che gli somigliava…e quella bellezza lievemente scura, a lui così affine, spiccava tra quelle bionde perfino sulla sua bruna Carlotta d’Aragona, che ora stringeva gli occhi, altrettanto neri. Al baciamano, quando fu annunciato come messo papale la sua”promessa”lo punzecchiò con un:”Vostra Eminenza” Poi si era portata una mano alla bocca, seguitando: “Oh, perdonatemi! Avevo dimenticato che ormai non siete più cardinale, messer Borgia…”Le altre dame avevano riso di sottecchi, ma Cesare si era subito vendicato:”Forse non immaginate nemmeno, mia signora, che se l’avessi voluto per me, tale titolo non mi sarebbe mai stato strappato per voler altrui… sovente però mi chiedo se la mia scelta sia stata dettata dalla giusta ponderazione…ma ahimé! Ormai è tardi per ripensamenti di sorta…so che voi siete molto devota invece, perciò vorrei pregarvi umilmente di concedermi l’onore di accompagnare la vostra graziosa persona alle funzioni religiose…sapete, per potere più agevolmente,in compagnia di un’anima così candida,riaccostarmi al Sacramento che a lungo, sentendomi in fallo per il mio abbandono, ho trascurato…” Charlotte e Carlotta urlavano dentro:costui usava un pretesto talmente ipocrita pur di starle di fianco! Ma trovandosi in presenza della regina che, a giudicare dai sorrisi radiosi che emanava, aveva stranamente preso in simpatia il giovane, Carlotta abbassò il capo lievemente. ”Saggio proposito. Domani mattina ci attenderete nel cortile antistante la cattedrale, ora mie belle, al ricamo!” Aveva mangiato con gli occhi ogni singola figura femminile che gli era sfilata davanti ma, più di tutte, la piccola ammiratrice spaurita di cui non aveva sentito ancora la voce, fuorché quella risata interrotta. Ella, aveva pensato Cesare, a sentir pronunciare il suo stesso nome e titolo di duchessa di Valentinois era sobbalzata che pareva la stessero battezzando e investendo del titolo in quello stesso momento. Sorrideva tra sé mentre rifletteva che non gli era riuscito di udirla discorrere nelle settimane successive in cui, fallito miseramente ogni tentativo con l’aragonese,ci aveva guadagnato solo il piacere di vedere il visetto di quell’altra contrarsi d’indignazione e voltarsi di scatto,ogni volta che tentava un affondo con la sua prescelta. Carlotta era implacabile e lo respingeva con motti canzonatori,se non di fastidio palese.”Dirigerei le vostre mire su qualchedun’altra, non fosse che so bene che la condannerei all’inferno per togliermene d’impaccio io…ebbene messere,toglietemi quello sguardo di dosso, ve ne prego!”Cesare intanto si diceva che sia Carlotta che Charlotte facevano mostra di detestarlo, ma solo una di loro due lo faceva spontaneamente. Quando poi fu chiaro,ad un regolamento di conti sul fidanzamento,in presenza del re,che la sua vittima non consentiva e aveva anzi un pretendete bell’e pronto,tale Guy De Leval, Cesare si rassegnò. Ma non avrebbe più consegnato la dispensa papale che consentiva a Luigi XII di divorziare dalla moglie sterile, per risposarsi con la moglie del defunto re suo predecessore, Anna di Bretagna. Il re allora si era visto perduto, ma tutto si era risolto quando il Borgia gli diede a intendere che lo avrebbe contentato, a patto che gli dessero Charlotte D’Albret (ah! Ella ora immaginava il suo nome sulle labbra di costui mentre ricattava Luigi pur di rovinarla!). Lei non era stata allora avvertita dal padre, a cui era stato chiesto di accettare in silenzio l’imposizione di cinquantamila ducati e la cessione di metà suoi possedimenti come dote. Pur di non incorrere nell’ira del re aveva preferito mettere la figlia davanti al fatto compiuto. La prima mossa era stata a quel ballo. Cesare era entrato nella sala col suo solito portamento altero e fiero,aveva bevuto vari calici di vino, smanioso, osservandola danzare dappresso. Ella odiava il suo sguardo su di sé,soprattutto ora che era libero da quello strampalato progetto matrimoniale ed era, come aveva sentito mormorare, alla ricerca di un’altra preda, stavolta consenziente. Si costringeva perciò ad assumere delle espressioni di impassibilità ferrea mentre volteggiava