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Autore: herbivicus    25/06/2014    1 recensioni
“Ehm, uhm okay” mugugna Martine, alzando le sopracciglia. “E allora dov’è?”
Luke la guarda fisso negli occhi scuri e aggrotta le sopracciglia, mordendosi di nuovo il labbro con evidente nervosismo. “Che cosa?” chiede iniziando a farsi sempre più bianco in viso.
“La pizza, imbecille!” lo rimbecca Martine, schiaffandosi una mano sulla faccia. “Dov’è?”
“L’ho persa.”
E Martine, seriamente teme che tutto il suo autocontrollo possa esplodere, perché tralasciando tutti i sentimenti che prova per lui, Luke è un totale, totale coglione a tutti gli effetti.

[Pizza boy!Luke]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                Pizza Party del sette luglio (hai dimenticato la pizza per strada?)


                                                                      


Martine sbadiglia e si lascia cadere sul divano con  un tonfo, intrecciando le gambe e le braccia e guardando con aria annoiata lo schermo della televisione davanti a lei, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore nell’osservare il tizio calvo parlare del tempo con aria infervorata. Magnifico, pensa. E’ così bello starsene chiusa in casa il sabato sera per una sciocca stupida influenza  che proprio il giorno del compleanno di Ashton Irwin doveva venirle, ovviamente. Insomma, Ashton Irwin fa la sua festa di compleanno a casa sua, per di più l’ha invitata (Martine sospetta che ci sia lo zampino della sua fidanzata, che a proposito non ricorda come si chiama) e questo è decisamente un evento da segnare su tutti i calendari del mondo perché, andiamo.
Ashton Irwin! Il ragazzo più figo della scuola e oltre, che ha spasimanti che gli mandando dichiarazioni d’amore perfino per posta, quello che ha l’armadietto pieno di bigliettini ma che è fidanzato con la stessa ragazza da anni. Martine li trova adorabili, davvero. Sono entrambi biondi e alti e sorridono sempre, al contrario suo che sorride ogni morte di papa. Okay, forse dovrebbe sorridere di più, ma semplicemente Martine ce l’ha con il mondo intero e non trova il bisogno di sorridere continuamente come fanno tutti gli adolescenti sedicenni della sua età. Come potrebbe sorridere veramente, essendo riuscita a prendersi l’influenza il fottutissimo sette luglio? Solo lei, è un disastro sotto ogni punto di vista. Sbadiglia sonoramente e  si strofina gli occhi stanchi e cerchiati da profonde occhiaie scure, attorcigliandosi una ciocca di capelli blu oceano intorno al dito continuando a guardare il tizio calvo parlare a grandi gesti e ghignando al suo indirizzo, perché è decisamente esilarante. Sicuramente Michael gli riderebbe in faccia se lo incontrasse per strada (Il povero Mikey però non sa che se continua a tingersi i capelli ogni settimana finirà sicuramente calvo come il meteorologo in televisone, si dice Martine ridacchiando) perchè quel ragazzo non è—tipo, capace di fare altro. Martine lo adora, è il suo migliore amico da tutta la vita e si assomigliano tantissimo. E’ lui che le ha tinto i capelli di blu, e l’ha anche accompagnata a farsi il tatuaggio sulla spalla (I suoi genitori non ne hanno idea ed è meglio che rimangano all’oscuro di tutto per il momento, decisamente) e insomma, fanno praticamente tutto insieme.  Martine crede che abbia una ragazza o altro –sinceramente l’orientamento sessuale di Michael è un punto di domanda persino per lei- perché è da parecchie ore che non si fa sentire, e se andasse tutto bene sicuramente si sarebbe precipitato a casa sua per scroccare qualcosa dal frigorifero. Per di più il padre di Martine è partito questo fine settimana, ed è totalmente sola a casa con l’influenza per i prossimi due giorni.
