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Autore: _antigone    26/06/2014    4 recensioni
[Scott/Lydia, Allison/Lydia | post 3x24 | accenni Scallison/Stydia]
La lastra è proprio di fronte ai miei occhi.
Leggo di nuovo cosa c’è scritto sopra, nonostante lo sappia già.
1994.
Un trattino.
2012.
Il primo è la nascita, il secondo la morte.
E quel trattino? Quel trattino dovrebbe simboleggiare tutta la vita?
Allison Argent era troppo importante per essere minimizzata con un trattino.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Allison Argent, Lydia Martin, Scott McCall
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'When you're gone.'
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I would have chosen you too.





Prendo il cellulare sulla scrivania e in pochi secondi vado sulla rubrica, alla lettera S, e chiamo.
Sento uno, due, tre squilli, e poi, prima che possa anche solo dire Pronto?, una voce calda e ferma mi giunge alle orecchie.
«Lydia?»
«Sì, sono io.»
«È successo qualcosa?» chiede di rimando. Oh, Scott, sempre così protettivo.
«No, tutto bene.» rispondo, naturalmente mentendo. Non è vero. Non va tutto bene. Sto male, ma non come al solito, oppressa da quel dolore effimero, che mi fa piangere e urlare, ma di cui a volte mi dimentico.
Questo è più profondo, mi colpisce dentro, mi fa sentire vuota, inadeguata, persa, e lo fa costantemente.
«Mi chiedevo solo… Potresti accompagnarmi da Allison?»
Non risponde subito. Lo capisco, è normale. Quel nome fa ancora male. In fondo è passato solo poco meno di un mese.
«Sì… sì,  certo che sì.» lo sento biascicare distratto, e capisco che si sta grattando la testa. Non sapevo di conoscerlo così bene. «Dammi dieci minuti e sono da te.»
 

Ce ne mette otto, in verità. Sono già fuori di casa, sulla veranda, ad aspettarlo, quando la motocicletta verde di Scott si ferma proprio davanti, sul vialetto. Lui si sfila il casco e mi guarda. Riesco a vedere anche da quella distanza quanto i suoi occhi nocciola, un tempo vivi, dolci ed espressivi ora siano solo tristi. Lo raggiungo lentamente.
Mi porge un casco, diverso dal suo. È bianco.
«Tieni» mi dice. Lo ringrazio e salgo dietro di lui.
Dopo qualche minuto che siamo partiti sono stanca di stare con la testa alta. I capelli mi volano davanti agli occhi ed è davvero fastidioso. Quasi rimpiango la malconcia jeep azzurra di Stiles, e questo è tutto dire.
Ho già le mani attorno alla sua vita, ma stringo la presa; poggio la testa sulla sua schiena e chiudo gli occhi.
Scott si irrigidisce, ma poi si rilassa.
Si potrebbe dire che lo sto abbracciando. Ma non è un abbraccio da fidanzati. Solo da amici. Scott è mio amico? Me ne rendo conto solo ora. Sì, lo è. Probabilmente è anche il migliore.
Continuiamo così, con lui che guida, il rombo della motocicletta forte, fastidioso, e il sibilo delle macchine che ci passano accanto.
Nonostante tutto quel baccano, quasi mi addormento.
 

