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Autore: Keros_    27/06/2014    2 recensioni
[Famous!Au] [Singer!Sebastian + Assistant!Blaine]
Sebastian è uno dei cantanti più in voga del momento, bello, ricco e talentuoso. Il suo personaggio è un po' eccentrico e spesso finisce per andare fuori dai suoi compiti, combinando disastri quasi impossibili da sistemare. All'ennesimo grattacapo che riceve, James Cristin, il manager del ragazzo, decide di tenerlo sott'occhio affibbiandogli un "baby-sitter", un ragazzo con cui dovrà passare la maggior parte del tempo. Questo ruolo finisce nelle mani di Blaine, il ragazzo che vive con James e sua figlia Elizabeth; nonostante i due Cristin non siano molto felici della scelta.
Stare a stretto contatto l'uno con l'altro per i due ragazzi non si rivela affatto facile e come si erano aspettati; questo perché sono simili e differenti allo stesso tempo. Entrambi con un passato difficile che li tormenta ancora.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Cooper Anderson, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 4





Tornarono a casa all’ora di pranzo e, con grande sorpresa di Blaine, sul vialetto c’erano ben cinque macchine parcheggiate: una limousine, due BMW nere super costose, una decappottabile azzurra e una rossa. Tentò di chiedere spiegazione ad Elizabeth ma lei non gli rispose, troppo intenta a litigare con Sebastian. 

Appena si fermarono, quest’ultimo non aspettò che Blaine scendesse prima di lui, saltò giù e si diresse immediatamente dentro ed il moro fu costretto a fare lo stesso. 

Quando il maggiordomo aprì la porta, i due entrarono e in quello stesso istante cinque uomini in giacca e cravatta, con gli occhiali da sole neri sopra la testa, si alzarono in piedi di scatto dalle poltrone su cui erano seduti. 

“Buongiorno signor Smythe.” Dissero quasi in coro e Blaine corrucciò la fronte.

“Come siete banali.” rispose Sebastian poggiando il gomito sulla spalla di Blaine. “Lui è il mio gigolò e il suo nome d'arte è Chiappesexy, dovrete chiamarlo così. O sarete tutti licenziati.”

Tutti i presenti dovettero trattenere una risata.

Tranne Blaine, lui s’infuriò “Non è vero!” Controbatté fermamente, allontanassi da lui, “Non lo sono e il mio nome è Blaine.”

“No, se non vorranno essere licenziati.” Detto questo, Sebastian andò via con nonchalance, verso la cucina. 

Il moro rimase a bocca aperta e gli uomini della sicurezza abbassarono il capo, uno di loro farfugliò un “Mi dispiace” ma lui non ci fece caso, li superò e andò dietro a Sebastian. 

Chiamò l’ascensore e tenne le porte aperte per far entrare Elizabeth che camminava spedita verso di lui. 

“Non farci troppo caso.” gli disse mentre schiacciava il terzo piano.

“E come potrei?! Mi chiameranno così per il resto dei miei giorni.”

“Quindi hai deciso che questo sarà per sempre il tuo lavoro?” Chiese lei scherzosa. “Sebastian presto se ne dimenticherà e non avrai di che preoccuparti. Vuole solo romperti un po’ le scatole.”

“E’ bravo in questo. No?”

“Il migliore.” Elizabeth si girò a guardarlo, “Posso andare io a Chicago, non è un problema. Non hai bisogno di lavorare… Torna a casa e basta.”

“Ne abbiamo già parlato.” tagliò corto lui. 

“Si ma - ”

L’ascensore si fermò e si aprirono le porte. Blaine sgattaiolò subito fuori. “Cosa devo fare?”

“Va ad aiutare Jennifer. Sta preparando la valigia di Sebastian, avrà bisogno d’aiuto.”

Camminò per tutto il piano, dato che non ricordava più la strada per andare alla cabina armadio; quando la trovò, sgattaiolò dentro e chiamò il nome della ragazza un paio di volte, ma a causa della musica troppo forte non lo sentì, così quando le arrivò accanto e le poggiò una mano sul braccio, Jennifer urlò teatralmente, facendo un balzo indietro.

“Tu sei pazzo, pazzo!” Urlò guardandolo con astio, portandosi una mano sul cuore, “Oddio, sto per morire.” continuò respirando affannosamente. Per calmarsi un poco, decise di sedersi sopra un bancone, accavallando le gambe e facendo automaticamente alzare il vestitino, che ormai non le copriva niente. 

“Ti chiedo scusa, ma ti ho chiamata; la musica è troppo forte per questo non mi hai sentito.” 

“Sarà! Ma avresti dovuto avvertirmi comunque!” rispose lei polemica, gettando indietro i lunghi capelli azzurri e sventolandosi con l’altra mano. “Devo riposarmi almeno cinque minuti per riprendermi, quindi sarai tu a prendere i vestiti e io ti darò gli ordini.” Detto questo, si alzò in piedi, in bilico sui lunghi stivali di pelle lucida che le arrivavano appena fin sopra al ginocchio; e senza pensarci su, si diresse verso le scarpe, si chinò e iniziò ad esaminarle. 

Blaine la guardò confuso, ma avendoci già avuto a che fare qualche volta, sapeva come era fatta e quindi non fece domande. “...Okay.”

Forse lei lo sentì, o forse no, il ragazzo non l’avrebbe saputo dire, perché Jennifer non gli diede risposta e si comportava come se lui non fosse nemmeno nella stessa stanza con lei. Andò avanti e in dietro per il vano, prendendo capi d’abbigliamento e accostandoli tra di loro, borbottando continuamente cose del tipo “Questo potrebbe stare con...”, “Ooh, qui ci posso mettere quelle scarpe lì…”, “Forse finalmente potrò fargli indossare…”

Blaine arrivò a sedersi in uno delle tante poltroncine, non sapendo bene cosa fare. Continuò a guardarla, a volte cercò anche di chiederle se avesse bisogno di aiuto - soprattutto quando aveva le braccia ricolme di vestiti - ma lei non lo sentiva. Blaine si sentì invisibile, così restò zitto. 

