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Autore: CarolPenny    27/06/2014    1 recensioni
[Dal Capitolo 8] “Quindi è così che succede?” domando.
“Cosa?”
“Se vieni ferito da uno di quei cosi sei condannato a morire o a diventare come loro…”
“Direi entrambe le cose.”
Mi acciglio. Ho parecchie domande per la testa. Non sono ancora sicura di ciò che stiamo dando per scontato.
“Quindi tu credi davvero che loro si siano risvegliati dalla morte?”
“Ho visto diverse persone farlo, sì. Nelle settimane prima che tutto degenerasse. Compreso un mio collega. Quindi sì, ci credo.”
La possibilità è reale, ma c’è una parte di me che ancora stenta a crederci.
“Ma questo non rende tutto più semplice.”
Mi racconta di alcune conversazioni avute con la signora De Blasio quando ero stata portata a casa della donna. Ovviamente l’infermiera non era al corrente di ciò che aveva provocato quell’infezione, ma tra la sua testimonianza e quella di Dean, su una cosa erano stati d’accordo: il morso è letale. Se la saliva di uno degli infetti entra in circolazione nel sangue, sei spacciato.

(UNA STORIA PARALLELA A QUELLA DELLA SERIE TV)
Genere: Angst, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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AVVERTIMENTI: Ho pensato parecchio se pubblicare o meno questa fan fiction qui (perché già ho iniziato a pubblicarla su un forum), ma oggi mi sono fatta coraggio e ho deciso di provare a condividerla anche con i lettori di EFP. Mi sembra doveroso fare un paio di precisazioni nonostante siano presenti nelle informazioni della storia. Questa fan fiction è ispirata al mondo di The Walkind Dead (alla serie televisiva in particolare visto che conosco molto poco il fumetto) e al suo interno ci saranno tutti personaggi nuovi e in futuro (forse) qualche comparsa o riferimento a quelli che conosciamo e agli avvenimenti mostrati nella serie. Quindi è una storia parallela a quella dei protagonisti di The Walking Dead. Vi ringrazio per l'attenzione e buona lettura!

 

P R O L O G O
 

Il sole splende più che mai. E' proprio sopra le nostre teste. Deve essere mezzo giorno. Io e mia madre siamo in viaggio verso casa di zia Betty, sua sorella.
Non sappiamo ancora ciò che accadrà tra meno di una settimana.
La mia storia inizia prima del caos, prima dell'apocalisse, prima dell'infezione che ha trasformato quasi tutto il genere umano in un orda di morti che camminano.
Un ingorgo mi costringe a fermare la macchina. E' il quarto da quando siamo partite questa mattina. Un po' me lo aspettavo. I notiziari non parlano d'altro da settimane ormai. Si sta diffondendo una nuova malattia, che porta le persone ad avere prima febbre alta e successivamente dolori atroci che le rendono aggressive. Questa era stata l'ultima descrizione data da televisioni, radio e giornali. I malati sono stati isolati nei vari ospedali e ambulatori, ma nonostante ciò, un gran numero di famiglie a quanto pare ha deciso di abbandonare le propria città e di raggiungere i luoghi non ancora colpiti da quest'epidemia.
Immaginavo fosse l'ennesima febbre che scatena il panico e i cui sintomi pian piano sarebbero scemati, ma guardando il traffico trovato oggi mi rendo conto che sono davvero tante le persone che stanno scappando. Perché è questo che stanno facendo, no?
Ma non è il mio caso. Io e mia madre stiamo raggiungendo casa di sua sorella, che ci ospiterà per circa una settimana. Una semplice riunione di famiglia, se non fosse per l'incontro di un'associazione pseudo religiosa di cui fa parte mia madre, che si svolge nella stessa città. Diciamo pure che è il reale motivo per cui stiamo andando lì, solo che lei non lo vuole ammettere.
Non mi piacciono quelle persone. Sorridono troppo per i miei gusti e vogliono sempre sapere qual'è il mio stato di salute. Dopotutto, la loro è un'associazione di ascolto per chi ne ha bisogno e organizzano sempre feste con cene abbondanti.
Sembra magnifico. Per me non lo è.
Ma di sicuro è solo una mia impressione. Sono diventata pessimista, e ne sono consapevole.
Da quando mio padre è scomparso e mio fratello è morto qualunque cosa mi sembra meno bella, soprattutto quell'associazione che fa sorridere mia madre.
"Pensa positivo. Pensa ad altro!" ripeto nella mia testa le parole dello psichiatra.
"Tieniti sempre impegnata".
Sto cercando di farlo. Guidare mi distrae ma non in quel momento in cui sono costretta a fermarmi ogni dieci minuti. Provo a guardare fuori dal finestrino, a contare le macchine che ho davanti fino a dove il mio sguardo può arrivare, distinguendo anche i loro colori e contando anche quelli.
Sei macchine grigie, una bianca, due verde metallizzato, una rossa, quattro nere.
Il ricordo della figura di mio fratello, senza gambe in una pozza di sangue si presenta di nuovo limpido nella mia testa, ma per fortuna la macchina avanti alla mia ricomincia a muoversi e schiaccio l'acceleratore, ritornando alla realtà.
Non vedo l'ora di arrivare da zia Betty. Forse riuscirò a stare sola per un po', o magari riuscirò a distrarmi giocando con i miei cugini. L'ideale sarebbe stare lontana da mia madre.
Penso ancora alle parole dello psichiatra.
"Fino a quando il colpevole dell'omicidio di tuo fratello e probabilmente anche della scomparsa di tuo padre non sarà trovato, non riuscirai a darti pace. Ma devi renderti conto di una sola cosa. Tu sei qui, e sei viva e devi continuare ad esserlo per loro.

   
 
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