Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |      
Autore: SmartieMiz    27/06/2014    4 recensioni
Grantaire trattenne una risata. «Tu? La torta? Si salvi chi può…».
«Okay, so a stento fare un uovo alla coque, ma è la torta per ‘Ferre e devo riuscirci!», rispose Courfeyrac, risoluto. A quelle parole, gli amici s’intenerirono, dopodiché tutti si misero a lavoro.

Tutta per Pandora Dixon. Buon compleanno! ♥
[AU! Courfeyrac/Combeferre; accenni e/R, Jehan/Montparnasse e Marius/Cosette]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Courfeyrac, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Come Courfeyrac si ritrovò con un orrido grembiule a fiori e come Combeferre non studiò abbastanza per l'esame
Rating: verde
Genere: commedia/fluff
Ship: Courfeyrac/Combeferre; accenni e/R, Jehan/Montparnasse e Marius/Cosette

Note: il mio primo tentativo di Courfeyrac/Combeferre. C'è un po' di demenzialità qua e là, ma anche tanto, tanto sano fluff ♥ Spero vi piaccia!

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Victor Hugo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

 

Come Courfeyrac si ritrovò con un orrido grembiule a fiori
e come Combeferre non studiò abbastanza per l'esame

 

                              

 

A Pandora,
perché anche se ci “conosciamo”
da pochissimo tempo, ho già capito
tre cose fondamentali di lei:
è la fidanzata segreta di Killian Donnelly (shh),
shippa Courferre
ed è simpaticissima. :P
Buon compleanno! ♥ c:

 

 

