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Autore: Fujiko_Matsui97    26/06/2014    2 recensioni
Si sollevò dalle macerie, esausta ma mai arrendevole. Tossendo sangue e tentando di scorgere la sua figura nella polvere, si sentì risvegliare i sensi grazie al dolore che provava sentendo le lacrime bollenti sulla pelle scorticata.
Era sola. Ma non aveva paura di lui.
-Mi hai tolto le persone più importanti della mia vita...e io ti ucciderò, maledetto bastardo. Fosse l'ultima cosa che farò!- mirò sul suo volto marmoreo e perfetto col suo braccio bionico, illuminato di potente energia;
la ragazza dai capelli rosso sangue sorrise quasi psicopatica dal desiderio di vederlo implorare pietà, con gli organi dilaniati sullo sporco terreno. Era finita.
L'unica cosa che vide, prima di iniziare a tremare boccheggiante e prima di vedere il nulla, fu il sorriso beffardo sul volto del nemico e i suoi occhi ghiaccio risvegliarsi, divenire nero pece:
-Addio, mia dolce Cupido.-
_________________________
Per chi lo odiava, per chi lo chiedeva, per chi se ne dimenticava... per chi lo sperava.
“When you heart skips a beat” è tornato con me, soprattutto per soddisfare i desideri nascosti sui nostri cari personaggi.
Perchè chi ha detto che i figli sono più pacifici dei genitori..? ;)
[STORIA CON FIGLI DELLE MEW MEW!]
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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[ATTENZIONE: storia per alcuni versi (probabilmente) comprensibile anche a chi non ha seguito il precedente racconto, soprattutto perchè introdurrò caratteristiche e flashbacks che spiegheranno gli avvenimenti passati e non; per qualsiasi informazione/ spiegazione sintetica rivolgersi pure alla sottoscritta.]

 

 

 

 

La donna incappucciata poggiò le labbra sulle ceneri, ansimante dopo il rito.

Gli occhi felini avevano acquisito l'energia del buio dopo tutti quei tentativi, ma quella gloriosa situazione non durò a lungo.

La figura urlò agghiacciante, oscurando la vista con le dita ossute dinanzi a quella fredda e marmorea luce accecante: -Ma guarda un po' chi è che si rifà vivo dopo tutti questi anni...- una donna dai capelli argentei emerse dalle ceneri, lasciando dietro lo suo strascico del suo prezioso vestito il nulla.

L'interlocutrice rabbrividì dinanzi allo sdegno dei suoi occhi vitrei, ma non osò abbassare lo sguardo: -Ho bisogno del tuo aiuto.-

-Perchè dovrei salvarti da te stessa, Anja? Non hai visitato la mia sepoltura per otto an...-

-TU HAI UCCISO MIA FIGLIA!- gridò, rabbiosa, stroncando le parole dell'ex regina con forza, per poi ricomporsi dinanzi al beffardo sorriso di quest'ultima, continuando: -È il minimo che mi devi. Sappi che lui non ha mai saputo che sei tu la causa di quella morte.-

La donna sollevò le pieghe del candido vestito dal trono dorato:

-Sai bene che tua figlia è morta a causa della tua incapacità. Tuttavia...- portò una mano alla tempia con fare annoiato, giocherellando con la sua vecchia corona, da lungo tempo inconsistente come il suo corpo -...i tempi sono cambiati. Portami ciò che voglio, e lei vivrà al tuo fianco.-

Si avviò verso la sua vecchia scrivania, distrutta dal tempo e dagli insetti, tentando di afferrare una mela impolverata, sofferente per il clima, ma ancora rosso sangue.

-Vuoi sempre che quell'alieno diventi tuo?-

-Lui è inutile, adesso. Ormai l'unione con quella puttanella c'è stata.- ringhiò rabbiosa, la mela ancora sul tavolo, intoccabile da uno spirito come lei, risvegliando le fiamme della tomba maledetta.

Anja rabbrividì, avvolta da quel fuoco: -Voglio il frutto del loro amore. Lo desidero qui, all'inferno con me, o non avrò pace.- soffiò su quel pomo, osservando l'ingannevole frutto arrendersi a quella magia nera e appassendo, il liquido ormai disperso sul legno e sulla lurida pietra. Una formica annegò in esso, muovendo le zampette mentre veniva carbonizzata.

-Sarà fatto. Mio figlio è l'alieno più potente che ci possa essere nei mondi, e... anche lei lo era.- Anja abbassò il capo, distrutta dal dolore per aver ricordato il volto perfetto della sua bambina.

Ma Aiko aveva in serbo una sorpresa; avvicinatasi con un sorriso a lei, aspirò la linfa vitale, e per lo sforzo la donna cadde a terra, tremante per gli spasmi: -Adesso hai qualche anno in meno da vivere, ma la vita persa ti ha ripagata.- chiudendo gli occhi, l'ex regina affondò la mano nel terreno brullo della cripta, i muscoli facciali tesi per lo sforzo mentre una potente luce la circondava, infliggendo dolore alle sue membra.

Anja poteva scorgere le creature infernali danzare dallo scherno, mentre la sua vista diveniva sempre meno valida dinanzi a quella luce accecante.

Quando tutto finì, quest'ultima soffocò un singhiozzo sul fondale di quegli occhi dello stesso colore della dinastia, avendo riconosciuto la figura al fianco dell'ex regina: -S...Se...- non riuscì a terminare, correndo fra le braccia della figlia, apparsa con fierezza dall'oscurità.