Jennifer era carina; anche quando era senza tacchi lo superava di dieci centimetri buoni e questo gliela faceva odiare. Era molto magra e con poche forme, tempo addietro aveva sentito James dire che una volta aveva sofferto di anoressia ma che adesso ne era uscita. Nonostante ciò, il suo viso era spettacolare, peccato che lo deturpasse sempre con del trucco troppo forte. 

Una volta, navigando su internet, Blaine si imbatté in alcune sue vecchie foto, prima che diventasse una famosa stilista: l’aveva trovata divina. Aveva un viso perfettamente ovale, con le labbra leggermente carnose, gli zigomi alti, i lineamenti fini ed eleganti, gli occhi grandi del color dell’acqua – un misto tra verde, azzurro, blu scuro e marrone; il naso sottile e all’insù. I capelli biondo scuro e lievi forme, le davano classe e la rendevano quasi eterea agli occhi di molti; non c’era da stupirsi se aveva iniziato facendo la modella. 

Peccato che ormai, di quella ragazza con un fil di trucco e una bellezza mozzafiato, ne fosse rimasta solamente un lieve ombra su Jennifer. Ormai la sua pelle risultava sempre stanca, nonostante la quantità abbondante di trucco sopra, il colore degli occhi non era più acceso come prima, ma lievemente spento e molto poco valorizzato da quegli ombretti scuri, brillantini, piume, matita troppo spessa, che lei amava. Le sue pose aggraziate, i movimenti eleganti e naturali, erano andati via, per dar posto ai modi teatrali, eccentrici, addirittura volgari. 

Ma nonostante tutto, nessuno mai si sarebbe permesso di dichiararla brutta, non affascinante o accattivante, qualcosa di comune. Jennifer restava sempre qualcosa di raro, che sapeva ammaliare. 

Venti minuti dopo, finalmente la ragazza si girò verso di lui con un sorrisone stampato in faccia, “Abbiamo finito. Hai visto Rogy?”

“Chi?”

“Il mio coniglio. L’ho lasciato sul divano quando sono arrivata qui alle undici!” spiegò portandosi le mani ai fianchi, “Non lo hai schiacciato, vero?”

Blaine a quel punto venne preso dall’ansia. Spalancò gli occhi e la bocca e vedendole già due lacrimoni agli occhi, rispose subito di no, alzandosi. “Forse lo hai lasciato da qualche altra parte o è scappato.”

Jennifer iniziò a singhiozzare.

“No, non piangere. Te lo ritrovo. Sì, corro.” Detto questo fece per andare a cercarlo ma la ragazza continuò a singhiozzare ancora più forte; così le si avvicinò e le mise una mano sulla schiena, “non ti preoccupare, starà bene, non è nulla di che.”

“Ho il ciclo.” detto questo lo abbraccio e per poco non caddero a terra entrambi.

In quel momento, El e Sebastian arrivarono e Blaine sentì di pesare venti chili in meno. Se è vero che ognuno ha un angelo custode, lui sapeva che El era il suo. 

“Io non ho fatto niente.” si difese subito. 

“Jay, che ti è successo?” Chiese Sebastian, con il suo solito tono incolore. 

“Rogy, è scomparso!” 

“Oh santo cielo.” commentò Elizabeth alzando gli occhi, poi prese il posto di Blaine e si prese cura della ragazza.

“Parli di questa palla di pelo?” Chiese Sebastian, uscendo il coniglio dalla tasca del pantalone. 

Jennifer andò subito a prenderlo, stringendolo tra le mani e poi abbracciò Sebastian e lui – stranamente - non la spinse via, anzi si lasciò baciare ripetutamente sulla guancia. 

Elizabeth e Blaine si guardarono esterrefatti. 

“Bene, è tutto pronto, Rogy è tornato a casa e voi avete un aereo da prendere! Io vi saluto.” concluse la ragazza dai capelli azzurri, mandando baci a tutti e tre per poi girare su se stessa e andare via ondeggiando. 

“Voi scendete, adesso chiamo qualcuno per prendere il tutto e tornerò a casa.” Elizabeth abbracciò Blaine e gli schioccò un bacio sulla guancia.

“Risparmiatevi gli addii da piccioncini, mi fanno venir da vomitare.” Commentò Sebastian acidamente. 

Blaine lo guardò con disprezzo e poi baciò Elizabeth, ma questa volta in bocca, alla francese; sorprendendo gli altri due, ma lei lo assecondò. 

Sebastian li guardò con disgusto e andò via. 

Quando rimasero soli, Elizabeth diede una sberla al moro. “La prossima volta avverti. Anzi, la prossima volta non lo fare e basta.”

Poi uscirono insieme, ridendo. 

 

L’aereo decollò pochi muniti dopo il loro arrivo. Non parlarono per quasi tutto il viaggio, Sebastian sembrava troppo perso nei suoi pensieri per stuzzicare Blaine e lui, d’altro canto, non poteva far altro che ringraziare, guardando tranquillamente la tv, seduto su una poltrona dall’altra parte del vano, dove stava l’altro. Non pranzarono, sembrava avessero entrambi lo stomaco chiuso.  

Arrivati a Chicago, salirono sulla macchina parcheggiata ai piedi dell’aereo che lì porto fino all’entrata secondaria dell’albergo, per evitare in tutti i modi i paparazzi o che le fans li seguissero. Nella hall incontrarono James, Blaine non perse tempo a guardarsi in torno e andò dritto da lui. 

