Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Chartraux    24/06/2014    8 recensioni
Drew ha diciotto anni, una passione per la scrittura e per le arti in genere. Davanti a sé ha una vita piena di confusione e indecisioni. Nicholas, diciassette anni, ama il cioccolato bianco, la musica indie e programmare le feste scolastiche. La sua vita è scandita dai rintocchi dell'orologio.
Eppure, quando il mondo silenzioso di Drew e quello rumoroso di Nicholas si incontrano, tutto quello che entrambi desiderano è avere più tempo! Circondati da un gruppo di amici confusionari, il loro modo di vedere le cose cambia e si modifica in base alle necessità di entrambi. E si rendono conto che, anche se l'amore è un sentimento effimero, la vita lo è ancora di più.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AVVISO:
Volevo solo ribadire che questa storia tratta tematiche delicate, ma non offensive nè per generi, nè per sesso, religione o razze.
Spero comunque che questo non vi causi problemi.
Buona Lettura. :)
Ci vediamo nelle note finali (che vi consiglio di leggere).

p.s.
Mi hanno consigliato di avvisarvi di munirvi di fazzoletti.
Così mi dicono. XD



 


 
A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una
stella cadente all'altra finché non precipito. Questa è la notte e quel che ti combina.
Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione.
Jack KerouacSulla strada (1951)



Parte Prima – Drew
 
Drew Coleman è seduto di fronte al rettore che sta leggendo la sua scheda scolastica.
«È la prima volta che la vedo in presidenza» dice l’uomo appoggiando la cartella sulla scrivania di legno scuro; Drew lo osserva con un cipiglio infastidito sul viso.
«In confronto a suo fratello non ha mai dato problemi, mi spieghi quindi perché ha allagato la palestra.» non è una domanda.
Il ragazzo lo guarda scettico, sa già che non gli crederà «Non sono stato io.»
L’uomo abbassa sulla punta del naso gli occhiali dalla spessa montatura, un sopracciglio è alzato ed il suo sguardo è pieno di diffidenza «Davvero?»
«Davvero.»
«E quindi non era lei davanti all’idrante con la pompa in mano, vero?»
Drew scuote la testa «Ero appena arrivato e stavo chiudendo l’acqua.» dice senza distogliere lo sguardo.
Il preside sospira «Non so se posso crederti Drew, non hai delle prove a tuo favore…»
«Quindi?» domanda con una punta di panico nella voce; spera che il signor Hanson non se ne sia accorto, ma ha paura di essere sospeso, non sa come la prenderebbe suo padre. «Per tua fortuna i danni non sono gravi, l’acqua non ha raggiunto gli uffici ed il linoleum sul pavimento è stato subito asciugato. Certo, bisognerà lavare tutti gli asciugamani, i tappeti e le divise, ma abbiamo già chiamato un’agenzia specializzata.»
Drew si morde il labbro inferiore, quell’attesa lo sta stancando.
«Quindi, pensiamo alla tua punizione.»
Il ragazzo spalanca gli occhi «Non mi sospende?»
Il signor Hanson sospira «Sarebbe indubbiamente la punizione più giusta, ma hai un ottimo curricolo scolastico, ed è la prima volta che ti vedo qui in quattro anni; penso che potresti fare qualcosa per la scuola, per sdebitarti del mancato uso della palestra per la settimana. La squadra di basket non è molto contenta…»
Lo studente arriccia il naso. Odia la squadra di basket e quella di football della scuola: sono palloni gonfiati che mettono tutti in ridicolo infastidendoli e bistrattandoli solo perché non sono alla cima della piramide gerarchica dell’istituto.
Fosse per lui, e solo per creare veri disagi a quei ragazzi fastidiosi, l’avrebbe rasa al suolo, la palestra!
«Quindi, pensavo,» riprese il preside incrociando le braccia sul petto «che potresti aiutare i ragazzi che organizzano gli eventi scolastici.»
Drew spalanca gli occhi, boccheggia alcuni istanti prima di farfugliare un «Cosa?!» quasi sconvolto. L’uomo gli scocca un’occhiataccia «Ha qualcosa da ridire, Coleman?»
Ed il ragazzo si è reso conto di non avere altre opportunità: o quello o la sospensione e quindi l’ira del padre. Prende un sospiro profondo, per digerire la “punizione”, «Va bene.» Il preside sorride quasi malignamente notando il comportamento dello studente «Bene, può iniziare da oggi pomeriggio. Dovrà partecipare attivamente agli incontri, fare proposte, aiutando gli altri e rendersi disponibile a qualunque richiesta del presidente del club, Nicholas Freeman.»
Drew si morde il labbro, come sempre quando è infastidito da qualcosa «Sì…»
«E, giusto per rendere chiara la cosa, questa punizione durerà fino al ballo di fine anno.»
«Ma… non può! Sono otto mesi di punizione per una cosa che io non ho assolutamente fatto! Non è ingiusto?»
«Come ho detto, non ha prove a suo favore, quindi risparmi il fiato per qualcosa di più concreto; se e quando troverà le prove di chi ha combinato il casino in palestra, allora potrei sospendere nell’immediato la sua punizione, ma per ora è meglio che si diriga all’aula-studio 3 dall’altra parte dell’edificio. I ragazzi inizieranno la riunione fra un paio d’ore.»
Drew borbotta qualcosa mentre si alza dalla poltrone di similpelle nera e dirigendosi alla porta, quando la sua mano è sulla maniglia il preside lo saluta con un «E si ricordi di non saltare nessun incontro, ne sarò informato.»
Drew esce, chiudendo la porta con un ringhio.
 
«Stai scherzando?!» urla Ryan Leonard scioccato dalla rivelazione.
«Oh, per nulla Ray… il preside mi ha davvero dato come punizione quella di dover far parte del “club dell’organizzazione di eventi” della scuola…»
«Non posso crederci. Ma loro… sono degli sfigati!»
«Sì, lo so.»
«Sono considerati peggio dei ragazzi del club di matematica, di quelli di economia domestica ed addirittura peggio di quelli di canto coreografato!»
«…lo so…» sbuffa ancora Drew dando un morso alla merendina al cioccolato che ha appena scartato.
«In più» continua Ryan facendo scoppiare un palloncino fatto con il chewingum «prenderai ordini da un diciassettenne. Ha un anno in meno di te!»
Drew aggrotta le sopracciglia «È un modo gentile per dirmi che sembrerò ancora più sfigato di loro?»
L’amico ridacchia «Scusa, non volevo offenderti. Già lo so che stai soffrendo le pene dell’inferno solo per riuscire a presentarti fra venti minuti in quell’aula. Ma dai, magari andrà meglio di quello che pensi! Potresti trovare anche una bella ragazza, magari vi innamorate a prima vista, sarete pucci-pucci e love-love, vi fidanzerete, sposerete, avrete una casa con la staccionata bianca e tanti, tanti bambini!»
«Ray, parli come una dodicenne!» lo ammonisce Coleman dandogli un pugno scherzoso sulla spalla «Se dovesse succedermi qualcosa ti considererò responsabile di tutto!» conclude alzandosi dallo scalino e dirigendosi verso il corridoio ovest.
Il compagno lo guarda scioccato «Ma che ho fatto?»
Drew non risponde, ridacchia soltanto.
 
