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Autore: Lara Ponte    24/06/2014    1 recensioni
Descrizione "Tecnica":
Questa è una FF su Skyrim, incentrata in particolar modo sul DLC Dragonborn.
Descrizione "Vera": in realtà la considero come l'ultima follia partorita dalla mia mente (yaoista) malata...
...e dato che sono masochista la pubblico lo stesso.
Ha partecipato ad un concorso che sfortunatamente è stato annullato. (Questo era il link:
https://www.facebook.com/groups/267183746796676/298284573686593/?notif_t=like )
Ad ogni modo, la versione qua presente è stata revisionata, ampliata e (si spera) corretta.
Ho poi ripreso alcune idee e concetti che nella "versione-contest" ho dovuto tagliare per rientrare nelle pagine richieste dal regolamento.
Per concludere...
Gli unici avvertimenti seri che mi sento di fare sono due:
1 Presenza di grossi spoiler sulla trama del gioco.
2 Personaggio di Teldryn Sero, abbastanza OOC.
Mi son detta: in fondo anche lui avrà i suoi momenti di debolezza, non me ne vogliano i/le fan ;)
Detto questo
Buona lettura e grazie in anticipo per eventuali segnalazioni/commenti.
Genere: Erotico, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Dovahkiin, Sorpresa
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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II

 

Dove ero rimasto ?
Già... Miraak ed Herma Mora. Difficile stabilire chi odiassi di più tra i due.
La vittima e il carnefice? Sarebbe bello se la questione fosse stata così semplice. Quei pazzi giocavano perfettamente entrambi i ruoli.

In realtà non ho molto da aggiungere in proposito, meno parlo di loro e meglio sto.
Il Daedra, se così si può dire, mantenne la parola data. Dopo aver preteso un tributo di sangue che mai riuscirò a perdonare o comprendere, mi aiutò a diventare più forte e risolvere il problema che affliggeva Solstheim fu meno complicato del previsto. Nulla però mi aveva preparato al prezzo per la conoscenza contenuta in quell'ultimo libro infernale; sull'unica cosa che non avrei voluto accettare, il bastardo non mi concesse alcuna trattativa. Mi viene ancora la nausea quando ripenso al suo regno di incubi e melma, in cui dovetti vagare durante la mia ricerca e il disgusto diventa più forte ogni volta che mi torna alla mente l'immagine di quel pover'uomo, la cui unica colpa era di essere la guida spirituale degli Skaal. Se lui aveva accettato serenamente il suo destino, io mi rimproverai per mesi di non essere riuscito a trovare un'altra via.
Alla fine mi convinse Frea a mettere da parte ogni rimorso, con un micidiale destro sul naso degno di un orso. 'Non puoi addossarti tutte le colpe di questo mondo...' Mi disse la mattina seguente, mentre mi passavo la neve fresca sul viso ancora indolenzito. Una delle poche volte in cui avevo dormito tutta la notte.

A limite, se proprio devo trovare un lato positivo in tutta quest'esperienza, dopo le tante sveglie attaccato al maledetto tempio di Miraak, è stato di aver imparato perfettamente come squadrare una pietra da costruzione. 'Magari quando tornerò giù mi costruirò una bella casetta...'

 

Sorridendo e scuotendo piano la testa, sollevo lo sguardo dalla pagina: come sempre mi ritrovo a divagare ironicamente anche sulle questioni più delicate.

 

Per farla breve, quel Dio-Oscuro mi aveva concesso di scegliere un Dono per ogni libro recuperato, mi disse che quei poteri sarebbero stati miei per sempre e come avevo sospettato fin dall'inizio: i suoi Doni non sarebbero stati del tutto “innocenti”.
Quello che utilizzavo più spesso, inizialmente per banali questioni pratiche, si chiama “Mercato nero”. Permette di evocare un Dremora con cui commerciare ogni volta che si ha bisogno di denaro o liberarsi delle cianfrusaglie varie.
Confesso che quegli esseri dell'Oblivion mi hanno affascinato da sempre. La pelle dal colore dell'ebano e i lineamenti così simili a quelli elfici li rendono ai miei occhi, esotici ed invitanti come una rara e letale bottiglia di Bracerossa. Perfino le corna ricurve sopra la testa mi sembravano un tocco di eleganza.
Più di una volta sono arrivato a chiedermi come sarebbe se tra i nostri due mondi ci fosse una relazione pacifica, peccato che sia una cosa semplicemente impossibile, basta pensare a cos'era successo con la crisi dell'Oblivion per farmi passare tutte le fantasie idiote.