“Blaine, sono lieto di vederti.” Lo salutò cordiale, dandogli una pacca sulla spalla. Lui non ricambiò allo stesso modo, il suo saluto fu solamente un obbligo, ma l’uomo lo ignorò. “Avete fatto buon viaggio?”

“Si, ottimo. Molto silenzioso.”

“Devo preoccuparmi?”

“Assolutamente no.”

James annuì, “Magari avevi voglia di restare tutto il pomeriggio da solo con lui, ma al momento non è possibile. I ragazzi sono in camera che vi stanno aspettando, uscirete insieme. Ho scordato di dirtelo al telefono.”

“Oh.” Blaine ne era sorpreso ed estasiato. Aveva sempre voluto conoscerli, ma per un motivo o per un altro, aveva conosciuto solo il batterista. “Non è un problema.”

“Credo che lo sarà, invece.” 

Corrugò la fronte. “Perché dovrebbe esserlo?”

“Sono molto uniti, come sai hanno tutti la stessa età e se Sebastian farà il bullo, loro gli andranno dietro. Posso provare a chiedere - ”

“No.” Blaine ne aveva fin sopra i capelli di dover ricorrere alla sua protezione. Aveva ventidue anni, era grande abbastanza da riuscire a cavarsela da solo. “Non credo ce ne sarà bisogno.”

James non aggiunse altro sull’argomento. “Stasera spero di cenare con te, da soli. Scegli tu dove.” 

Lui alzò le spalle, a disagio. Nonostante vivessero insieme da tanto tempo, ancora si faceva scrupoli. “Al momento vorrei parlare di qualcos'altro di più urgente - ”

L’uomo lo bloccò prima che potesse proseguire, “Ne discuteremo più tardi, abbiamo altro da fare tutti e due. Sali all’ventitreesimo piano, li trovi già lì. Sebastian resterà con me per un po’.”

Non replicò, James aveva capito perfettamente quello che intendeva e aveva deciso di non voler affrontare la conversazione. Si congedò e andò a incontrare il resto della band. 

 

James affiancò Sebastian che stava guardando il sedere di un passante, tossì per informarlo della sua presenza. “Buongiorno.”

“Caro vecchio mio, questa... Cosa è tanto importante da fermi venire fin qui da Los Angeles?”

“Non fare i capricci per qualche ora d’aereo.”

Sebastian sbuffò, “Prendiamo un drink?”

“Se proprio ci tieni.” acconsentì, facendo cenno d’andare nell’altra sola, dove il bar era vuoto a parte una coppia troppo impegnata a litigare sottovoce per potersi interessare ai loro affari. Un cameriere prese le loro ordinazioni e non scambiarono parola fin quando non ebbero i bicchieri tra le mani. 

“…Quindi di cosa hai voglia di lamentarti adesso?”

“Blaine ed Elizabeth sono fratelli?”

“Oh, ti prego, non cominciare.” 

“Perché? E’ così male parlarne?” Sebastian aveva messo su’ il suo solito sorriso irriverente.

“Siamo qui per parlare di affari, se ben ricordo.” Tagliò corto.

“Mi sono sempre chiesto perché vive con te. Sei sicuro di non essere inciampato nella vagina della madre di Blaine?”

James lo fulminò con lo sguardo e tra i denti disse: “Sono sempre stato fedele a mia moglie. Non ti permetto di parlare in questo modo di questioni che non ti riguardano.”

Per un breve istante, Sebastian si sentì in colpa, poi tornò a fregarsene. “Volevo solo sapere se stessero compiendo incesto o meno.”

“Cosa?”

“Non sei al corrente della relazione tra i due?”

James per poco non si strozzò.

“…Di tutti i baci, il sesso selvaggio, e delle toccatine sotto al tavolo?”

Fu costretto a rigettare il Wishey che aveva in bocca nel bicchiere. “Sebastian, ti avverto.”

“Lo hanno detto loro stessi.”

“Falla finita.”

“Tutte quelle volte che li hai lasciati dormire insieme, dandogli fiducia, e loro che facevano sesso sotto al tuo naso. Deve essere orribile.”

“Vuoi sapere come mi sento, Sebastian? Preso in giro da te. Cosa vorresti ottenere raccontandomi tutto questo? Sappiamo entrambi che non è vero e anche se fosse, non tradirebbero la mia fiducia come fai tu. Ogni. Singolo. Giorno.” James chiamò il cameriere chiedendogli di portargli un nuovo drink, dato che quello non lo poteva più bere. 

Sebastian aveva perso la sua voglia di scherzare. 

“E, se proprio dobbiamo metterla su questo piano, sappi che mi deludi. Fai così per cosa, perché ti hanno raccontato una frottola e devi ugualmente fare quello che vuoi e se lui è davvero etero non puoi più farlo?”

Ci fu un lungo silenzio. “Di cosa dovevi parlarmi, James?”

“Devi firmare il contratto, leggilo per bene, per tre mesi uscirai con la Signorina Pierce, accettando tutto quello che questo comporta, e stasera ti vestirai elegante e andrai a vedere il suo spettacolo a teatro. Il fioraio sa cosa fare.”

“Tutto qui?”

“Tutto qui.”

 

*

 

Blaine stava facendo la conoscenza di Dunkan quando Sebastian entrò nella stanza sbattendo la porta. 

“Chi non muore si rivede.” disse senza rivolgersi a qualcuno in particolare, avvicinandosi a loro per salutarli. Tutti e cinque i ragazzi non persero tempo e gli andarono in contro per abbracciarlo o lasciargli pacche sulle spalle. 

Blaine aspettò che tornasse tutto alla normalità, sperando di non essere messo da parte. Con sua grande fortuna, o sfortuna in base a come la si vuole vedere, l’attenzione ricadde proprio su di lui, dato che Sebastian gli si sedette accanto e gli prese il viso tra le mani. 