È fermo di fronte alla porta dell’aula-studio 3 situata in fondo al corridoio ovest; dall’altra parte della porta chiusa, si sente un vociare allegro e divertito. Drew non sa cosa fare, non è certo che debba bussare, ma non è nemmeno sicuro che può entrare senza farsi sentire in qualche modo. Ma, forse, la cosa che più lo preoccupa, è la considerazione che il gruppo dietro la porta ha di lui; sa che non appartiene alla categoria bulli e che non è un cattivo elemento, come gli ha ricordato il preside un paio di ore prima, ma lui non frequenta club, sorride il meno possibile, cerca di evitare contatti e di non avere nessuno tra i piedi sette giorni su sette, escluso Ryan – ma lui non fa testo, è suo amico da anni! E sa che non potrebbe davvero vivere bene la giornata scolastica senza del suo migliore amico.
Gli piace la solitudine e gli piace incutere timore anche se non farebbe male ad una mosca; il cipiglio scontroso lo ha solo per allontanare la gente, ma non per infastidire o molestare gli altri.
Sospira preoccupato. Non ha idea di come poter tenere le distanze se deve rimanere con quel gruppo di emarginati per un anno scolastico intero.
O la va, o la spacca!, si dice afferrando la maniglia ed aprendo la porta, ma si ferma scioccato quando vede una sottospecie di piramide umana nel centro della stanza; le sedie ed i tavoli sono stati messi ai lati del perimetro «Ma cosa…?»
L’unica ragazza che non sta partecipando, ma che sembra più che altro la coordinatrice di quella costruzione fatta di studenti, si volta e lo guarda curiosa.
«Gente!» dice con una voce troppo acuta «Abbiamo un ospite.»
E poi, tutto quello che accade dopo lo fa scoppiare a ridere senza freno: un ragazzo, situato nella fila di mezzo della piramide si volta, facendo crollare la precaria costruzione; gemiti di dolore ed imprecazioni colorite e fantasiose riempiono la stanza e, davvero, Drew nel sentire quel «Parker, brutto orango con la sindrome della pettegola mischiato ad un Sherlock Holmes con i piedi che puzzano di gorgonzola!, non fare mai più una cosa del genere o ti metto una matita in mano e ti costringo a prendere nota di tutto quello che dice Florence mentre è sotto l’effetto della colla vinilica!» non può non ridere.
Mentre quello che pensa sia Parker si scusa con i compagni di club, alcuni ridacchiano insieme a lui, altri invece continuano a guardarlo in silenzio.
Drew, si ferma, rendendosi conto che quello non avrebbe dovuto essere l’inizio del loro incontro; non avrebbe dovuto presentarsi come una persona che ride delle più stupide battute e che riesce ad integrarsi con gli altri senza problemi.
La ragazza che coordinava la ormai ex piramide si avvicina con un sorriso curioso sul volto «Io sono Florence» dice allungando una mano «quella che straparla quando annusa la colla vinilica per intenderci.» ridacchia specificando poi in un sussurro «Cosa che è capitata una sola volta. La stanza era chiusa, stavamo incollando fiori ovunque e l’odore della colla era troppo forte, sono andata fuori di testa fino a che Nicky non mi ha portato in cortile ed infilato la testa nella neve!»
Drew non sa cosa dire, si limita a stringerle la mano.
Florence richiama tutto il gruppo all’ordine e, come un branco di cagnolini scodinzolanti, si mettono tutti in fila in attesa.
«Allora, questi sono Parker, Sarah e Rex e si occupano delle scenografie.» inizia presentandogli il primo terzetto di studenti che, a suo avviso, sembrano tutti del secondo anno, «Poi ci sono Will, Jeff e Kira che pensano alle luci e all’audio; Alex, Carmen, Lucy e Olly pensano alle attrezzature e sanno fare un po’ di tutto, sono i nostri meravigliosi jolly. Poi ci sono io, la vicepresidente e tesoriere del gruppo.» conclude indicandosi con entrambi i pollici.
«Uhm… bene, io sono Drew Coleman e...»
«Sei quello che ha riempito la palestra di acqua!» lo accusa additandolo l’orango chiamato Paker.
Drew fa un mugugno stizzito prima di mettere le mani nelle tasche dei jeans, aveva pensato di presentarsi, ma dopo quella accusa infondata gli è passata la voglia. Nota Florence dare uno scappellotto a Parker «Sei un maleducato!» gli dice con rabbia, poi si rivolge di nuovo verso di lui «Scusalo, il nostro caro Parker non conosce la parola tatto.»
Coleman si morde il labbro inferiore.
«Allora, Drew Coleman, come mai sei qui?» gli domanda con un sorriso per nulla falso la vicepresidente, Drew la guarda incuriosito dal suo carattere disponibile, quindi decide di risponderle cortese «Mi ha mandato qui il Preside Hanson, ha detto che dovrò aiutarvi fino alla fine dell’anno.»
Un coro di «Cosa?!» si è alzato nella stanza, Drew fa un passo indietro, intimidito dal loro entusiasmo.
Aspetta… perché sono così entusiasti?
«È fantastico! Abbiamo visto i tuoi lavori! I tuoi testi sono bellissimi, sai dipingere e sei bello da morire!» dice Carmen saltellando come una ragazza pompon.
«Ehm… grazie?»
Florence ride «Sì, è un complimento. Carmen è schietta, c’è poco da fare.»
Drew guarda i suoi nuovi compagni di club esultare, saltare, ballare e, davvero, non comprende. «Florence, non capisco.»
«Oh, non preoccuparti. È che abbiamo bisogno di una persona con il tuo talento. Sono anni che Nicky cerca di reclutarti in un modo o nell’altro, ma non ha mai funzionato. E no, prima che ti venga in mente, non è lui che ti ha incastrato con la palestra.»
Drew spalanca gli occhi «Come?»
Florence sorride e gli prende una mano tra le sue, le sente fredde.
«Nicky è convinto che non sei stato tu. E quindi ci credo anch’io. Normalmente Nicky non sbaglia mai, il suo sesto senso è fenomenale!»
Drew Coleman è perplesso, non è sicuro di voler conoscere questo Nicky, gli fa quasi paura l’affinità che ha verso di lui e non l’ha ancora visto, non sa nemmeno il suo nome completo. Non sa ancora se è un ragazzo o una ragazza, non sa che faccia abbia… a sua discolpa, non ha mai guardato nessuno negli occhi.
La solitudine è una brutta bestia…, pensa mentre guarda un po’ deluso il gruppo danzante e ridente davanti a lui; Florence al suo fianco sorride serena.
«Solo una cosa Drew,» inizia con un tono serio «Nicky è una persona molto ingarbugliata; fa fatica a distinguere la realtà dalla fantasia, ma al contempo è sempre coi piedi per terra e la testa sulle spalle… cerca solo… fate attenzione, ok?»
Drew la guarda perplesso, quel discorso per lui non ha senso.
Ok, quel gruppo non ha assolutamente senso, ma dovrà farci l’abitudine, Un anno è un tempo incredibilmente lungo.
Poi una voce, dolce, divertita, curiosa, ma al contempo quasi infastidita, si fa largo nelle sue orecchie, nel suo intero corpo, «Ehi, che sta succedendo qui?» domanda qualcuno dietro di lui e Drew sente i brividi corrergli su per la schiena; nota Florence girarsi con un sorriso speciale sul viso e raggiungere il proprietario della voce.
Drew non sa il motivo, ma non riesce a muoversi.
Vede tutti gli altri zittirsi e incamminarsi verso la voce che lo ha fatto rabbrividire e forse, forse!, dovrebbe voltarsi anche lui. Potrebbe essere un professore, o un altro membro del club, non dovrebbe fare la parte dello scortese; un anno è un tempo davvero lungo e non ci tiene a passarlo nell’odio.
Decide così di girarsi piano. Lentamente, titubante.
E quando incrocia lo sguardo sereno, dolce e felice di un ragazzo dagli occhi azzurro splendente come il Periodo Blu di Picasso, sa che dovrà dare almeno un pugno a Ryan.
«Ciao!» gli dice il ragazzo prendendogli una mano e stringendola in un saluto pieno di entusiasmo «Drew Coleman, è un piacere averti tra di noi!»
Il sorriso che ha dipinto sul volto è più bello e speciale di quello che una ragazza regalerebbe al proprio fidanzato dopo il primo bacio; Drew non sa cosa fare.
Non apre bocca; è ancora emozionato nel vedere la persona di fronte a lui.
«Io Sono Nicholas Freeman, il presidente del club.»
E Drew lo sa che, quello che sente nel petto, può solo essere uno sciame di farfalle fastidiose; sa che quei capelli corti, spettinati e biondi, il viso squadrato e il naso leggermente a punta, i cinque o sei centimetri di differenza d’altezza, la maglia di una band a lui sconosciuta, il sorriso, i denti perfetti, la voce meravigliosa e piena d’affetto lo rovineranno. Lo renderanno quello che lui non è mai voluto essere. Ne è consapevole, se lo sente dentro, come se, quel famoso sesto senso rivelato da Florence, fosse penetrato dentro di lui. E, sì, lo sa che in quel preciso istante, in quell’attimo pericoloso, deve decidere cosa poter diventare.
Nicholas sorride ancora più dolcemente, talmente tanto che Drew pensa che sia la cosa più incredibile del mondo, «Mi chiamano Nicky.» conclude.
Drew smette di pensare, scollega il cervello. Gli stringe la mano.
«Mi chiamano Drew.»
E la risata che scoppia nella stanza, che rimbomba nelle pareti, che gli fa esplodere il petto, la risata di Nicky, è la cosa più bella che ha mai udito.
«Sei una persona davvero divertente Drew.» gli dice Nicholas stringendolo in un abbraccio amichevole, da maschi, da fratelli!
E Drew vorrebbe ringraziare la persona che l’ha incastrato in quel fastidioso club, perché è la cosa più bella del mondo.
 
