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Autore: Lily Sayuri    26/06/2014    15 recensioni
E se Cupido fosse stanco di far innamorare la gente? Storia tratta dal video di "Give me love" di Ed Sheeran. Pertecipa al Contest senza nome di Mitsuki e Risa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Ciao a tutte/i prima di iniziare volevo chiedervi se potreste sentire “Give me love” di Ed Sheeran mentre leggete la storia. È importante perché ho scelto come situazione un'ossessione e la canzone fa capire bene l'ossessione di questo personaggio. Qui vi metto il link. Buona lettura.
 

Autore: Lily Sayuri

Fandom: Originali

Titolo: Give me Love

Rating: Arancione

Genere: Malinconico, Romantico, Introspettivo

Note: Tematiche delicate

Trama: E se Cupido fosse stanco di far innamorare la gente? Storia tratta dal video di "Give me love" di Ed Sheeran. Pertecipa al Contest senza nome di Mitsuki e Risa Prongs.


"Give a little time to me,

I'll burn this out.

We'll play hide and seek

to turn this 'round

All I want is a taste of your lips allow

My my my my

Oh give me love"

Give me love (Ed Sheeran)

 

 

 

Era una sera buia, pioveva, e il poliziotto Jordan Harris stava uscendo dalla Centrale di Polizia. Gli avevano detto di andare al numero 3 di Churchill Street per un caso di suicidio.

Quando entrò nella via della periferia di Londra, vide subito il suo collega, Bill Smith che lo aspettava fuori da una bettola.

Jordan gli chiese: «Che è successo?»

«Il barbone che viveva in questo buco si è suicidato» rispose Bill

Entrarono insieme nella casetta diroccata e videro il cadavere di un giovane uomo sdraiato in posizione fetale, con il viso rivolto verso il cielo atteggiato ad un macabro sorriso e con un profondo taglio sulla gola.

«Qual è l'arma con cui si è ucciso?» domandò Jordan.

«Questa freccia» disse una donna indicando il dardo che teneva in mano.

«La cosa strana è che ha delle ferite anche sulle scapole, provocati probabilmente da quel coltello» continuò l'anatomopatologa puntando il dito verso un tavolo con sopra un coltello sporco di sangue sopra ad un tavolo scalcinato .

«Aveva parenti?»

«No, nessuno» gli disse Bill.

«Come si chiamava?»

«Nessuno lo sa. I vicini non sapevano neanche della sua presenza.»

E guardò quel povero ragazzo che era morto in quella baracca cadente in cui pioveva, all'insaputa del mondo, mentre era nella primavera della sua vita (dimostrava non più di diciassette anni). E una lacrima scivolò lenta sulla sua guancia.

 

***

 

Era stanco. Stanco di vedere le persone innamorarsi, toccate dalle sue frecce, quando lui non poteva.

Lui c'era stato fin dalla notte dei tempi. C'era stato quando il primo uomo diede un bacio alla prima donna. Quando poi nacque il primo bambino. Quando Cleopatra affascinò prima Cesare, e poi Antonio. Era lì anche quando si suicidarono, l'uno con il nome dell'altro sulle labbra. Era lui che aveva sussurrato nell'orecchio di Shakespeare e Dante quei versi tanto amati dagli innamorati di “Romeo e Giulietta” e quelli di quel particolare passo della “Divina Commedia” in cui Paolo e Francesca leggevano quelle opere galeotte che lui stesso aveva scritto.

Una volta era un angelo, ma ora era schiavo del compito che quel dio gli aveva imposto come punizione per essersi ribellato a lui: lo aveva bandito dal Paradiso e lo aveva obbligato a far innamorare gli uomini per far sì che si riproducessero e formassero una grande popolazione prolifera e fertile. Era una pena crudele: poteva fare innamorare gli umani, ma non se stesso. Ci aveva già provato una volta: si era punto con una delle sue frecce, ma invece di provare amore per qualcuno, il sangue era sgorgato dal suo petto. Da quel giorno non ci provò più: era troppo attaccato alla sua parvenza di vita e aveva paura di un'altra punizione divina, magari ancora più atroce.

L'unica libertà che gli aveva dato erano le sue ali. Amava volare. Gli sembrava di non avere le catene che lo legavano ormai già da secoli alla terra e di poter di nuovo volare fino al Paradiso. Ogni volta che provava però ad attraversare le nuvole per raggiungere finalmente la sua patria, arrivava a vedere in lontananza i cancelli dorati del Regno dei Cieli e il respiro gli mancava e sveniva. Il dio impietoso lo aveva reso umano. Ma come poteva essere umano se non aveva un cuore? Forse il suo cuore si era spezzato oppure congelato. O forse era proprio stato quel dio a farlo così per punirlo ancora di più.

Era nella sua catapecchia e stava piovendo dentro la misera stanza, ma ormai non gli importava più nulla. Guardò verso il tavolo dove ogni sera mangiava il minimo indispensabile per non morire, e vide due cose che non prima non c'erano. Erano due modellini di corpo umano, di quelli che usavano i pittori per studiare le pose per fare le loro opere. Erano messe in modo che si stessero abbracciando e sembrava che si stessero scambiando un tenero bacio. Cupido sorrise amaramente: il dio non l'aveva ancora dimenticato.

Con un moto di rabbia prese una freccia e trafisse i due corpi una, due, tre volte. Poi alzò lo sguardo al cielo, prese il coltello e tagliò l'ultimo dono del dio, l'unica cosa che lo legava, anche se debolmente, al Paradiso. Le sue ali scomparvero rapidamente e le sue guance iniziarono a rigarsi di lacrime. Prese il dardo che aveva usato contro le statuine di legno e lentamente lo accostò alla sua giugulare, ancora pulsante di vita e con un urlo si trafisse. Nell'agonia rivolse un sorriso verso il dio che ora lo sovrastava.

«Non è andato tutto secondo i tuoi piani vero, padre? Adesso dovrai trovartene un altro» disse rivolto a lui. Quindi la sua anima si incamminò verso l'angelo della Morte che lo abbracciò con le sue grandi ali nere di corvo e lo portò con sè negli Inferi.

 

***

 

«Che fai? Piangi per un barbone morto in una catapecchia?» chiese Bill.

Jason lo ignorò e si avvicinò al tavolo. Sopra c'erano dei pezzi di legno e un foglio ingiallito, appartenuto forse ad un quaderno di appunti. Sopra c'era scritto in stampatello con le lettere grandi e rosse: “Give me love”




Angolino di Lily:

Ciao a tutte soprattutto ciao alle meravigliose e bravissime giudicie Risa e Mitsuki *cerca di arruffianarsele un po'* spero che questa storia vi sia piaciuta perché devo ammettere che è stato un parto. Mi è venuta l'ispirazione mentre ho visto la prima volta il video di “Give me Love” di Ed Sheeran e mi è venuta questa storia. Speriamo almeno sia decente... Capitemi l'ho scritta una mattina che pioveva ed ero particolarmente depressa! Comunque il dio di cui parlo non è nessun dio in particolare, quindi potete pensare quello che volete. Non voglio offendere nessuno. Grazie per averla letta tutta e se lasciate anche una recensioncina mi fate tanto piacere.

Ciao

Lily

  
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