“Vi presento Blaine, il mio nuovo giocattolo.”

Tutti gli altri alzarono gli occhi al cielo e il ragazzo usò l’occasione per allontanarsi da lui. “Gli ho già spiegato tutto.”

“Di nuovo la baby-sitter?!” Chiese uno con i capelli neri in una acconciatura strana, con il ciuffo davanti che gli copriva mezzo occhio e il resto a spazzola con il gel.

“Non ricominciare…”

“Andiamo a mangiare, io ho fame…”

“Vi siete rammolliti?” Domandò Sebastian furioso. Sembrava che agli altri non importasse niente di ciò che aveva da dire. 

“Non te la prendere - ” iniziò Luke, il più grande – doveva avere al massimo ventinove anni - passandosi una mano il pizzetto a punta; indossava dei jeans stretti con delle borchie alle caviglie e sulle cuciture delle tasche, e una canottiera larga quasi totalmente aperta dai lati. 

“E cosa dovrei fare allora? Vi lascio soli per tre settimane e mi diventate delle passive mosce.”

Tutti restarono in silenzio a quella domanda. Blaine avrebbe voluto dire qualcosa, per mantenerli dalla sua parte, ma non sapeva... cosa

“Bene.” commentò Sebastian vittorioso, “Adesso sì che ci siamo. Propongo d’andare a mangiare.” si diresse verso la porta e tutti gli altri lo seguirono, compreso Blaine. “Lui è con noi per fare il suo lavoro, che è quello di tenermi d’occhio, niente di più. Per tanto non c’è bisogno che gli parliate.”

 

*

 

Di quell’avvertimento i ragazzi non ne ebbero bisogno, poiché lo ignorarono per tutto il tempo. Ma non perché stessero assecondando il capriccio del cantante, semplicemente si erano fatti trasportare dalla foga del rivedersi dopo qualche settimana, e si erano subito persi a chiacchierare tra loro di cose a Blaine sconosciute. 

In più l’unico tavolo disponibile era da quattro e si poteva aggiungere solo una sedia, quindi perfetto per Sebastian e la Band, ma non per lui, così aveva deciso di sedersi al bancone, da dove riusciva a tenerli d’occhio. 

Era passata più di un’ora e mezza che erano lì quando Robbie si alzò dal tavolo e andò da lui e gli si sedette accanto. 

“Piccolo B.” 

“E’ così che mi fa chiamare adesso?” Domandò con un sopracciglio alzato.

“Già, credo ti ritroverai con centinaia di soprannomi a fine lavoro.” 

“Importante per il curriculum.”

“Riuscire a lavorare con uno come lui lo è.” Scherzò Robbie.

“Anche perchè è difficile?” 

“A volte.” Gli rispose prendendo un sorso di birra che Blaine non aveva toccato, facendogli un occhiolino. “Per quanto tempo resterai?”

“Ti dà già così fastidio la mia presenza?” scherzò.

“Il contrario.” Robbie si fece più vicino, le sue labbra sottili catturarono l’attenzione dell’altro. “Mi fa piacere averti con noi e… Non credo sarai mai peggio di El.”

“Non è così male…” cercò di difenderla. 

“Si… Quando dorme.” 

Non aveva voglia d’iniziare una discussione con lui su Elizabeth, anche se non riusciva a capire perché agli altri stesse così antipatica. Lasciò cadere il discorso, non volendo aggiungere niente. 

Robbie si passò una mano tra i capelli corti, poi sul mento ben delineato. Sembrava a disagio, tanto che fece una risatina stizzita. “Sei carino.”

Blaine sorrise, compiaciuto. Era bello sentirselo dire, anche se questo faceva sentire lui a disagio adesso.  Non sapeva bene cosa dire, non aveva alcuna voglia di provarci con lui. Era bello e anche il suo tipo. Alto, capelli scuri, occhi nocciola\dorati, lineamenti ben definiti, corpo da paura. Forse qualche tatuaggio in più, ma non era un problema, dopo Max (un ragazzo con cui era stato l’estate scorsa, quasi completamente tatuato), non si faceva più di questi problemi. Tuttavia quello era il suo lavoro e non poteva essere così poco professionale e inoltre non poteva darla vinta a Sebastian, magari il fingersi etero era stata una scelta troppo azzardata, inutile e senza senso, ma non aveva intenzione di finirla così, flirtando con qualcuno. 

Però era bello sentirsi dire che era carino. 

“Ti andrebbe di uscire stasera?”

Salvato in calcio d’angolo. Grazie James. “Purtroppo ho già un impegno.” disse con nonchalance, evitando in tutti i modi di guardarlo negli occhi e sperando di non arrossire. Voleva sembrare indifferente. “Ceno con James.”

“Facciamo domani?”

Blaine poté fare a meno di sorridere, “Vuoi così tanto uscire con me?”

“Perché no?” chiese retorico, alzando le spalle. “Mi piaci.”

“Hai fatto qualche scommessa, non è vero?”

Il ragazzo lo guardò torvo e scosse la testa, “No. Sei solo carino e voglio uscire con te.”

Blaine non sapeva bene cosa rispondere ma la sorte volle che non ce ne fosse bisogno: Sebastian stava venendo verso di loro e catturò l’attenzione di entrambi. Andò dritto verso Robbie, come se Blaine non esistesse, e lo baciò a stampo, soffermandosi qualche istante sulle labbra del ragazzo; quest’ultimo era talmente sorpreso di quel gesto che non rispose nemmeno al bacio, ma anzi restò con gli occhi sgranati. 

“Robbie, hai un accendino?”

Robbie continuò a guardarlo senza vederlo per qualche istante, poi si riscosse e rispose di no, guardando Sebastian come fosse la cosa più bella che avesse mai visto. 