 
Parte Seconda – Nicholas
 
«Sono davvero colpito, non pensavo di vederti mai entrare da quella porta.» gli dice Nicky spingendolo per le spalle con calma ed attenzione, come se avesse paura di romperlo.
«Se vogliamo davvero sindacare, non l’hai visto entrare nell’aula. Se mai è il contrario.» ridacchia Carmen mentre prende per mano Lucy, insieme si dirigono ad un angolo della stanza e sollevano alcune sedie subito aiutate dalle altre ragazze, mentre i ragazzi spostano le scrivanie e le riposizionano al centro della stanza.
Nicky alza gli occhi al cielo e prendendo una sedia la mette ad un lato, facendo un gesto a Drew che indica di sedersi.
Drew lo fa e rimane sorpreso di trovarsi, poco dopo, tra il presidente ed il vicepresidente del club.
«Florence, hai già fatto le presentazioni?»
«Certo capo!» risponde mettendo una mano tesa vicino alla fronte come a imitare un saluto militare.
«Brava.» sorride e poi torna a portare lo sguardo su Drew, giusto un paio di istanti, per non destare sospetto. Non se lo ricordava così bello. I capelli sono scuri e tenuti indietro da una quantità enorme di gel e lacca, la pelle è bronzea e gli occhi sono di un colore così magnetico e speciale che non riesce a definirlo, un misto tra castano e verde e miele. Sono così luminosi da sembrare cangianti, pensa soffermandosi sulle labbra sottili e poi sulle lunghe dita. Adora le sue mani, solo affusolate, grandi, sembrano fatte su misura per poter mostrare il suo talento innato col pennello, la chitarra. Con la penna.
Le sue poesie sono la cosa più bella che Nicky ha mai letto; ogni volta che trova i suoi lavori sul sito della scuola, li stampa e li fa leggere a Rex durante i soliti quindici minuti di pausa degli incontri e la nota, la stessa emozione negli altri ragazzi – grazie anche al talento di Rex che è iscritto pure al club di teatro.
Sono due anni, da quando è diventato il nuovo presidente, che cerca di portarlo nel loro club, ma ovviamente senza fortuna. Non sa il motivo, ma è certo che Drew non l’abbia mai davvero visto; è come se ci fosse sempre stato qualcosa tra loro, un muro, uno scudo, uno specchio a “due vie”
[1]
Nicholas lo sa di non essere popolare, e nemmeno gli altri ragazzi del club – escluse Carmen e Florence, la prima una cheerleader e la seconda Reginetta del ballo l’anno precedente – ma sperava davvero che almeno alla dodicesima volta che ha tentato un approccio con Coleman questo lo guardasse, lo ascoltasse. Lo vedesse.
Ma non è mai successo. Ora, invece, è lì, accanto a lui, a leggere il plico di foglio con le date e gli eventi di tutto l’anno.
«Allora,» riprende sapendo di aver attirato più di uno sguardo nel suo silenzio «questo è l’elenco degli eventi, e come potete notare, è stato aggiornato rispetto a quello che vi avevo dato il mese scorso all’inizio della scuola.»
«Nicky» alza la mano Lucy ed appena il ragazzo la guarda lei continua «perché ci sono due eventi in più rispetto all’anno scorso?»
Nicky sospira «Il preside Hanson ha deciso di dirmi giusto mezz’ora fa che quest’anno, fra tre settimane se devo essere sincero, ci sarà una festa per i genitori…»
«Cosa?!» urla Rex alzandosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo «Ma è pazzo? Abbiamo solo tre settimane per organizzare questa e non potremmo riposarci un istante, perché fra un mese e mezzo ci sarà anche il Ballo d’Inverno?! Come possiamo organizzare due eventi del genere?»
Un brusio inizia ad espandersi nella stanza, Nicholas sposta lo sguardo alla finestra, osserva i campi sportivi e alza leggermente gli occhi al cielo. C’è ancora il sole, anche se sta ormai tramontando, sono in autunno quasi inoltrato e sa che a breve potrebbero iniziare a presentarsi le nuvole che per tutto l’inverno chiuderanno la visione del mondo azzurro. Alzare lo sguardo al cielo lo calma, lo rende attivo e propositivo, ma con le nuvole in previsione, non sa come potrà davvero andare via la confusione che ha nella testa.
«Ragazzi!» dice con un tono alto e perentorio da far zittire subito il vociare insistente «Siamo in tredici. Ci possiamo dividere in due gruppi, possiamo consultarci, cambiare e ritornare nel gruppo di inizio. Ognuno di noi è bravo e portato per questi compiti. Ce la possiamo fare!»
L’aula rimane silenziosa per un tempo che a Nicky pare infinito, abbassa gli occhi un istante e prende un respiro profondo, poi riprende «Quando ho riscritto questa lista, mentre stavo maledicendo il preside e tutti quegli studenti che hanno proposto questa cosa – sì, è stata proprio quella stronzetta di Rachel Green ad avere questa idea! –, ho anche pensato che oggi ed il prossimo incontro possono essere usati per buttare giù una bozza della scenografia di entrambi gli eventi che sono da fare ambedue al coperto. Poi, nelle prossime due stiliamo un elenco delle cose che ci servono, dei club che possiamo “sfruttare” per la giornata dei genitori e la band che verrà a suonare per il ballo.»
Florence sta prendendo appunti e controllando il piccolo calendario digitale del cellulare, i ragazzi delle scenografie si sono diretti verso dei cassettoni in fondo all’aula recuperando dei fogli A3 e delle matite colorate, gli altri si sono alzati ed hanno riportato le sedie lontane, spostando una delle tre scrivanie usate. Nicky osserva per un istante Drew, lo vede guardarsi attorno confuso, spaesato. Gli afferra un polso con gentilezza e rimane perplesso nel notare la sorpresa passare nei suoi occhi cangianti. Lo trascina con cautela lontano dal gruppo, dalla confusione.
«Non sei obbligato a partecipare a questa tua prima giornata. Anche se Hanson mi ha detto di segnare le tue assenze, oggi sei “giustificato”. Non voglio metterti fretta, se puoi consigliarci qualcosa, avere delle idee, puoi partecipare, se no puoi solo guardare.»
Drew lo osserva dubbioso.
«Non sono contento del fatto che sei venuto qui obbligato da altri, quindi capisco che questa cosa possa non piacerti, ma, scusa se sono egoista, sono contento che tu sia qui. Ho visto il tuo potenziale, sei un ragazzo intelligente e pieno di idee magnifiche, sarebbe davvero bello, se, prima o poi, avessi voglia di stare qui. Di stare davvero qui.»
Drew umetta le labbra e Nicky lo trova quasi eccitante.
«Va bene» risponde piano «se mi viene in mente qualcosa, vi aiuterò.»
E Nicholas può solo sorridere in un sospiro pieno di aspettativa, perché è quello che sogna da due anni.
«Grazie!» esulta abbracciandolo di slancio, come all’inizio dell’incontro di quel pomeriggio; quando si stacca, non ne è sicuro, ma gli sembra che Drew sia arrossito leggermente di imbarazzo. Gongola un poco nella speranza che sia davvero a causa sua e non della temperatura, della vergogna di essere lì o quant’altro.
Volta di pochi gradi il capo, osservando i ragazzi del club: li stanno guardando in rigoroso silenzio; Nicky sospira, alzando gli occhi al soffitto, si domanda come sia possibile che tutti i più pettegoli e curiosi studenti della scuola siano nel suo club.
Batte le mani un paio di volte per riottenere l’attenzione «Non c’è nulla da vedere!» esclama facendo ridacchiare le ragazze «Forza, iniziamo il lavoro o non finiremo mai e, sinceramente? Voglio mandare a quel fottuto paese quella cretina della Green con una fantastica “giornata dei genitori”!»
I ragazzi alzano i pugni in alto, le ragazze applaudono, Florence urla qualcosa come «Sei una forza, capo!» mentre Drew continua a rimanere in silenzio dietro di lui.
Lo guarda un istante prima di dargli una pacca sulla schiena «Quando vuoi, ok?»
«Ok.»
Nicholas sorride e poi fa un paio di passi malfermi, come se avesse inciampato in un ramo invisibile e sente l’equilibrio scemare; porta le mani avanti sapendo che finirà con la faccia sul pavimento e non ci tiene a fare una figuraccia davanti a Drew proprio il primo giorno.
Ma tutto ciò non accade: un braccio forte e muscoloso lo cinge per la vita e lo trattiene, come a strattonarlo da una forza sconosciuta e astratta che lo sta trascinando verso il basso. Sbatte le palpebre un paio di volte incredulo, guarda i ragazzi chinati sulle scrivanie e parlottare tra di loro; le sue mani tremano leggermente.
«Va tutto bene?» la voce di Drew lo risveglia dal quello strano momento, si riposiziona in piedi e cerca di capire se è o meno stabile prima di lasciare la stretta di Coleman.
«Sì, tutto ok.»
Drew si umetta le labbra, e Nicholas odia quando fa così perché lo rende nervoso ed il suo cuore fa capriole che non vorrebbe facesse, «Stai bene?» gli domanda nuovamente in un sussurro.
E no, di sicuro Nicky non può rispondere a questa domanda, soprattutto non dopo che il proprio cuore ha fatto un triplo salto carpiato nel suo petto appena una delle affusolate mani di Drew gli sfiora il fianco.
«Davvero, sto bene. Mi sono mosso solo troppo velocemente.»
Coleman lo guarda per nulla convinto, ma non dice niente, alza solo le spalle e si dirige verso il gruppetto.
Nicky sorride, nonostante tutto.
 
Dopo più di due ore i membri del club “organizzazione eventi scolastici” hanno buttato giù delle bozze colorate e davvero interessanti per la scenografia. Nicky è contento, non ha mai pensato che Drew avrebbe iniziato a lavorare attivamente da subito, credeva che fosse una persona schiva e per nulla incline ai lavori di gruppo, ma ha dovuto ravvedersi. Drew Coleman non è una persona schiva, è una persona timida, insicura e per nulla incline ad esternare i propri sentimenti; Nicholas non lo sa se è colpa di un background negativo alle spalle, di un qualche problema familiare o semplicemente perché odia legarsi troppo agli altri, ma vederlo così tranquillo e propositivo – e con la matita tra le dita abbozzando schizzi che sembrano opere d’arte! – lo ha reso felice.
Nicky sa di essere una persona altruista e gentile – non lo pensa solo perché glielo dicono gli altri o per suo piacere personale, sa di esserlo perché gli è stato insegnato dai suoi genitori ed è sempre stato insito dentro di lui – e normalmente non dovrebbe pensare a quanto il disagio per uno sia diventato felicità per lui, ma avere Drew Coleman tra i suoi membri, i suoi “colleghi”, i suoi amici è qualcosa che lo cambia e lo fa diventare uguale a tutti gli altri compagni. Non sa se chiamarla ipocrisia o possa solo definirla come serenità, ma per adesso preferisce crogiolarsi in questa calma.
Mentre i ragazzi mettono a posto la stanza e le ragazze chiacchierano e si complimentano tra di loro per le idee, lui prende nuovamente Drew da parte.
«Grazie per aver partecipato.» gli dice sincero e con un enorme sorriso sulle labbra.
«Avevo qualcosa da proporre.» risponde l’altro infilando le mani nelle tasche; Nicky odia quel gesto, preferirebbe che non nascondesse le sue mani.
«Sono contento che ti sei sentito ispirato.»
Drew scrolla le spalle «Siete un gruppo interessante.»
«È un complimento?» domanda il presidente inclinando leggermente il capo verso destra curioso.
«Potrebbe esserlo. È presto per dirlo.»
Nicholas non sa se ridere o prendersela, preferisce rimanere neutro, è sempre più facile così «Quando capirai cosa intendi con interessante, faccelo sapere.»
«Sì.»
Si guardano alcuni istanti, nel silenzio più totale.
Nicky alza gli occhi al soffitto sospirando infastidito «Ragazzi, su, tornate a casa. Lo show è finito.» brontola incrociando le braccia al petto e fulminando i suoi undici amici che lo guardano divertiti e curiosi della loro interazione.
«E dai Nicky!» sbuffa Carmen, ma non dice altro, perché Lucy le prende una mano e la strattona un poco bisbigliando un «lasciali in pace» che la convince.
«Su, forza, tornate a casa ragazzacci!» li prende in giro scherzosamente Nicky additando la porta d’ingresso.
Kira e Jeff si prendono per mano dopo aver recuperato gli zaini ed infilato le giacche e sono i primi a salutare il gruppo con sorrisi simpatici. Subito dopo tocca a Will, Rex, Parker, Sarah e Olly. Alex parla un istante con Florence prima di salutarli e, per chiudere la coda, Carmen da una pacca sul sedere a Drew che la guarda confuso, mentre Lucy alza solo una mano in segno di saluto.
Nicholas sospira forte mentre borbotta qualcosa che suona come «Maledetta cheerleader.»
Florence ridacchia avvicinandosi e porgendo un foglio al suo capo.
«Ci vediamo domani Nicky. E con te quando vuoi.»
Drew rimane in silenzio, facendo solo un cenno del capo.
Nicky arriccia le labbra «Allora» riprende con un po’ di calma verso Drew «Questa è la lista degli incontri, mentre questa» dice prendendo un foglio da una cartellina blu notte «è il calendario che mi ha dato Hanson. Ogni volta che vieni devi fare la tua firma in questo riquadro; nel caso fossi assente, dovrei mettere io una X rossa invece.» rotea gli occhi «Il preside Hanson ha strane fisse.»
Drew prende il nuovo foglio e con una penna sigla nel rettangolo.
Nicky lo guarda osservare il foglio con preoccupazione.
«Drew, come ho detto, non sei obbligato a seguire i lavori. Puoi anche venire qui, metterti in un angolo e disegnare, o scrivere o ascoltare musica. Non obblighiamo nessuno a rimanere concentrato se non lo si è davvero.» gli dice con calma «Anche gli altri ragazzi a volte hanno delle giornate no e preferiscono fare altro piuttosto.»
«Siete un club davvero permissivo.» asserisce Drew riconsegnando carta e penna, Nicky gli sorride «Così vogliamo essere. Siamo bravi ragazzi, magari un po’ strani, ma bravi.»
«… già.» si morde il labbro inferiore poi glielo chiede «Dove abiti?» e Nicholas si sente quasi morire!
Balbetta alcuni istanti poi risponde con calma «A dieci minuti da qui. Vicino alla gelateria del centro.»
«A dieci minuti da qui in bus, vorrai dire.»
«… sì. A piedi ci vuole un po’ di più.»
Drew sembra pensare a cosa dire, si umetta le labbra «Io abito a quindici minuti di bus da qui. Vicino alla gelateria del centro.»
«Sul serio?!» Nicky è quasi scioccato, non pensava fossero così vicini!
«Sul serio.» ridacchia l’altro grattandosi la punta del naso «Andiamo verso casa assieme? Oggi Ray è andato via prima ed io odio fare la strada di ritorno da solo.»
Nicholas si illumina in volto, il sorriso è splendente e gli occhi sono scintillanti «Sicuro!», esulta il suo cuore mentre in fretta e furia recupera zaino e cappotto.
«Però ti avviso, sono una persona lenta.»
Drew fa spallucce.
 