 Magnifico, seriamente, proprio adesso Micheal doveva darsi alla vita sociale? Lui che è sempre chiuso a casa e che urla a chiunque lo disturbi, insulti e imprecazioni di ogni genere. Martine si ripromette che lo picchierà la prossima volta che gli capiterà la sua faccia davanti, veramente. Prende il telecomando e si allunga sul divano, spingendo le gambe quasi fino al bracciolo e le braccia, intrecciandole dietro la nuca. Fa anche un caldo bestiale, d’altronde è il diciassette luglio e in questo momento la sua scuola starà a fare festa a casa di Ashton Irwin. Un vero schifo già, Martine non si è mai sentita tanto sfigata in vita sua. Fa zapping tra i vari canali con aria profondamente annoiata, cercando di ignorare il sudore che le scivola lungo il collo e si alza i capelli, legandoseli sulla nuca con l’elastico attorno al polso, mordendosi il labbro inferiore per cercare di rimanere nella posizione da morta-distesa-sul-divano, visto che non ha intenzione di mettersi seduta per legarsi i capelli, assolutamente no.
Oltre ad avere un caldo bestiale, a sentirsi  una sfigata da dieci e lode e ad annoiarsi come mai in vita sua, Martine ha fame. E’ comprensibile, non mangia da quella mattina a colazione e anche se cerca di reprimere i morsi della fame, qualcosa deve mettere sotto i denti. Si alza dal divano e si trascina stancamente verso la cucina, occhieggiando all’orologio appeso alla parete che segna le 22:20 di sera e apre la credenza con un movimento lento e sgraziato che le fa sentire una fitta alla spalla destra. Ovviamente, è stata ferma in un punto praticamente tutto il giorno, sarebbe stato strano il normale. La credenza, come se ci fossero dubbi, è addirittura vuota. Non c’è niente, neanche un pacco di fette biscottate o altro e—oh, Martine deve decisamente ricordare a suo padre di fare la spesa prima di ritornare a casa. Però adesso ha fame e quindi al diavolo la dieta o quello che sta facendo, vuole la pizza e qualcuno che gliela porti in modo anche piuttosto veloce. Non crede di poter resistere tanto, sente lo stomaco brontolare sempre più minacciosamente da parecchi minuti e non vuole assolutamente accasciarsi sul pavimento e morire di fame.  Prende il telefonino abbandonato sulla credenza e digita il numero della pizzeria appiccicato sul frigo su un post it con accanto uno smile perché “Per ogni evenienza Mars!” le ripete continuamente suo padre per poi andarsene come fa di solito. Tamburella con le dita laccate di nero sul tavolo della cucina e si porta il cellulare all’orecchio, canticchiando una canzone che ha sentito poche ore prima alla radio, aspettando che qualcuno le risponda. Quando è sul punto di riattaccare e di andare a fare l’elemosina dalla vicina di casa, una voce affannata dall’altra parte della cornetta  irrompe con un “Pronto, pizzeria cinque secondi di bontà! Desidera?” Martine alza gli occhi al cielo e se ne torna in salotto con passo lento, buttandosi di nuovo sul divano a peso morto.
“Mhh—si, vorrei una pizza con mozzarella e peperoni.” Spiega la ragazza, sbadigliando. “A domicilio, però.”
Martine non conosce il suo interlocutore, ma è sicura che stia sorridendo o annuendo con la testa. “Non c’è problema. Tipo, andrebbe bene per le 22:45? Suppongo che per quell’ora ce la dovremmo fare a consegnartela, contando che il nostro fattorino si muove con lo scooter!”
Martine lo liquida con un “sì, sì” e gli lascia il suo indirizzo, sospirando e buttando via il cellulare, prima di risdraiarsi di nuovo sul divano con aria esausta, coprendosi il viso  con le mani bianche e leggermente tremanti.
Inutile dire che si addormenta dopo dieci secondi.
 
Il campanello di casa sta suonando da cinque minuti ininterrottamente e Martine, davvero, odia tutti. Odia tutti nel senso che porca miseria, si sente girare la testa come se avesse fatto venti giri di seguito sulle montagne russe, sta per svenire dalla fame e il fottuto fattorino delle pizze si presenta alle23:20? Insomma, no. Si alza dal divano barcollando e occhieggia alla sua figura nello specchio vicino all’ingresso, facendo una smorfia alla vista dei suoi capelli senza una direzione e degli occhi gonfi di sonno e apre la porta di casa, con la solita espressione stampata sul viso chiaro.