Scendiamo dalla motocicletta.
Non ci siamo ancora detti una parola, neanche quando abbiamo comprato i fiori. Eravamo come d’accordo.
Sul tipo di fiore, su quanti prenderne, su come pagare. Abbiamo diviso a metà. Poi ho detto «Grazie» alla donna del negozietto di fiori fuori dal cimitero e siamo usciti.
 Dopo essere entrati nel cimitero ed essere passati accanto a tutte quelle tombe giungiamo ad un prato dove l’erba è davvero verdissima.
Sarebbe meraviglioso, se non fosse che è pieno di lapidi. È spaventoso quanti morti ci siano stati a Beacon Hills.
Quando siamo quasi arrivati alla lapide di lei, di Allison, sento la mano di Scott scivolare nella mia. Ricordo quando fui io a farlo. Ero così spaventata, e lui neanche se lo aspettava, credo, eppure mi strinse le dita sebbene tutto stesse crollando ed avesse certamente altre priorità. Ed invece si preoccupò per me.
Devo farlo anche io, ora. Glielo devo. Non ci stringiamo solo le dita, però. Quella che ci diamo è una stretta vera, come quella di due bambini delle elementari che vanno in mensa in fila per due, e quando la maestra lo annuncia loro si stringono subito, perché hanno paura che verranno divisi.
Era da un sacco di tempo che non davo la mano a qualcuno.
Mi piace la sensazione che dà.
Mi sento al sicuro, come se il male non potrà più colpirmi. Ma è una bugia, perché quando vedo quella lapide di marmo con sopra inciso quel nome il cuore diventa d’un tratto pesantissimo.
Scott si ferma. Visto che non voglio lasciargli la mano faccio lo stesso.
Con la coda dell’occhio lo guardo. Sembra che abbia paura, che non voglia andare avanti, che la vista di quella lastra lo farà andare in tilt. Gli stringo la mano. Mi dà un’occhiata, le sopracciglia rivolte verso il basso, a conferirgli un’espressione triste, di qualcuno che potrebbe rompersi come una bambola di porcellana da un momento all’altro.
Mi mordo il labbro inferiore e faccio un cenno con la testa rivolto verso le lapidi.
«Andiamo» sussurro, forse anche a me. Fatto sta che lui mi ascolta e ricomincia a camminare. Quando arriviamo alla lapide rimaniamo in piedi, ancora in silenzio.
«Mi… mi puoi dare i fiori?» chiedo.
Scott li tiene nella mano libera. Abbiamo scelto le rose. Sono rosse. Come il sangue.
Come il sangue che bagnava la mano di Allison, caldo, denso, e la sua, sopra quella di lei.
Come il sangue che gli rimarrà sempre impresso nella mente, che non dimenticherà mai.
Me lo ha detto Kira cos’è successo mentre io ero lì con uno Stiles svenuto.
So che sta soffrendo, eppure vorrei tanto aver visto anche io Allison viva per un’ultima volta. E invece no. Non do la colpa a Stiles, assolutamente no.
Non è stata colpa sua se un demone giapponese l’ha posseduto, giusto?
Dico solo che mi sarebbe piaciuto.
Mi metto in ginocchio e sostituisco i fiori. Ecco, ora sono nuovi. Prima di rialzarmi, guardo davanti a me.
La lastra è proprio di fronte ai miei occhi.
Leggo di nuovo cosa c’è scritto sopra, nonostante lo sappia già.
1994.
Un trattino.
2012.
Il primo è la nascita, il secondo la morte.
E quel trattino? Quel trattino dovrebbe simboleggiare tutta la vita?
Allison Argent era troppo importante per essere minimizzata con un trattino.
Ed era così diversa… ora invece la sua lapide è proprio come quella di chiunque altro. È uguale a quella di una prostituta, di un serial-killer, di uno stupratore. Riesco a trattenere un gemito di disgusto.
Ora sì che capisco Foscolo.
Foscolo era un poeta italiano. Ottocento circa. Voleva che le tombe fossero diverse in base alle persone di cui erano. Napoleone voleva il contrario. Per questo ha scritto “Dei sepolcri”, che per inciso è anche molto bella.
Ma lei che era stata così diversa, perché è uguale a tutti, ora?