 
Parte Terza – Drew
 
È seduto sul suo letto, con una sigaretta di cioccolato tra le labbra.
Gliel’ha data quel pomeriggio Nicholas per scusarsi di avergli fatto perdere tempo.
Ma lui è sicuro di non aver perso tempo. Ha apprezzato il chiacchiericcio continuo di Nicholas, del suo entusiasmo per i compiti che svolge e l’affetto che prova per i suoi compagni; ha adorato tutta la sincerità che splendeva nei suoi occhi blu ed ancora di più la sua gentilezza e disponibilità verso gli altri. La trova una persona apprezzabile. Deve ancora riuscire ad inquadrare il resto del gruppo, ma gli sembrano ok.
Quando l’ha avvertito dicendogli che è una persona lenta, non aveva immaginato che lo fosse sul serio.
Ha notato che alcune volte ha rallentato il passo, ha preso respiri profondi come se facesse fatica a camminare, ma non è intenzionato ad indagare; non sono amici, non sono niente e avranno solo otto mesi da passare insieme prima che lui si diplomi e vada via dà lì, magari all’università d’arte di New York se riesce a farsi ammettere. Se deve essere sincero con se stesso, è quasi contento che il preside l’abbia obbligato a frequentare quel club, potrà metterlo nella sua scheda di presentazione ed è certo che prenderà qualche credito in più per questo – anche se lui ed Hanson non ne hanno davvero parlato.
Dà un morso alla sigaretta spezzandola, non ama il cioccolato bianco, ma per ora non lo dirà a Nicholas, gli piace che si porti sempre dei dolci nello zaino da distribuire durante gli incontri del club.
Chiude gli occhi un istante e ripensa a quel blu che sembra un mare calmo, docile, suggestivo. Ed i capelli biondi, così spettinati, sembrano un campo di grano mosso dal vento.
Non mentirà mai sul fatto che Nicholas Freeman lo abbia sconvolto sin dal primo istante che lo ha visto nell’aula-studio 3, non mentirà mai su come la sua voce sottile e delicata lo abbia smosso peggio di una tempesta nell’oceano. Non mentirà mai sul fatto che, anche se dovesse perdere ore, lo riaccompagnerebbe a casa ogni giorno.
Con la lingua porta l’ultimo pezzo di cioccolata nella bocca e lo scioglie con lentezza.
La porta della sua camera si apre, ed un Ryan Leonard tutto trafelato entra preoccupato «È successo qualcosa?» domanda preoccupato «… tuo padre ti ha…»
«No.» lo ferma subito «Non c’entra nulla lui.»
Ray prende un respiro profondo «Oh. Ok… mi ero preoccupato, il tuo messaggio era così criptico che…» scuote la testa «Non importa.» si siede accanto a lui «Allora, dimmi tutto.»
«Penso di doverti maledire.»
«Perché? Che ho fatto?» gli domanda perplesso.
«Ray?»
«Uhm?»
«Mi ha colpito un fulmine.»
E Ryan capisce immediatamente quel’è il problema.
 
 
«Buongiorno Drew Coleman!»
La voce di Nicholas Freeman di prima mattina è la migliore delle melodie.
Potrebbe sorridere beato di quel buongiorno non richiesto, ma l’unica cosa che riesce a fare è quella di alzare una mano e muoverla da destra verso sinistra un paio di volte; a quanto pare a Nicholas basta quel piccolo gesto, perché se ne va con un sorriso splendente sulle labbra.
«Drew…» lo richiama all’ordine Ryan dandogli una finta gomitata in un fianco «Ken e Barbie ti stanno guardando.»
Volta la testa verso la zona indicata dal suo migliore amico e vedere Kevin Bloom e Rachel Green, rispettivamente capitano della squadra di basket e capo cheerleader sua fidanzata, osservarlo con un cipiglio infastidito.
Per tutta risposta, scocca loro un’occhiataccia da premio Oscar.
Ray ridacchia notando che i due se ne vanno «Dovresti fare l’attore.» gli dice mettendogli una mano sulla spalla e facendosi subito pensieroso «Perché ti stavano guardando?»
«Non lo so.»
«Non mi sono mai sembrati davvero interessati a prenderci di mira; mi sa che c’è qualcosa sotto…»
Drew non gli risponde.
«Non è che… insomma, è a causa di Freeman?»
«Come?» domanda spalancando gli occhi.
«Non arrabbiarti, non voglio offendere nessuno, ma… dai, lo sai che il tuo nuovo club non è ben visto dagli altri! A parte Florence Flux e Carmen Ortega tutti gli altri sono trattati peggio dei ragazzi del telefilm Glee.»
Drew lo guarda confuso «Che vuoi dire?»
«Voglio dire» riprende alzando gli occhi al cielo «che quei due odiano Nicholas.»
«Cosa?! E perché mai?»
Scuote la testa, Ray, «Non ne sono sicuro, forse è tutto collegato alla solita gerarchia, alla solita crudeltà insita negli adolescenti, all’egoismo! Non ne ho idea, ma sta di fatto, che ho sentito da Thomas, che segue alcuni corsi con Bloom, che Freeman è spesso preso di mira.»
Drew trattiene un respiro prima di balbettare un «Cosa…?» scioccato.
«Non ne sono sicuro, sono voci. Ok, ce ne sono tante di voci, ma a quanto pare lo prendono spesso in giro.»
«Ma lui è un bravo ragazzo!»
«Io lo so, tu lo sai, i ragazzi del tuo club lo sanno ancora meglio di noi, ma Ken e Barbie sono dei cretini patentati che continuano a vedere la scuola come una passerella col tappeto rosso solo per i più fighi!»
Drew si morde il labbro ripensando al pomeriggio precedente: se lui fosse stato un bullo, dopo quella lunga passeggiata, non sarebbe mai riuscito a guardare Nicholas in modo crudele e beffardo! Nicholas Freeman è la persona più meravigliosa che abbia mai incontrato nella sua vita.
«Non è giusto.»
Ray sorride stanco «Già non lo è.» gli dà una pacca sulla spalla e poi lo spinge verso l’interno della struttura «Dai, fra poco inizia la prima lezione.»
 
***
 
Sono passate cinque settimane da quando Drew è entrato – spinto! –  nel club “organizzazione eventi scolastici”. La “giornata dei genitori” è stata un successo! Il preside Hanson ed il consiglio docente hanno fatto loro un sacco di complimenti elogiandoli per le idee interessanti. Nicholas ha sorriso e stretto la mano a tutti i professori, obbligandoli a farlo anche con gli altri dodici membri; Drew è rimasto sorpreso quando, il suo capo, lo ha lodato esaltando il suo aiuto concreto e le sue proposte che hanno ottenuto un grande consenso anche dai familiari. I ragazzi, appena Hanson gli ha preso una mano nelle sue, grosse e sudaticce, hanno fatto un piccolo applauso ed il suo cuore si è talmente tanto smosso da farlo spaventare: non è abituato a tutto quello e forse il presidente del club se ne è accorto, perché ha congedato tutti con frasi fatte e di circostanza, ma sempre gentili, e lo ha accompagnato nella loro aula-studio. Gli ha dato dell’acqua e gli ha accarezzato la schiena. Drew gliene sarà grato a vita.
Ma da quel momento sono più di dieci giorni che non ha mai staccato gli occhi dalla figura di Nicholas Freeman. Lo osserva girare per i corridoi, salutare tutti con un sorriso, avere una buona parola per chiunque. Gli piace vederlo dare ordini gentili ai subalterni del club,  gli piace la sua voce sempre pacata e dolce e gli piace ricevere quei suoi abbracci che gli paiono tanto caldi quanto un enorme orso di peluche.
Ha scoperto tante piccole cose osservandolo in questo periodo: come il fatto che la cioccolata bianca sia il suo dolce preferito, che adora i libri ironici e stravaganti di Christopher Moore e la musica indie. Beve il caffè con due cucchiaini di zucchero ed un dito di latte freddo, gli piace giocare a basket anche se non è molto portato – e lo fa sempre quando ormai tutti i gruppi sportivi hanno lasciato la palestra; ha scoperto che adora suo padre e ama sua madre e che dal suo punto di vista «Sono il papà e la mamma migliori del mondo!» – ed un po’ lo invidia, perché non ha questa considerazione dei suoi genitori. Ma la cosa che davvero ha scombussolato la sua conoscenza di quel ragazzo biondo e gentile, è che Nicholas adora guardare il cielo. Non importa che tempo ci sia, lui cerca sempre di non dimenticarsi di osservarlo alcuni istanti prima di prendere il bus per andare a scuola – lo stesso che prende lui. Hanno iniziato a sedersi vicini e Drew gli lascia sempre il posto accanto al finestrino. Non parlano mai, ma quel silenzio è molto più che importante per entrambi. A volte lo sente contare piano, è quasi un sussurro muto, ma ormai Drew ha imparato a conoscerlo meglio di se stesso.
E tutto quello, stranamente, lo rende felice.
È passato un mese ed è quasi sicuro che la sua cotta fulminante, sia diventata amore.
Potrebbe provare a dichiararsi, gli sembra davvero che Nicholas provi qualcosa di più del solito affetto per lui e magari non riceverà un due di picche.
Tutti sanno che Nicholas Freeman è omosessuale – come lo è Carmen d’altronde. E per loro fortuna la scuola ha una politica sessuale abbastanza aperta da aver creato dei club  LGBT e degli sportelli d’ascolto appositi –, ma nonostante ciò, qualche persona ancora poco incline ad accettare tutto questo come normalità c’è, e dà parecchio fastidio.
Come Ken e Barbie, che hanno proposto, ma non ottenuto, un club religioso contro i club e la morale LGBT. Appena lo ha scoperto, Drew ha odiato ancora di più le attività sportive della scuola.
Ha anche sentito Ken dirgli qualche offesa, ma il ragazzo lo ha sempre e solo guardato con un sorriso sicuro sul viso; dal canto suo, Drew avrebbe voluto tirargli un pugno sul naso solo per rendergli pan per focaccia! Ma sa che se lo facesse Nicky non lo guarderebbe più allo stesso modo, quindi stringe i denti e fa finta di nulla.
Ed è andato tutto bene, sino a quel giorno. Il giorno prima del Ballo d’Inverno.
 