«Enjolras? Stai con ‘Ferre?».
«Sì, lo vedo in lontananza. Tra meno di due ore staremo a casa. Muovetevi».
«Due ore? Cerca di trattenerlo il più possibile!».
«Due ore mi sembrano più che sufficienti».
«Non ce la faremo mai!».
«Ve le farete bastare», rispose Enjolras con un tono che non ammetteva repliche.
«Se continui a perdere tempo ovvio che non ce la faremo mai!», Grantaire interruppe Courfeyrac, impegnato a confabulare con Enjolras a telefono.
«Tienilo più che puoi! Passo e chiudo!», concluse Courfeyrac, mettendo il telefono a posto.
Era un pomeriggio piuttosto nuvoloso a Parigi e les Amis de l’ABC erano di fronte l’abitazione del loro amico Combeferre.
«E adesso? Come apriremo la porta?», chiese Jehan, incredulo.
«Il tuo ragazzo non ti ha insegnato a scassinare le porte?», ironizzò Bahorel, facendo arrossire l’amico fino alla punta dei capelli.
«Uomini di poca fede! Enjolras mi ha dato la sua copia di chiavi», rispose Courfeyrac, orgoglioso, infilando le chiavi nella serratura.
La casa era buia, talmente buia da incutere terrore. Les Amis entrarono e si spinsero l’uno contro l’altro.
«Aria. Luce», furono le uniche parole che riuscì a mormorare Joly, in preda ad un attacco di claustrofobia.
«Mi raccomando, niente guai: ‘Ferre ci tiene all’ordine!», esclamò Courfeyrac.
Bossuet cercò l’interruttore della luce, ma nel suo disperato tentativo colpì un vaso che cadde a terra.
«Come non detto!», rise Bahorel.
«E adesso come facciamo?», si allarmò Jehan: «Di sicuro ci teneva a quel vaso!».
«Non ne ho la più pallida idea», ammise Courfeyrac, serrando la mascella.
Grantaire accese finalmente la luce. «Sento la mancanza di Enjolras», disse il ragazzo: «lui sì che avrebbe saputo organizzare al meglio questo infiltramento!».
«Si dà il caso che il tuo fidanzato abbia deciso di non partecipare di proposito all’infiltramento per evitare questi tipi di guai, e ha preferito occuparsi dell’altra parte del piano, ovvero quella di intrattenere ‘Ferre», spiegò Courfeyrac, senza peli sulla lingua.
I ragazzi osservarono i cocci di vaso sparsi per terra. Si guardarono, preoccupati e incapaci di poter fare qualcosa.
«Scusatemi, sono davvero mortificato», fece Bossuet, imbarazzato: «Combino sempre guai, ne sono consapevole!».
«Non devi scusarti con noi, ma con Combeferre più tardi», disse Bahorel, con una punta di sadismo: «E adesso facci un piacere: raccogli e butta i cocci, poi ti siedi sul divano e ti stai fermo, o romperai anche quello?».
Bossuet annuì, mesto. «Bene, la casa è nostra», esclamò Courfeyrac entusiasta: «Dobbiamo soltanto dividerci i compiti e organizzare la festa migliore di sempre!».
«Sì, come quella che facemmo ad Enjolras. Non ci voglio nemmeno pensare», commentò Grantaire.
«Enjolras è particolare, Combeferre sa apprezzare le piccole sorprese», si limitò a dire il ragazzo, con un luccichio negli occhi: «Allora, Joly e Bossuet si occuperanno di decorare la casa senza fare guai, Grantaire si occuperà delle bevande, Jehan preparerà da mangiare, Bahorel sceglierà la musica adatta e io mi occuperò della torta!».
Grantaire trattenne una risata. «Tu? La torta? Si salvi chi può…».
«Okay, so a stento fare un uovo alla coque, ma è la torta per ‘Ferre e devo riuscirci!», rispose Courfeyrac, risoluto. A quelle parole, gli amici s’intenerirono, dopodiché tutti si misero a lavoro.
Bahorel aveva già sparato musica metal-rock ad alto volume e si era fiondato sul divano per guardare la televisione, per poi essere rimproverato da Joly e incoraggiato ad aiutarlo con le decorazioni.
Grantaire si stava occupando delle bevande – alcoliche e non – ed era troppo tentato a bere qualcosa, ma gli bastò pensare ad Enjolras per trattenersi e decidere di bere soltanto un bicchiere d’aranciata, poi si offrì di aiutare Jehan in cucina.
Joly attaccava i festoni in alto servendosi di una scala – e facendosi mantenere la scala da Bahorel – e Bossuet si limitava a gonfiare palloncini colorati.
Courfeyrac era compiaciuto di come stavano andando le cose, finché non si ritrovò lui, il tavolo e un quaderno di ricette di sua nonna.
«Sbattere le uova…», sussurrò: «Okay, fin qui ci sono!».
Il ragazzo prese due uova dall’apposita scatola comprata poco prima al supermercato e le aprì, per poi versare il contenuto in un piatto.
Jehan e Grantaire entravano ed uscivano dalla cucina per portare i piatti e sistemarli sulla piccola tavola in salotto, scrutando Courfeyrac con curiosità.
Quell’andirivieni innervosiva Courfeyrac che ci aveva messo dieci minuti soltanto per sbattere le uova, trovandosele più sul tavolo che nel piatto.
Stava incominciando ad andare nel panico peggio di Joly.
«Prendere il frullatore…».
Fortunatamente Courfeyrac aveva preso in prestito il frullatore di sua nonna e lo posizionò sulla tavola, poi prese il cioccolato e gli altri ingredienti e li mise al suo interno.
«L’ho preso, e adesso?», pensò, un po’ troppo ad alta voce: «Aggiungere la farina alle uova! E la roba nel frullatore che fine deve fare?».
Jehan e Grantaire entrarono di nuovo in cucina. «Courf, forse devi premere il pulsante per frullare gli ingredienti», gli disse Jehan, semplicemente.
Courfeyrac premette, ma non accadde nulla. Grantaire sbuffò, prese la spina e l’attaccò alla presa elettrica. «Non so chi tra voi due dorma di più», disse, seccato: «Adesso potete premere il pulsante».
«Credevo l’avesse già messa», rispose Jehan, sgranando gli occhi, poi si rivolse a Courfeyrac: «Capisco che sei negato con la cucina, ma anche con l’utilizzo degli elettrodomestici?».
«Shh! Non sono negato, sono soltanto diversamente bravo in cucina. Verrà una torta buonissima e tutti chiederanno il bis!», cercò di autoconvincersi Courfeyrac, fin troppo positivo.
Ma la sua era tutta una falsa positività: Courfeyrac era nei guai fino al collo. Si rese conto amaramente che mancava un’ora e mezza all’arrivo del festeggiato e lui non sapeva come impastare gli ingredienti, ed era troppo sicuro di sé per poter chiedere l’aiuto di qualcuno.
Non gli restava che prendere il proprio cellulare e andare su Internet alla ricerca di foto e tutorial accurati.
 