“Alla buon ora—Lucas, che caspita ci fai qui?”
Martine guarda il ragazzo biondo con i capelli leggermente rialzati e gli occhi azzurri come il cielo d’estate in piedi sulla soglia, con le chiavi di una moto in mano e un’espressione disperata sul viso androgino.
“Ehm…” il ragazzo giocherella con il pearcing all’angolo della bocca e sposta il peso da un piede all’altro, arrossendo un po’ sulle guance.  “Sono in prova come fattorino alla pizzeria e ti dovrei consegnare la pizza, già.”
Martine si da uno schiaffo mentale, perché semplicemente, Luke? Luke Hemmings che consegna la pizza è come dire che un lama è capace di ballare la marimba sopra la torre Eiffel. (Impossibile, appunto.)
La verità è che Martine conosce Luke come le sue fottute tasche bucate dei jeans, perché frequentano la stessa scuola da quando sono piccolissimi ma sinceramente, nessuno è mai riuscito a capire il loro rapporto perché Martine è una lastra di ghiaccio mentre Luke è un imbranato totale e vanno a scontrarsi con parecchio rumore. Nel senso che sono parecchio diversi ma tutto il mondo sa che si piacciono e pure parecchio, anche se ovviamente Martine lo negherebbe fino alla morte e oltre, mentre Luke è così scontato che ormai nessuno ci fa più caso.
“Ehm, uhm okay” mugugna Martine, alzando le sopracciglia. “E allora dov’è?”
Luke la guarda fisso negli occhi scuri e aggrotta le sopracciglia, mordendosi di nuovo il labbro con evidente nervosismo. “Che cosa?” chiede iniziando a farsi sempre più bianco in viso.
“La pizza, imbecille!” lo rimbecca Martine, schiaffandosi una mano sulla faccia. “Dov’è?”
“L’ho persa.”
E Martine, seriamente teme che tutto il suo autocontrollo possa esplodere, perché tralasciando tutti i sentimenti che prova per lui, Luke è un totale, totale coglione a tutti gli effetti.
“Che diamine vuol dire che l’hai persa?” domanda, alzando pericolosamente il tono della voce. Morirà di fame, sicuramente, tutto per colpa di Luke Hemmings e del suo bel sorriso e dei suoi occhioni azzurri, come se non ci potesse essere morte migliore. Martine si sente peggio di quella volta in cui Micheal era stato beccato a rubare quelle caramelle nel supermercato sotto casa a dieci anni e lei non aveva fatto il palo a dovere, perdendo la fiducia del suo amico per qualche tempo e guadagnandosi parecchi schiaffi da parte di sua madre. Non è un ricordo che Martine ama ricordare, visto che poi era stata costretta a chiedere scusa mille volte a Micheal prima di riuscire a farsi perdonare, ed è risaputo il fatto che lei odi chiedere scusa.
“L’ho persa perché—cioè, mi sono fermato un attimo per la strada perché Calum mi ha chiamato al telefono e credo mi sia caduta dallo scooter…oh Martine, mi dispiace tantissimo, se ti vesti ti porto in pizzeria e te ne faccio fare un'altra!” Luke si morde il labbro, arrossendo leggermente sulle guance. “Ma perché non sei al compleanno di Ashton?
Martine alza un sopracciglio e “Nel caso non lo avessi capito, sto male” lo informa, sbadigliando sonoramente. “Comunque, visto che sto morendo di fame, ora mi vesto e tu mi porti dritto di filato nella tua pizzeria e mi regali una pizza, mi hai capito?”
Luke scatta in un secondo sull’attenti e Martine alza gli occhi al cielo, chiudendogli la porta in faccia non prima di avergli urlato un “Non ti muovere da lì!” e correre verso la sua camera da letto, tirando in fretta e furia dall’armadio dei pantaloncini corti e neri, un po’ sfilacciati sulle cuciture e una maglia bianca su cui scritto in nero a lettere giganti” FUCK YOU YOU FUCKING FUCK” (che Martine adora, visto che se l’è fatta da sola) e si veste velocemente, infilandosi gli anfibi per poi correre di nuovo verso l’ingresso, ignorando le strane voci nella testa che le urlano di pettinarsi o altro, perché tanto lei e Luke si conoscono da parecchio tempo e l’ha vista in ogni suo svariato periodo. Anche se non lo dice e non lo dirà mai, Luke la rende felice. Si, la rende felice perché anche solo guardarlo, un suo sorriso, le fa sentire il cuore leggero come una piuma e, Martine ne è sicura, se solo facesse un salto potrebbe volare come un gabbiano, facendosi trasportare dai soffi di vento.