 
Nonostante sia metà dicembre, quella mattina c’è il sole. Non che scaldi molto, ma è sempre piacevole vedere la brina colpita dai raggi luminosi; quella mattina il sorriso di Nicholas è ancora più bello mentre attende in fila che le porte del bus si aprano. Drew ha capito quanto il cielo sia importante per quel ragazzo, non sa se per la curiosa passione per l’astronomia o solo per le piccole stranezze insite in lui che lo rendono magico, ma quando il cielo è coperto da nuvoloni grigi, gli occhi mare calmo di Nicky diventano più cupi, più mossi, ed a lui non piace per nulla vederlo così.
Le porte si aprono e quando Drew vede salire Nicholas con fatica ed affanno, con la schiena e le spalle più curve; sa che qualcosa non va.
Appena il suo compagno si avvicina con un sorriso tirato sul volto, Drew si alza immediatamente e lo fa accomodare accanto al finestrino, recupera rapido la bottiglietta d’acqua che tiene nello zaino scuro e la porge a Nicky, il ragazzo lo guarda sorpreso, prima di prendere la bottiglia di plastica e ringraziarlo con un sorriso sghembo.
«Che succede? Ti senti male?»
Nicholas mugugna qualcosa, poi poggia la testa al finestrino e fa un respiro profondo.
«No, è tutto ok.»
«Non mi sembra tutto ok. Hai una faccia stravolta!»
Il compagno di viaggio si morde l’interno delle guance «Non è nulla, tornando a casa sono inciampato e mi sono fatto male ad una caviglia. Ora faccio fatica a muovermi bene.»
Drew non ne è sicuro, ma pensa che non sia solo quello «È davvero così?»
E sa che non ha specificato quello che intende, ma è sicuro che Nicky ormai abbia intuito tutte le sue domande incomplete.
Nicholas sorride per rassicurarlo «Certo.»
Drew è sicuro che gli stia mentendo.
 
La mattina passa veloce, lui e gli altri ragazzi del club hanno avuto un paio di ore libere per poter sistemare gli ultimi accorgimenti per il Ballo d’Inverno: hanno incollato gli ultimi addobbi, tenendo lontana Florence da qualunque tubetto di colla, hanno steso lo striscione d’ingresso, hanno chiamato la band per la conferma ed abbellito un enorme albero di natale finto bianco con decorazioni blu e azzurre. È stato Drew a sceglierle, certo che Nicholas ne sarebbe stato entusiasta.
A proposito…, si volta verso il gruppetto più vicino «Scusate, sapete dov’è Nicholas?»
Lucy, Carmen e Rex alzano lo sguardo verso di lui, Parker continua ad incollare brillantini su un cartellone.
Le due ragazze si scambiano un’occhiata che Drew non riesce a comprendere, mentre Rex scrolla le spalle «È da un po’ che è fuori in effetti…»
«Forse so dove può essere» si intromette Olly scendendo dalla scaletta vicino all’ingresso dove ha aiutato Will, Jeff, Sarah e Alex a sistemare lo striscione di Benvenuto.
«Dove?» chiede Drew con urgenza, una strana sensazione è entrata dentro di lui, si è attaccata alle pareti del suo corpo come una sanguisuga e non l’ha più lasciato da quella mattina sul bus.
«Credo» tentenna «di averlo visto parlare con Bloom.»
Il volto di Drew sbianca improvvisamente e, con uno scatto, lascia la palestra; ha visto lo sguardo preoccupato di Florence e Lucy quando Olly ha pronunciato quella piccola frase e non ha potuto impedirsi di non andarlo a cercare.
Sa che Nicky non è debole, ma in quell’ultimo periodo gli sembra fragile.
Lo cerca con il fiato in gola, non sa dove sia. Ha provato negli spogliatoi, nel cortile con le piste sportive, nel campo di football, in quello di basket ma non c’è; sembra scomparso.
Sente una paura enorme crescergli dentro e non riesce a cacciare le lacrime che sembrano voler uscire dai suoi occhi.
Poi, mentre attraversa la caffetteria, butta un occhio verso il cortile esterno, dove ci sono i tavolini e le panche di pietra per poter mangiare fuori.
E lo vede.
È lì, in piedi, che sta discutendo con Ken e qualche suo amichetto.
Proprio mentre si sta dirigendo verso la porta per poter tornare indietro di alcuni metri ed uscire nel cortile per mettersi accanto a Nicky, vede Bloom dargli una spinta sul petto. Il ragazzo barcolla malamente, come se fosse ubriaco e poi cade al suolo, sbattendo l’osso sacro sulle mattonelle rossicce che delimitano il perimetro esterno della caffetteria.
I ragazzi della squadra di basket ridono e lo prendono in giro; gli occhi blu di Nicky si velano di lacrime, e Drew non ce la fa.
Lascia le maniglie delle porte di vetro e torna sui suoi passi: corre per la sala, ha adocchiato una finestra rimasta aperta per cambiare l’aria all’interno della mensa e con un balzo è fuori in cortile.
Ora ha davvero un motivo per tirare un pugno sul naso di Kevin Bloom.
Si lancia verso il cestita e con l’ira negli occhi gli afferra il bavero della giacca della squadra.
«Che cazzo fai?!» urla con rabbia «Devi smetterla, brutta testa di cazzo! Lui non ti ha fatto niente!» gli dà lo stesso spintone che Ken ha rifilato a Nicholas e lo fa cadere per terra con un sonoro tonfo; il cestista, dopo lo shock iniziale, si rialza in piedi e si avventa su Coleman. Sono solo spinte, ma sanno che potrebbero sfociare in altro.
Drew è talmente arrabbiato che al terzo spintone ricevuto carica un pugno verso l’alto. La  nota la paura negli occhi nocciola dell’avversario.
Potrebbe sorridere, c’è l’ha in pugno e non vede l’ora di rompergli il naso, ma un urlo pieno di paura e dolore, il suo nome pronunciato con tanta disperazione, lo ferma e lo fa girare confuso.
Nicky è ancora a terra, seduto, con gli occhi pieni di lacrime, lo chiama con un tono così disperato che Drew si sente come se fosse la sua unica scialuppa di salvataggio in mezzo all’oceano in tempesta.
Lascia perdere Kevin Bloom ed i suoi due compagni che hanno osservato tutto senza muovere un muscolo.
«Drew…» singhiozza Nicholas, il ragazzo è subito accanto a lui, gli prende il viso tra le mani.
«Sono qui. Sono qui! Non aver paura, sono qui.»
«Aiutami.»
«Certo.»
«Portami via!»
«Certo!» gli prende le mani e si solleva tirando su, di pochi centimetri, anche Nicholas che emette un gemito deluso, frustrato, dolorante
Drew aggrotta le sopracciglia e lascia le sue mani, Nicky non fa in tempo ad emettere un gridolino spaventato che è di nuovo col sedere per terra. Coleman e gli altri tre lo guardano sconvolti e preoccupati.
«Non ce la faccio!» grida con le lacrime agli occhi «Non ce la faccio!»
Tutti e quattro sono di nuovo accanto a lui, Drew non è sconvolto di vedere anche i ragazzi della squadra di basket, sa che sono solo buffoni nati, ma che non farebbero davvero male a qualcuno; soprattutto non a qualcuno gentile come Nicholas Freeman.
«Che succede?» chiede uno dei due ragazzi che hanno accompagnato Bloom.
«Non lo so…» risponde con tono preoccupato Coleman mentre prende di nuovo per i polsi Nicky che, con uno strattone si libera e si porta le mani al viso, coprendolo del tutto e cercando di limitare i singhiozzi.
«Nicholas…?» cerca di dire Bloom per attirare la sua attenzione «È colpa mia? Ti ho fatto così male?» domanda con una nota pesante di vergogna nella voce.
«No no!» urla quasi soffocandosi con la sua saliva, la sua aria.
Drew capisce che c’è davvero qualcosa che non va, gli afferra i polsi, glieli toglie dal volto e lo abbraccia di slancio «Ci penso io, ok.» non riceve risposta «Ok?» domanda di nuovo.
Nicky singhiozza un paio di volte prima di avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli «Non riesco a muovere le gambe.»
La paura che lo ha colpito e non l’ha mai lasciato da quella mattina, ora si fa più forte, più pesante e difficile da sopportare; vorrebbe vomitare, ma non può fare il debole adesso, Nicky gli sta chiedendo aiuto, e nel modo peggiore mai udito, e non può pensare ad altro. Lui è lì per Nicholas.
Con un gesto rapido mette un braccio sotto le sue ginocchia e uno sui suoi fianchi e lo solleva con facilità. Si sorprende di sentire quanto poco sia pesante il corpo di Nicky.
Guarda Bloom negli occhi un istante e vede colpevolezza nello sguardo; se davvero Florence gli ha passato il sesto senso un mese e mezzo prima, allora sa che Bloom non c’entra con il problema di Nicky.
«Kevin, ascoltami!» gli dice stringendo la presa sul corpo magro di Nicholas, il ragazzo ha ancora lo sguardo perso «Ascoltami!» urla dandogli un calcio alla caviglia e solo quello sembra far tornare il cestista alla realtà.
«Sì?»
«Chiama i suoi genitori! Io lo porto in infermeria. Ed uno di voi due,» continua voltandosi verso gli altri due giocatori «avvisi il preside Hanson. O la vicepreside se lui non c’è. L’altro vada in palestra e mi porti Florence Flux.» li vede fare un cenno con la testa e sparire velocemente.
I singhiozzi di Nicky si sono fatti più sporadici. Gli dà un bacio sulla testa, tra i capelli color grano, prima di dirgli «Adesso va tutto bene. Ci penso io.»
E spera che quello possa bastare. Anche se sa che non sarà per sempre.
 