«Che crudeltà avere un esame il giorno dopo il proprio compleanno», borbottò Combeferre, mentre rileggeva la sua relazione.
Enjolras sapeva che Combeferre non dava molta importanza a certe cose, ma lo vedeva piuttosto stanco in quei giorni. «Tra circa un’ora stacca tutto e riposati», gli disse Enjolras, semplicemente.
«Ma sei impazzito? Studierò tutta la notte».
Enjolras si morse un labbro, chiedendosi quanto fosse stato stupido per aver dato la copia delle chiavi di casa di Combeferre a Courfeyrac. Aveva fatto uno sbaglio e ciò era inaccettabile per uno come lui: l’aveva detto sin dall’inizio che l’idea di Courfeyrac – come tutte le altre, d’altronde – era assolutamente pessima!
Si era lasciato abbindolare dagli occhietti di Courfeyrac, dal suo sguardo compassionevole e dal suo “Ma dai, i compleanni vengono una volta all’anno ed è il compleanno di ‘Ferre, insomma, capisci?”.
Era stato uno sciocco e quelle erano le conseguenze che doveva pagare.
Quella notte Combeferre non avrebbe studiato, come desiderava lui. E non avrebbe neanche dormito beatamente, come invece sperava Enjolras.
Oh, cosa lo attendeva!
 
