Lyanna guardava Jon dormire pacifico nell’enorme letto in
cui poteva ancora percepire l’odore di Rhaegar. Da quando il suo Re era partito
pochi giorni prima per presiedere al torneo in suo onore, la Regina di Inverno,
com’era stata definita dalla madre del regno, aveva condiviso il talamo con il
suo unico figlio.
Jaehaerys.
Quello era il nome effettivo del bambino di tre anni dai
folti riccioli neri e dagli occhi d’ametista, scuri come quelli del padre, ma
tutti l’avevano chiamato semplicemente Jon. Rhaenys, la dolce principessa che
sarebbe divenuta presto una piccola donna, gliel’aveva donato quando l’aveva
preso tra le braccia per la prima volta.
Lyanna carezzò i suoi capelli, un sorriso dolce impresso
sulle labbra esangui. Jon aveva il carattere di Rhaegar, taciturno, malinconico
e sempre troppo serio. Sorrideva soltanto quando giocava con Aegon e Rhaenys o
quand’era tra le braccia dei suoi genitori.
Aveva partorito suo figlio nella detestabile afa del Sud
e per poco non era morta per le febbri puerperali. Soltanto la consapevolezza
di dover crescere quel piccolo principe e l’amore per il suo Rhaegar l’avevano
salvata dall’oblio. Quando aveva udito il pianto di Jon, forte e vigoroso,
aveva pianto dalla contentezza di saperlo vivo e perfetto, gli occhi viola che
brillavano dinanzi al mondo che l’aveva accolto.
La gioia era stata resa più labile dall’ansietà che
l’aveva invasa quando aveva ricordato il desiderio di Rhaegar.
Rhaenys.
Aegon. Visenya.
Rhaegar, però, aveva preso il bambino tra le sue vigorose
braccia e gli aveva sorriso baciandogli il capo per poi stringerlo a sé e
Lyanna, se non fosse stata impedita dalla debolezza del suo corpo, si sarebbe
issata in piedi e l’avrebbe amato, ringraziandolo per l’uomo splendido e il Re
giusto che era.
La gamba destra del bambino era fasciata da delle bende
che odoravano d’erbe curative e il Gran Maestro affermava che presto sarebbe
tornato a correre, a giocare con i suoi fratelli. Era stato Aegon, trafelato e
cupo in volto come mai l’avevano scorto, ad avvisare suo padre della caduta di
Jon durante una seduta del Concilio Ristretto.
Avevano trovato Jon e Viserys nel cortile interno,
Rhaenys accoccolata vicino al fratello mentre tentava di aiutarlo a rialzarsi e
Jon che si teneva la gamba mentre cercava strenuamente di non scoppiare in
lacrime per il dolore. Viserys non sembrava per nulla dispiaciuto, ma a Lyanna
non era importato, non in quel momento. Viserys aveva affermato che Jon era
soltanto un bastardo e che quindi non avrebbero dovuto preoccuparsi per il suo
male. Aveva avuto la compiacenza di non farsi udire dal Re che intanto stava
chiamando il Gran Maestro, ma sia Lyanna sia Elia erano state abbastanza vicine
da carpire le sue parole.
Elia l’aveva guardata, gli occhi neri che sembravano
dardeggiare come i suoi d’argento, mentre riprendeva a bassa voce Viserys per
quella cattiveria. Elia amava Jon come se fosse stato suo figlio così come
Lyanna adorava i piccoli principi del Drago e del Sole. Non v’era mai stata
gelosia tra loro.
Elia amava un altro uomo, Lyanna non aveva mai avuto
l’ardire di chiederle chi fosse notata la tristezza negli occhi della Dorniana,
e Rhaegar ne era pienamente a conoscenza, per nulla turbato. Elia era una
Regina gentile e compassionevole, una madre attenta e premurosa. Soltanto
quello gli importava.
Rammentava ancora quando aveva incontrato Rhaegar, il suo
nobile e giusto Re, per la prima volta, i dubbi che l’avevano assillata quando
l’aveva domandata in sposa la notte dopo aver vinto contro Ser Barristan e
averla incoronata Regina d’Amore e di Bellezza. Era stato al Torneo di Harrenhal,
un anno dopo la morte di Re Aerys, in occasione del primo anno di vita del
Principe Aegon, erede al trono di spade.