leggera. E lui che non ballava mai si diresse,mentre lei gli dava le spalle,al centro della sala,introducendosi nella danza giusto in tempo per trovarsi dinnanzi a lei,mentre si voltava a cercare un compagno. Ma il volto imberbe e chiaro di poc’anzi era stato sostituito da quello barbuto e sfacciato di Cesare. Di più: se solitamente la danza richiedeva di poggiare le mani palmo a palmo lui le aveva afferrato le dita in un modo talmente rapace da farla fermare per un attimo,per poi riprendere, sospinta a viva forza da lui.”Danzo così male da farvi spaventare, mia signora?” Ella moriva, stretta nel corsetto porpora e nello sguardo di lui. Balbettò miseramente:”Al contrario,vi muovete anche con troppa grazia…” Poi, con una punta di orgoglio aggiunse:”…Vostra Grazia!”Le ultime parole pronunciate con un fremito ma anche con una nota stridente nella vocina quasi infantile, lo avevano colto di sorpresa. Si era rivolta a lui col titolo che egli sperava di ottenere da lei. Il sottinteso era lì! Il fuoco di lui divampò…Ella non era ingenua come sembrava,timorosa si,squisitamente…ma non ingenua…temeva già che lui la volesse in sposa per divenire Duca di Valentinois! Sbuffò:”Sapete, la danza,il canto,la poesia …non le ho mai trovate di mio gusto…preferisco le opere di scultura…l’idea di poter plasmare qualcosa a proprio piacimento…”Le serrò vieppiù il polso e lei con tono sempre meno convinto gli sussurrò”Messere, mi fate male…”.Cesare strinse ancora più forte:”Voi sarete mia, madonna,che vi piaccia oppure no. La vostra amica, l’aragonese, si è già rifiutata, povera pazza,ma sappiate che un Borgia non accetta un no, men che meno due no di seguito!”Il bagliore verde che le saettò davanti fu troppo. Fuggì via rossa di umiliazione e frustrazione. Voltare il proprio cavallo quando lui giungeva al galoppo nel parco reale, cercare di sedersi a tavola il più lontano possibile,rientrare nelle sue stanze quando passava di gran carriera, sotto le arcate buie, ai piedi del suo balcone …a che serviva? Un giorno maledetto, quando la sorte sua e quella di Giovanna di Valois erano ancora sconosciute ad entrambe, passeggiando sulle alture del castello con la regina e Carlotta D’Aragona, lo aveva incontrato,appollaiato tra le merlature,con una caraffa in mano, evidentemente assorto. Dopo i convenevoli più disparati la regina, segretamente invaghita del Borgia che doveva tradirla di li a poco, le consigliò incautamente: ”Mia piccola D’Albret, siete così pallida ultimamente,non c’è bisogno ci seguiate nel buio del chiostro del convento. La beneficenza può attendere. Rimanete pure qui a godere di un po’ di sole.”Dicendo questo aveva leggermente annuito verso Cesare e poi verso le guardie appostate poco lontano, per assicurarsi di non lasciarla in balìa di quel “mostro”. Un orrendo moto di gelosia s’impadronì di Charlotte pensando invece che egli aveva forse potuto assicurarsi le simpatie della regina in modi a lei ignoti. Ma poi si ricordò delle voci che circolavano circa una malformazione di costei. Si rimproverò anche per questo pensiero crudele e chinò il capo anch’ella con sommissione,abbassando gli occhi,infelice. Appena svanite le due nobildonne, Cesare riprese con piglio beffardo la conversazione del ballo interrotto, come se fosse avvenuto il giorno innanzi:”Madonna, danzate divinamente e qualcosa mi dice che lo fate nonostante un lieve scompenso al cuore,una costrizione forse… perciò ve lo annunzio adesso per evitare scenate d’isteria femminile coi vostri parenti:ho appena concluso l’accordo in maniera definitiva,cosicché voi mi sposerete,con o senza il vostro volere.”La fanciulla si sentì aprire una voragine da qualche parte nel petto e contemporaneamente una gioia immensa, ricacciata indietro dalle sopracciglia aggrottate, tentava di invaderle gli occhi. Quelle parole dovevano renderla felice eppure sentiva di non poter più essere felice. “Vi leggo in volto molti pensieri Charlotte …starete pensando di essere una sostituta,ebbene…”Quasi non volesse sentire il resto lei fiatò:”Ebbene, mio signore siete riuscito nel vostro intento di ottenere una moglie nobile. Ma