Blaine si domandò chi stesse usando chi. Se Robbie lo aveva usato per far ingelosire Sebastian, se Sebastian stava utilizzando Robbie per far ingelosire lui, o se entrambi stessero facendo un gioco perverso, così, perché gli andava. 

“Sebastian, tu non puoi fumare.”

“Ecco che ricomincia.” si lamento lui, poggiando una mano sul fianco. “Sei una palla. Rilassati un po’, è solo una sigaretta normale.”

“Preferirei non lo facessi.”

“Come vuoi. Fumala tu Robbie, a me non va più.”

I due ragazzi lo guardarono straniti.

“Torniamo in albergo, ho bisogno di un letto.”

“Sei stanco? Noi volevamo andare - ”

“Non hai capito, mi serve un letto per sbatterci sopra te.” Lo interruppe Sebastian, facendo un occhiolino al suo bassista. 

Blaine non fu sorpreso sentì tutti i muscoli tendersi. “Potreste non parlare di queste cose qui? Qualcuno potrebbe sentire.” Disse stizzito. 

“Bene, io e lui andiamo in bagno.” Sebastian tirò Robbie per la maglietta e se lo trascinò via, piantando l’altro lì da solo. 

Blaine sentiva la rabbia e il nervoso salirgli lungo tutto il corpo, il cuore accelerare e l’impulso di voler prendere a pugni qualcosa che lo divorava dall'interno. Cercò di calmarsi, ma la verità era che non gli importava, voleva solo dare un bel gancio destro a Sebastian. Per cosa, ancora non l’aveva deciso. 

Girò lo sgabello su sé stesso, girando a sua volta. Il suo sguardo si soffermò sui ragazzi seduti al tavolo, stavano borbottando tra di loro, ma erano troppo lontani per poterli sentire. 

Fu tentato dall’idea di raggiungerli, sedersi accanto a loro, ma poi cambiò idea. Magari avrebbero continuato a parlare, escludendolo dalla conversazione, come Sebastian voleva; no, grazie, voleva risparmiarsi almeno questa scena pietosa. 

Contò fino all’ultimo minuto in cui i due erano stati via e si sentì dieci chili meno quando decisero di tornare in albergo. 

 

*

 

Appena arrivati Blaine disse di dover andare in camera sua a prendere una cosa importante che aveva lasciato in valigia, come scusa non era il massimo ma nessuno sembrò averlo capito. Sapeva benissimo di star sbagliando e che se James l’avesse scoperto gli avrebbe fatto pressioni affinché smettesse di lavorare e tornasse a casa, ma non poteva tollerare un attimo ancora la vista di Sebastian e Robbie che cercavano ogni scusa per toccarsi. 

Non era gelosia ciò che provava (non del tutto) era qualcosa di più profondo; lo aveva capito fin da subito, ma aveva cercato di non pensarci, solo che adesso non poteva più fingere. Sentiva la sua maschera creparsi sempre di più e non voleva che succedesse davanti a tutti. 

Quando Robbie sfiorava la mano di Sebastian lo faceva con serenità, e negli sguardi che si scambiavano non c’era nessun senso di colpa, né di stranezza o di nervosismo; solo malizia e divertimento. Si poteva vedere dal modo in cui finivano sempre per sfiorarsi con i corpi che erano a loro agio con sé stessi e con l’altro. Non stavano insieme – e Blaine dubitava le cose sarebbero cambiate - eppure avevano quel benessere tipico di chi è sicuro di sé e non ha paura d'approcciarsi con l’altro, come fidanzati da anni. Erano amici da molto tempo, sì, ma lui sapeva che non derivava da quello; veniva da tutt’altro, quello che Blaine immaginava non avrebbe mai avuto: una serenità interiore e l’accettazione della sua omosessualità. 

Vederli lo metteva in suggestione e lo rattristava. Il massimo che aveva fatto in pubblico con uno dei suoi ragazzi era stato mettergli una mano sul braccio mentre passeggiavano e tenergli la mano sotto al tavolo al ristorante. Quando Sebastian e Robbie avvicinavano i visi per stuzzicarsi, c’era una piccola vocina nel cervello di Blaine che urlava “Sbagliato! Sbagliato! Due ragazzi non dovrebbero guardarsi così!” eppure sapeva che non c’era nulla di male, che se non ci fosse stato Sebastian coinvolto, con molta probabilità li avrebbe trovati anche più carini. 

Si rigirò nel letto, consapevole di dover tornare da Sebastian il prima possibile, ma voleva godersi quei pochi momenti di silenzio, senza aggiornamenti sugli ultimi gossip riguardo altri cantanti, o chitarristi, o batteristi, o bassisti, o chiunque sia. 

Sperava di ricevere una telefonata da Elizabeth, così da poter parlare con lei e farsi assillare dai suoi problemi, così da non pensare ai propri, ma non arrivò e fu costretto ad alzarsi. Andò in bagno per darsi una sistemata ai capelli e ai vestiti.

Arrivato in camera di Sebastian, trovò tutti seduti sui divani (fatta eccezione per Sebastian e Robbie) che parlavano tranquillamente; non pensava fosse una cosa possibile, poi si accorse che tra loro c’era anche James. 

“Hey, stavo cercando proprio te.” disse quest’ultimo, alzandosi per avvicinarsi a lui. Si spostarono verso un angolo della stanza, lontano da orecchie indiscrete. 

“Pensavo ci vedessimo a cena.”

“Sono in anticipo soltanto di qualche ora, è un problema?” disse scherzando, facendo sorridere Blaine. “Mi sono liberato prima.”

  Questo significava che qualcosa nei suoi piani non era andato come previsto ed essendo un Cristin, questo lo mandava su tutte le furie, anche se non lo dava a vedere. 

“Sebastian è di là.”