Aveva creduto che la stesse beffando e poi s’era pentita
di quel pensiero così ingiusto. L’amore di Rhaegar era puro come l’acqua dei
ruscelli di montagna, ardente quanto il fuoco di un drago. E la giovane
fanciulla del Nord s’era ritrovata tra le sue braccia, un assenso sulle labbra
prima che si posassero su quelle del suo Re. Rhaegar l’aveva stretta contro il
suo petto e s’era perso in lei con una dolcezza e una passione che nessuno mai
avrebbe attribuito a quell’uomo calmo e pacifico.
*
Il Parco degli Dei di Harrenhal era immenso e Lyanna
s’era persa tra gli alberi secolari dai tronchi candidi e gli occhi rossi da
cui sembrava fuoruscire sangue. Le fronde erano immobili. Il clima delle Terre
dei Fiumi, la patria della sua nuova sorella, lady Catelyn Tully, la moglie di
Brandon, era mite, ben diverso dal freddo che si provava nel Nord.
Lyanna lo rimpiangeva. Sarebbe voluta tornare a casa, a
Grande Inverno. I nobili del Sud erano rumorosi e venali. Aveva scorto del
disappunto anche nello sguardo di Ned, il mezzano tra i figli di Lord Rickard,
il suo caro e silenzioso fratello, che era subito scomparso quando aveva
invitato a danzare una giovane Lady dagli occhi viola e la treccia d’ebano. Le
sembrava si chiamasse Ashara Dayne. Non aveva mai scorto suo fratello tra le
braccia di una fanciulla, ma non le dispiaceva quella particolare dama del Sud.
S’era allontanata dalla sala principale, gremita e sin
troppo calda, quando aveva scorto Robert danzare con la sua giovane promessa
sposa, Lady Cersei, perfetta in quell’abito porpora arricchito da quello che
Lyanna sospettava essere vero oro. Aveva avuto il tempo di notare che non era
stata l’unica ad essersi indispettita. Anche Ser Jaime Lannister, il fratello
della sposa, era a braccia conserte, in un angolo buio a bere del vino mentre
scrutava con astio il futuro cognato.
Re Rhaegar aveva suonato e cantato seguendo le note della
sua arpa d’argento, qualcosa di celestiale, divino. Lyanna s’era ritrovata a
piangere senza rammentare di non essere sola, lo sguardo perso sulle abili dita
del sovrano che sfioravano le corde con una maestria che non sembrava essere
umana.
Benjen aveva riso quando il Re aveva terminato e s’era
congedato per riporre personalmente l’arpa nelle sue stanze e Lyanna era stata
costretta a versargli il contenuto del suo calice sul capo per farlo smettere.
Prima che Bran, intento a vezzeggiare la sua giovane sposa con baci e carezze,
potesse riprenderla per quel gesto avventato e scortese, Lyanna era uscita
nell’aria fresche della sera.
S’era accomodata sotto quello che sembrava essere
l’albero-cuore, la gonna del suo abito grigio bordato di fili d’argento che
sfiorava l’erba bagnata di rugiada, e guardava il suo volto antico intarsiato
in un’espressione seriosa e implacabile.
« Chi è?» esclamò perentoria quando udì il fruscio
dell’erba che poteva essere stato causato soltanto da un uomo. Il tono era duro
e inflessibile e Lyanna riconobbe suo padre nella sua stessa voce. Si volse a
sinistra e notò un uomo giovane dai capelli d’argento e il volto pallido, dai
tratti nobili e gli zigomi pronunciati. Il Re di Westeros era dinanzi a lei.
« Mi spiace disturbare la vostra quiete, mia signora,»
mormorò Rhaegar Targaryen con la sua voce calma come le acque di un lago mentre
prendeva posto su una pietra sporgente a pochi passi da lei. Era nobile persino
nel bosco, persino senza la corona che era appartenuta a Re Daeron il Buono.
« Vostra grazia, perdonatemi. Non immaginavo che qualcuno
potesse pregare gli Dei Antichi,» si scusò la Lady del Nord scattando in piedi
ed esibendosi in una riverenza appena accennata poiché non aveva mai imparato
ad inchinarsi, arrossendo senza accorgersene, turbata per quello che era
avvenuto quando aveva incontrato lo sguardo prezioso del Re. Il suo cuore di
fanciulla aveva perso un battito.
