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Autore: silvia14_    25/06/2014    0 recensioni
Ancora una volta i nostri occhi si incontrarono, nessuno disse una parola immersi nel nostro amore segreto di cui nessuno era a conoscenza e che purtroppo neanche noi avevamo mai potuto conoscere. -
Riuscii a vedere anche il suo sorriso, che mi ricordava il mare. L’innocenza delle onde quando si schiantano inevitabili sugli scogli, e anche quel gesto, del tutto inaspettato, sembrava essere inevitabile.-
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ancora una volta i nostri occhi si incontrarono, nessuno disse una parola immersi nel nostro amore segreto di cui nessuno era a conoscenza e che purtroppo neanche noi avevamo mai potuto conoscere. Era troppo strano, i nostri mondi erano troppo distanti e allo stesso tempo troppo vicini per poter funzionare.
Ero concentrato su di lei quando lo skate mi scivolò via dai piedi e subito sentii il vuoto sotto di me. Mentre mi apprestavo a fare un trick con esso la mia mente fu stravolta dalla bellezza e dalla modestia dei suoi occhi verdi innocenti. Non riuscii a evitare la pessima figuraccia di quando cadetti per terra scivolando sulla parete di cemento della rampa, sbattendo in malo modo il gomito e sbucciandomi il ginocchio. Ma quando mi alzai il ciuffo di capelli che mi copriva metà volto e che m’impediva la vista di quella splendida ragazza, vidi un’espressione d’ innocuo divertimento sul suo pallido viso  rallegrato da un’ infinità di lentiggini che le coprivano parte del naso e delle guance. Riuscii a vedere anche il suo sorriso, che mi ricordava il mare. L’innocenza delle onde quando si schiantano inevitabili sugli scogli, e anche quel gesto, del tutto inaspettato, sembrava essere inevitabile.
 
Mi rialzai imbarazzato e raccolsi il mio skate prima che un ragazzo mi sfiorasse per poi andare a risalire la rampa, fermandosi sul bordo per assicurarsi che stessi bene e di non avermi fatto male.
«Tutto bene.» gli dissi con un cenno della mano. Lui mise il peso sullo skate tenuto in equilibrio dall’altro piede appoggiato sul cemento liscio e si diede lo slancio per poi tornare a fare quello che faceva prima. Alzai lo sguardo e vidi che lei non c’era più allora mi sollevai da terra, ripresi lo skate e seguii l’altro ragazzo.
Verso le sette di sera tornai a casa, dove c’era Whisky ad aspettarmi, tutto scodinzolante, impaziente di uscire a fare un giro per Los Angeles. Presi il collare e glielo allacciai al collo delicatamente, era un collare in spessa pelle nera, con attaccate delle piccole borchie per farlo sembrare più cattivo, anche se era un cane così affettuoso che non avrebbe fatto del male ad una mosca. Whisky non aveva bisogno del guinzaglio, sapeva benissimo seguirmi da solo, glielo avevo insegnato personalmente fin da quando era un cucciolo, però lo portai comunque.
Era un incrocio, un perfetto incrocio tra un Pitbull e un Golden Retriever, non assomigliava a nessuno dei due. Diciamo che era un cane strano, speciale. Non era uscito proprio bellissimo da quell’incrocio però era proprio questa sua stranezza e diversità che lo rendevano così divertente e simpatico alla gente.
Lo portai nella spiaggia Huntington Dog Beach, dove poteva correre liberamente e sfogarsi.
Ovviamente ci arrivammo come facevamo sempre: presi il mio skate, gli allacciai il guinzaglio al collare, mi assicurai che fosse tutto ben assicurato, così che Whisky non sarebbe potuto scappare o non gli si sarebbe slacciato niente in alcun modo, e con la prima spinta del mio piede destro sull’asfalto, iniziò a trascinarmi per i quartieri di Los Angeles cercando di non finire addosso a nessuno.
 
Arrivati alla spiaggia lasciai libero il cane di correre, mentre io stesi l’asciugamano a strisce di diversi colori, un po’ sbiadito dalla sabbia e dal frequente utilizzo, sulla sabbia ancora calda dal pomeriggio appena passato.
Ogni tanto scrutavo le ragazze in bikini che passavano, ma nessuna mi importava davvero.
Whisky era di fianco a me mentre lo guardavo fissare il mare. Vidi un rametto proprio a un metro di distanza da me e mi sdraiai per prenderlo. Poi mi alzai e chiamai il cane con frenesia e lui subito si alzò. Lanciai il rametto più forte che potevo e finì poco dopo la riva del mare. Whisky con uno scatto fulmineo si lanciò in acqua e nuotò fino al rametto, lo prese in bocca e tornò verso la riva spinto dalle onde.
Un’oretta dopo essere arrivati, verso le otto e mezza di sera, raccolsi l’asciugamano e presi in mano lo skate, e mi avvicinai ad un fast food lì vicino con Whisky, ancora umido che mi seguiva.
Ordinai due cheeseburger, così da poterne lasciare un pezzettino per il cane, e una bottiglietta d’acqua naturale.
Pochi minuti dopo ero seduto sul marcia piede a mangiare il cheeseburger con lo sguardo fisso di un cane affamato sul panino. Non resistetti e gliene porsi un po’. Lo mangiò in fretta e furia, pronto a riceverne un altro.
Al secondo panino, mentre stavo mordendo di gusto un pezzo di esso, davanti a me vidi due piedi perfetti, curati ma molto naturali, di una ragazza con le infradito nere. Alzai lo sguardo per capire chi era quella ragazza e con mia grande sorpresa vidi Sasha, mia sorella. Cosa ci faceva lì?
   
 
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