-Vedete di non deludermi.- la regina schioccò le dita, portandole alla dimensione reale. Una volta dissolte dalla sua vista, una voce nell'ombra osò finalmente parlare:

-Pensi di aver fatto bene ad affidare a loro questo compito?- gli occhi violacei vennero calamitati con calma nella direzione di quella voce, ahimè, fastidiosamente acuta: -Non avrei ucciso mia nipote se non fossi stata costretta. Anche se il mio trono non era legato alla sua persona, potente come sono lei e suo fratello avrebbero potuto aiutare la madre a farmi fuori.-

-Ma tu sei infinitamente più forte, mia Regina.-

Aiko sorrise, appagata: non aveva bisogno di incontrare lo sguardo di quel ragazzo per ricordarlo, da piccolo, accompagnato dal suo fedele servitore, il padre.

Allontanò quei ricordi: voleva, da quel giorno in poi, studiare solo la sua potenza nell'arte del combattimento.

-A volte mi chiedo come facciano quei ragazzi ad essere figli di mia sorella e non miei, data la loro incredibile potenza. Tuttavia...- si alzò dal trono, prima di scomparire nella sua attuale dimora, sotto il terriccio malsano: -...capisco la tua noia. Quando verrà il tempo, anche tu scenderai in battaglia.-

Ormai sola, la figura a braccia conserte si concesse uno spietato sorriso: -Ti ringrazio, mia Signora.-

 

 

______________________________________

 

 

 

Le palpitazioni del ragazzo, incredibilmente dritto e fermo dinanzi alla fredda aria di quel luogo di pianto e desolazione, si facevano ogni minuto più intense.

Sapeva cosa stava accadendo: era stato preparato dalla madre per anni per quello.

Quando uno scricchiolio lo costrinse a voltare il capo verso l'entrata della grotta, i suoi occhi incontrarono disarmanti quelli della sorella minore, dall'aria sperduta e ancora con la pelle ricoperta di sangue rappreso. Sangue ereditato dalla sua morte.

-È a causa di quel... Kisshu Ikisatashi se lei è sprofondata nell'oblio, non è così?- sussurrò il ragazzo, stringendo ancora di più la sorella a sé, un ghigno che deturpava i suoi lineamenti perfetti e i suoi occhi ora asciutti, lampeggianti rabbia:

-Io...lo ucciderò. È una promessa.-

-Fermati, figlio mio.- la donna gli afferrò il braccio, sul quale i nervi erano tesi nella furia -La vendetta è un piatto che va consumato freddo e lentamente, con l'aiuto della tortura psicologica.-

Si voltò per non incrociare quegli occhi giudiziosi color ghiaccio; dopotutto, quella secondo cui era stato quell'alieno e non Aiko la causa di tutto, era una bugia a fin di bene. Tutto, per la sua adorata figlia Selen.

-Motivo per cui non uccideremo Kisshu.-

Fu un attimo. Lo sguardo di Anja passò dall'ostentare sicurezza al trasmettere terrore quando notò il suo respiro bloccarsi in un'ultima condensa nel gelo, e vide gli occhi di Isoshi, li vide davvero.

Non erano mai stati più inquinati di un dolore che consumava le membra, e Anja si perse in quel bianco privato di ogni purezza: -Prova a ripetere.-

L'aliena boccheggiò smarrita dinanzi alla stretta del ragazzo attorno al suo collo, improvvisamente più stretta e tagliente. Le sue iridi tremarono dinanzi alla perfezione statuaria di quel movimento, e lui la liberò;

-Distruggeremo tutto ciò in cui lui crede.- dichiarò fermamente Anja, dopo aver tossito e tremato a sufficienza da riprendersi: -La cosa più preziosa che possiede...-

lasciò che una farfalla dalle sfumature viola, un miracolo in tutto quel bianco, si depositasse sul suo affusolato dito -...la più rara.-

Quando la creatura zompettò incerta all'interno del suo palmo, in un gesto deciso Anja serrò pelle su pelle, trascinandone i resti, polverizzandoli.

Migliaia di scaglie dalla luce spenta caddero al suolo, leggeri come piume, assieme al corpicino martoriato della piccola:

-Distruggeremo la sua dolce, innocente creatura.- si lasciò andare ad un ultimo, malevolo sorriso, gli occhi sottili in ricerca di quelli del figlio, trasudanti approvazione: -Distruggeremo la sua bambina.-

 

 

 

[Un anno dopo]

 

 

 

 

-PISTAAAAA! Pista, pista, pista!-

-Ma, Minto! E i toast?!- la ragazza dai lunghi capelli rossi ebbe appena il tempo di sbuffare...e di frenare bruscamente la folle corsa, prima di sbattere contro la porta d'ingresso: -Li hai preparati tu..?-

La donna scosse il capo distrattamente di fronte a quella testa che aveva timidamente fatto capolino da dietro la porta spalancata: -Allora sono salva.- afferrò in fretta la fetta di pane, fuggendo dalla furia dell'interlocutrice;

-Meglio per te che io riceva delle scuse chiamate 'regalo' quando tornerai stasera, maleducata che non sei altro! Mi hai sentita?!-

E con un 'ti voglio bene' urlato in tutta fretta, la porta d'ingresso venne sbattuta con forza.

Sola in casa, la giovane donna si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, continuando a sfogliare il giornale di fronte ad una tazza di caffè oramai divenuto freddo;

-Minto è grande adesso...forse possiamo finalmente mandare in porto quel progetto.-afferrato il telefono, compose una serie di numeri a memoria, attendendo gli squilli a vuoto. Segreteria. Tipico di un medico, pensò sorridendo prima che la voce registrata di Retasu iniziasse a parlare, fino al bip: -Ehi cognata perfetta, sono Ichigo! Che ne dici stasera di venire con Pai a cena da noi? Forse...- fece una leggera pausa, che le permise di sorridere soddisfatta: -...è arrivato il momento per quella famosa crociera.-

 

 

 

 

-Papà, la smetti di provarci con i pedoni di sesso femminile e premi quell'acceleratore?! È tardissimo, e dopo ho anche gli allenamenti!- Minto si sbracciò per attirare l'attenzione del guidatore, che roteò infastidito gli occhi ambrati, proprio come i suoi: -Cerco solo di essere gentile! E poi sono loro che mi guardano, che ci posso fare se sono così affascinante?- cercò di non ridere di fronte all'espressione eloquente che la figlia gli rivolse.