Apre la porta di casa per la seconda volta nel giro di pochi minuti, e Luke è ancora lì, seduto sul pianerottolo, perso a giocare con dei sassolini che evidentemente ha preso dal selciato. Martine ammira la curva alta del suo collo e la pelle bianca delle sue braccia, lasciate scoperte da una canottiera nera piuttosto slabbrata che, Martine deve ammetterlo, gli dona davvero tanto.
“Vogliamo andare, Luke?” domanda Martine, sedendosi accanto a lui e incrociando le gambe. “Non ho intenzione di morire di fame per causa tua.”
Luke sembra farle la radiografia (per quanto lo permetta la luce dei lampioni) e arrossisce leggermente sulle guance, prima di alzarsi in piedi e spolverandosi le gambe dalla polvere del pianerottolo.
Tende una mano a Martine con il suo solito sorriso bianco e splendente e lei, semplicemente, la afferra.
 
“Cal? Ci sei?”
Martine doveva immaginare che Calum Hood, il migliore amico per sempre e da sempre di Luke, lavorasse con lui nella famosa pizzeria Cinque secondi di bontà, anzi, si meraviglia del fatto che non ci abbia pensato prima.
Si accascia su un tavolino (la pizzeria è praticamente vuota, ma del resto è piuttosto tardi) e guarda Luke andare verso il bancone e abbracciare Calum, sporcandosi di farina, visto che il moro ne è praticamente coperto da capo a piedi e sorride leggermente, perché da sempre Luke e Calum insieme le fanno sentire  l’animo leggero. Si vogliono così tanto bene e poi sono così uniti che niente ha mai spezzato il loro legame e mai lo spezzerà, altro che lei e Micheal, sempre pronti a fare a botte.
Martine sbadiglia e cerca d’ignorare il dolore alla testa causato dall’influenza e afferra il menù, mentre sente su di sé gli occhi scuri di Calum che la fissa con un ghigno divertito da dietro il bancone e oh-oh pensa Martine.  Conosce Calum Hood da un po’ e conosce bene anche quell’espressione, che sa per certo che non porta mai a nulla di buono: detto fatto, Calum aggira il bancone e si toglie il grembiule verde, pulendosi con il fazzoletto per cercare di levare la farina sul viso e sulle braccia.
“Io vado Luke! Chiudi tu!” esclama con un tono di voce decisamente troppo alto per i gusti di Martine, sembra quasi che stia facendo allusioni a qualcosa e—oh, Martine spera decisamente che non sia quello che pensa. Ma evidentemente qualcuno lassù le vuole male, perché Calum Hood prima di uscire le fa l’occhiolino con tanto di ghigno sfavillante e Martine si schiaffa una mano sul viso, perché ovviamente questa è tutta una cospirazione contro di lei.
“Quindi, ehm” Luke si avvicina al suo tavolino, con un sorrisino incerto sul viso. “Cosa ti porto?”
E’ parecchio nervoso, riesce a capirlo subito perché continua a spostare il peso da un piede all’altro e poi il suo viso androgino si fa sempre più rosso ogni secondo che passa. Martine è una roccia, è per questo che non può permettersi di agitarsi o altro, se solo fosse meno stronza e gelida, a quest’ora sarebbe rossa come i peperoni sulla pizze dei due ragazzi che sono seduti al tavolo accanto al suo.
“Quello che vuoi. Ho fame, tanta fame.” Borbotta semplicemente Martine, cercando di non fare un’ occhiata  tanto schifata nel vedere il ragazzo riccio al tavolo accanto al suo imboccare l’altro ragazzo dagli occhi azzurri, perché, diamine, Martine odia le manifestazione di affetto in pubblico, se fosse per lei potrebbe vivere anche da sola per il resto della sua lunga vita.