« Non riuscivo a dormire e questo luogo è colmo di
storia,» asserì il Principe incuriosito dal panorama che stava osservando. Non
dovevano esserci molti alberi-diga nel Sud di Westeros, « Non dovreste essere
sola, Lady Stark,» soggiunse più serio ritornando a scrutarla con quei suoi
penetranti occhi viola.
« Passeggio spesso da sola,» ribatté gelida la dama del
Nord, quasi ferita per le parole del Re. Non era una sciocca donzella indifesa.
Era una figlia di Grande Inverno, erede dei Primi Uomini, una combattente non
una principessa da salvare.
« Grande Inverno dev’essere un castello tranquillo e
pacifico. Nessuna donna oserebbe passeggiare sola ad Approdo del Re,» affermò
il Re, le mani grandi appoggiate sulle ginocchia, l’anello con un drago a tre
teste d’ossidiana che brillava sull’anulare sinistro sotto i pallidi raggi
della Luna che filtravano tra le fronde degli alberi. Lyanna annuì tornando a
sedersi sull’erba fresca. Grande Inverno era casa e calore, la tana del
metalupo. Vi erano ricordi annidati nelle sue stanze accoglienti che le
facevano nascere un sorriso di innocenza per i giochi infantili con i suoi
fratelli maggiori, per le lotte con le spade con Bran e le risate tra lei e
Ned. Lyanna non avrebbe mai desiderato allontanarsi. Negli alberi del Parco
poteva scorgere i sorrisi di sua madre, il fruscio che produceva Ghiaccio
quando veniva pulita da suo padre ai piedi dell’imponente albero-cuore nei
pressi del lago in cui solevano giocare quand’erano bambini.
Rhaegar, però, non conosceva le storie della sua
giovinezza e sarebbe stato inutile raccontargli qualcosa che non avrebbe mai vissuto.
Aveva udito che il Re era stato un bambino malinconico, perseguitato dallo
spettro di Sala dell’Estate, sempre alla ricerca di nuovi libri nelle
biblioteche reali.
« Le mie felicitazioni per vostro figlio. Il Principe
Aegon è un bambino grazioso e amabile,» esclamò la fanciulla con un sorriso ad
arcuarle le labbra rosee, abbandonando quei pensieri sfuggenti. Aveva scorto il
Principe tra le braccia della Regina per pochi istanti, ma le era apparso come
l’immagine del Re. Rhaegar doveva esserne molto fiero. Il suo reame era stato
reso più saldo dalla nascita dell’erede e il popolo stava imparando velocemente
ad amare quel piccolo Principe dagli occhi viola tanto diverso dalla
Principessa Dorniana.
« Anche Rhaenys lo è. I bambini sono le mie gioie più
preziose,» mormorò Rhaegar accarezzandole il viso con lo sguardo. Non aveva mai
notato tale dolcezza nelle iridi di un uomo. Il sorriso del Re era così sereno
da sedare qualsiasi dolore nel suo animo.
« Non dovreste essere con vostra moglie?» domandò Lyanna
passando le dita signorile e affusolate sulle gonne dell’abito, per poter
scostare lo sguardo dall’uomo dinanzi a lei.
« Elia sta riposando e non desidero turbarla con i miei
pensieri inquieti. Il parto di Aegon è stato difficoltoso.»
Le condizioni precarie della Regina erano ben note in
ogni angolo di Westeros. Lord e Lady erano accorsi per scorgere il Principe, ma
non solo. Se Elia fosse morta, allora Rhaegar avrebbe sposato un’altra donna.
Lyanna non aveva desiderato ascoltare quelle malignità sul conto della Regina
che sembrava essere una donna forte e gentile. L’aveva invitata a sedere con
lei nel padiglione reale con la Regina madre e sua cognata Catelyn sebbene
quasi non la conoscesse. I sussurri, però, non giungevano mai abbastanza vicini
alle orecchie dell’amato fratello della Regina, Oberyn Martell, la Vipera Rossa
di Dorne. Il Principe Dorniano era pericoloso. Nessuno aveva intenzione di
inimicarselo.