Mezz’ora più tardi – fatta di ansia, una visita con dei paramedici dell’ambulanza chiamata dalla segretaria ed il pianto preoccupato della signora Freeman – Drew è seduto fuori dall’infermeria. Su una seggiola scomoda di plastica, accanto a lui c’è Florence che stringe forte le proprie mani per cercare di fermare il tremolio. Drew è ancora pallido.
«Che cos’è successo?» chiede in un sussurro quasi doloro alla ragazza accanto a sé.
Lei si morde le labbra e con un gesto stizzito si passa una mano sul volto a causa di probabili lacrime ferme agli angoli degli occhi.
«Non posso dirtelo.»
«Perché?» domanda con una punta di delusione.
Lei sospira «Lo farà Nicky appena se la sentirà. È più complicato di quello che pensi.»
Drew ingoia a vuoto.
Una porta si apre ed esce una donna con gli stessi occhi blu di Nicky «Drew?» chiede con voce dolce al ragazzo seduto di fronte a lei.
Lui si alza in piedi e si avvicina.
«Tu sei Drew quindi» dice con un sorriso gentile.
«Sì, Drew Coleman.» conferma allungando una mano, la donna la sposta e lo stringe in un abbraccio affettuoso e pieno di dolore.
«Grazie per esserti preso cura di lui.»
«Cosa…?»
Di cosa sta parlando?
«Su, ora vai dentro. Nicky vuole vederti. Io aspetto qui fuori con Flor e la aggiorno. Voi metteteci tutto il tempo che vi serve.»
Fa un cenno col capo e poi entra, chiudendo la porta dietro di sé. La stanza è bianca, asettica, il puzzo di igienizzanti e medicinali è così forte da farlo quasi stare male; due dei tre lettini sono vuoti. Nell’ultimo, quello più vicino alla finestra, c’è Nicholas. Le gambe sono a penzoloni e si muovono avanti e indietro, lentamente, come fossero pendoli.
«Ehi!» gli sorride felice.
«Ehi.» Drew si avvicina «Come stai ora?»
Nicky arriccia il naso «Un po’ meglio. Ma domani mi hanno consigliato di stare a casa. Tu e Florence prenderete le redini della serata.»
Coleman fa un cenno affermativo col capo poi decide di sedersi accanto a lui e muove le gambe contemporaneamente, in sincronia. Nicky ridacchia.
Drew non gli domanda nulla, è sicuro che il suo capo sta solo prendendo del coraggio nel suo corpo per potergli parlare.
I minuti passano lenti ed il ragazzo dai capelli scuri si sente sempre meno a suo agio; ora che sa cos’è il rumore piacevole delle persone, il silenzio è diventato qualcosa di troppo pesante da poter sopportare da solo. E con la paura nel cuore.
«Devo parlarti» esordisce piano Nicholas fermando le gambe.
«Sono qui.»
«Devo chiederti di non arrabbiarti.»
«Perché dovrei arrabbiarmi?»
«Perché non ti ho detto una cosa importante.»
Drew capisce che è preoccupato di deluderlo, ma non gli importa, non vuole quello, vuole solo la verità.
«Ok, non mi arrabbierò. E poi, anch’io ho omesso una cosa importante della mia vita.»
Nicholas continua ad osservare la punta delle sue scarpe «Drew, prima che io ti dica tutto, devi capire che non potrai fare nulla in più di quello che stai già facendo. Non prendere iniziative strane. Ricorda sempre che devi inseguire i tuoi sogni! Io lo so quanto è importante per te l’università. Cerca di diventare quello che vuoi davvero e non un surrogato di ciò che desiderano gli altri.»
Drew non ne è certo eppure pensa che quelle parole non sono solo una frecciatina verso suo padre, ma anche un… Testamento?
Scrolla la testa, Cosa diamine vado a pensare?, si dice ingoiando a fatica il groppo in gola.
«Puoi promettermelo, per favore?» lo incalza ancora Nicky non gradendo il suo silenzio.
Drew si umetta le labbra e poi sospira «Ok. Prometto.»
Nicky gli sorride grato prima di puntare nuovamente il suo sguardo ai propri piedi.
«Drew la cosa che devo dirti non ti piacerà.»
Non gli risponde, lo lascia nel silenzio per farlo continuare, e per paura di piangere senza controllo.
«Io non sto tanto bene.»
Drew lo guarda confuso, ma Nicky non distoglie gli occhi blu dal pavimento.
«Anzi, diciamo le cose come stanno: io sono malato.»
Drew lo sente trattenere il fiato e quindi gli afferra una mano, per infondergli un altro po’ di coraggio.
«Che cos’hai?»
Nicholas prende un respiro profondo e poi alza gli occhi, incastrandoli con quelli liquidi e cangianti dell’altro.
Poi tutto d’un fiato sussurra «Soffro della Malattia di Lou Gehrig
E Drew è appena certo di aver sentito il proprio cuore spaccarsi a metà.
 
 
Parte Quarta – Nicholas
 
Nicholas ha diciassette anni, adora la cioccolata bianca, i libri ironici e stravaganti di Christopher Moore e la musica indie. Beve il caffè con due cucchiaini di zucchero ed un dito di latte freddo, gli piace giocare a basket anche se non è molto portato; Nicholas adora lo sport, potrebbe stare ore a guardare le partite con suo padre. Adora suo padre e ama sua madre e dal suo punto di vista «Sono genitori migliori del mondo!».
Ma ciò che adora più di tutto guardare il cielo. Non importa che tempo ci sia, lui cerca sempre di non dimenticarsi di osservarlo alcuni istanti prima di prendere il bus per andare a scuola: adora i colori sempre diversi ed emozionanti che sembrano dipinti da un Monet o un Van Gogh dal paradiso dei pittori, con quei colori che gli donano una strana speranza e la possibilità di riuscire in tutto. Il cielo notturno, però, è il suo preferito perché può contare le stelle e sa con certezza che finché le stelle splenderanno nel nero della notte, lui potrà respirare.
A Nicholas, diciassette anni, tanti sogni futuri in una scatola troppo piccola per contenerli tutti, è stata diagnosticata la
Sclerosi Laterale Amiotrofica[2].
Troppe cose da fare e poco tempo per depennarle dalla sua lista.
 