Luke sembra pensieroso per un secondo ma poi annuisce, andando verso il bancone e dicendo qualcosa ad un altro ragazzo con il grembiule della pizzeria, che annuisce e gli fa l’occhiolino.
Martine vede Luke scuotere la testa e arrossire, per poi dirigersi di nuovo accanto a lei e sederglisi accanto. E questo, è—uao.  Non era previsto, decisamente, ed infatti Martine scatta come una molla sulla sua sedia nel sentire l’odore dolce di Luke arrivarle prepotentemente al naso e nel percepire il calore del suo corpo che collide in qualche modo con il suo.
“Uhm, ehm, non dovresti farla tu la pizza?” domanda cautamente Martine, strofinandosi una guancia e no, non sta arrossendo. Assolutamente, ci mancherebbe altro è solo colpa delle medicine che ha preso prima che la fanno sentire un po’ intontita.
“Io sono solo il fattorino, Calum fa la pizza. E’ anche parecchio bravo, sai?”
La ragazza annuisce e poi silenzio. Luke si agita un po’ sulla sua sedia, prima di schiarirsi la voce e “Ho fatto preparare una pizza da più porzioni così mangio anche io, ti dispiace?”
Martine vorrebbe dirgli che si, visto che sta morendo di fame e si mangerebbe una izza extra-large più lui tutto intero da quanto è affamata (Non sono graditi i doppi sensi grazie) ma sta zitta e annuisce, mordendosi il labbro inferiore.
La verità è che la presenza di Luke la rende particolarmente nervosa, tanto da quasi sentire il cuore battere più velocemente nel normale nella cassa toracica e Martine odia, detesta con tutto il suo cuore sentirsi impotente.
Luke annulla tutte le sue barriere, Luke la rende diversa e Martine ne è perfettamente consapevole, per questo è sempre tanto, in un certo qual modo, intimorita dalla sua presenza.
Luke e Martine sono due calamite che si guardano sempre e non si parlano, ma inconsapevolmente, le poche volte che lo fanno si attraggono sempre di più ed è questo quello di cui Martine ha tanto paura: la loro collisione. Quando finalmente le loro due luci collideranno, quando le loro anime inizieranno ad intrecciarsi, tutto esploderà con dei colori e delle lucine abbaglianti e Martine non è sicura di volerlo davvero. (Okay, forse lo vuole. La verità e che vuole baciare Luke sulle labbra da quando ha dieci anni e mezzo.)
Vede Luke spalancare la bocca leggermente come per dare fiato, quando il cellulare inizia a vibrarle nella tasca dei suoi shorts e lo afferra velocemente, sbloccando lo schermo e accettando la chiamata senza neanche vedere chi sia il mittente.
Marsss!” la voce ubriaca di Micheal Clifford le arriva prepotente all’orecchio e la fa sospirare pesantemente, schiaffandosi una mano sul viso.
“Mikey…dove sei?” domanda, seccamente. “Stai combinato male, vero?”
Martine sente anche una risata femminile sullo sfondo e aggrotta le sopracciglia, leggermente stranita perché—allora ci aveva visto giusto! Micheal è con una ragazza!
“Io e Desi stiamo sotto casa tua, ci apri? Ho fame, quindi sbrigati.”
E okay, Desi? Martine non hai idea di chi possa essere, visto che lei e il suo amico non parlano mai della loro situazione sentimentale, semplicemente perché non lo ritengono necessario.
“Non sto a casa, grandissimo imbecille” lo rimbecca la ragazza, attorcigliandosi una ciocca di capelli blu intorno al dito indice. “Venite alla pizzeria cinque secondi di bontà e sbrigatevi!” aggiunge, chiudendo la telefonata e poggiando il cellulare sul tavolo con un sospiro sconsolato.
Nel frattempo il (Pizzettaro, pizzaiolo, Martine non ha idea di come si chiami) si avvicina al loro tavolo e poggia una pizza letteralmente enorme davanti a loro e Martine diventa consapevole solo in quel momento di una piccola cosa.
Tutto questo, non è un appuntamento vero? Certo che no, insomma…Martine vuole ammazzarsi.
