A
volte, Ian
lasciava la luce della cucina accesa così la notte non si
sarebbe dovuto
proteggere dal buio.
A
volte, in
quelle notti, Mickey non era a casa.
Erano
le
cinque del mattino e Mickey infilava a stento le chiavi nella serratura
ed
entrando dalla porta che affacciava direttamente sulla cucina, venne
accecato dalla
fievole luce della
lampadina quasi consumata; sì, era molto ubriaco.
Si
avvicinò
alla finestra per guardare l’alba e il sole sbucava in
lontananza, illuminando
il cantiere lì vicino; da lì a poco non avrebbe
più visto il sole sorgere o
tramontare, non avrebbe più potuto prendere Ian in braccio e
portarlo in cucina
a vedere quella meraviglia e poi dirgli “ma il rosso dei tuoi
capelli lo amo di
più”, strappandogli un sorriso contro ogni legge
medica.
Fece
un
respiro profondo e si diresse verso la camera da letto, barcollando.
Ian
era
abbracciato ad un cuscino, per un momento gli sembrò felice.
Raggiunse
la
sua metà del letto, si sedette e proprio in
quell’istante Mickey crollò.
Si
coprì il
volto con le mani e si mise a piangere.
Ian
aprì gli
occhi e strinse il cuscino più forte e lo morse e fece
scendere una sola
lacrima.
Si
tirò a
sedere, stropicciò gli occhi e poi appoggiò la
fronte sulla spalla di Mickey,
cingendolo poi con le braccia e stringendo la presa ad ogni suo
singhiozzo.
-Grazie.-
Mickey
alzò
il capo e girò la testa all’altezza della sua
spalla.
-Come?-chiese
come se non avesse sentito.
-Ho
detto “grazie”.
Non credo di averlo mai fatto, ma grazie. Nonostante tutto tu non hai
mai
dimenticato chi sono, soprattutto nei giorni in cui sono io stesso a
dimenticarlo.-
-Ian,
io..-
il respiro interrotto da un singhiozzo e le lacrime che riprendono il
loro
corso.
Mickey,
in
un gesto pronto, abbraccia Ian e sdraiandosi lo tiene stretto al petto.
-Ian
io ti
amo, e perdonami perché sono un fottuto vigliacco! E mi
dispiace amore, mi
dispiace. Non sto scappando lo giuro, è solo che devo
nascondermi a volte perché
devo…- butta fuori l’aria e gli bacia la fronte
-Non potrei mai andare via, ho
combattuto cazzo! Ho combattuto per te e non ti lascerò mai!-
Ian
alzò la
testa e lo guardò negli occhi prima di regalargli uno dei
suoi baci.
-Va
tutto
bene Mick. Ieri pomeriggio quando sei uscito da casa, sono andato in
cucina e
mi sono seduto sul tavolo, proprio difronte la finestra e ho guardato
il
tramonto. Sono uscito dal letto per guardare il tramonto Mickey, sai
cosa
significa?-
-Cosa?-
disse Mick accarezzandogli la guancia.
-Che
starò
bene.-
-Lo
so che
starai bene, Ian! Stiamo facendo il possibile perché
succeda.-
-No
Mick, la
mia era una promessa! Io ti prometto che starò bene e quando
succederà ti porterò
a fare l’amore dal tramonto all’alba, nel posto che
più preferisci, perché io
ti amo.-
Gli
credette.
Prese
quelle
parole quasi fossero un testo sacro e ogni fibra del suo corpo non gli
diede
tempo di dubitare perché era Ian a pronunciarle.
Credette ad Ian proprio come quando credette a se stesso dicendo “posso prendermi cura di lui!” e poi lo fece ed Ian lo sapeva che sarebbe stato un lasso di tempo lungo una vita e i mesi passarono tra una battaglia e l’altra ma la sera, tutto il dolore finiva con il tramonto e da lì facevano l’amore tutta la notte o ancora meglio, nei giorni no del piccolo Rosso, finivano a letto, abbracciati e Mickey dormiva senza armatura perché con Ian non c’era nessuna battaglia, solo la felicità che ha sempre saputo di meritare.
Nota autrice:
-Dedico questa cosa orrenda ad una persona che ho conosciuto da poco e che mi sembra di averla aspettata da tutta una vita!
Mi spiace che non si all'altezza della tua bellezza ma ti avevo promesso una storia ed eccola qui.
Grazie,
sei bella,