-Ceeerto, e io sono Babbo Natale..!-

-Il fisico è quell...ahio!- si massaggiò la spalla offesa: -D'accordo, sto zitto... mi raccomando, non dirlo a mamma, eh?-

Arrivarono un minuto prima che i cancelli vennero chiusi, e Minto sgattaiolò nei corridoi in cerca della sua classe: -In anticipo per domani, Ikisatashi? Facciamo progressi... forza, alla lavagna!-

Nonostante le scuse le avesse già porte, la ragazza non si scompose: oltre che il cognome, dal papà e dalla sua famiglia aveva ereditato anche qualcosa di positivo, come ad esempio la passione per le materie scientifiche. Inoltre, era di buonumore: era appena arrivata, e già aveva incrociato lo sguardo della migliore amica nonché cugina-per-metà Seira; prevedeva un mare di pettegolezzi nel giro delle seguenti due ore.

Suonata la campanella, infatti, avvertì le braccia di quest'ultima attorno al suo collo:

-Dovresti davvero smetterla di arrivare tardi, Minto-san...oppure quest'anno nessuno ti salverà da almeno un debito!-

La ragazza dai corposi capelli rossi sbuffò, trascinando l'amica sull'uscio della porta:

-Non è colpa mia, e poi ho la testa altrove...-

-Che vuoi dire?- Seira si sistemò gli occhiali sul viso dopo averli puliti, con delicatezza: Minto la chiamava da sempre aliena, poiché era l'unica persona esistente al mondo che era capace di avere sempre le stesse lenti fin da piccola senza graffi né piccole crepe, da ben dodici anni;

-Giura di non dirlo a nessuno.- la fulminò con lo sguardo, e alla ragazza venne da sobbalzare: gli occhi dell'amica l'avevano sempre intimorita senza alcun motivo in particolare che non fosse quel colore così turbinoso delle iridi, ma stavolta la sua espressione era così differente dal solito che Seira intuì che doveva essere qualcosa di serio. Annuì, e Minto rivolse altrove la propria attenzione:

-Da qualche tempo sono stranamente nervosa, mi sento inquieta e spesso mentre svolgo i miei impegni rivolgo inspiegabilmente l'attenzione verso il cielo. Insomma io...- la voce s'incrinò, e Seira trattenne il respiro: -...è come se mi sentissi osservata.-

L'amica non sentì il bisogno di chiederle se faceva sul serio, non quando sembrava con la mente distante anni luce da lei, per la prima volta da quando erano bambine.

Abbassò intristita lo sguardo da quello perso nel vuoto di Minto, quando sentì la voce, di nuovo squillante, di quest'ultima trovare la sua mano nel caos degli studenti che si apprestavano a rientrare in classe: -Tranquilla, non ci penserò alla festa di stasera! Però promettimi che ci divertiremo come sempre, eh?-

Non riuscì a trovare il suo viso, il braccio teso e le dita affidate alle sue, mentre veniva trascinata, sorpresa, fino a quel banco che era vicino a quello dell'amica.

Sorrise con dolcezza mentre stringeva le dita anche lei attorno a quella presa: anche senza guardarla, era sicura che Minto stava sorridendo... per il semplice fatto che sorrideva, furbetta e arguta, sempre.

-Mi vieni a prendere agli allenamenti di Karate?-

-Si, si...-

 

 

 

Seira tremò, stretta nel suo corpispalle ricoperto di piccole e lucenti perle.

Minto aveva insistito per vestirla come una bambola, vestito scuro, tacchi e rossetto... salvo che poi la ragazza dai capelli verdi aveva notato che l'amica era uscita con un semplice top e degli shorts sportivi.

 

-Minto, ma...ahi!, nell'occhio! Brucia, brucia, brucia!- si sventolò la mano vicino alla palpebra, mentre l'amica, eyeliner fra le dita, si mordeva nervosamente un'unghia: -Eppure sta scritto così! Aspetta, soffio un po'...-

Dopo qualche minuto, Seira strappò con uno sbuffo quell'aggeggio di mano all'amica, inforcando gli occhiali da vista: -C'è scritto 'sull'occhio'...'sul', e non 'nel'! Come devo fare con te? Vuoi forse uccidermi?-

Minto trattenne a fatica una risata mentre osservava l'amica con una palpebra gonfia e rossa, gli occhiali storti sul naso e l'espressione furibonda.