“Lo so, e anche con chi, ma a noi non interessa. Andiamo.” Detto questo, l’uomo salutò i ragazzi con un cenno nella mano e si diresse verso la porta. 

Blaine gli trotterellò dietro. “Sicuro di poterlo lasciare?”

James rifletté qualche secondo sulle parole da usare senza che ci fosse la possibilità di ferirlo, così disse “Sarà impegnato per un po’ e dei ragazzi mi fido. Sono più calmi di lui.” 

Il giovane annuì. “Dove andiamo?”

“Alinea Restaurant, dall’altra parte della città. Se ci partiamo ora, avremo il tempo per fare anche una passeggiata.”

Usciti dall’hotel, salirono in macchina dove iniziarono a parlare di Nick Duvall - un altro cantante seguito da James. Senza riflettere Blaine gli chiese se fosse il ragazzo il motivo per cui i suoi piani non erano andati come previsto. Con sua grande sorpresa, l’uomo gli rispose sinceramente e con tranquillità; cosa alquanto rara, dato che non amava parlare di affari al di fuori dei suoi colleghi o nei momenti di riposo. 

“Ha deciso di fare Outing, per cui ho un bel po’ di accordi da cambiare e molti salteranno. Per non parlare degli enormi cambiamenti.” 

Questa risposta gli fece venire in mente altri quesiti da porgli, ma non ne ebbe l’opportunità, dato che un telefono squillò e James rispose, parlando fino a che la macchina non si fermò e anche dopo. 

Blaine non origliò e si mise a pensare a Elizabeth e alla telefonata che non gli aveva fatto. Era tentato dal fargliene una lui, ma sapeva che gli avrebbe chiesto di James e al momento l’unica cosa che non voleva fare era essere in mezzo tra due fuochi. Era evidente che i due non si erano ancora parlati. Si poteva intuire dal nervosismo represso di James e che con molta probabilità, staccato il telefono, avrebbero ripreso a parlare della scelta di Nick; cosa che solitamente avrebbe fatto solo con Elizabeth. 

Tra uno sguardo a una vetrina e un altro, arrivarono alla meta. James finì la conversazione al telefono e Blaine si sedette di fronte a lui, preparandosi il discorso su cui aveva rimuginato tutto il giorno. 

Tuttavia non parlò fino a quando James non gli chiese della sua giornata con Sebastian e dalla sua bocca uscirono un sacco di frottole su quanto fosse stata bella, tranquilla e riposante. Poi, come previsto, il discorso tornò su Nick Duval. 

Avevano appena finito l’antipasto quando il telefono squillò di James quillò di nuovo. Con grande – ma forse non così grande - sorpresa di Blaine, lui guardò lo schermo ma non rispose. Poco dopo squillò quello di Blaine e quello che davvero non si aspettava furono le parole che uscirono dalla bocca dell’altro. 

“Non risponderle.”

Rimase senza parole, tanto che per pochi istanti lo guardò come fosse un alieno, poi rimise il telefono in tasca. “Perché?”

“La richiamerai dopo, stiamo mangiando. Non è educato parlare al telefono a tavola, soprattutto in un ristorante.”

“Ma - ”

“Non è urgente.” 

Blaine batté le palpebre più volte, non riuscendo a credere a ciò che aveva sentito. Da quando James diceva cose del genere? E da quando non riteneva sua figlia un caso ‘urgente’!? Lui era il solito padre che rispondeva a una chiamata della figlia anche alle quattro del mattino dopo aver faticato tutto il giorno. 

“Perché la eviti?”

“A cosa ti riferisci?”

Ah, buon sangue non mente! Erano proprio uguali nel far finta di niente. “James, sto parlando di Elizabeth. E’ da ieri che beh, non le parli. Sei partito senza nemmeno avvisare, non la chiami, le stacchi le telefonate. Fingi che non esista!”

“Blaine, sono lieto che ti preoccupi del nostro rapporto, ma non credo ti riguardi.”

“Invece credo prioprio di sì. El è la mia migliore amica, una sorella e tu… Beh sei come un padre. Dite sempre che siamo una famiglia, bene. Ne faccio parte, quindi voglio sapere il motivo di questo comportamento.”

“Blaine, non credo sia il momento più adatto per parlarne.”

“Invece io lo trovo perfetto. Scusami, ma non posso far finta di niente. Elizebth sta letteralmente dando di matto. E’ terrorizzata all’idea che tu scappi di nuovo facendo comparire le tue tracce. Se non vuoi parlare nemmeno con lei di quello che sta succedendo, almeno chiamala e dille che va tutto bene. Che non ce l’hai con lei... Perché non ce l’hai con lei, vero?”

James prese un sorso di vino e fece una risata priva di gioia, “Certo che no. Mi sto comportando da sciocco, lo riconosco. So di sbagliare, ma per questa sera non posso rimediare. Lo farò al più presto comunque, facendole una sorpresa.”

Blaine voleva dirgli di rimediare in quel momento e di non perdere tempo, ma sapeva che se James avrebbe fatto come detto. “Almeno mandale un messaggio.” 

“Farò di più.” disse facendogli un occhiolino. 

Rispose con un sorriso, anche se non era pienamente soddisfatto. Sapeva che Elizabeth si sarebbe preoccupata di nuovo dopo cinque minuti. “Davvero, James. Voglio che tu le dica che va tutto bene.”

“Blaine, non essere insistente…” disse fingendo una risata, per poi bere il vino. 

“Non voglio esserlo, ma è un mio dovere.” Fece una pausa. “Voglio sapere cosa ti sta succedendo.”

James lo guardò con affetto e un sorriso stanco sulle labbra. “Possiamo cambiare argomento?”

“Voglio solo capire. Perché non vuoi parlarne? Non ci sono segreti tra noi… Levando quelli professionali.” 