«Mezz’ora!», Grantaire avvertì i ragazzi, allarmato: «La biblioteca ha chiuso prima oggi, saranno qui tra meno di trenta minuti!».
«Le decorazioni sono a posto, anche il cibo, le bevande e la musica è okay. Cosa manca?», osservò Joly.
«Il resto degli invitati, no?», rispose Bahorel: «ma a causa di questa variazione bisognerebbe avvertire tutti e farli venire prima».
«Poi? Cosa manca più?».
«Il festeggiato», fece Jehan.
«Enjolras», rispose intelligentemente Grantaire.
«La torta».
Tutti si voltarono verso Courfeyrac, in piedi sulla soglia della porta. Era cupo in viso e indossava un ridicolo grembiule a fiori verdi e arancioni – anche quello preso in prestito da sua nonna – tutto imbrattato di farina e sporco di uova e altri ingredienti. A quella visione raccapricciante, Bahorel non trattenne una risata fragorosa.
Jehan lo guardò, turbato. «Courfeyrac, a che punto stai?», osò chiedere.
«Sto al punto “Non entrate in cucina, ché è meglio”».
«Cavolo! Pulisci prima che ‘Ferre ci decapiti», gli suggerì Joly.
«Manca mezz’ora, le pasticcerie dovrebbero essere aperte», parlò Bahorel: «Datemi i soldi, torno subito».
«Non è la stessa cosa», frignò Courfeyrac: «Doveva essere una sorpresa per ‘Ferre, e non sono capace nemmeno di fare una torta con tanto di consigli e video sul web».
Jehan s’intenerì. «Ma ‘Ferre apprezzerà lo stesso», disse, con un sorriso dolce.
«Già, ti ama lo stesso, anche se sei un completo disastro», lo canzonò Bahorel.
A quelle parole, Courfeyrac sentì le guance prendere fuoco.
«Ragazzi, ma dov’è il regalo?», chiese improvvisamente Grantaire: «Mica ce l’ha Enjolras? Perché non lo vedo!».
Una sensazione orribile si impadronì dei ragazzi. Tutti gli amici puntarono i loro sguardi verso Joly e Bossuet.
Joly incominciò a sudare freddo. «Ehm, ecco… Bossuet, ti avevo detto di prenderlo insieme alle medicine mentre ero in bagno!».
«Lo so. E ho preso soltanto le tue medicine», rispose Bossuet, cercando di mantenere la calma: «Dove ce l’ho la testa…».
«Me lo chiedo anch’io!», fece Courfeyrac, allarmato. Non era da lui preoccuparsi e innervosirsi: solitamente affrontava tutto con un sorriso, ma insomma, era il compleanno di Combeferre e per una volta voleva che tutto fosse perfetto.
Forse chiedeva troppo.
«Potremmo chiedere a Feuilly di recuperare il regalo», propose Jehan.
«Feuilly è a lavoro, torna tra un paio d’ore e ci raggiunge quando sarà tardi», rispose Bahorel, stringendo i denti.
«Se esco adesso dovrei farcela in poco temp…», Bossuet s’interruppe, poi si rivolse al suo coinquilino: «Joly, hai tu le chiavi di casa, vero?»,
Joly non aveva smesso nemmeno un secondo di sudare freddo. Si controllò le tasche dei pantaloni. Sentì il cuore perdere un battito. «No. Dimenticate a casa».
«Maledizione!», imprecò Courfeyrac: «Siamo spacciati!».
«Ma potremmo provare ad entrare dalla finestra, di solito lasciamo quella del bagno sempre aperta!», disse Bossuet con un sorriso luminoso: «Chi è atletico qui?»
«Gavroche», si illuminò Courfeyrac, ritrovando il buonumore e anche un sorriso: «Gavroche, ragazzi! Quel ragazzino è sempre la risposta a tutto!».
«Già! Avverto ‘Parnasse, sarebbero venuti insieme», disse Jehan, per poi prendere il proprio cellulare e digitare il numero del ragazzo: «’Parnasse? Senti, devo chiederti un grosso favore. Gavroche è già lì con te? Benissimo, e siete in mezzo alla strada? Perfetto! Senti, in pratica…».