Non è ancora pronta psicologicamente, insomma, sogna un appuntamento con Luke Hemmings da parecchi anni e ora che è seduta con lui ad un tavolo in una stupida pizzeria chiamata Cinque Secondi di bontà non sa assolutamente comportarsi. Preferirebbe buttarsi dal seicentesimo piano più alto del mondo, che stare in quella fottutissima situazione, visto che inizia a sentire il cuore battere sempre più forte.
“V-Vuoi prenderne prima un pezzo tu?” balbetta Luke, rosso in viso. “Vedo che sei molto affamata.”
Martine vorrebbe dire che no, improvvisamente non ha più fame, ma tace per amor proprio e del quieto vivere ( Micheal Clifford le ha insegnato tante cose)e annuisce, prendendone un pezzo e soffiandoci sopra.
Sta per addentarlo quando qualcuno glielo strappa brutalmente dalle mani e alza lo sguardo piuttosto arrabbiata, nel vedere quella testa verde di Micheal Clifford addentare il suo trancio di pizza con aria felice sul viso bianco.
“Maledetto idiota, quello è mio!” gli grida, balzando in piedi. “Come diamine avete fatto ad arrivare in tre minuti?”
Micheal deglutisce e” Guarda che esistono due cose chiamate gambe e correre, Martine” dice, pulendosi la bocca. “Comunque questa è la mia ragazza, e Desi, questo sono Martine e—Luke?”
Micheal evidentemente non deve essere troppo ubriaco, perché fa un occhiolino decisamente un po’ troppo languido a Martine, che è troppo occupata a fissare la ragazza dietro al suo amico per dargli attenzione.
Ha i capelli ricci e un sorriso leggero sulle labbra, e Martine pensa proprio che potrebbero essere amiche perché una ragazza capace di tenere testa a Micheal Clifford beh…le è necessariamente simpatica.
“Vorrà dire che faremo un pizza party del sette luglio! Che strano sviluppo degli eventi…” borbotta Micheal tra sé e sé, grattandosi il naso.
Martine, solamente, si schiaffa una mano sulla faccia.
 
Luke la sta riaccompagnando a casa, visto che praticamente non si regge più in piedi e non le dispiace proprio per niente, stringersi con le braccia intorno alla vita sottile di Luke mentre sfrecciano sullo scooter verso la sua via.
Luke odora di buono, Martine lo sa, per questo gli annusa il più possibile la canottiera cercando di non farsi notare (se poi non è molto discreta e Luke ridacchia, questo non è affar suo) fino a quando non arrivano davanti casa sua e Luke spegne il motore, con un sorriso sul viso bianco.
“Grazie Martine.” Le dice, mentre smonta dalla moto e la aiuta a togliersi il casco, sempre sorridendo. “ E scusami per la pizza.”
La ragazza agita una mano davanti al viso e gli fa un sorriso, un piccolo e innocente sorrisino  che scompare veloce così come compare.
“Non credo che qualcuno a parte te sia capace di perdersi la pizza per strada, Luke Hemmings. Beh, buona—“
Non fa in tempo a finire la frase che si ritrova le labbra di Luke sulle sue, e questo non era decisamente previsto, perché Martine si sente letteralmente morire.
Luke intreccia le mani nei suoi capelli blu e se la porta contro il petto, mentre le loro labbra si schiudono e davvero, Martine non potrebbe immaginarsi il suo primo bacio con Luke Hemmings in un modo migliore perché si sente quasi in paradiso, e non ha neanche la forza di spingerlo via per conservare la sua maschera da stronza acida. Tutto esplode come ha sempre immaginato, il mondo si colora di luci ed è...bello. E' bello, bellissimo e bacerebbe Luke fino a non sentirsi più le labbra, perchè la sensazione che le inizia ad attorcigliare le viscere non l'ha mai provata in vita sua ed è sicura di volerla riprovare ancora, ancora e ancora. Perciò  Martine sorride nel bacio e si lascia baciare (e se una volta dentro casa si lascia andare ad una serie di gridolini non molto consoni alla sua immagine, beh, questa è un’altra storia.)
 
 
 
 
   
 
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