-Scusa...- si morse il labbro tentando di nascondere un sorriso mentre si apprestava a rimediare, spolverando le sue guance di innocuo phard: -...però ti giuro che andando così malmessa sembreresti travestita da guerriera e avresti un enorme successo!-

Una cuscinata la colpì in pieno viso, seguita da tanti peluches accompagnati da gaie risate: -Peccato che non sia una festa in maschera?!-

 

-Allora, facciamo così: tu seduci il buttafuori e io colpisco quei nerd laggiù, così lui sarà distratto dal caos e noi riusciremo ad entrare!-

-Minto, per l'ultima volta: non possiamo imbucarci! È scortese, pensa alla festeggiata, le rovineremmo la festa!- la ragazza la osservò annoiata, a braccia conserte: -Andiamo, Seira! Nessuna verserebbe lacrime per due persone in più... e poi io voglio solo ballare, non certo dare fuoco al locale! E ora...- con un ghigno la spinse oltre i cespugli laddove si erano nascoste prima che lei potesse ribattere: -...vai e colpisci!-

La ragazza tentò di frenare e tornare da Minto per dirgliene quattro, ma per colpa dei tacchi si ritrovò a barcollare goffamente, prima di atterrare sul petto robusto del buttafuori, che la osservò dall'alto della sua altezza, un sopracciglio sollevato con severità: -Si..?-

Il suo viso s'infiammò di un colore vagamente simile al fucsia, prima di porre le mani davanti a lei a mò di difesa, la voce ridotta ad un sibilo impaurito: -Senta, io... io non c'entro niente, è tutta colpa di quella squilibrata della mia amica... io nemmeno volevo venire a questa fest..!- s'interruppe per un rumore sordo in lontananza e delle grida disperate e imprecanti, al seguito delle quali l'uomo si voltò e corse a controllare. Seira boccheggiò perplessa, Minto ora era apparsa al suo fianco:

-Mi hai dato della squilibrata?-

-Mi hai buttato su quello che poteva essere un serial killer.-

Minto fece spallucce, un sorriso divertito dipinto sul suo volto: -Ora siamo pari!-

L'amica lasciò correre: -Dì un po', ma hai davvero dato un pugno a uno di quelli là?!-

Sollevò sbuffando la mano di fronte a Seira, una leggera scorticatura sulle nocche: -Mi sa che ne ho beccato uno con l'apparecchio...che dolore...-

La ragazza scosse i capelli verdi per quella sera lasciati sciolti, roteando gli occhi con disappunto da dietro le spesse lenti che aveva chiesto (almeno quelle!) di tenere, ma non fece in tempo a ipotizzare un rimprovero che la mano di Minto la trascinò nel caos più totale. Osservarono a bocca aperta quelle luci così eleganti, lasciando che le loro pupille si perdessero, danzanti, nel seguirle: -L'avevo detto che ne valeva la pena!- urlò Minto, muovendosi sulle note della veloce canzone: -Forza, vieni!-

-Hanno adibito un vecchio e romantico castello rinascimentale per un compleanno...- sussurrò Seira, col cuore che batteva forte dinanzi a tutta quella perfezione ed eleganza: -Mi chiedo davvero chi sia la festeggiata...- sorrise nel vedere Minto divertirsi così tanto, prima che una mano strusciasse non molto delicatamente contro i suoi capelli: -Ehi, bellezza! Ti va di ballare con il sottoscritto? Io e i miei amici vorremmo tanto conoscerti meglio...- Seira fu percorsa da un brivido di paura nel vedere come quel ragazzo stava percorrendo il suo corpo con sguardo beffardo, carico di desiderio. Improvvisamente si sentì nuda e senza difese, coprendosi la scollatura e sistemandosi la gonna: -No, grazie...non sono da sola, io..!-

-Oh, andiamo, non fare tante storie!- la afferrò per un braccio, urlando fra le risate: -Izumo, prepara la macchina! Portiamo questa pollastrella a fare un bel giro!-

-NO! Ho detto di no, lasciami, per favore!-

-Ehi, idiota!- Minto si parò davanti, osservando la sua amica quasi in lacrime, che ancora cercava di sfuggire a quella situazione. Non appena il ragazzo si voltò vide solo l'espressione furibonda di una strana ragazza dai capelli rossi, prima che un dolore lancinante lo colpisse nei gioielli di famiglia; si piegò in due fra gemiti e imprecazioni, lasciando andare Seira, che retrocesse. Minto abbassò il piede che lo aveva colpito con un calcio, i pugni serrati: -Se la mia amica dice no, è no! Tutto chiaro ora?!-

Si sentì afferrare da dietro per l'elegante top viola, fino a trovarsi faccia a faccia con uno dei restanti cinque ragazzi, che le ringhiò contro tutto il suo disappunto: -Che hai fatto a Naozumi?! Ora ti faccio vedere io, puttanella!- scansò i suoi tentativi di colpirlo, lanciandola rovinosamente sul pavimento, fra le urla di una Seira in lacrime; l'aveva ripresa per la stoffa, pronto a mollarle un pugno, quando si sentì artigliare il polso, ritrovandosi con la schiena a terra in meno di mezzo secondo:

-Mammina non ti ha insegnato che le femmine non si toccano?- vide il nulla sotto le palpebre, colpito in pieno naso da potenti nocche. Quando riaprì gli occhi, delle iridi viola lo osservavano disgustate: -Heiji..?-

-Uh Dio..!- squittì Seira in iperventilazione: -Heiji Shirogane!-

-CHI?!- esclamò Minto massaggiandosi i gomiti offesi, mentre l'amica la aiutava a rialzarsi;

-Ma come fai a non conoscerlo?! È il modello più famoso del momento, le sue foto sono ovunque! Allora è vera la leggenda secondo cui frequenta la nostra scuola...-

-Ma non l'abbiamo mai incontrato!-

Seira scrollò le spalle, le gote tinte di rosa: -Sta al piano di sopra, è più grande di noi.-

Minto, però, aveva smesso di ascoltarla, rapita da quella scena:

-Mi fai schifo, Izumo!-

-Oh andiamo, fratello, volevamo solo divertirci un pò! Noi siamo amici, piantala con queste buffonate...-

-Sbagliato: lo eravamo.- il ragazzo riverso a terra grugnì quando il ginocchio di Heiji affondò nel suo stomaco: -Ba...sta...- il viso di nuovo colpito ripetutamente da pugni da ogni angolazione: -...scu...sa...- Izumo venne sollevato ancora una volta e ferito da quelle iridi viola che fissava con metà occhio chiuso per i colpi, boccheggiante, e Minto si coprì la bocca con le mani di fronte al sangue del ragazzo che iniziava a macchiare il pavimento, la folla riunita mormorante e urlante dinanzi a quella scena.

