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Autore: Amrita    26/06/2014    1 recensioni
Loki si ritrova su Ønskenheimr, il mondo delle illusioni. Nonostante il suo unico desiderio sia quello di riunirsi ad Hermione, qualcosa continua ad impedirgli di ritrovarla.
- Sequel di "Lay All Your Love On Me"
[LokixHermione]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: La Krivapeta


Loki camminava da un lasso di tempo impreciso, un giorno? O forse due? Era difficile dirlo. Il dio non si sentiva stanco in alcun modo, ma faticava ad avanzare nell'oscurità che lo circondava. Inizialmente pensava che fosse arrivata la notte, ma alzando la testa e puntando gli occhi al cielo, si era trovato davanti ad un sole nero.

Più avanzava, più le rocce ai lati dell'ampio sentiero andavano ingrandendosi, fino a diventare montagne. Dopodiché la via iniziò a restringersi, tanto che a tratti il dio era costretto a camminare mettendosi di profilo. Le pietre gli procurarono diversi tagli sul viso e sugli abiti, ma Loki non poteva far altro che continuare l'impervia traversata. Improvvisamente, dopo un punto particolarmente stretto, la strada si apriva su uno spiazzo coperto da un tetto di roccia. Solo pochi raggi di fievole luce penetravano nell'ambiente, perciò Loki sollevò la mano, schiudendo le dita. Dal palmo sprizzarono numerose fiammelle bianche, che si posizionarono velocemente lungo le pareti, illuminando le pareti rocciose. Il dio si guardò intorno per un attimo, cercando una via di uscita, ma anche il sottile passaggio da cui era entrato sembrava essere sparito.

«Ottimo» sibilò tra i denti. Poi uno scintillio catturò la sua attenzione.
Tentò di avvicinarsi, ma non trovò niente di interessante se non un altro inutile cumulo di pietre. Sbuffando, si girò e immediatamente fece un salto indietro, rischiando di scivolare rovinosamente a terra. Una vecchia dall'aria fragile stava a pochi passi da lui. I capelli verdi che le ricadevano sulle spalle e i piedi orribilmente al contrario, con le dita al posto dei talloni e viceversa, lo rendevano restio a fidarsene. La strega, riconobbe Loki, era una Krivapeta, un'essere popolare nella cultura della terra che su Midgard chiamano Slovenia. Essendo creature sia benevole che maligne, il dio non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere.

La Krivapeta allungò le mani nodose, porgendo a Loki un lucido scrigno di metallo. Il dio passò lo sguardo più volte dalla scatola alla vecchia, che continuava a fissarlo con occhi vuoti. Poi, prese l'oggetto cautamente con entrambe le mani. Tentò di aprirlo, di cercare una serratura, ma non trovò nulla.
«Cosa dovrei farci?» chiese, ma non ebbe il tempo di alzare gli occhi, che la vecchia lo spintonò. Il muro dietro di lui era svanito, e si sentì cadere verso il basso. L'aria salmastra sferzava tra i suoi capelli, facendo svolazzare rumorosamente anche i lembi dei suoi abiti. Loki girò la testa per guardare in basso, e vide solo una distesa d'acqua che si avvicinava ad una velocità vertiginosa. L'impatto gli tolse il fiato per un momento, ma cercò in tutti i modi di non lasciare la presa dallo scrigno. Quando riemerse, trovò a poche bracciate da sé una riva. Uscì dall'acqua completamente asciutto e si sedette sulla sabbia, la scatola poggiata sulle ginocchia.
«Va bene, come apro questo aggeggio?»

Loki sospirò e scosse l'oggetto. Qualcosa di piccolo e duro sbattè contro le pareti della scatola, facendola risuonare. Il dio aggrottò le sopracciglia e rigirò lo scrigno tra le mani un paio di volte, osservandolo con maggiore attenzione. Stavolta notò su un lato un leggerissimo bassorilievo raffigurante un drago piuttosto stilizzato con, avviluppata nella sua coda, quella che sembrava essere una spada. Al di sotto del drago si apriva, orizzontalmente, una fenditura lunga e sottile, su cui Loki passò delicatamente le dita. Intanto la marea si stava alzando inesorabile e presto inghiottì l'ignaro dio, trascinandolo via con sé.