«Lydia» dice Scott. La sua voce è roca. Mi accorgo solo ora che sto piangendo. Mi rialzo lentamente.
«Sto bene.»
Altra bugia.
«Quella sera… quando Allison…» Deglutisce. Non termina la frase. Tanto lo so già, cos’è successo. Ce l’ho davanti ai miei occhi. «La prima cosa che mi ha chiesto è stata riguardo te.»
«Cosa?» Sgrano gli occhi. Non pensavo che Allison mi avesse citata, nei suoi ultimi minuti. Eppure Scott annuisce.
«Mi ha chiesto se ti avevo trovata. Se stavi bene.» Fa una pausa. «Solo perché tu lo sapessi.»
Abbassa lo sguardo.
Rimango lì, sorpresa, anche lusingata, e poi gli rispondo: «Grazie.»
«Perché proprio io?» mi chiede poi, ed io aggrotto la fronte.
«In che senso?»
«Hai chiamato me. Proprio me. Non Kira. Non… Derek, o Chris. Non Stiles.»
Sospiro. Ecco che intendeva.
«Non mi piace venire qui con Kira. Mi guarda come se fossi un cucciolo di cane bastonato. Le faccio pena. So che è gentile, ma non mi piace fare pena alle persone. Derek? Per poco lui ed Allison non si odiavano. Anche se negli ultimi tempi… non tanto. E poi non ci andrei mai, con lui. Non siamo così uniti. E Chris. Chris l’ho escluso subito. Non potevo costringerlo a venire qui. Da sua… da sua figlia.»
Scott annuisce.
«E Stiles probabilmente starà insegnando qualcosa sulla civiltà umana a Malia. Non mi andava di intromettermi. Ho paura di fare come una cozza.»
Ed è la verità, dopotutto. Ma è anche per un altro motivo. Non volevo che, dopo aver meditato ore e ore se chiamarlo o no, lui mi dicesse “scusami tanto, Lydia, ma oggi proprio non posso”.
Curioso. Lydia Martin che ha paura di essere rifiutata da Stiles Stilinski.
Ironico, non è vero?
Non so perché stia parlando così a Scott. In fondo lui non è… Oh. Lui non è Allison. Eppure me la ricorda, in un certo senso. Forse è per questo. Hanno passato così tanto insieme che ora hanno – ha – una parte di lei dentro.
Non so come, riesce a fare un mezzo sorriso.
«Stiles non ti avrebbe mai detto di no.»
«Neanche tu l’hai fatto.» osservo io. Questo lo spiazza.
Fissiamo ancora per qualche minuto la lapide. Mi incanto, ma vengo riscossa dal suono di un respiro profondo. Lo conosco bene: è quello di chi cerca di non piangere.
Allora guardo Scott. Una lacrime solitaria gli scende sulla guancia. Ha gli occhi chiusi e la mascella contratta.
Istintivamente poggio una mano sulla sua spalla e gliela carezzo con le dita. «Andiamo» Non è una domanda, neppure un ordine, eppure mi dà ascolto e torniamo indietro.
Quando siamo davanti alla motocicletta e aspetto che salga, noto che non lo fa.
«Sono contento che tu abbia scelto me.» dice solamente.
«Anche io.» E poi, con un gesto che sorprende sia me che lui, mi attira a sé con un braccio proprio sotto la nuca, ed io poggio la testa sulla sua spalla, vicino al suo collo, e il suo mento è sulla mia. Il suo braccio mi stringe la schiena, mentre le mie mani sono ancora attaccate a me. Riesco a liberarle e gli accarezzo i capelli.
È un gesto materno, da sorella. Da amica.
Poi lui nasconde il viso sulla mia spalla e lo sento respirare profondamente, ma non lo scuoto. Rimaniamo così, immobili, per qualche minuto.
«Mi manca.» quasi singhiozza.
«Anche a me.» sussurro in risposta.
«Lydia?»
Continuo ad accarezzargli i capelli. Sembra che mi sia bloccata.
«Sì, Scott?»
«Anche io avrei scelto te.»
E non c’è bisogno di aggiungere altro.












Mini-mini nota:
Dato che Lydia è un fottuto genio, spero che non sarà troppo inverosimile che lei conosca Foscolo ^^
Anyway, questa storia tecnicamente non ha senso, solo che volevo sfogarmi, ed ho collegato ciò al fatto che adoro la scydia (come amici).
Spero che la storia vi sia piaciuta. Fatemi sapere se è così anche con una recensioncina-ina-ina. 

Mary
   
 
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