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Autore: _eco    28/06/2014    8 recensioni
[3x14] [Stydia] ♥
You can figure it out, Stiles. You are the one who always figures it out
Lydia è ancora tormentata da quelle voci che si rincorrono nella sua testa e che forse, forse sono soltanto nella TV. E lei, questa volta, forse non c’entra davvero niente. Ma non ne è sicura. Non lo è mai.
Stiles sa qual è il vero problema. E Lydia sa che lui lo ha capito.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I've saved you silently


You can figure it out, Stiles.
You're the one who always figures it out.
- Teen Wolf, 3x14
Ogni nervo, ogni singolo muscolo del suo corpo è perfettamente teso e immobile. Lydia teme che, in un attimo di imprevista distrazione, i sottili filamenti del suo sistema nervoso possano arricciarsi, come in una molla, rimbalzare e causare un movimento brusco.
Non riesce nemmeno a immaginare il dolore che proverebbe, se i denti aguzzi di quella assurda trappola per coyote – ma si da il caso che lei non lo sia affatto – le penetrassero in profondità nella carne, le squarciassero la gamba e – potrebbe davvero accadere? – gliela amputassero a partire da poco sotto il ginocchio sino al piede.
Le tremano le mani, le dita fremono come mosse da un vento irrefrenabile. Lydia lascia che continuino a vibrare liberamente. È l’unica parte del corpo di cui non deve controllare i movimenti improvvisi, fatali.
Non potrò più indossare vestitini, minigonne e pantaloncini corti. Sempre che questo… coso non mi lasci un moncone al posto del polpaccio. Forse non potrò più portare i tacchi. Oh, ma chi se ne frega? In ogni caso, sarei ridicola se mettessi i tacchi solo in un piede!
Lydia sa che questi sono pensieri sciocchi, lo riconosce da sé. Sta prendendo in esame le conseguenze di certo meno drastiche che potrebbero verificarsi, se si dovesse ritrovare priva di una gamba.
Lydia sa che sono pensieri sciocchi, inappropriati e patetici, ma proprio per questo non li lascia andare.
Continua a ripetersi quelle parole in testa, come in una nenia, aggrappandovisi. E’ senza dubbio meglio che immaginare il lancinante dolore che potrebbe avvertire, se Stiles non riuscisse a risolvere la situazione.
Ma ci riuscirà. Deve riuscirci. Lydia non vuole credere che lo farà: Lydia ha bisogno di avere fiducia in lui.
Ha un buon istinto, Stiles. Ha un talento innato nell’osservare dall’alto le situazioni, nel costruire connessioni e collegamenti inaspettati fra fatti che tra loro, apparentemente, non hanno nulla a che fare. Stiles, l’infantile, imbranato, impacciato Stiles, alla fine, sorprendendo tutti, trova sempre una soluzione.
Trova sempre una soluzione. Sempre. Sempre. Sempre.
Lydia se lo ripete in testa, lo imprime in ogni angolo del cervello, in ogni centimetro di pelle, perché deve essere così.
Lydia si ripete in mente anche che no, Stiles non sta tremando, anche se non è vero, perché lo sente, vicino alle sue gambe, sente il respiro affannato, sente l’ansia percorrergli incessantemente il corpo e trasformarsi in sudore freddo che gli imperla la fronte.
Lydia si ripete che no, Stiles non farebbe mai un movimento azzardato, che no, non sta tremando, no, perché altrimenti, altrimenti potrebbe lasciarsi sfuggire la situazione, sfiorare una manopola, una leva nascosta e intrappolarla in quelle grinfie di metallo arrugginito.
Stiles ripete che sì, ha bisogno di respirare e non di ansimare e che no, non deve lasciarsi prendere dal panico perché, se inavvertitamente mettesse in moto quella diavoleria, non se lo perdonerebbe mai. Rimarrebbe per il resto della vita attanagliato a quel frangente di tempo che sembra un’eternità, incastrato nel senso di colpa.
Mentre lui armeggia con gli ingranaggi di quel letale meccanismo, Lydia cerca di richiamare alla mente tutte le volte in cui Stiles è stato determinante nella risoluzione di un problema.
È buffo, pensa, che la prima e unica cosa che le venga in mente risalga a circa tre o quattro mesi fa*, e che no, non ha niente a che fare con lupi mannari, banshee o creature sovrannaturali da uccidere. Non direttamente, per lo meno.
 