« Domani vi è l’ultimo scontro. Dovreste riposarvi,» mormorò
la Lady tornando a guardarlo. Un lampo di divertimento attraversò le iridi del
Re e un sorriso indulgente gli arcuò le labbra sottili.
« Lady Lyanna, vorreste forse divenire il mio Primo
Cavaliere?»
« Domando perdono. Non era mia intenzione offendere,»
soffiò Lyanna a denti stretti, arrossendo di nuovo senza rendersene conto. Non
era abituata a scusarsi, la Lady del Nord. Era come il vento gelido che si
insediava ovunque, in ogni angolo, senza domandare alcun permesso. Ma anche il
vento era costretto ad arretrare quando incontrava un muro invalicabile com’era
il Re dinanzi a lei.
« Non mi avete offeso. Dovrei riposare. Ser Barristan è
un avversario temibile,» mormorò Rhaegar più gentile. Si sarebbe scontrato con
un cavaliere della Guardia Reale, con Barristan il Valoroso che militava nei
tornei dall’età di dieci anni. Lyanna aveva udito dei racconti su ogni membro
della Guardia Reale. Vi era il Toro Bianco, il Lord Comandante, con la sua
intransigenza e il suo senso dell’onore, Ser Oswell nato nella tetra Harrenhal
in cui la notte qualcuno giurava di vedere ancora i fantasmi di Re Harren e dei
suoi figli. Vi era Arthur Dayne, il più caro amico del Re, la risata sempre
pronta e la spada invincibile, e il Principe Lewyn, un combattente temibile, la
guardia di sua nipote, la Regina, « Ho udito che Robert Baratheon ha sciolto il
vostro fidanzamento. Potrei essere tanto ardito da chiederne la ragione?» soggiunse
incuriosito, gli occhi assottigliati, facendole dimenticare ciò a cui stava
pensando.
« In verità, per quanto possa vantarsi del contrario,
sono stata io a sciogliere il nostro fidanzamento,» sbottò la Lady del Nord,
irritata dal ricordo di Robert. Le voci che circolavano tra i nobili sembravano
dipingere lei come una sgualdrina e Robert come un uomo tradito. Da quando
aveva riferito a suo padre che avrebbe preferito gettarsi dalle mura di Grande
Inverno piuttosto che andare in sposa ad un beone e frequentatore di bordelli a
basso costo, nulla era stato più come prima. Ned in un primo momento aveva
tentato di farle mutare giudizio, ma poi s’era arreso dinanzi all’evidenza. Suo
padre l’aveva guardata in modo greve e perentorio, poi aveva sospirato e le
aveva riferito che avrebbe trovato un uomo più degno di lei. Brandon era stato
il più felice. A lui Robert non era mai piaciuto, « Robert… non avrei mai
sposato un uomo che la stessa notte dell’annuncio si fa ritrovare ubriaco nelle
stalle del mio castello in dolce compagnia.»
« Robert è stato un stolto. Trattarvi in quel modo non è
degno di un Lord né di un uomo,» replicò Rhaegar con uno sguardo di ghiaccio,
talmente indignato da fargli brillare d’ira gli occhi d’ametista. Lyanna annuì
tra sé, « Mi sorprende, debbo ammetterlo. Suo padre era nobile e gentile. Lo
ricordo con affetto.»
« Sposerà Cersei Lannister, la figlia di Lord Tywin.»
Non sapeva neanche perché l’avesse proferito. Il
fidanzamento era stato annunciato, tutta la corte ne era a conoscenza. Una
parte di sé era dispiaciuta perché Cersei Lannister sembrava davvero innamorata
di quel Lord che sembrava essere splendido con la folta barba nera e gli occhi
di cristallo. Un’altra si ritrovava a sperare che il giorno delle loro nozze si
appropinquasse velocemente così da sollevare la spada dal suo collo.
« Lo amate, Lyanna?» domandò sporgendosi verso di lei e
scostandole una ciocca di capelli che le era ricaduta sul volto. Lyanna li
portava sempre sciolti. Le dita di Rhaegar erano gentili, non callose come
quelle di Robert e la fanciulla sentì ardere la pelle che il Re stava
sfiorando. Era una carezza leggera, solo accennata. Si sarebbe potuta scostare
in qualsiasi momento, ma non lo desiderava né bramava che Rhaegar si
allontanasse.