“Se proprio insisti...” L’uomo si chinò in avanti, così da essere più vicino all’altro e abbassò il tono di voce. “Diciamo che questi non sono giorni propriamente facili. Ho visto di peggio, ma ormai non sono più giovane come una volta. Prima non avrei preso così sul serio questi problemi. Quando ho iniziato mi sono promesso di non affezionarmi a nessun ragazzo, sai, i clienti sono clienti, con alcuni ci sono riuscito e con altri no. Quando lavori per anni con dei ragazzi, non riesci a mettere di lato i sentimenti.” James fece una lunga pausa. “Nick vuole fare outing e rendere pubblica la sua relazione con un certo Jeff.”

Blaine non sapeva cosa dire, aveva così tante domande per la testa in quel momento che non riusciva a formularne nemmeno una ad alta voce.

“Sono combattuto. Come James Cristin lo vorrei appoggiare, dirgli che è la scelta giusta,” fece l’occhiolino al ragazzo, “che non c’è niente di male nel dire al mondo chi sei veramente eccetera, eccetera… Tu le sai più di me. Ma come manager sono costretto a doverlo dissuadere, ma lui sembra irremovibile.” Scosse la testa, in segno di disperazione, “La sua carriera è agli inizi e sta andando bene. Finalmente le persone lo prendono sul serio, da qualche tempo sono gli altri a contattare me per averlo agli eventi importanti, per fargli interviste e cose del mestiere. Non voglio che perda tutto ciò che ha.” 

“Sei sicuro che sarà un peso nella sua carriera dire della sua sessualità?”

“Si, al momento lo è. E’ troppo presto. Se dovesse fare questo passo Sebastian non mi preoccuperei neanche; ma Nick. Non in tutto il mondo non danno peso all’orientamento sessuale, molte persone non lo accettano e non pensare, neanche lontanamente, che nel mondo dello spettacolo sia diverso. Dicono che non gli importa, poi ci vanno di mezzo i soldi e diventano più omofobi dei pakistani.”

L’unica cosa che Blaine aveva percepito di quel discorso era che James non era contrario a un eventuale Outing di Sebastian. Allora perché non l’aveva ancora fatto? Cosa lo frenava se non gli affari? Insomma, Sebastian era un tipo riservato o perlomeno non così tanto da dover nascondere la sua omosessualità con finte relazioni. 

“Perché non gli fai questo discorso, vedrai che capirà e se vorrà continuare, lascialo fare, che si prenda le sua responsabilità. Se lo ha già fatto con i genitori, allora sa che avrà delle conseguenze su ogni cosa.” 

James strinse le labbra, “E’ stato molto fortunato sotto questo punto di vista.”

Blaine si morsicò l’interno guancia, sentendo una lieve tristezza pervaderlo. “Puoi anche dirlo che i suoi lo hanno accettato, così come la sua famiglia, così come sé stesso.” Fece una pausa. “Non mi rattristerò per non aver avuto la stessa fortuna.”

“Volevo essere delicato.” Tagliò corto l’uomo e lui si accorse d’aver commentato in modo acido prima. Avrebbe dovuto scusarsi, ma dalle labbra non gli uscì niente, perché non voleva farlo. Era felice per Nick, ma provava anche un’abbondante dose di invidia. 

“Non dovevo parlarne con te. Sapevo che era sbagliato, mi dispiace. Cambiamo argomento. Com’era il tuo antipasto?”

Un altro indizio che la cosa non andava. James era così… Nervoso ed emotivo da sembrare fuori di sé. “Elizabeth mi ha insegnato qualche trucchetto per far parlare le persone, potrei utilizzarne qualcuno...” disse di punto in bianco. 

James rise, capendo perfettamente, anche se Blaine apparentemente non si era riferito a niente. “Dimentichi che la maggior parte di essi, involve il flirtare con l’interlocutore. Non so quali grandi risultati potrai ottenere con me.”

 “Hai ragione… Hey stai dicendo che sono brutto?” scherzò.

“No, solo che gioco nell’altra squadra.” 

Entrambi risero e il cameriere portò loro l’altra portata. James abbassò lo sguardo sul suo piatto, evitando accuratamente di fissarlo negli occhi e Blaine non ebbe altra scelta che fare lo stesso. Era un evidente “Blaine ho finito di parlare con te di cose private per stasera.” Poi però il loro silenzio fu interrotto proprio da lui.

“Dopodomani sarebbe stato il nostro anniversario.”

Il ragazzo alzò di scatto gli occhi su di lui. 

“Non ricordo nemmeno più gli anni di matrimonio. Forse Beth li sa, ma io ho perso il conto e non ho alcuna intenzione di riprenderlo.” Posò le posate nel piatto, evidentemente gli si era chiuso lo stomaco. “In questi giorni poche cose vanno come dovrebbero e mi sento debole. In questi momenti sento di più la sua mancanza. Tutto qui.” 

Blaine non sapeva cosa dire; qualsiasi cosa gli passava per la mente sembrava ridicola e scontata. Inventa, inventa, inventa, parla.

“Non dire niente. Davvero, non serve.” James gli sorrise. “Ha ragione El quando dice che parlare con te serve.” Detto questo prese il cellulare e digitò un messaggio. “Le ho detto di non preoccuparsi come promesso. Grazie.” Vedendolo restare zitto, continuò, “Stavo per rifare lo sbaglio di sempre.”

In quel momento Blaine capì. “Okay.”

 

*

 

James stava messaggiando ininterrottamente con la figlia da quando le aveva mandato il primo sms e aveva abbandonato il resto della cena; Blaine fece lo stesso e non perché gli si era chiuso lo stomaco ma perché gli sembrava poco rispettoso continuare a mangiare, così finse di essere sazio. 