Nonostante la ragione mi suggerisse di non fidarmi, cominciavo a chiedermi sempre più spesso se la creatura che veniva a commerciare con me fosse sempre la stessa persona oppure no. Non posso dire che il suo aspetto in particolare fosse dei più attraenti. So di aver visto dremora di gran lunga più belli. Il suo volto invece non aveva nulla di particolare, potrei quasi paragonarlo ad uomo ordinario: né bello né brutto.
Eppure c'era qualcosa in lui che mi affascinava in maniera inequivocabile. Mi piaceva ascoltare la sua voce, l'eleganza nel modo di esprimersi e la sua cortesia. Sempre più spesso mi capitava di fissarlo imbambolato, mentre scompariva davanti a me, provando il desiderio di trattenerlo ancora qualche secondo per parlare di qualcos'altro che non fossero i soliti affari.
A dire che prima di conoscere lui in particolare, vedevo i dremora soltanto come temibili combattenti, che io stesso a volte ho evocato come aiuto in battaglia.

 

Ad un certo punto, dato che i miei occhi sono praticamente incapaci di mentire, doveva essersene accorto pure lui. Non so dire quando esattamente, ma cominciò a comportarsi in modo, se possibile, ancora più cortese. All'inizio non mi accorsi subito della cosa, ci misi parecchio a cogliere i piccoli segnali che mi inviava in modo non troppo sfacciato.

Il primo fu quando mi accorsi che anch'egli si soffermava ad osservami nel mentre che tornava nel suo regno. Un giorno puntò i suoi occhi dritto nei miei ed io abbassai lo sguardo disarmato e imbarazzato. Io, che con la mia spada avevo massacrato orde di nemici, adesso vacillavo davanti a un dannato dremora, che probabilmente aveva soltanto deciso di giocare con me. Sapevo di non dovermi lasciare abbindolare, ma quel suo sguardo, malizioso ed innocente allo stesso tempo, ormai non riuscivo più a levarmelo dalla mente.

Un giorno sfiorò in modo impercettibile la mia mano, mentre gli porgevo una collana d'argento. “E sempre un piacere fare affari con te...” Altre volte lo aveva detto, ma dall'intonazione mi resi conto che ormai lo sapeva con certezza. Non riuscivo a credere che con tutti i ragazzi che avevo incontrato, fossi attratto proprio da quel demone, perché di altro non si trattava. Dovevo essere completamente impazzito.

Lo evocai il giorno dopo stesso. Dovevo assolutamente parlargli.
“Ce l'hai un nome? Come ti chiami?”
“Mi lusinga che tu me lo chieda, ma non so se posso dirtelo.”
“Perché?”
Rimase in silenzio ad osservarmi, privandomi di quella sua voce così suadente, mentre il nostro breve tempo scorreva inesorabile. Come avesse intuito la mia tristezza, mi accarezzò dolcemente i capelli ed io rimasi paralizzato da quel gesto, tanto che il mio cuore perse un battito. Quando mi lasciò, notai che nel suo viso ormai evanescente si era formato un sorriso.
Decisi all'istante che dovevo assolutamente trovare un modo per aggiungere almeno un'ora al breve tempo che ci era concesso.

 

Intanto, frustrato e pieno di rabbia, decisi di scaricare i nervi ficcandomi in una delle tante rovine dwemer sparse sul territorio. Ci trovai dentro qualche bandito, la cui debolezza di fronte alla mia Bloodskaal mi fece quasi pena. Mi diede un minimo di soddisfazione in più fare a pezzi un centurione metallico, ma già da diverso tempo chiunque osasse minacciarmi durava ben poco.

Senza accorgermene, diressi infine i miei passi verso la dimora di Maestro Neloth, un incantatore dunmer tra i più potenti dell'antica casata Telvanni. Se c'era qualcuno che poteva aiutarmi senza farmi sentire troppo in imbarazzo, questo era lui.