Jehan spiegò la faccenda, poi staccò la chiamata. «Perfetto. ‘Parnasse e Gavroche saranno qui tra un quarto d’ora con il regalo».
I ragazzi emisero un sospiro di sollievo. Adesso non restava che pulire la cucina
Ma ovviamente, non poteva non accadere qualcos’altro.
Il cellulare di Jehan squillò pochi minuti più tardi. Jehan rispose, attivando il vivavoce affinché tutti potessero sentire.
«Jehan?».
«’Parnasse, dimmi».
«Dici a quegli imbecilli dei tuoi amici che la finestra l’hanno lasciata chiusa e che non mi resta che buttare giù la porta», rispose il ragazzo, senza peli sulla lingua.
I ragazzi si guardarono tra loro. «Lo sai che questo vorrà dire dividere le spese, vero?», disse Joly a Bossuet, non nascondendo una nota di rimprovero.
«Sì… mi dispiace tanto», rispose lui, rattristito.
«Se volete posso darvi un contributo io, ma il regalo ci serve!», fece Courfeyrac, guidato dalla disperazione.
«D’accordo, ‘Parnasse. Se riesci ad aprire la porta senza fare molti danni sarebbe meglio…», provò a dirgli Jehan.
«Farò del mio meglio».
Qualcuno bussò alla porta. I ragazzi si guardarono tra loro con gli occhi spalancati: nessuno osava fiatare.
Courfeyrac si diresse verso la cucina con passo felpato, per poi chiudersi dentro. Joly e Bossuet si nascosero dietro al divano. Jehan stava per spegnere le luci, ma Grantaire lo fermò giusto in tempo: «Ragazzi, svegliatevi! Combeferre non è così idiota da bussare a casa sua, ha le chiavi».
Grantaire aprì la porta con estrema disinvoltura: non erano altro che Marius, Cosette, Eponine e Musichetta.
«Ciao!», Eponine, tutta cerimoniosa e con un sorriso allegro, salutò i ragazzi, poi disse: «Azelma è con Gavroche e Montparnasse, stanno per venire».
«Abbiamo visto Enjolras e Combeferre per la via, ma abbiamo fatto finta di niente», disse Cosette, sottovoce: «Credo sia meglio darci una mossa…».
«Ma è terribile!», esclamò Jehan, agitato: «Ce la faranno a portare il regalo in tempo?».
«Ma certo!», lo rassicurò Eponine: «Ed ecco il regalo tra tredueuno…».
Sulla soglia della porta comparvero Montparnasse, Azelma e Gavroche, quest’ultimo con un pacco verde dal fiocco blu tra le mani.
Jehan sospirò, sollevato. «Graziegraziegrazie! Come farei senza di te?», disse con un sorriso, per poi precipitarsi tra le braccia di Montparnasse e stringerlo in un abbraccio.
Montparnasse sembrava infastidito da quel gesto, ma glielo lasciò fare. Dopotutto, era Jehan.
«Nemmeno io saprei come farei senza di me, e comunque fammi entrare», disse Montparnasse, poi aggiunse – per apparire meno autoritario e più dolce –: «Per piacere».
Il resto degli invitati entrò in casa. Marius si guardò attorno per poi chiedere: «Courfeyrac? Dov’è?».
«Si è chiuso in cucina. Deve sistemare il guaio che ha fatto e non vuole essere disturbato», spiegò Bahorel: «Siamo senza torta».
«Ce lo potevate dire, c’era il tempo per comprarla», si intromise Gavroche.
«Lo so, ma quello è testardo. Voleva a tutti i costi una torta che fosse fatta con le sue manine e il suo amore», lo prese in giro Bahorel.
Marius inarcò un sopracciglio. Stava per chiedere spiegazioni, ma non riuscì nemmeno ad aprir bocca che Cosette lo zittì facendo segno di tacere a tutti.
«Sento delle voci», mormorò la ragazza: «Avvertite Courfeyrac e soprattutto togliete la musica».
 