Heiji alzò un'ultima volta il pugno per ricolpire ancora quella faccia da schiaffi, prima che una voce carica di sdegno mettesse fine a tutto quello: -Che succede qui?!-

Il silenzio improvvisamente giunse inaspettato, di fronte a quella voce femminile così autoritaria; Heiji sollevò la testa bloccando i suoi movimenti, fino a incrociare un paio di occhi celesti che avrebbe riconosciuto fra mille:

-Quinn, bocconcino! A che dobbiamo la tua presenza?- sghignazzò uno del gruppo meno impaurito dai gesti dello Shirogane, mangiandosi la ragazza avvolta nel vestito corto e aderente con gli occhi.

-È la mia festa, neurone solitario! Penso che io in primis dovrei essere qui, non credi?!- mentre si avvicinava ad Heiji aiutandolo ad alzarsi e udiva quest'ultimo mormorarle delle scuse nell'orecchio, Minto aggrottò la fronte, stringendosi di più a Seira: quella tipa ostentava un'enorme sicurezza, notò studiandola.

Era davvero la ragazza più bella che avesse visto, i lineamenti fini e regolari, simili a quelli francesi, i morbidi boccoli viola e il corpo magro ma formoso; persa nei suoi pensieri, sobbalzò quando questa si voltò improvvisamente verso di loro, fulminandole con i suoi occhi chiari: -E voi?!- arricciò l'aristocratico nasino -Non mi sembra di conoscervi...penso proprio che alla polizia farà piacere avervi in cella, sapendo la rissa che avete provocato!- fece per afferrare il suo cellulare, quando venne bloccata per il polso da Heiji, che le sussurrò sulla guancia sprezzante, ma con un tono tale che, chi era più vicino ai due, potè udire tutto;

-Vedi di non esagerare.-

Minto osservò come la ragazza cambiava per un attimo l'espressione gagliarda in una ferita e scioccata, ma senza guardarlo negli occhi e, mentre riponeva via il telefono, strinse i pugni con decisione, piegando il viso verso di loro.

-Se vi incrocio un'altra volta sulla mia via non sarete così fortunate da passarla liscia.- mentre la ragazza dai capelli color sangue aveva osato spostare il suo sguardo stupito verso Heiji, il quale aveva voltato il capo altrove non riuscendo a sostenere quelle iridi ambrate, Seira sbatteva impaurita le palpebre, avendo osservato troppo intensamente quelle iridi celesti che avevano per la rabbia assunto delle sfumature grigiastre; la osservarono incrociare le sue dita con quelle di Heiji, trascinandolo via con lei, nessuno dei due a voltarsi.

Senza una parola e sotto gli sguardi di tutti, le due ragazze si alzarono da terra, uscendo meste; Minto rabbrividì, aggredita dal gelo notturno, mentre si apprestava a comporre sul telefono il numero del taxi. Di nuovo la avvolse quella strana sensazione di inquietudine che ormai provava a intervalli regolari da qualche mese, e senza pensarci rivolse il suo sguardo verso il cielo.

A parte l'oscurità, non vi trovò nulla. Come al solito, dopotutto.

-Torniamo a casa, per favore..?- Seira si asciugò le lacrime da sotto le lenti degli occhiali;

-Si, scusami.- ritornò con l'attenzione a quei numeri telefonici, abbracciando l'amica per riscaldarla.

Almeno per quella sera, nessuna luce rossa di qualche autorità avrebbe ferito i loro occhi.

 

 

 

 

-Inetti.-

Un paio di iridi ghiaccio, tanto luminose da umiliare la luna, portarono le pupille nero pece ad assottigliarsi, infastidite:

-Lo sapevo che quei ragazzi avrebbero fallito nel mio piano. Stupidi umani...- sussurrò, sospeso nell'oscurità in un movimento cullante, mentre tamburellava piano le dita sulle gambe incrociate, il viso ora poggiato con disprezzo su un palmo della mano. Chiuse gli occhi elaborando un'azione alternativa, quando udì una sottile e incantevolmente inquietante melodia mormorata a labbra serrate, e quando delle dita affusolate e dalle lunghe unghie smaltate toccarono suadenti la sua spalla per poi proseguire e carezzare il torace, non fu colto di sorpresa.

-Lasciali a me.- si sentì sussurrare nell'orecchio da un paio di labbra carnose, prima di notare il volto diafano della ragazza sfiorare la sua guancia, ignorandola. Lei sbuffò piano dinanzi a quella inaspettata reazione, respirando sula stoffa dei suoi indumenti alieni: -Suvvia Isoshi, in fondo sapevi sarebbe finita così... quei vermi non erano nemmeno in grado di badare a loro stessi.-

Si allontanò da lui con un balzo, apparendo davanti a lui in tutta la sua bellezza omicida, coperta dalle sue nudità solo dai suoi corposi capelli: -Piuttosto, scoperto qualcosa?-

Isoshi rivolse per un attimo l'attenzione verso la sorella, ghignando furioso: -Troppo poco. Ma, da quello che ho potuto vedere, lei è solo una bambina sfrontata ed egocentrica... più banale di quanto mi aspettassi. Eliminarla sarà un gioco da ragazzi.-

-Conserva le energie per battaglie più grandi di questa, fratellone...- sorrise sorniona, stampandogli un leggero bacio sul punto più esterno della guancia, prima di camminare via, sospesa nel cielo, dandogli le spalle: -...e non preoccuparti: mi occuperò personalmente di quei ragazzi. Effettivamente, avevo proprio bisogno di un vestito nuovo.- rivolse un'occhiata di finta spiacevolezza ai suoi seni scoperti, mordendosi le labbra con ipocrito imbarazzo prima di ridere maliziosamente e teletrasportarsi via in un occhiolino rivolto a lui rivolto.