« No, certo che no,» sbuffò risentita, scuotendo il capo,
gli occhi grigi che sembravano essere un mare in tempesta. Non aveva mai amato
Robert. L’avrebbe sposato soltanto poiché Ned gliel’aveva domandato e non
avrebbe mai potuto negarsi ad un desiderio di suo fratello. L’avrebbe sposato
per rendere suo padre fiero di lei, divenendo una delle Lady più importanti del
reame. Ma avrebbe rimpianto quel matrimonio tutti i giorni della sua vita, « Non
lo conoscevo. E lui non conosceva me. Come potrei amarlo?»
« La prima volta che ho scorto Elia è stato al nostro
matrimonio. Eppure nutro un sincero affetto nei suoi riguardi.»
« Affetto. Non amore,» precisò la Lady del Nord a voce
talmente bassa che per un attimo credette che il Re non l’avesse udita. Rhaegar
si sporse e i loro respiri si fusero per un attimo. Gli occhi del Re sembravano
ardere come Altofuoco mentre la osservavano studiando il suo volto con
l’attenzione di un artista. Lyanna deglutì a vuoto, tentando di imporsi una
calma che non le apparteneva. Il cuore le batteva sin troppo forte. Le labbra
di Rhaegar erano schiuse e la fanciulla si domandò se fossero morbide come
apparivano, poi il Re scosse brevemente il capo, sospirando.
« Riposerei più sereno se sapessi che siete al sicuro nelle
vostre stanze, Lady Lyanna. Potrei accompagnarvi?» domandò, la voce che tradiva
il turbamento nello scorgere il rossore che le imporporava gli zigomi, mentre
si issava in piedi e le porgeva la mano destra.
« Se lo desiderate, mio re.»
Percorsero la strada che conduceva alle sue stanze nel
silenzio più assoluto, le mani ancora intrecciate. Lo sguardo del Re era
puntato sul corridoio mentre quello di Lyanna vagava tra le loro mani e le
spalle possenti di Rhaegar per poi tornare ad osservarne i tratti nobili del
volto. Harrenhal era buia, addormentata, morta. Deglutì quando percepì le dita
del Re accarezzarle il palmo, indugiando con un tocco gentile e disinteressato.
« Se vincerò domani, lady Lyanna, voi sarete la mia
Regina,» mormorò chinandosi su di lei quasi a sfiorarle le labbra quando furono
dinanzi alle porte delle sue stanze. Lyanna avrebbe potuto contare le ciglia
lunghe dei suoi occhi magnetici per la vicinanza. Una soffusa luce di candela
era stata lasciata accanto alla porta, probabilmente da Ned come segno che
erano tutti nei loro letti, perfettamente addormentati.
« Vi prego di non vincere allora. Sarebbe sconveniente.
Siete sposato, mio signore,» ribatté la Lady con durezza e determinazione. Rhaegar
era sposato, aveva due bambini e un reame da gestire. Se l’avesse incoronata
sua Regina d’Amore e di Bellezza, le voci su di lei non sarebbero mai cessate.
Non le importava, ma quel ricordo non l’avrebbe mai abbandonata. Rhaegar sarebbe
tornato ad Approdo del Re e lei al Nord, con la sua corona di rose blu, unico pegno
d’amore che avrebbe mai accettato.
« Anni fa mia madre mi narrò di suo nonno, Aegon
l’Improbabile. Egli si sposò per amore non per ragioni politiche. E concesse ai
suoi figli lo stesso privilegio,» le raccontò sfiorandole la gota destra e il
collo pallido. La voce di Rhaegar non era che un sussurro, lo stesso tono con
cui aveva cantato di Valyria, la patria dei Draghi, della sua distruzione che
ancora scuoteva le isole e il mare.
« Il reame sanguinò per questo.»
« Dormite serena,
Lady Lyanna Stark,» le augurò posandole la labbra sulla fronte prima di
volgersi e incamminarsi per il corridoio probabilmente diretto verso le proprie
stanze. Le camere che condivideva con la Regina Elia, sua moglie, la sua legittima
sposa, la madre dei suoi figli. Lyanna sospirò, appoggiandosi alla spessa porta
di noce, le braccia strette al petto come per proteggersi da un nemico.