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Autore: Macaron97    24/06/2014    2 recensioni
Dopo tre anni passati a smantellare la rete di Moriarty, Sherlock torna a Londra - e da John. John, d'altra parte, dopo tre anni passati a credere il suo migliore amico morto, non è pronto a perdonarlo. Quando, alla fine, John accetta il fatto che Sherlock sia tornato, potrebbe essere troppo tardi.
There's an albatross around your neck. Let it go.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Quasi tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti scrittori e lettori, 
so che probabilmente nessuno leggerà queste poche righe, d'altro canto ci tenevo a precisare che all'autrice è stato chiesto il permesso non solo di tradurre la storia, ma anche di apportare qualche cambiamento di alcune parti. 
Buona lettura.






Freddo. Freddo ovunque. Freddo e umido. 
 
Sherlock Holmes avvolse le braccia attorno al suo corpo e chiuse gli occhi. 
 
Freddo. Freddo.
 
Non voleva addormentarsi. 
 
Era illogico, certo che lo era, perché i sogni non erano altro che un prodotto della sua immaginazione, della sua mente che si rivoltava contro di lui, non erano reali, nemmeno gli incubi. 
 
Rabbrividì involontariamente e forzò i suoi occhi ad aprirsi nuovamente. 
 
Non era nemmeno stanco, non gli serviva dormire, il giorno prima aveva riposato per circa un'ora, stava bene. 
 
Freddo. Così freddo. 
 
Tremando, battendo i denti, Sherlock tentò di raggomitolarsi, portando le sue gambe vicino al petto. 
 
Sospirò, ancora una volta involontariamente, quando un dolore lanciante lo colpì al ginocchio destro. 
 
Stupido, così stupido, era stato stupido. Aveva permesso a se stesso di farsi mettere fuori gioco da un forte calcio contro il ginocchio. C'era qualcosa di rotto, probabilmente.
 
Stupido, folle, così folle, distratto dal terribile dolore nella sua testa e dal frenetico battere del suo cuore contro le costole, distratto dal sangue che gocciolava nei suoi occhi e gli scorreva lungo il viso. 
 
Sherlock strinse gli occhi davanti allo schermo del suo vecchio telefono.
 
Distratto.
 
Avrebbe potuto chiamare, una sola chiamata, avrebbe potuto solo…
 
«No!» ringhiò, provando a fare un respiro profondo e chiudendo i suoi occhi ancora una volta.
 
Non poteva farlo. Non poteva permetterselo. Non poteva. 
 
Freddo, perché era così freddo? Freddo, o era…era febbre? Aveva mai avuto la febbre?
 
Deglutì, cercando di strofinarsi la schiena, muovendo le sue dita e le sue braccia per produrre un po' di calore. 
 
Non avrebbe dovuto essere così freddo, non era nemmeno più inverno e lui…lui non era all'aria aperta, giusto? No, aveva tentato di introdursi in una baracca da qualche parte, quindi…
 
Durante la notte, la cosa che gli mancava di più era il suo cappotto. I'ipermeabile che indossava non lo teneva al caldo nemmeno la metà di…
 
No, stupido. Sentimenti. Lo distraevano. 
 
Sentimenti. Erano i sentimenti che andavano incolpati per la sua ultima sventura, quando lui era stato incredibilmente vicino a lasciarsi scappare gli uomini che inseguiva da tempo. Gli aveva in pugno, quasi, era pronto a sparargli, quando uno di loro gli aveva fatto una domanda, una semplice domanda che aveva bloccato Sherlock, facendogli tremare l'intero braccio e, quindi, mancare il bersaglio. 
 
«Ti manca il tuo caro dottore? Non sono sicuro che lo rivorrai indietro dopo quello che gli abbiamo fatto»
 
Una bugia, era una bugia. 
 
Doveva esserlo.
 
Perché…no. 
 
Improvvisamente, Sherlock aggrovigliò le sue braccia attorno al corpo malconcio, ignorando la pressione delle costole malridotte contro i polmoni e si alzò in una posizione seduta. 
 
Non era stanco. 
 