Isoshi scosse impercettibilmente il capo, un sorriso malizioso ora dipinto sul suo volto: forse, proprio come con Selen, era arrivato il momento per la sua entrata in scena.

 

 

 

 

-Ho vinto! Te lo meriti, perdente dei miei stivali!- Izumo gettò affranto le carte rimanenti sulle coperte calde, rabbioso di fronte all'amico che, saltato in piedi sulla sedia in una danza buffa, rideva ipocrita: -Ma sta zitto...la tua è solo fortuna...-

-Stai perdendo colpi, vecchio mio!- si ricompose l'amico, avvicinandosi di più con la sedia al letto d'ospedale: -Piuttosto, quando ti dimettono?-

-Mah, dicono che fra due giorni potrò già uscire. Che poi a che diamine serve questo gesso?! Solo ad intorpidirti i sensi! Festa di merda quella di stasera...- si sfogò con il vicino, che iniziò a prenderlo in giro.

 

Una figura scura e affusolata svoltò l'angolo, illuminato solo da una luce al neon.

Pupille nere e sottili volsero l'attenzione sul corpo grosso e dilaniato che reggeva per la cravatta: le gocce di sangue che cadevano sul pavimento erano l'unico rumore che si udiva nei corridoi. Con un gesto rapido e richiedente molta forza solo per la razza umana, sollevò il cadavere, gettandolo dalla finestra; un tonfo la fece sospirare al chiaro di luna, pulendosi le mani dallo sporco rimanente: -E dire che gli avevo anche chiesto di passare 'per favore'...-

Si voltò verso il lungo pavimento: -Gli umani sono davvero strani.- liquidò la questione con uno scrollo delle spalle, iniziando a camminare; i vertiginosi tacchi neri ticchettavano leggeri nel buio, scurito ulteriormente dal fatto che nessun bagliore era specchiato nei suoi occhi: -Vediamo, Izumo... dove sei?-

Non dovette camminare a lungo prima di iniziare a sentire delle risate sguaiate, e incrinare le labbra rosse in un sorriso, pronta ad aprire la bianca porta.

-Ma chi..?- l'amico si ritrasse un poco, notando la stanza che era stata aperta sul buio del corridoio, nessuno che aveva alimentato il gesto. Izumo sentì i suoi battiti aumentare per la paura, prima di vedere un paio di gambe affusolate entrare, un sorrisone stampato sul volto innocente: -Permesso?-

I due spalancarono la bocca: quella ragazza che ora si stava dirigendo verso di loro, sistemando il mazzo di fiori per Izumo in un vaso, con naturalezza, era palesemente e obiettivamente nuda.

-Ma ciao, tesoro.- sorrise sghembo l'amico, cercando di non sembrare troppo malizioso mentre le stringeva la mano fredda: -Sai, sei davvero un regalone in questo posto di merda. E sono sicuro...- indicò con una risata Izumo: -...che lo farai divertire a dovere. Ci vediamo, gente!- mentre si infilava il cappotto, la ragazza si avvicinò ad un ragazzo ingessato estremamente imbarazzato, sorridendogli dolcemente mentre iniziava a carezzargli il volto:

-Buonasera, Izumo.-

-Ehm...ciao.- ingoiò saliva, il basso ventre che iniziava a pulsargli per l'eccitazione di avere quella bomba sexy a pochi millimetri da lui: -Scusami la domanda, ma... tu chi saresti?-

Definì se stesso un idiota per quella domanda quando lei si ritrasse, l'espressione ferita ed estremamente triste: -Ma come, non ti ricordi di me..?-

-Sei pazzo, fratello, a non ricordarti di una così!- lei sorrise all'amico che, ammiccante, stava raccogliendo i guanti in tutta calma, per godersi quella scena prima di andarsene;

-Ma no..! Cioè, io...- Izumo sospirò affranto, abbassando lo sguardo dagli occhi di lei: -...spiacente, ma davvero non ricordo...-

-Bhe, avremo tempo per ricordare.- si accomodò lei sul letto, le gambe incrociate, il sorriso riacquistato in tempo record: -Nel frattempo, ti ho portato dei fiori. Sei davvero un ragazzo dolce e sincero, Izumo...-

-Io vado, fratello! A domani!- l'amico, in ultimo, s'infilò le stringhe dello zaino sulle spalle, la porta quasi del tutto aperta.

-Oh, non dovevi, io... bhe, grazie! Blu è il mio colore preferito.- sorrise, prendendo in mano i fiori di quel colore così particolare; quella ragazza sembrava una tipa speciale, fu l'ultima cosa che pensò prima che, carezzandoli, ritrovò le sue dita a toccare qualcosa di liquido e caldo. Sollevando un sopracciglio, ritrasse la mano dai gambi, le pupille dilatate: sangue.

Alzò impaurito lo sguardo verso di lei, che sorrise confortante, sussurrando come in una melodia: -...ma, spiacente, devo ucciderti.-

La porta si richiuse con un colpo secco, e l'amico sollevò un sopracciglio, girando la maniglia che non voleva saperne di funzionare: -Ehi, ma cosa..?-

-SCAPPA, NAOZUMI!-

Quest'ultimo si voltò appena in tempo per notare la ragazza agganciargli le braccia al collo e baciarlo con passione; sorrise perso nella morbidezza di quelle labbra quando, spalancati gli occhi, sputò sangue nella bocca di lei: le dita di quest'ultima erano strette al suo collo, deformandolo come se si fosse trattato di plastilina.