non avrete una vera moglie in me…Io…”“Di più infatti…avrò una schiava!”Lei inorridì ma egli rise forte.”Non tentate d’ingannarvi e d’ingannarmi: so quel che vi anima fin dal primo momento…aspiravo a qualcosa di più alto,certo,un trono più che un ducato…ma come costringere una futura regina? Prendendo voi ho voluto andare sul sicuro stavolta.” La crudeltà che traspariva da quelle parole superava tutti suoi timori.”V’illudete! Io non vi voglio Cesare Borgia!” Un singhiozzo le era salito dalla gola,voltò il capo oltre le mura, oltre la vista della distesa inondata di sole che non la consolava affatto.”Dovete odiarmi molto mia signora,se piangete a una tale lieta novella…”Osservò il suo profilo schiaffeggiato dal vento e le pose un dito sul mento, attirandolo a sé e rivelando così, sulla guancia che prima era nascosta al suo sguardo,una lacrima.”Invero, un odio sconfinato il vostro…”sogghignò, trionfante. La ragazza sembrò volergli perforare gli occhi coi suoi,per poi correre via e riapparirgli soltanto una settimana più tardi,vestita di bianco e bianca in viso,gli occhi bassi. Lo aveva guardato solo al momento del si,pronunciato in un bisbiglio,più morta che viva,perché,come Cesare ben sapeva,stava acconsentendo a ciò che più agognava e temeva. L’aveva condotta a braccetto fuori dalla cattedrale, affettando gran cura, così come lei aveva affettato un gioia pacata. Alla cerimonia dell’accompagnamento in stanza, gli sposi erano parsi a tutti felici,soprattutto Cesare che non cessava di brindare al Valentinois, non sapendo ancora bene dove si trovasse. Finite le chiacchiere per la corte, una volta concordato, con l’imbarazzo crescente di Charlotte, che per Cesare Borgia non vi era bisogno di assistere alla consumazione, uscirono tutti,lasciando la giovane insieme al suo incubo. Egli chiudendo la porte le era venuto alle spalle di soprassalto, aveva rimosso in poche mosse esperte la sottoveste alla sua sposa, assaporando le fattezze quasi infantili di Charlotte. L’aveva afferrata bruscamente,gettandola sul letto, per scoprire che lei covava già intenti fuggitivi. Una volta atterrata sulle ricche stoffe del corredo ella si era aggrappata alla spalliera del letto, tentando invano un debole calcio al petto di lui, per poi prendere la spinta e balzare giù dal talamo nuziale. Lui l’aveva inseguita ridendo di gusto, rompendo qualche mobilio qua e là e infine schiantandola al suolo, i polsi serrati, gli occhi festanti. Tra le piccole grida di lei aveva iniziato a rimuovere gli ultimi veli ma Charlotte ad un tratto,circondata dal fiato di lui, vedendolo così intento e deciso, si era liberata i polsi con uno scatto e gli aveva afferrato la mascella a due mani, baciandolo, per la prima volta, con una tal foga da lasciarlo interdetto.”Io ti amo,Cesare Borgia!Ti amo!”singhiozzava la povera sciagurata. Le pupille di lui si erano contratte, staccandosi dal bacio,le palpebre socchiuse:”Oh ma questo lo sapevo già moglie mia…per quale motivo credete ch’io vi abbia sposata? Per queste?” Ringhiò, afferrandole i piccoli seni. “Diciannove anni, una bellezza che promette faville, da far invidia a mia sorella Lucrezia…o quasi…e invece cosa mi serbate per la notte di nozze?” La frugava con un ardore che la stupiva e la paralizzava. ”Ad ogni modo un’alleanza con la Francia era ciò che volevo, quanto al resto: voi dite di amarmi Charlotte?” Le sorrise, bello e implacabile come un dio pagano… e lei,incosciente, si sentì salva: “Ebbene,povero amor mio, mi dispiace per voi!” Un altro singhiozzo l’aveva scossa. Sapeva a cosa andava incontro. Lui, si mormorava, rovinava ogni fanciulla su cui posava lo sguardo. Era suo adesso ma sarebbe stata forse l’unica donna a non averlo mai. Lui l’avrebbe tradita, contagiata col suo peccato, umiliata… e sentir nominare Lucrezia in quel momento, poco prima che lui le rubasse la pace per sempre, oltre alla verginità, la ferì mortalmente. Un attimo prima di gridare si era chiesta in quale follia sarebbe precipitata se avesse scoperto che le voci su quei due fossero state veritiere….
   
 
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