«Casa dolce casa», mormorò Combeferre, fuori la porta della sua abitazione.
Enjolras aveva appena ricevuto un sms da Courfeyrac.
 
Un quarto d’ora, ti chiedo SOLO quindici minuti. Farò qualsiasi cosa e non dirò più stronzate ai prossimi incontri, promesso. – Courfeyrac
 
Era raro cogliere Enjolras in difficoltà. Quello era uno di quei momenti.
Enjolras inventò la prima cosa che gli venisse in testa. «’Ferre, aspetta», disse.
Combeferre si voltò verso l’amico. «Che c’è?».
«Mi sembra che tu abbia dimenticato il tuo libro di botanica in biblioteca».
Combeferre aggrottò le sopracciglia, per poi aprire la propria borsa e controllare accuratamente se avesse tutto con sé.
«Ma no, sta qui», rispose il ragazzo, tranquillamente.
«Ma io ricordo che abbiamo dimenticato qualcosa. Forse il mio libro di diritto», continuò Enjolras, imperterrito. Questa volta fu il suo turno: aprì la propria borsa – con estrema lentezza – e cercò il libro.
«Non lo vedo. La biblioteca è chiusa…», proseguì Enjolras con la farsa.
«Fa’ vedere a me».
«Se vedi tu non è che ricompare il libro!», insistette Enjolras: «Non c’è».
«E questo cosa sarebbe?», disse Combeferre con un piccolo sorriso, estraendo dalla tracolla dell’amico un libro dalla copertina rossa: «Dovresti metterti anche tu gli occhiali, amico».
Enjolras sorrise, impercettibilmente. Combeferre prese le chiavi dalle proprie tasche.
No.
Enjolras era riuscito a guadagnare soltanto due fottutissimi minuti.
«Combeferre, e se ci facessimo un giro?».
L’interpellato si voltò, con occhi curiosi. «Enjolras, cos’hai? Non sembri tu. Da quando ti piace uscire con gli amici?».
«Ma intendevo una passeggiata, sai. Nemmeno venti minuti e torniamo».
Combeferre lo guardò ancora più stralunato. «Beh, mi piacerebbe, davvero, ma devo studiare. Mi dispiace».
«Hai studiato abbastanza, stai studiando per questo esame da settimane! Sai tutto alla perfezione, non c’è bisogno di ripetere ancora», fece Enjolras, sentendosi in colpa delle sue stesse parole: lui era il primo a ripetere infinite volte prima di un esame.
E ovviamente Combeferre glielo fece notare, con molta pacatezza, come suo solito. «Ma anche tu ripeti molte volte».
«E infatti sbaglio, ma dato che oggi è il tuo compleanno te lo proibisco», se ne uscì Enjolras.
Combeferre si lasciò quasi convincere a giudicare dal piccolo sorriso che comparve sul suo volto. «Bene. Prendo solo un bicchiere d’acqua e poi usciamo, okay?», disse, prendendo le chiavi dalle tasche.
«Ma bevi direttamente al parco! Lì c’è una fontanella, me l’ha mostrata Grantaire».
«Ma non ci vuole niente ad entrare in casa e…».
«… ma l’acqua della fontanella è più buona. È fresca», lo interruppe Enjolras.
«Anche quella del rubinetto lo è», ridacchiò Combeferre.
«Devi provare quella del parco e basta», disse Enjolras, quasi spazientito.
Combeferre non smetteva di meravigliarsi delle parole dell’amico. «Devo andare anche in bagno…», mormorò, arrossendo lievemente.
«E vai al bagno del bar! Sii più pratico, ‘Ferre!».
Enjolras non si riconosceva più: quanto si stava mostrando ridicolo a causa di Courfeyrac?
Per l’ennesima volta nel corso di quella giornata, Enjolras si sentì in colpa. E si sentì stupido, molto stupido.
Combeferre spalancò gli occhi. «Non mi piacciono i bagni pubblici, sono sporchi», disse, semplicemente, inserendo le chiavi nella serratura.
Enjolras sospirò, poi controllò l’ora. Avevano perso sette minuti in tutto, né un minuto in più né un minuto in meno. Non poteva fare più niente.
Ci aveva provato sino all’ultimo momento e doveva essere fiero di se stesso, e invece era soltanto spaventato a causa dell’immane quantità di idiozie che aveva appena pronunciato.
E arrabbiato con Courfeyrac.
Quando Combeferre entrò in casa, il buio totale. Il ragazzo accese la luce e immediatamente vide i suoi amici saltare da dietro il divano e urlare: «SORPRESA!».