Mentre i suoi occhi diventavano da grigio scuro a neri, sorrise un'ultima volta al boccheggiante ragazzo, prima di riuscire a richiudere del tutto il palmo.

Lo osservò per un attimo riverso a terra, la pelle ridotta ad un palloncino rotto, la cima della colonna vertebrale visibile in mezzo alle vene spezzate:

-Che idiota...- si leccò il sangue dalle labbra, laddove lui l'aveva sputato, per poi lasciare il cadavere in pace e rivolgere la sua attenzione ad Izumo, che nel frattempo stava tentando una fuga dalla finestra, i movimenti meccanici per la paura;

-Non dovresti frequentare gente così, sai?- la finestra si era bloccata non appena lei aveva rivolto lo sguardo su di essa, notò il ragazzo. Poteva avvertire il sudore freddo lungo la spina dorsale: -Ma tu chi diamine sei?!-

-Il mio nome è Selen, molto piacere.- con un sorriso lo afferrò per il piede ancora scalzo, lanciandolo contro la parete che toccava il letto; Izumo battè la nuca violentemente, scivolando lungo quel gesso che ora era caldo grazie al sangue che scendeva copioso dalla ferita sul cranio. In una posizione irreale fra le lenzuola non più così candide, strinse gli occhi per il dolore di quelle pulsazioni, che non gli permettevano di vedere se non in modo confuso; con un ultimo stanco mugolio artigliò il braccio di Selen, ora col viso a pochi centimetri dal suo. Le sue iridi nere erano l'unica cosa che riusciva a percepire chiaramente: -Pe...perchè...-

-Perchè avete deluso mio fratello.- gli rivolse un candido sorriso prima di iniziare a levitare e piantare nel suo torace, all'altezza del cuore, il suo tacco.

Rilassandosi sotto quelle urla agghiaccianti del ragazzo mischiate alla melodia delle ossa rotte, sprofondò morbidamente negli organi agitando maggiormente la sua caviglia in quello sporco; in ultimo, afferrò la mano destra di lui, ancora aggrappata al suo braccio magro, e la tirò con una forza sovrumana verso l'esterno.

Sospirò soddisfatta, il braccio ancora in mano mentre osservava quella spalla dalla pelle stracciata, il sangue che le macchiava i seni.

Tolse il tacco dal corpo ormai ucciso, mentre la lama uscente da esso rientrava con un rumore sottile e preciso; preso uno dei fiori ormai marci dalle dita di Izumo, inspirò quel profumo metallico di morte estasiata, prima di sfilare senza delicatezza la colonna vertebrale da entrambi i corpi: -Ecco la mia ricompensa: vestito nuovo, arrivo!- Non si decise ad uscire dalla stanza con i suoi regalini stretti fra le dita fino a quando non si posizionò quel fiore scuro fra i capelli:

-Chissà perchè il nero non piace a nessuno...l'ho detto e lo ripeto: gli umani sono davvero strani.-

Riuscì a far sì che il ticchettio della sua camminata fosse orami troppo lontano per essere udito quando altre urla disperate, stavolta delle infermiere, trovarono la sua opera d'arte.

 

 

 

 

Minto giaceva in silenzio nella stanza buia, Seira nel letto accanto al suo, invasa dai sensi di colpa: avrebbe dovuto proteggerla maggiormente, e invece si erano ritrovate ad affrontare non solo quel gruppo di belve, ma anche quella piccola snob che non aveva fatto altro che peggiorare la preoccupazione dell'amica.

-Dormi?-

Minto si voltò, notando l'amica che, in camicia da notte e occhiali sul naso, sfogliava un libro con poco interesse, sotto la luce limitata di una torcia: -No, stavo solo pensando ad una cosa.-

Seira si voltò verso di lei, chiudendo per un attimo il libro con aria interrogativa: -Quella piccola bastarda di prima poteva anche evitarci tutto quello spettacolo! Dopotutto le colpevoli del caos non eravamo nemmeno noi!- l'amica fece spallucce di fronte alla sua rabbia: -A me è solo sembrata molto triste... forse ha una situazione familiare difficile.-

-Secondo me tu sei troppo buona, Seira!- si alzò dal letto con un balzo, lanciando il top sulle lenzuola disfatte: -Vado a farmi una doccia, qui dentro si muore di caldo.-

Entrata nel bagno della casa in cui era ospite, sfilò il reggiseno e gli slip scuri dal suo corpo mentre il vapore che usciva dal getto d'acqua si depositava sugli specchi fino a poco prima limpidi.

Alzò un sopracciglio quando vide per un attimo qualcosa di scuro riflesso in uno di questi ultimi, adducendo a quell'aria troppo calda la colpa e liquidando i pensieri, volendo solo rilassarsi; entrò cauta nella doccia, richiudendo le pareti di plastica dietro di sé. Sollevando la testa, poteva avvertire le potenti gocce scaricarsi su ogni lembo di pelle, donandole sollievo, mentre le orecchie udivano solo quella che era l'acqua sulle superfici; sospirò con un sorriso, definendo sciocca ogni sua preoccupazione, quando sentì delle dita gelide posarsi sui suoi fianchi.

