Anime & Manga > Gintama
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Autore: izzie_sadaharu    25/06/2014    1 recensioni
Serie di one-shot sul passato di alcuni personaggi di Gintama.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Seconda fanfiction che pubblico! Spero che vi piaccia :) 
Il primo capitolo tratterà del passato di Kagura e Kamui..





- Aspettami, nii-chan!
Una bambina correva affannosamente, le scarpe rotonde nere che calpestavano il fango. 
- Nii-chan!
Molto più avanti di lei, un bambino dai lunghi capelli rossi si fermò e si voltò a guardare la sorella, con un'evidente aria scocciata.
- Imouto, dobbiamo sbrigarci o la mamma si metterà a sbraitare come l'altra volta!Lo sai che si stanca facilmente.
La bimba affrettò la corsa, scivolando di tanto in tanto sulle pozzanghere che non si asciugavano mai. Su quel pianeta pioveva in continuazione. 
Riuscì a raggiungere il fratello e gli si aggrappò al braccio. - Nii-chan, la mamma ha detto che il suo è stato un matrimonio riparatore! Cosa significa?
Mentre camminavano fianco a fianco, Kamui rimase in silenzio un attimo, scegliendo le parole più adatte. Era un bambino, ma abbastanza intelligente per la sua età, e sapeva che certe parole potevano ferire i bambini. Bhè, non che lui fosse molto più grande di sua sorella, eppure il fatto di essere spesso via con il suo maestro Housen gli aveva infuso un certo senso di responsabilità. La madre, poi, era sempre a letto malata, e quel buono a nulla del padre non era mai a casa, lasciando sua sorella spesso da sola. Cominciava a covare dentro di sè un odio feroce per quell'uomo, che faceva piangere in silenzio sua moglie quando era convinta di non essere vista, e al quale si affidava la sorellina. COminciava quasi ad apprezzare quella vecchia consuetudine degli Yato di uccidere il proprio padre. 
Kagura stava in silenzio attaccata al suo braccio, aspettando una risposta ma senza in realtà esserne interessata. A lei bastava che il suo nii-chan fosse tornato a casa, finalmente, dopo un mese che aveva passato in giro nello spazio con il maestro. Sentire il suo braccio fra le manine le dava una sicurezza pari a quella che sperimentava quando sedeva a cavalcioni sulle ginocchia del padre. - Nii-chan, quanto rimarrai a casa questa volta?
- Non lo so, ma penso che starò per un paio di giorni. Devo tornare al più presto da Housen.
Vide delle lacrime bagnare le guance della sorellina, ma non provò tristezza o pena. Non era colpa sua se quell'uomo la lasciava da sola. Se loro padre fosse stato a casa con lei, Kagura non si sarebbe sentita così sola quando lui partiva. Ogni volta che Kamui si allontanava con il fagotto sulle spalle e l'ombrello aperto per ripararsi dalla pioggia, vedeva con la coda dell'occhio le lacrime rigare il volto della bambina, ma non si era mai fermato. Questo l'avrebbe aiutata a diventare una bambina forte, e poi una donna in grado di affrontare ogni situazione, come il suo sangue Yato richiedeva. Sì, Kamui era fiero di appartenere a quella razza privilegiata, grazie alla quale ogni ferita si curava in fretta e ogni nemico si poteva considerare sconfitto. L'unica cosa che non capiva era come mai il loro sangue Yato non curasse la malattia della madre. Quando la vedeva lì, stesa sul letto, pallida, troppo pallida anche per una Yato, con i capelli rossi sparpagliati sul lenzuolo, gli si stringeva il cuore, e l'idea che fosse colpa del padre gli si insinuava sempre di più nel cervello, rendendolo folle. 
Quell'uomo aveva fatto ammalare la mamma, era chiaro, e adesso non aveva neanche il coraggio di stare con lei e con sua figlia: se ne andava semplicemente, con la scusa di dovere mantenere tre persone e di dover quindi lavorare. Sentiva dentro di sè il desiderio di colpirlo, di fargli male, e l'impulso di ucciderlo. 
La stretta di Kagura al suo braccio era ormai impercettibile per lui, perso in tali pensieri. 
- Nii-chan, a cosa pensi?
- A cosa raccontare alla mamma per giustificare il nostro ritardo, imouto. Se le dicessi che abbiamo fatto tardi perchè sei lenta, si arrabbierebbe.
Kagura rimase un attimo pensierosa, poi si illuminò: - Nii-chan, possiamo dirle che ci siamo fermati per guardare il cielo!
Kamui scosse la testa. - Solo tu ti fermi a guardare il cielo, imouto. È una cosa sciocca! 
Kagura rimase in silenzio. Continuarono a camminare in direzione della costruzione in rovina in cui abitavano. 
- Sadaharu 23 è morto, nii-chan. - Disse all'improvviso la bambina. 
Suo fratello non commentò. Era già il ventitreesimo coniglio che sua sorella ammazzava mentre dormiva. Sapeva che non lo faceva apposta, tuttavia non potè fare a meno di sospirare. - Imouto, forse sarebbe meglio che non dormissi con il tuo animale. Sai, ormai non faccio in tempo a vederli, tanto sono frequenti le morti!
- Non è colpa mia se sei sempre via.
Il fratello rimase in silenzio. 
Nel frattempo erano arrivati a casa. Evitando cavi e fili scoperti riuscirono ad entrare in quella sorta di 'appartamento' in cui vivevano. Era buio e freddo, ma, come avrebbe detto poi Umibouzu molti anni dopo, erano felici di avere quel nido tutto per loro. 
Kagura sorrise, ancora appesa al braccio di Kamui. Anche se litigavano spesso, era pur sempre il suo fratellone, ed era contenta che fosse tornato a casa. Non voleva pensare già al momento della sua partenza, voleva godersi la sua presenza finchè poteva.
Sperava che sarebbe rimasto tutto così roseo per sempre. Sperava che un giorno sua mamma sarebbe guarita, e papi sarebbe tornato definitivamente a casa. E così loro quattro potevano vivere felici per sempre.

Questi erano i sogni di una bambina di sei anni. 




Questo era il primo capitolo! Spero vi sia piaciuto e che non vi  abbia annoiato troppo :) 




GLOSSARIO (occhio agli spoiler!)
nii-chan : fratellone (molto affettuoso, è come Kagura si rivolge a Kamui)
imouto : sorellina (Kamui chiama 'Kagura 'imouto' quando dice a Gintoki di prendersi cura di lei e di farla diventare più forte, alla fine della saga di Yoshiwara) 

 
   
 
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