Combeferre lasciò cadere la tracolla a terra per l’emozione. Enjolras non poté non trattenere un sorriso per la reazione dell’amico.
«Buon compleanno!», fece Jehan a nome di tutti, gioiosamente.
«Ragazzi, non dovevate. Grazie», rispose lui, con un grande sorriso che avrebbe potuto illuminare quella sera.
Grantaire si avvinghiò ad Enjolras. «Sono così curioso di sapere come hai fatto a guadagnare tempo», gli sussurrò all’orecchio.
«Non lo vuoi sapere, fidati», rispose Enjolras, ancora scosso.
Combeferre era entusiasta di vedere tutti i suoi amici, e per un momento dimenticò l’esame.
Però c’era qualcosa che mancava. Anzi, qualcuno.
«Dov’è Courfeyrac?», chiese finalmente Combeferre.
Non l’avesse mai detto.
«In bagno», mentì spudoratamente Bahorel: «Ha mal di pancia, non uscirà prima di un’ora».
«Davvero? Avrà forse una colica? Credevo stesse in cucina a pulire e… ah».
Ovviamente Joly non aiutò la situazione.
«Idiota!», gli disse Bahorel sottovoce.
«Pulire? Cos’è successo in cucina?», chiese Combeferre, aggrottando le sopracciglia.
In realtà nessuno sapeva precisamente cos’era successo in cucina: Courfeyrac non ne aveva parlato con nessuno.
Nessuno ebbe il coraggio di rispondere. Combeferre si diresse verso la cucina e aprì la porta.
Un principio di torta composto da un impasto mezzo crudo era sulla tavola. Un frullatore – che non era suo – era posizionato sulla tavola e il suo contenuto era semidisperso a terra. La tavola era sporca di uova e farina, e come se non bastasse la zuccheriera era diventata un insieme di cocci. E poi c’era Courfeyrac a terra, intento a raccogliere lo zucchero con una pezza, con indosso un terribile grembiule a fiori verdi e arancioni.
Quello spettacolo era a dir poco terrificante e Combeferre non sapeva se preoccuparsi per quel porcile o per il grembiule dell’amico. Mantenne la calma, come suo solito.
Courfeyrac si accorse della presenza di Combeferre, e con un sorriso imbarazzato mormorò un timido ciao.
«Non sono arrabbiato, tranquillo», disse semplicemente Combeferre: «Cioè sì, hai combinato un bel pasticcio, ma apprezzo tutto, davvero».
Courfeyrac si alzò in piedi, poi si tolse il ridicolo grembiule di dosso e lo appoggiò su una sedia. Aveva i ricci sporchi di farina e un’espressione tremendamente adorabile.
«Mi sono proposto io di fare la torta ma si vede che la cucina non è arte mia», ironizzò il ragazzo con una risata: «Ho tolto gran parte dello sporco, non c’è nessuna traccia di burro, è la prima cosa che ho tolto, e poi per sbaglio ho tolto il tappo al frullatore ed è volato via tutto, poi ho dovuto…».
Ma Combeferre smise di ascoltarlo. Unì le sue labbra in un dolce bacio. «Non fa niente», disse, con calma.
Courfeyrac rimase sorpreso da quel gesto, e fu indescrivibile la felicità che provò. Questa volta fu lui a baciarlo con maggiore intensità.
Le labbra di Courfeyrac sapevano di cioccolato; doveva aver mangiucchiato qualcosa mentre provava a fare la sua torta. Combeferre sorrise tra un bacio e l’altro.
«C’è un’altra cosa che devo dirti», disse improvvisamente Courfeyrac, facendosi serio come non mai.
«Che cosa?».
«Bossuet ha rotto il vaso che stava all’ingresso».


 


Angolo Autrice

Buona... notte! :D
Eccomi con il mio primo tentativo di Courfeyrac/Combeferre. Sottolineo che non shippo questa coppia (ma sono una delle mie brOTP preferite!), ma questo racconto è nato come regalo di compleanno per Pandora Dixon che è dolcissima, simpaticissima e sì, meritava una Courferre ♥ Spero ti sia piaciuta! (ah, ho approfittato della cosa e ho inserito un po' di Jehan/Montparnasse u.u) <3
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e spero possa piacere a tutti!
Spero di ritornare presto in questo splendido fandom con una long (nessuna commedia xD) che ho in progetto da un bel po'. :)
A presto! :D
SmartieMiz
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: SmartieMiz