Pietrificata in un attimo dalla paura, serrò i denti dinanzi a quella mano che iniziò ad attraversare il suo torace piatto, fino a scendere sul basso ventre, prima della femminilità:

-Nuda e ricoperta d'acqua...vuoi forse provocarmi?- la voce roca era suadente e bassa di tono nel suo orecchio, e Minto poteva avvertire un sorriso malizioso su una pelle bianca, troppo marmorea.

Il cuore iniziò a batterle all'impazzata: voleva girarsi, capire, uccidere quello che la spaventava, ma semplicemente non riusciva a muoversi, talmente frenata dalla sorpresa, dallo spavento... e dal suo stomaco che iniziava a pulsare per quei movimenti così maliziosamente studiati che quella voce sconosciuta stava compiendo sulla sua pelle.

-A presto rivederci... Cupido.- sussurrò, le labbra sul retro della sua spalla in un sorriso che diventò un piccolo e rapido bacio freddo, prima che Minto prendesse coraggio e si voltasse. Nulla.

Solo una piccola risata, come una scia, e la finestra aperta sulla Luna, tende candide al vento.

Tremò violentemente, prima di uscire dalla doccia e appoggiarsi con le dita alla parete, tentando di reggersi in piedi e respirare normalmente.

Quella presenza, quei richiami che stavano iniziando ad ossessionarla... era tutto dannatamente vero; tentò di riprendere un respiro normale quando, avvolta in un lungo asciugamano, Seira iniziò a chiacchierare con lei, come faceva sempre.

Non voleva che nulla trapelasse, nonostante le gambe fin troppo tremanti fossero a dir poco eloquenti... ma quella sera passò e, a discapito dell'accaduto, Minto chiuse finalmente gli occhi abbandonandosi alle braccia ingannatrici di Morfeo, quella bassa risata impressa nella mente.

 

 

 

-Quinn...-

La serratura di casa Shirogane fu aperta con forza, le chiavi lanciate senza grazia sul mobile in pregiato mogano:

-Quinn.-

Senza una parola dinanzi a quella voce ferma, la ragazza si sfilò e lasciò cadere a terra il pesante cappotto, prima di introdursi a passo svelto nella sua stanza, la porta sbattuta senza complimenti. Heiji si sedette pesantemente sul divano, passandosi i palmi delle mani sul viso in un sospiro, prima che la sua attenzione venisse catturata dall'unica luce nella stanza: quella piccola e ad intermittenza della segreteria.

Un nuovo messaggio aspettava di essere ascoltato.

Avvicinò il telefono a sé in un paio di movimenti contorsionisti, pigiando il pulsante: la voce era stanca ma squillante, e tardò ad arrivare;

Signorini, volevo solo avvisarvi che vostra madre dormirà in ufficio per un incontro importante con la P.A. Models ma, nel frattempo, potete mangiare perchè la cena è già pronta nel frigo e... uh Dio! Il pullman! Devo scappare, buona serat..!

Heiji lasciò che la segreteria rimanesse accesa a squillare, dirigendosi verso la cucina: trascinando i piedi, infilò la piccola lasagna nel microonde e, quando il bip segnalò che era pronta, non si preoccupò di accendere la luce, seduto al centro dell'enorme tavolo di marmo. Mangiucchiò svogliatamente per qualche secondo, fino a quando non rimase ad ascoltare il silenzio e allontanò il piatto con disgusto, quasi correndo via.

Le luci erano spente e lei era riversa sulle lenzuola, ma Heiji era sicuro di trovarla sveglia; si avvicinò cauto, carezzandole la fronte, stendendosi al suo fianco:

-Abbracciami.- borbottò piano lei, tirando su col naso;

-Ero sicuro che non dormissi...- scosse il capo il ragazzo, un mezzo sorriso dipinto sul volto mentre si sistemava meglio al suo fianco, il capo posizionato nell'incavo fra la spalla e il collo.

-Ci mancavi solo tu a rovinare la mia festa.- commentò senza espressione, facendogli socchiudere le palpebre: -Mi dispiace. Volevo solo aiutarle.-

Quinn sapeva a chi si riferisse il fratello, anche non riuscendo a guardarlo in quel buio: -Chi erano quelle ragazze?-

-Non lo so, non le avevo mai viste se non a questa festa.-

Seguì una pausa di silenzio: -Non le voglio più vedere.-

Dinanzi al capo maggiormente inclinato di lui, forse un cenno di assenzo, la ragazza fece un'ultima domanda, maggiormente sottovoce: -Cos'era quella voce quando eri di là?-

-La cameriera e il suo messaggio: mamma rientrerà domani anche stavolta.-

Quinn non rispose, eppure Heiji poteva già leggere i suoi pensieri, in quanto simili ai suoi: “Lei non cambierà mai.”

Avvolto dopo minuti dallo stesso, cupo silenzio, strinse di più le braccia attorno il busto della ragazza, gli occhi non riaperti più in quella notte:

-Buon compleanno... sorella.-

 

 

 

 

 

 

***********************************

 

Note dell'Autrice

 

Come avrete notato, i capitoli saranno lunghetti: questo perchè vorrei farne il meno possibile, e intitolare ogni capitolo con i nomi dei personaggi (come nel telefilm "Skins"... non so se lo conoscete *w*) In ogni caso...
...Domanda: è mai possibile che ho rimuginato su questa storia per anni (?) e, dopo il vuoto totale, in soli due giorni e all'improvviso abbia inventato tutta la trama?! O.O

Forse questo chappie farà schifo dalla fretta... o forse semplicemente non sono umana u.ù

…..

Mmh. Dato che dopo questa affermazione intravedo Selen e Isoshi che mi inseguono e non voglio morire come Izumo (povera bestia)... meglio che me la filo! ^^''

#Have a good and powerful day!

 

 

 

 

 

-FM.

 

 

 

   
 
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