Dopo quello che gli abbiamo fatto…
 
Nessuno sapeva che lui era vivo, nessuno, nessuno avrebbe potuto saperlo, almeno finché lui non avesse finito.
 
Finito.
 
Finito una volta avuto Moran, secondo in comando, quello che teneva ancora insieme la rete di Moriarty.
 
Le immagini di John, morto, torturato, di John che lo fissava con uno sguardo accusatorio, urlandogli: «Non mi hai tenuto al sicuro, non l'hai fatto, è tutta colpa tua!» Due anni di nascondigli, due anni di bugie, di caccia all'uomo, due anni di solitudine.
 
No. No…
 
Gli occhi di Sherlock si chiusero. 
 
Incubi, ebbe degli incubi che lo lasciarono ancora più debole di quello che non era già, che lo lasciarono urlante e tremante e…
 
No. John stava bene. John era al sicuro. 
 
Nessuno sapeva cio che stava facendo, dov'era, che era vivo, nessuno sapeva. Mycroft si sarebbe occupato di John, nessuno avrebbe provato a minacciare John, nessuno…
 
I sogni non erano reali, non potevano fargli del male.
 
Aveva attraversato momenti peggiori, molto peggiori, gli incubi non avevano alcun potere su di lui.
 
John stava bene, John era…
 
Sherlock boccheggiò quando la sua testa colpì il pavimento sporco. 
 
Dormire, il suo corpo chiedeva di dormire, aveva bisogno di dormire, ma lui…
 
Rabbrividì di nuovo, perdendo la battaglia con il suo stesso corpo. Ancora una volta. Di nuovo. 
 
Stanco, era così stanco. Non poteva pensare, non riusciva a concentrarsi sulle poche persone che gli erano rimaste da eliminare. 
 
Solo un'ora. O due.
 
Non voleva addormentarsi e quello fu il suo ultimo pensiero cosciente prima di scivolare nell'oblio. 
 
  •  
 
John Watson si svegliò urlando. 
 
Di nuovo.
 
Uno. Due. Tre. Quattro. 
 
Contò lentamente, molto lentamente, prendendo dei respiri profondi, proprio come gli aveva detto la sua terapeuta, alcuni mesi prima. Era d'aiuto. 
 
A volte.
 
E se non lo era, beh, non è che avesse molte altre alternative. 
 
Si stese di nuovo sul letto, fissando il soffitto del suo piccolo appartamento, continuando a respirare e a contare i respiri.
 
Rilassati. Calmati. 
 
Funzionò, stavolta.
 
Strofinando una mano sui suoi occhi si mise a sedere e arrischiò un'occhiata al telefono che se ne stava sul comodino vicino al letto. 
 
3:21 
 
Decisamente troppo presto per alzarsi. Sfortunatamente.
 
Improvvisamente, accorgendosi di quanto fosse bagnata la sua maglietta, si sbarazzò delle coperte che finirono ai piedi del letto. 
 
Doccia. Gli serviva subito una doccia. L'acqua tiepida, scorrendo lenta sul suo viso, l'avrebbe calmato.
 
E vestiti puliti. Gli servivano vestiti puliti e qualcosa da bere.
 
Sospirando, John si alzò in piedi. 
 
Ci volle un po' prima che si sentisse meglio. 
 
4:12 Ancora troppo presto per alzarsi. E troppo presto per chiamare Rose.
 
Si sedette di nuovo, affondando nel materasso. 
 
Quello era stato uno dei peggiori incubi degli ultimi tempi, decisamente. Non si ricordava precisamente che cosa avesse sognato era solo sicuro che era stato qualcosa di doloroso e terrificante e che coinvolgeva Sh-
 
Due anni prima. Più di due anni di fatto e John si sentiva ancora come se si trovasse in un eterno incubo. 
 
Certe volte la mia vita è troppo complicata persino per me, si ritrovò a pensare. 
 
Adesso aveva una vita, una vita ordinaria, aveva finalmente accettato la morte di Sherlock. O forse no?
 
Sono stanco.
Sono stanco.
Sono stanco. 
Sono stanco. 
Ci ho provato
  
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