Quando il vorticoso viaggio fu terminato, Loki atterrò su un terreno duro e freddo. Stavolta grondava di acqua, e si alzò scostandosi i capelli gocciolanti dalla fronte. Con un veloce sguardo capì di essere atterrato sul tesoro del drago Fáfnir, che riposava qualche metro più in la, mezzo coperto dall'oro. Loki percorse il suo corpo squamoso con lo sguardo e notò che, come nell'illustrazione, anche il vero drago aveva la coda nera avvinghiata attorno ad una spada di notevoli dimensioni.
Bene, immagino che quella mi serva, pensò il dio. Ora, come faccio a prenderla senza che il lucertolone se ne accorga?
Il dio pensò di fondere un po' dell'oro che lo circondava in un'altra spada da sostituire, ma i draghi sono schizzinosi: avrebbe sicuramente sentito la differenza.

Quindi, attaccarlo frontalmente? No, sarebbe stato un suicidio. Avrebbe sempre potuto tagliargli la coda. Distratto dal dolore avrebbe perso tempo e Loki avrebbe potuto afferrare la spada e scappare. Ma scappare dove? Si sarebbe potuta aprire una via d'uscita, o forse no. Impossibile fare previsioni.
Il dio decise che per iniziare si sarebbe potuto avvicinare alla lama. Con un rapido gesto, fece sì che una parte dell'oro si impilasse a formare una scala. Loki si arrampicò silenziosamente finché non si trovò la punta della spada davanti. E ora? Il drago stringeva l'elsa come se ne dipendesse della sua vita, quindi sfilarla sarebbe stato impensabile. Il dio osservò ancora la lama, poi passò lo sguardo sullo scrigno che aveva ancora in mano e un'idea gli balenò in testa. Girò la scatola sottosopra e fece scorrere la lama nella fessura. Sembrava entrare senza problemi, tanto che poco dopo un sonoro clack risuonò nell'ambiente.

Loki sbuffò soddisfatto e avvicinò lo scrigno al petto. Sollevò il coperchio e trovò al suo interno un oggetto rotondo con un ago che ruotava freneticamente al suo interno. Una... bussola? Questo mondo si forma assecondando la mia mente, a cosa mi servirebbe mai una bussola?
Girandola, vide che c'era incisa una scritta, ma non fece in tempo a leggerla che sentì un alito caldo dietro di lui. Il dio si girò per trovarsi davanti un Fáfnir piuttosto scocciato.
«Ops.»
Il drago grugnì, facendo uscire del fumo scuro dalle narici.
«Giuro di non aver preso nulla» disse il dio, riponendo furtivamente la bussola in una tasca del suo abito.
La creatura strinse gli occhi «Sparisci, nullità.»
«Ma come osi?»
L'essere singhiozzò sardonicamente «Posso fare di te uno spezzatino di carne quando voglio.»
«Non credo proprio» rispose Loki. Lanciò lo scrigno verso il drago, che non si prese nemmeno la briga di scostarsi, seguito da un inaspettato incantesimo. La creatura, ritrovandosi improvvisamente ceca, iniziò a dimenarsi. Loki, con un salto, si aggrappò alla coda del drago. Non appena riuscì a mettersi a cavalcioni, lanciò un altro incantesimo offensivo che fece mollare la presa alla creatura. Il dio afferrò la spada e corse a nascondersi.
«È inutile che scappi» tuonò il drago «Prima o poi sarai mio.»

Loki cercò di contenere il respiro pesante. Dopo aver lanciato un'occhiata a terra, raccolse una moneta e la lanciò non troppo lontano dal suo nascondiglio. Immediatamente una gettata di fuoco investì il punto dove l'oggetto aveva toccato terra, riducendo parte del tesoro in una poltiglia incandescente. La creatura si avvicinò poi lentamente, sdrucciolando appena sugli ori. Quando fu vicino abbastanza, Loki lasciò ricadere la spada sul collo del drago con un urlo, mozzandogli la testa di netto.
Il dio rimase per qualche minuto immobile, impugnando la spada gocciolante di sangue nero con entrambe le mani. Poi, prese un respiro profondo, raccolse da terra un fodero che sembrava essere perfetto per la lama e lo indossò. Quando rialzò la testa, dopo aver pulito e rinfoderato la spada, il tesoro era scomparso.
   
 
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