Sono già passati alcuni giorni da quando ha parlato con Drew della sua malattia degenerativa. Gli ha spiegato che, normalmente, è una malattia che colpisce gli uomini in età adulta, ma che, a quanto pare, lui non è stato così fortunato; gli è stata diagnosticata meno di sette mesi prima e sembra che, nonostante la cura immediata per rallentare la degenerazione rapida dei motoneuroni, la malattia si sta espandendo molto velocemente. Gli ha spiegato che gli hanno dato meno di due anni di vita e che, dal giorno dell’analisi clinica, gli rimangono un anno e quattro mesi circa.
Gli ha detto che ha scritto una lista delle dieci cose che vorrebbe davvero fare prima di non potersi più muovere liberamente e che sua mamma ha portato quella lista in un negozio specializzato dove ne ha fatto un poster enorme che hanno appeso dietro la porta della sua stanza; ogni mattina la rilegge per cercare di prendere un po’ di coraggio.
Drew è rimasto in silenzio per tutto il tempo e poi se ne è andato, accennando ad un saluto rapido e per nulla sentito. Nicky si è messo a piangere per alcuni istanti maledicendosi di avergli detto la verità.
È da quattro giorni che non vede Drew Coleman ed è spaventato da questo, forse più che della sua malattia. Sa di avere una cotta mostruosa per quel ragazzo dal primo anno, ed averlo all’interno del suo club gli ha fatto alzare le speranze che potesse accettarlo per quello che è, ma invece…
Fa un sospiro e si infila gli anfibi.
Sta piovendo anche oggi…
È il primo giorno delle vacanze invernali ed avrebbe voluto passarlo a festeggiare con i suoi compagni, ma non può uscire di casa, può andare al massimo in giardino e guardare il cielo dalla veranda. Ormai i medici gli hanno consigliato di muoversi con la sedia a rotelle, ma lui non vuole farlo. Sa che può camminare, magari non per percorsi lunghi perché si sente  affaticato ed un po’ dolorante, ma non vuole usare la sedia a rotelle; almeno finché il suo corpo non lo obbliga.
Si sdraia sul letto ed allunga le mani sopra la sua testa, porta lo sguardo fuori dalla finestra. Ha appena smesso di piovere.
Vuole rivedere Drew.
Il bussare alla sua porta lo allontana da quei ricordi un po’ tristi; si siede sul materasso «Avanti.»
La porta si apre piano ed il respiro gli si ferma in gola.
«Drew?» è incredulo. Non può essere davvero lui il ragazzo che si trova di fronte!
Si alza in piedi ed inciampa nel tappeto; se non fosse per le mani gradi ed affusolate del ragazzo che gli piace, sarebbe finito col naso per terra.
«Oddio, tutto bene? Ti senti male?» chiede preoccupato Drew, mentre lo aiuta a rialzarsi, controllando che le gambe lo reggano e che non finisca col sedere per terra per la seconda volta a causa sua.
Nicky ridacchia «Scusa, è colpa mia, sono davvero scivolato questa volta!»
«Mi hai spaventato.» sospira piano stringendogli le mani.
Le gote di Nicholas si tingono di rosso e di colpa «Scusa…» mugugna imbarazzato.
«Va tutto bene.»
«Sì.»
I pollici di Drew gli accarezzano i palmi, i Nicky deve trovare tutta la forza in suo possesso per non abbracciarlo e baciarlo con foga.
«Posso parlarti?» gli domanda piano.
«Sicuro.» si guarda attorno «Va bene se ci sediamo sul letto?»
«Va bene.»
Nicky lascia la presa dai suoi palmi, ma Drew glieli afferra nuovamente e lo guida fino al materasso, si accomodano senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altro.
«Mi dispiace di non essermi fatto vivo in questi giorni.» inizia accarezzandogli piano le mani con lentezza e dolcezza «ma ho dovuto rivedere le mie priorità.»
Nicky lo guarda perplesso «In che senso?»
«Nel senso che no, non ho cambiato i miei sogni futuri per te, li ho solo migliorati.»
«Non capisco.»
Drew gli dà un buffetto su una guancia e sorride «Lasciami finire» lo rimprovera divertito dell’espressione imbarazzata sul volto dell’altro.
«Tutto quello che mi hai raccontato mi ha… fatto riflettere. Ho visto il coraggio nei tuoi occhi blu ed ho pensato di dovermi comportare allo stesso modo: ho parlato con mio padre.» Nicky aggrotta le sopracciglia e Drew riprende dopo un respiro pesante «La cosa “segreta” che nemmeno io ti ho rivelato è che mio padre, qualche volta, non si comporta come tale. È difficile da spiegare, ma, ecco, per punirmi non usa metodi convenzionali come togliermi la tv o internet, o le uscire con Ray. No, diciamo che è più… violento.»
Gli occhi blu di Nicky si spalancano spaventati «Oddio… tu stai… stai bene?»
«Certo.» gli sorride tranquillo sfiorando con le dita una sua guancia «Quindi, il tuo coraggio, è servito anche a me. Ho parlato con mio padre e gli ho detto tutto quello che pensavo di lui; abbiamo discusso, litigato, ma non ha mai alzato le mani, lo giuro!» lo tranquillizza notando gli occhi blu pieni di tempesta.
«E si è reso conto del suo problema. L’ho accompagnato in uno studio specializzato e sta, stiamo, facendo delle sedute. Ok, per ora la seduta è stata solo una, ma quando siamo tornati a casa era tranquillo e propenso a parlare con me. E così, gli ho raccontato di te.»
«Di me?»
«Certo! L’ha presa anche piuttosto bene!» sorride divertito al ricordo.
Nicholas lo guarda triste «Gli hai parlato della mia malattia?»
«No! No. Dio! Che cretino sono!» si schiaffa una mano sulla fronte «Gli ho parlato di te come persona, non come… malato
Il volto di Nicky si rilassa e si apre un piccolo sorriso curioso «Davvero?»
«Sì, gli ho parlato di te come la persona che amo.» conclude in un sospiro che sa di speranza.
Le iridi chiare di Nicky si spalancano «Tu sei…?»
«Innamorato di te. Sì.»
«Non… non ci credo…» balbetta.
«Invece è così e non è “colpa” della tua malattia! Non pensarlo nemmeno per scherzo o ti tiro uno scappellotto così forte che i tuoi capelli si pettineranno!»
Nicholas ride, esplode in una risata fragorosa e davvero divertita. Drew può solo esserne felice.
«Sei innamorato di me!» esulta Nicky alzandosi sulle ginocchia e allungando le braccia verso l’altro «Anch’io. Anch’io lo sono!»
«Mi era venuto il dubbio» ridacchia Coleman prendendolo e portandoselo sulle gambe incrociate per un abbraccio che è molto più che fraterno.
«Oh, aspetta!» esclama saltando giù dal letto tanto velocemente che Drew è pronto per prenderlo se fosse capitolato di nuovo, ma non è successo niente. Nicky afferra un pennarello verde bottiglia e chiude per bene la porta.
«Quella…»
«Sì, è la mia lista.» dice fiero mentre col pennarello fa un cerchio sul numero tre che recita “Innamorarmi ed essere ricambiato”.
Drew gli si avvicina e lo prende per mano leggendo sottovoce tutte e dieci le richieste.
«Dieci: Essere davvero felice.» vede il tondo verde e quindi domanda: «Questo è accaduto quando…?»
«Sei entrato per la prima volta nel club ed hai sin da subito partecipato attivamente.»
Drew arrossisce e poi prosegue «Nove: Vedere Parigi.» si sofferma un secondo a leggere la frase «Probabilmente non potremo davvero andarci, ma mio padre ha dei DVD sui viaggi, possiamo “vederla” così, intanto.»
«Oh sì! Di sicuro è più fattibile!» esulta prendendo un post-it ed appiccicandolo sul numero nove e scrivendo “prossimamente”.
Drew sorride e continua «Otto: Riuscire a partecipare ad una partita di basket della scuola
«Ehm… lo so, è una cosa stupida.» la voce di Nicky è insicura ed imbarazzata.
«Non è affatto stupida!» ribatte Drew stringendo forte le sue dita «Sette: Fare la maratona de “Il signore degli Anelli” edizione uncut.» ridacchia «Questa cosa ti è riuscita o ti sei addormentato?» chiede notando il cerchio verde.
«No no! Ce l’ho fatta! Mio padre si è addormentato subito dopo il primo film, io ho proseguito per altre sei ore e mezza senza mai addormentarmi!»
Drew gli scompiglia i capelli «Sei stato bravissimo allora. Io mi sono addormentato dopo nemmeno dieci minuti!»
«Saresti un pessimo partner di maratone cinematografiche.»
«Decisamente.»
«Sei:» legge Nicky «Non buttarsi mai giù.» sorride «Fin’ora non è ancora successo.»
«Mi fa piacere…»
«Dici che dovrei cerchiarlo?»
Drew scuote la testa «No, facciamo di meglio: coloriamo tutta la scritta! Non è una cosa che puoi fare una sola volta, ma sempre. È questo l’importante.»
«Bene! Ma lo fai tu.» dice allungandogli il pennarello. Drew si mette al lavoro e dopo una manciata di minuti ha terminato.
«Tutta verde è molto bella!»
«Cinque: Dare il primo bacio alla persona che– Oh.»
Drew si volta e vede il volto di Nicky diventare porpora «Quello… ecco, quello è… oddio che vergogna!» si porta le mani al viso come per nascondersi, Drew lo trova adorabile «Io lo cerchio già, appena sarai pronto, le mie labbra saranno tue!»
Nicky emette un mugugno e Drew non può fare a meno di ridere.
«Quattro: Costringere Drew Coleman ad entrare nel nostro Club! Anche a calci se necessario! Oddio, ma sul serio?!» ride forte il ragazzo calcando il cerchio sul numero «Questa davvero è geniale!»
«Tre: Innamorato ed essere ricambiato.» questa volta Drew non commenta, disegna un piccolo cuore verde in fondo alla frase.
«Due: Andare al ballo di fine anno con il mio fidanzato.» anche questa volta tace, prende uno dei post-it e scrive “prossimamente” come ha fatto Nicky poco prima.
«Uno: Diventare una stella
Drew chiude col tappo il pennarello e lo poggia sulla scrivania; quell’ultimo punto della lista è così difficile e doloroso da riuscire a sostenere, che è certo che potrebbe svenire a momenti. Non vuole davvero pensare che il suo primo amore non resisterà tanto a lungo per renderlo felice come nei sogni immaginari che Ray gli ha sempre elencato.
Ormai, nel suo futuro non vede case con staccionate bianche e bambini che corrono nel giardino inseguendo un cane meticcio e rotolarsi nel fango con lui. No, ora vede solo un tunnel cupo, senza alcuna luce.
Sente le dita di Nicholas prendere la sua mano destra «Mi dispiace.» gli dice piano, colpevole.
«Non scusarti, sono sicuro che sarai la stella più bella di tutte.»
Nicky si appoggia al suo corpo, la testa sulla spalla ed un sorriso tenero sul viso, la lista così incredibilmente verde lo emoziona ed una piccola lacrima sfugge al suo controllo «Sono davvero felice.»
Drew recupera il pennarello e cerchia di nuovo il numero dieci.
 
 
 
Parte Quinta – Drew
 
Tutto quello che accadde nei mesi successivi fino alla fine della scuola, è un susseguirsi di eventi così veloci che hanno mandato Drew in confusione.
Se all’inizio dell’anno scolastico il ragazzo pensava che un anno era un periodo davvero lungo, non fu dello stesso avviso da dopo aver scoperto della malattia di Nicholas, del suo amore più grande.
Passavano ogni giorno insieme, a studiare, a fare i compiti, a creare programmi per i nuovi eventi ed a baciarsi. Andava tutto bene, anche se le sue gambe, in meno di un mese, non riuscivano a reggerlo per più di un paio di minuti ed è stato obbligato ad usare la sedia a rotelle.
Il primo giorno di scuola dopo le vacanze invernali, ha fatto giustificare dal preside tutti i membri del club ed ha spiegato loro la situazione. Drew sa di poter usare un solo aggettivo per quella riunione: straziante.
È stato difficile e demolente vedere il dolore sui suoi compagni, partendo da Florence, che anche se sapeva tutto è crollata a piangere in mezzo al bellissimo discorso fatto di amore e dedizione di Nicholas – che si è alzato dalla sedia a rotelle e l’ha raggiunta per un abbraccio fatto di lacrime e promesse. Dopo di ché, è toccato a tutti gli altri.
Nessuno è tornato in classe.
 
Il giorno successivo, mentre Drew lo accompagnava da una classe all’altra, lanciando occhiatacce a tutti quelli che sparlavano alle loro spalle o mostravano compassione inutile ed ipocrita, Kevin Bloom è sbucato dall’aula di fisica.
Nicky si è spaventato un poco pensando che volesse buttarlo giù dalla sedia, ma appena lo vede inginocchiarsi davanti a lui ed abbracciarlo continuando a pronunciare la parola “scusa” come fosse una litania, si è tranquillizzato; Nicholas ha risposto all’abbraccio e con la solita gentilezza che lo contraddistingue gli ha accarezzato i capelli rispondendo ai suoi “scusa” con: “non è colpa tua”, “non hai fatto nulla”, “è tutto ok.” e “non preoccuparti, sono felice.”
Da quel giorno, il gruppo di Basket, il club di “organizzazione di eventi scolastici” e le cheerleader, si sono fusi in uno solo, rendendo gli ultimi mesi di scuola davvero divertenti ed interessanti.
Ken e Barbie si sono lasciati. Il primo si è messo con la timida Olly e la seconda con un ragazzo conosciuto fuori da scuola. Ray e Florence si sono fidanzati una decina di giorni dopo la festa di San Valentino, dopo un’amicizia di puro odio e rispetto degno delle più geniali commedie d’amore cinematografiche!
 
In un giorno non ben identificato di Marzo, Kevin rivela a Drew e Nicky che la colpa per l’allagamento della palestra è sua e che se vuole denunciarlo al preside, non ha niente da ridire. Drew sorride e gli dà una piccola pacca sulla spalla dicendogli che lo sapeva da un po’ – era stato Parker a raccontare loro di aver intravisto da lontano il cestista mentre apriva l’acqua, ma non l’ha mai rivelato perché aveva paura che Drew se ne andasse dal club.. Drew non se l’è presa con Parker, è un ragazzo adorabile; strano, ma adorabile.
E poi, non se ne sarebbe mai andato da quel gruppo di pazzi furiosi che ha iniziato ad amare come fratelli!
 
A Maggio ci sono state le semifinali di basket.
Kevin ha sorpreso tutti portando in campo Nicky con la sua carrozzina. Lo ha fatto giocare per qualche minuto ed è stato lodato l’intera palestra piena di amici e nemici per i suoi due canestri impressionanti. Drew lo sa che la forza nelle braccia non gli manca dovendo spostarsi sempre con la sedia.
I ragazzi della squadra di basket gli hanno regalato la divisa con le firme di tutti i giocatori.
E del preside!
Appena sono tornati a casa hanno segnato insieme anche il penultimo punto mancante della lista. È così verde da accecarli di speranza.
 
Una settimana dopo Nicholas ha avuto una piccola, e per fortuna non grave, crisi respiratoria. Lo hanno portato subito in ospedale e ne è uscito il giorno successivo con ancora la possibilità di respirare coi propri polmoni.
Ma Drew lo sa che non reggerà ancora per molto. È felice, certo, ma è anche molto debole e la malattia si sta facendo strada dentro di lui più velocemente di quello che tutti pensavano.
 