Stanno guardando un film horror.
Lei, Stiles, Scott, Allison. Sono premuti l’uno all’altro in un divanetto che può ospitare sì e no tre persone, e, a parte il fatto che Stiles emani un puzzo di sudore a dir poco rivoltante, a Lydia non spiace stare così vicina a qualcuno.
Di certo non perché si tratta di Stiles. Le andrebbe bene persino un orso di peluche che possa darle conforto.
Ha sempre odiato i film horror – il che è sorprendente, considerato che lei è abituata a scenari molto più terrificanti, molto più veri –, li ha sempre considerati uno spreco inutile di adrenalina ed eccitazione spesi nella preoccupazione continua che il protagonista, lo stupido, idiota che apre la porta che tutti, tutti gli urlano di non aprire, muoia.
Il suddetto protagonista cosa fa? Ovviamente, apre la porta, viene catapultato in una stanza tenebrosa, animata da ombre sinistre e clangori sconosciuti, ogni tanto illuminata da improvvisi raggi rosso sangue.
Lydia soffoca un mugolio che tradisce la sua tensione e la sua scarsa attitudine a film di questo genere.
Troppo orgogliosa per premersi il cuscino davanti alla faccia, rimane immobile, un brivido gelido che le percorre le gambe e la schiena, a fissare quel deficiente che non si decide a uscire da quella dannata stanza.
Stiles ha un sorriso ebete stampato in faccia. Scott sgranocchia pop-corn come se niente fosse. Allison, fresca come una rosa, si arriccia una ciocca scura mentre guarda distrattamente lo schermo.
Lydia vorrebbe tapparsi le orecchie. Quella musichetta di sottofondo! Quella maledettissima, sinistra, cigolante musichetta che mettono in tutti i film dell’horror per accrescere la tensione, la sta facendo andare di matto.
Come se già non lo fosse di suo, poi
E ci sono persone che urlano, grida che stridono contro le pareti del suo petto e rimbombano nella sua testa e le fanno desiderare di essere esplosa come una bomba già da un pezzo e… e la spingono a chiedersi se siano davvero dentro la TV, quelle urla. O se qualcuno, lì fuori, non stia per morire.
Priva di ogni potere decisionale sui suoi arti, Lydia si ritrova a stringere il lembo della maglietta di Stiles. Un istante dopo, resasi conto della situazione, ritrae la mano e comincia a torturarsi le dita nervosamente.
Stiles, per quanto distratto dal film, per quanto sovraeccitato dalla tensione della scena, ha comunque perso un battito nel momento in cui Lydia gli ha afferrato la maglia, quasi volesse strappargliela.
Ma che scemo!, pensa. Ha solo paura.
No, non solo. Lydia ha paura. Per un attimo, per un secondo che sembra eterno e cristallizzato, Stiles la guarda negli occhi e, in quel tripudio infinito di sfumature verdi, scorge confusione, terrore. Perdizione.
 Con nonchalance, fingendo di cercare semplicemente una posizione più confortevole, Stiles si sporge in avanti, oscurando la visuale di Lydia, che adesso non è più costretta a guardare quell’idiota che sta lì, fermo, nella stanza buia, in attesa di essere ucciso da una creatura mostruosa, e nemmeno è costretta a combattere contro il suo orgoglio per non piazzarsi davanti alla faccia un cuscino.
Tuttavia, Lydia è ancora tormentata da quelle voci che si rincorrono nella sua testa e che forse, forse sono soltanto nella TV. E lei, questa volta, forse non c’entra davvero niente. Ma non ne è sicura. Non lo è mai.
Stiles sa qual è il vero problema. E Lydia sa che lui lo ha capito.
Stiles è sempre stato maldestro e poco rispettoso del galateo e delle buone maniere, perciò nessuno si sorprende quando comincia a succhiare attraverso la cannuccia ciò che resta della coca cola che stringe fra le dita, coprendo così le urla.
Allison gli scocca un’occhiata di rimprovero e Stiles, fingendo di cadere dalle nuvole, come suo solito, se ne esce con la battuta più idiota e al contempo più rassicurante che Lydia possa desiderare.
- Che c’è? – dice. – Tanto non c’è niente da sentire, a parte quelle stupide grida e quella musichetta di sottofondo. –
 
Lydia quasi viene scossa da una risata, quando nella sua testa rimbomba la voce di Stiles, tinta di innocenza e ironia, che risponde al silenzioso rimprovero di Allison.
Tanto non c’è niente da sentire. Tanto non c’è niente da sentire.
Lydia lascia che adesso siano solo questi pensieri a riempirle la mente.
Tanto non c’è niente da sentire, a parte il cigolio degli ingranaggi che Stiles sfiora impercettibilmente, cercando una soluzione.
Tanto non c’è niente da sentire, a parte il crack secco della manopola che Stiles ha appena girato con decisione.
Non c’è niente da sentire, pensa Lydia, a parte il sospiro di sollievo che si dipana nell’aria. No, i sospiri di sollievo, quello di Lydia, quello di Stiles, che si fondono in uno solo.
Perché sì, anche questa volta Stiles, a suo modo, ha escogitato una soluzione.
Lydia si aggrappa alla sua vecchia t-shirt e – il che è preoccupante – stavolta sa perfettamente che non avrebbe voluto essere salvata da qualcuno che non fosse Stiles.
 

Angolo autrice.
Okay, io più scrivo su questi due, più me ne innamoro perdutamente. Non doveva venir fuori una shot così lunga, ma alla fine è venuto fuori il mio lato logorroico e sclerotico, e sì, fangirloso.
Come si può non amarli? 
Non si può, stop.
Anyway, spero vi sia piaciuta, spero che qualcosa in questa shot vi spinga a lasciare una recensione e a farmi sapere se sia stata di vostro gradimento. 
Pubblico a orari improponibili - 00.32 *tossicchia* - ma l'ispirazione mi ha praticamente presa di petto.
Ah, ringrazio Mary DB per avermi suggerito di spostare più indietro nel tempo l'episodio del film, perché, scema che sono!, giustamente gli Scallison non si calcolavano di striscio, quindi è surreale che stessero tutti lì a guardare un film dell'horror lol.
Buonanotte, anche se sarebbe meglio dire buongiorno a chi è arrivato sin qui ♥
S.
  
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