Presero la macchina che li stava aspettando e decisero di tornare subito all’albergo, nonostante James avesse proposto di fare un giro della città, ma Blaine aveva rifiutato essendo stanco e passò il viaggio a guardare fuori dal finestrino. 

Gli venne in mente di chiedere spiegazioni riguardo Sebastian; si chiese più volte se fosse il caso o era meglio lasciar perdere. James era fin stato troppo aperto e sincero con lui e non voleva approfittarne, ma non voleva nemmeno aspettare anni per sapere la risposta alla sua domanda.

Si schiarì la gola e riuscì a catturare la sua attenzione, “Sebastian ti ha mai chiesto di fare coming out?”

L’altro lo guardò per un lungo momento, studiandolo. “No.” 

“Perché? E’ evidente che non vuole avere finte relazioni, allora - ”

“Blaine, non parlerò di queste cose con te. Sono sue cose personali, perché non vai a chiederle a lui?”

“Non parliamo mai.”

Annuì. “Quindi perché dovrei essere io a dirtele?”

“Perché vivo sotto il tuo stesso tetto?”

James rise, “Questa scusa non basta.”

“Non ce n’è una che possa usare?”

“Ah al diavolo, oggi mi sento buono. Sebastian si è sempre opposto, non ha mai voluto farlo. Gliel’ho proposto in diverse occasioni, ma sembra essere irremovibile.”

“Non capisco, se è lui a non volerlo, perché non cerca di nasconderlo meglio?”

 “Lui fa sempre quello che gli gira per la testa.” James gli sorrise in segno di scusa, sapeva che bastava come risposta e stava mettendo dei paletti che non avrebbe oltrepassato. 

“Magari fa così per proteggere il suo fidanzato dai pettegolezzi…” Blaine disse con spensieratezza, cose se stesse riflettendo ad alta voce.

“Raramente Sebastian fa gesti del genere.” James si girò verso il finestrino, “Sei pessimo a girare intorno alle cose, te l’ho mai detto?”

“Cosa?”

“Sputa il rospo, Blaine. Ti conosco da quando avevi sei anni.”

Si arrese, avrebbe dovuto fingere meglio; per questo aveva abbandonato subito l’idea di diventare attore. “Chi è Jeremy?” 

Ci fu un grande silenzio. 

“Appena faccio questo nome tu e Sebastian diventate di ghiaccio.”

“Non credi ci sia un motivo?”

“E’ proprio quello che voglio sapere.”

“Sono domande a cui non posso rispondere.”

Blaine si porse il labbro inferiore, “Sebastian non mi risponderà mai.”

“Io credo l’inverso,” James si voltò a guardarlo, “gli stai simpatico, se gli darai modo di fidarsi di te, ti darà tutto quello che vuoi e di cui hai bisogno.”

“Che intendi dire?”

“Hai capito.” 

Blaine non aveva capito, ma non rifece la stessa domanda per la seconda volta, non voleva sembrare un idiota rintontito da una frase ambigua. In lontananza comparì l’insegna del hotel. Doveva agire in fretta, “Quanto tiene a questo Jeremy?”

L’uomo spalancò gli occhi, sorpreso per un instante, poi abbassò gli occhi e un sorriso triste e amaro gli incurvò le labbra. “Più di qualsiasi altra cosa al mondo. A parer mio credo che Sebastian non potrà mai amare qualcun altro così. Jeremy è il centro del sua vita e del suo mondo, il fulcro di ogni situazione. Jeremy è la sua parte migliore e peggiore allo stesso tempo.”

La macchina si fermò e i due scesero, James mise il braccio in torno alle spalle di Blaine, in modo paterno. “E’ tutto quello che ti è concesso sapere e il massimo che uscirà dalla mia bocca. L’ho fatto perché mi fido di te come pochi e so che non dirai una parola con nessuno. Soprattutto con una bellissima ragazza non particolarmente alta, con i capelli scuri e occhi azzurri. Non voglio nessun interferenza con Sebastian per questa storia. Fa finta che quei maledetti tatuaggi non li abbia.” Detto questo gli arruffò i capelli e andò verso l’ascensore, nella sua camera. 

Blaine rimase lì, intontito. 

 

 

*

 

“BLAINE, BLAINE QUESTA TE LA DEVO DIRE.”

“IO CONTINUO A NON CREDERCI.”

“Oh, Blaine svegliati per favore!”

“E svegliatiiiii.”

“Devo andare in classe e non posso messaggiare!”

“Ok, te lo dico lo stesso, così ti impari a non svegliarti.”

“Stamattina sono entrata su Tumblr dopo settimane e non crederai mai a ciò che sto per dirti.”

“Ho visto delle foto di te e Sebastian degli ultimi giorni e... Insomma tra i tag c’era anche quello SEBLAINE. Così non capendo cosa fosse ho aperto la tag e... HO SCOPERTO CHE E’ IL NOME DI UNA COPPIA, QUELLA FORMATA DA TE E SEBASTIAN. Hanno scoperto chi sei e hanno scritto un sacco di teorie sul motivo per cui eravate insieme lol molto carine. Ma non controlli i social? Scrivono anche su Twitter. Vi credono fidanzatini e avete anche un sacco di foto carine. TI VOGLIO BENE, MA STO RIDENDO DA STAMATTINA.” 

“Vado a lezione, appena esco ti chiamo e ti leggo qualche tweet. Xoxo <3 <3 <3”

“P.s. ovviamente quelli che shippano Sebastian e Santana ti odiano.”



 


Davvero io non so cosa dire xD  spunto fuori dopo mesi con questa roba lol ma voi mìvìbì e quindi siamo apposto. 
E niente, spero sia stato di vostro gradimento e che abbia risposto a qualche domanda (e fatto salire la curiosità LOL)
Al più presto possibile (giuro), tanti baci e cuori, 
Mirma :3 

   
 
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