E poi, dopo tanto faticare, è giunto il giorno del ballo di fine anno.
 
 
Parte Sesta – Drew e Nicholas
 
«Mio Dio, sono così emozionato!» esclama Nicky seduto sul divano di casa con un bellissimo completo blu scuro addosso. Drew accanto a lui gli tiene la mano.
Da una decina di giorni a quella parte il suo amore non può muovere più la parte sinistra del corpo e quindi è obbligato ad essere accompagnato sempre e per qualunque cosa.
A lui va bene così, ma è difficile e doloroso. E sa che non hanno ancora molto tempo a disposizione.
«Sei bellissimo» gli sussurra Drew ad un orecchio facendolo arrossire.
«Anche tu» gli risponde imbarazzato.
«Bene ragazzi: foto!» esulta Miriam Freeman mentre chiede al marito di spostarsi nellla poltrona accanto al divano. I ragazzi sorridono all’obiettivo.
«Oh, come siete carini!» dice la donna guardando l’immagine dal display della fotocamera digitale.
«Mamma, metti l’autoscatto!»
«Ma è la vostra serata.» ribatte lei.
«Eddai, fammi contento! Che ti costa?!» la prega Nicky appoggiandosi di più a Drew che lo stringe per un fianco e lo avvicina dolcemente a sé.
Miriam cede ed afferra il marito per un braccio facendolo sedere su un bracciolo, lei si mette su quello opposto. Dopo alcuni istanti parte il flash e finalmente la foto è fatta. La signora Freeman recupera l’apparecchio e poi obbliga il marito a portarli alla festa.
Appena la porta si chiude e sente la macchina accendersi, Miriam guarda la foto e scoppia in lacrime.
 
Il signor Freeman si ferma davanti all’ingresso e aiuta Drew a poggiare sulla sedia il suo Nicholas; dà una pacca al ragazzo e poi abbraccia il figlio.
«Divertitevi!» dice loro con un sorriso un po’ triste sul viso.
«Assolutamente! Sarà il ballo più bello di sempre perché lo abbiamo organizzato noi, diglielo Drew!»
Drew sorride per l’entusiasmo che il suo fidanzato mostra sempre ed in qualunque situazione «Lo è davvero.»
«Bene, sono contento!» guarda l’orologio «Verrò verso mezzanotte, va bene?»
«È perfetto.»
L’uomo li saluta un’ultima volta e poi se ne va.
«Forza,» dice Nicky con un sorriso meraviglioso sul viso «entriamo!»
Drew ridacchia e lo spinge dentro.
 
La serata passa velocemente e piacevolmente. Sono tutti contenti, su di giri, emozionati ed innamorati! Sono pochi quelli che non hanno un partner, ma a quanto sembra non è un problema visto che, anche se in modo non convenzionale, i “single” ballano tutti assieme. Drew sa che questo è grazie a Nicky, che in un modo tutto suo, ingarbugliato e pieno di propositi è riuscito ad eliminare la gerarchia scolastica. Forse è un po’ per la malattia che lo ha messo sotto gli occhi di tutti, forse è solo per il buon cuore del suo ragazzo o la semplice voglia di vivere tutti insieme, ma finalmente non ci sono taciti accordi di supremazia o altro. Ora sono solo dei ragazzi dai quattordici ai diciotto anni che vogliono essere quello che sono, rispettando il più possibile chi e ciò che li circonda.
È un enorme passo avanti, si dice Drew mentre fa ruotare la sedia di Nicky in quella che dovrebbe essere una piroetta romantica.
Il ragazzo si bea dei sorrisi che Nicholas gli rivolge.
A breve la scuola finirà e lui partirà subito per New York.
Nicholas l’ha convinto ad andare il prima possibile e di dimenticarsi di lui.
Ovviamente Drew gli ha detto che sì, partirà, ma che non potrà mai, e poi mai!, dimenticarlo; «Dopotutto» gli ha sussurrato «Sei l’amore della mia vita, la mia stella cadente.»
Nicholas ha sorriso e gli ha detto che se è quello che pensa di lui, allora gli va bene.
Alla fine della serata vengono incoronati Re e Reginetta del ballo Ken e Flor, con dispiacere di Barbie e rabbia di Ray.
Mentre Drew e Nicky vincono il premio speciale come coppia più bella dell’anno.
E sì, Drew sa per certo che quello è l’anno vincente per Nicholas.
È il suo anno.
Nel bene e nel male.
 
«Drew» lo chiama Nicky mentre aspettano fuori da scuola che il signor Freeman li passi a prendere.
«Dimmi.»
«Grazie.» gli sorride tenendogli la mano con quella che può ancora muovere.
«È stato divertente, vero?»
«Sì. Il miglior ballo scolastico di sempre!»
«Solo perché lo hai ideato tu.» ridacchia.
Nicky gli dà un piccolo schiaffetto sul palmo «Vorrai dire noi! Siamo stati bravissimi.»
«Hai ragione.»
Rimangono in silenzio alcuni istanti, mentre guardano la strada.
«Drew, posso dirti una cosa?»
«Uhm?»
«Lo sai cosa dovrai fare quando sentirai la mia mancanza e, probabilmente, non riuscirai a dormire?»
Il corpo di Drew si tende per una frazione di secondo, prima di rilassarsi con un sospiro pesante «Preferirei non parlare di questo.»
«Oh, no, adesso ne parliamo, è importante.»
Scrolla le spalle, il tono autoritario del suo fidanzato gli mette ancora i brividi a volte, «Va bene.»
«Allora, lo sai?»
«No, cosa devo fare?»
«Conta le stelle.»
Drew si gira e si specchia nei suoi occhi blu, nel mare calmo della loro vita insieme.
«Devi contare le stelle, io sarò in ogni piccolo frammento luminoso, mi vedrai tutte le volte che ti sarà possibile! Ma questo non vuol dire che non puoi farti la vita che hai sempre sognato. Ci sarà qualcuno che ti accetterà e che ti amerà come me.»
«Ma non so se potrò amarlo più di te…»
Nicky sorride dolcemente «Oh, non ti preoccupare. Lo troverai. O lo troverò io e vi farò incontrare. Ma questa volta cercalo sano!»
Drew serra la mascella «Non è divertente!» sbotta offeso.
Nicky gli stringe la mano e mette su un sorriso triste «Scusa, pessima battuta.»
Il ragazzo non gli risponde, ancora offeso.
«Davvero mi dispiace.» ripete stringendo ancora la mano.
Drew lo stringe a sua volta «Lo sai che ti amo?»
«Certo.»
«Non dimenticarlo. Mai.»
«Non succederà.» sorride dolce, poggiando la testa al suo fianco.
Drew gli accarezza i capelli e si china sulle ginocchia prima di dargli l’ultimo bacio della serata. Pochi istanti dopo, l’auto del signor Freeman si ferma vicino al marciapiede.
 
 
 
 
 
Parte Settima – Drew
 
L’estate per Drew è passata lenta e noiosa. Ha cercato un appartamento, ha portato tutte le sue cose a New York e si è iscritto all’università. Ha iniziato ad andare d’accordo col suo compagno di stanza ed è riuscito a farsi degli amici senza avere più le preoccupazioni di un tempo. Nella sua stanza c’è la foto con Nicky scattata al ballo scolastico; la guarda tutti i giorni e per il primo mese si ritrova a contare le stelle tutte le notti. Visto che New York è una città con un inquinamento luminoso ai massimi livelli, ha creato un cielo stellato con delle formine trovate al supermarket che al buio diventano fluorescenti. Certo, sono per bambini, ma per ora lui ha bisogno di quello.
E facendo come gli è stato consigliato da Nicky è riuscito a calmarsi anche nei momenti più critici, quelli che senza il suo tesoro più grande pensava impossibili.
Va tutto bene.
Anche quando viene sapere da una Florence in lacrime che il suo primo amore è deceduto in una notte fredda di novembre, sa che va tutto bene. Piange, perché non sa cos’altro fare, prima di prendere l’auto ed a dirigersi nelle periferia più lontana, fatta di erba e freddo e neve. Spegne l’auto si sdraia sul cofano e comincia a contare le stelle.
 
A natale, i signori Freeman, gli regalano un telescopio.
 
 
Sei anni dopo Drew Coleman è diventato uno scrittore famoso, esordendo con il romanzo “Basta contare le stelle”.
Nella pagina iniziale delle dediche scrive:
 
 
A Nicholas,
 
Che tu possa avere, sempre, il vento in poppa,
che il sole ti risplenda in viso
e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle
.
[3]

 
 
 
 
 
 
 
 

Note Finali:
Allora, innanzitutto CIAO!
Non scrivo note da un bel po’ XD
Comunque, volevo specificare un paio di cose importanti:

 
  1. la malattia non è il centro focale della storia e quindi non era necessario trattarla con estrema accuratezza medica. Io non sono un medico e come malattia la SLA è molto difficile; mi sono comunque documentata il più possibile per cercare di rendere il più verosimile possibile.
  2. Sara B mi ha fatto notare che il titolo assomiglia molto all’ultimo (ed a quanto pare famosissimo) libro di Green “Colpa delle stelle”. In realtà io non l’ho letto quindi non so nemmeno di cosa parla (ma sto provvedendo); per quanto riguarda il titolo, mi è venuto ricordando quello di un film del 1998 con Sharon Stone e Kieran Culkin (sì, proprio il fratello minore del più noto Macaulay Culkin). Film che ho amato alla follia e che ho ricordato mentre scrivevo questa OS e l’associazione del titolo mi è quasi venuta spontanea.
In tutto questo, spero che nessuno ne abbia a male di questa storia. So che tratta di una tematica, di una malattia difficile, ma ho tentato in tutti i modi di non sminuirla in nessun modo.
Per qualunque cosa, vi rimando alla mia PAGINA AUTORE.
Alla prossima,
Charty

 
 
[1] Lo Specchio “a due vie” è usato per gli interrogatori nelle caserme, funziona solo se da un lato le luci della stanza sono tutte accese, funzionando così da vetro per coloro che rimangono nella stanza ancora oscurata e a specchio in quella dove le luci sono state accese.
[2] La SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) è la più grave fra le malattie mortali che colpiscono i motoneuroni, ovvero le cellule nervose del cervello e del midollo spinale che comandano il movimento dei muscoli. Negli USA la SLA è nota come Malattia di Lou Gehrig (Lou Gehrig's Disease) famoso giocatore di baseball americano che fu colpito nel 1939, all'età di 36 anni, all'apice della carriera agonistica.
 
[3] Frase di George Jung tratta dal film Blow (2001)


 
  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Chartraux