“Mi stai chiedendo se esiste un modo per far durare più a lungo un'evocazione?”
“Si maestro.” Non so perché, ma ho provato rispetto per quell'elfo stravagante fin dal primo momento. Ammetto che in certi momenti sembrava un nonnino capriccioso, eppure la sua preparazione e la sua conoscenza sono indiscutibili. Lo vidi all'opera una volta e ne rimasi davvero impressionato.
“Il mio apprendista si sta specializzando proprio in quel settore. Alcuni maestri d'evocazione, riescono a trattenere un servitore Atronach fino alla sua stessa morte. Mi chiedo se si possa applicare lo stesso principio ad altre creature.”
'Fino a che morte non ci separi? Forse è un po' azzardato...' Mi dissi, senza rendermi conto di sorridere all'idea.
“Quel bastone che hai...” Proseguì indicando la 'Rosa di Sanguine' che mi penzolava sulla schiena dalla spalla destra. “Stai forse cercando di ottenere da esso un'evocazione permanente? Dato che i bastoni sono la mia specialità, potrei provare a lavorarci su. In effetti una guardia dremora ha la sua comodità.”
“Qualcosa del genere. Ma non è una guardia di cui ho bisogno. Si tratta di migliorare un incantesimo che ho imparato...”
“Uno dei pochi vorrai dire!”
Mi morsi la lingua per non replicare, non lo aveva detto per cattiveria, però un po' di tatto in più non farebbe male.
“Quest'evocazione mi è stata donata dallo stesso Herma Mora.” Risposi mentre vedevo il suo viso farsi pensieroso.
“Forzare uno dei suoi Libri Neri, potrebbe essere pericoloso.”
“Me ne rendo conto. Si potrebbe magari creare una pozione o un incantesimo che agisca solo su di me. Giusto per prolungare il tempo.”
“Un nuovo incantesimo richiederebbe anni di studi e sperimentazioni...” Sospirò. “Inoltre come ben sai non sono un maestro in Alchimia. Tuttavia dispongo di qualche antico e prezioso volume, ti darò il permesso di studiarli, sempre che Tu riesca a ricavarne qualcosa. Credo che Talvas dovrebbe essere in grado di aiutarti. Ma se non vorrà farlo, non potrai costringerlo.”
“Non ci sarà alcun problema. Vi ringrazio tantissimo.”
Mi allontanai da lui per raggiungere al volo il suo apprendista, li a pochi passi.
“Ehylà!?” Lo salutai raggiante. “Ti ricordi il piccolo favore che mi dovevi?”
“Come non potrei...” Ammise rassegnato.
“Perfetto allora. Mettiamoci subito al lavoro!” 'Così impari a fare casini alle spalle del tuo maestro!'

Rimasi in quella torre fungiforme per più di una settimana, raramente mi fermavo così a lungo da qualche parte. Quando me ne andai soddisfatto con quell'ampolla tra le mani, i miei amici mi salutarono senza nascondere la loro seria preoccupazione.
“Andrà tutto bene.” Li rassicurai. Magari potevo limitare i danni di eventuali effetti collaterali assumendo il potere della Forma Eterea, prima di bere quella sbobba. Almeno così sarei stato certo di eliminare i danni fisici, per il resto avrei incrociato le dita.

Dovevo ammettere che l'apprendista di quel Telvanni aveva fatto un lavoro eccezionale: trascorse interi pomeriggi con la vera alchimista della Torre, per riuscire a capire come dare tutti gli effetti di cui avevo bisogno alla mia pozione. Dopo quattro fallimenti ed una solenne esplosione, aveva messo assieme un filtro contenente incantamenti da ben tre scuole diverse: Recupero, Alterazione ed Evocazione.
Lo stesso Neloth ne fu sorpreso e gli fece i complimenti, tuttavia entrambi non erano riusciti a calcolare quali possibili effetti secondari ne sarebbero scaturiti, magari con un po' di fortuna nulla di chè. L'unica cosa certa era che la durata dell'evocazione sarebbe stata almeno di ventiquattro ore.





Pensieri a mezz'aria...

Come promesso, il secondo capitolo. ^_^
L'ho riletto e revisionato infinite volte, ma sono sicura che qualcosa mi sarà sfuggito lo stesso :P
Non posso che confidare nella vostra clemenza...
A questo punto mi sembra abbastanza chiara l'origine del titolo che ho scelto per questa storia.
Sperando che le mie idee folli vi siano piaciute, un saluto ed un grosso... 
GRAZIE !! :D
Salvo imrpevisti, tornerò martedì prossimo :) XXX

 

  
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