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Autore: Emmy_Cr_    28/06/2014    1 recensioni
- Marc? Perchè il mio cellulare è sotto la gamba della libreria?
- Perchè traballava e mi serviva qualcosa per pareggiare.
E' verità universalmente riconosciuta, come dice la cara, vecchia, Jane Austen, che un uomo prova la necessità di menare di santa ragione il proprio fidanzato almeno sei volte al giorno.
[...]
- Cosa stai facendo? Sono ore che sei chiuso la dentro!
Gli rispose il rumore del pentolame che sbatteva contro il SUO immacolato marmo bianco, Ludwig pregò ogni santo a sua disposizione che l'idiota non l'avesse intaccato.
- Una sacher, così poi potrò dire di averti fatto innamorare non solo con la mia strabiliante bellezza ma anche con le mie impareggiabili doti culinarie!!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Di librerie traballanti, sachertorte e cellulari.


- Marc? Perchè il mio cellulare è sotto la gamba della libreria?
- Perchè traballava e mi serviva qualcosa per pareggiare.

E' verità universalmente riconosciuta, come dice la cara, vecchia, Jane Austen, che un uomo prova la necessità di menare di santa ragione il proprio fidanzato almeno sei volte al giorno.
Era proprio il caso di Ludwig che, non trovando più il suo, nuovissimo (comprato il giorno prima), cellulare, lo aveva chiamato usando la linea fissa e lo aveva riesumato da sotto la gamba della disgraziata libreria.

Nel caso di Ludwig Covach, il termine "ambasciator non porta pena" non valeva minimamente.
Da quando Marc Leroy era riuscito a diventare il temuto, per quanto possa suscitare timore un ragazzino di neanche venticinque anni, ambasciatore francese a Vienna, la vita di Ludwig era cambiata.

In meglio, per carità, ma era drasticamente cambiata.

Ad esempio: l'ordine, che regnava sovrano in casa sua, come la tradizione austriaca impone, era stato trasformato alla velocità della luce in disordine sparso.
Il suo fidanzato, o meglio il coglione di proporzioni elefantiache che viveva con lui, aveva una concezione tutta sua dell'ordine: il caos.

"Io mi ritrovo ordinato nel disordine" aveva detto, con quella boccuccia che ispirerebbe pensieri peccaminosi anche al Papa, quando Ludwig gli aveva fatto notare i boxer, suoi per la miseria!, che ruotavano mesti insieme alle pale del ventilatore.

E quel povero santo di Ludwig aveva tentato di inculcargli in testa qualche nozione di ordine e disciplina ma sembrava che il cervello del ragazzo trovasse posto solo per le quattro lingue che sapeva, la matematica e la diplomazia, innata nel suo carattere.

- E, di grazia, devi proprio usare il mio, nuovissimo, telefono?
Il silenzio che venne dalla cucina fu alquanto eloquente.

Si passò stancamente una mano tra i capelli, ordinatamente tirati indietro con il gel, e si sistemò i vestiti, ordinati.

- Che stai facendo? Sono tre ore che sei chiuso lì dentro.
Gli rispose un suono di pentolame che sbatteva atrocemente contro il marmo del pavimento e chiuse gli occhi pregando ogni santo che il cretino non gli avesse intaccato il pavimento.

- Sto facendo una Sacher! Così poi posso dire di averti conquistato anche per le mie, spettacolari, doti culinarie oltre che per il fatto che, bhè, sono io.
Sospirò ancora più pesantemente ed evitò di ribattere.
- Vado a farmi una doccia, oggi il lavoro è stato distruttivo.

Un -ok biascicato a bocca piena lo fece sorridere leggermente immaginandosi il suo ragazzo mentre mangiava gli ingredienti per la torta anzichè metterli in pentola.


In effetti ci aveva quasi preso.
Marc era sotterrato di cioccolata, sul serio, non riusciva a capire come mai ne avesse anche sulla schiena.
Recentemente si era reso conto che il suo Ludwig faceva tutto per lui e lui? Si, va bene che doveva lavorare come un mulo in ambasciata per non farsi mettere i piedi in testa, ma non poteva nascondersi dietro la scusa del lavoro ogni volta!
Aveva lavorato sodo per arrivare, a soli ventidue anni, a ricoprire il ruolo di ambasciatore francese e non avrebbe permesso a nessuno di farlo regredire.
Si era impegnato, aveva aggiunto il russo e il cinese al tedesco e all'italiano nel suo bagaglio francofono.
Aveva migliorato le sue doti diplomatiche ed era riuscito a diventare un funzionario d'ambasciata a soli vent'anni, e poi ambasciatore, carica che ricopriva da ormai due anni, a ventidue.
Era stato un po' aiutato dal padre, va bene, ma solo una spinta.
Il resto era tutta farina del suo sacco.

Infornò la torta e guardò l'orologio: diciotto spaccate.
Mise il timer, i quarantacinque minuti necessari, poi uscì dalla cucina, lasciando chiazze marroni sul lindo, ordinato, pavimento.
Aveva tutta l'intenzione di lavarsi, Ludwig gli aveva detto qualcosa a proposito della doccia ma non ci aveva dato peso, troppo impegnato a montare i tuorli a neve.
Si avviò quindi verso la porta scorrevole, posta alla sinistra della cucina, passato il corridoio.

Salvo poi rimanere imbambolato come uno stoccafisso davanti all'asciugamano, legato ordinatamente, alla vita di Ludwig.
Stavano insieme da due anni, ma mai, mai passava volta in cui, vedendolo uscire dalla doccia non si imbambolasse a fissarlo.

- Marc? Poi pulisci il pavimento vero?

Lo fissò.
Si chiese davvero come facesse quel trentenne del cavolo ad essere così... così.. Ludwig, ecco!

Il suo metro e novanta di altezza, i capelli biondi sempre ingellati all'indietro, ora piatti sulla fronte e sul collo a causa dell'acqua, la pelle pallida con i suoi nei che avrebbe saputo collocare a memoria.
E poi il sorriso.

Non appariva spesso, però quando lo faceva, quando i denti chiari sbucavano tra le labbra carnose e gli occhi sorridevano allegri, il cuore di Marc urlava amore a gloria.

Si avvicinò senza rispondere alla domanda e lo baciò.
Un bacino a stampo sulle labbra leggermente schiuse.
Un bacino cioccolatoso, con un retrogusto di confettura all'albicocca.

Gli occhi di Ludwig.
Lo avevano sempre incantato.
Non come i suoi, neri, anonimi.
Ma diversi.
Uno verde acqua e l'altro azzurrissimo.

Si fissarono quel tanto che bastava per vedere gli occhiali di Marc avvicinarsi e poi nulla.

Era sempre così tra loro: un momento prima parlavano, un momento dopo erano addossati alla parete a baciarsi come se non ci fosse un domani.

Ludwig amava Marc.
Era assodato.
Amava gli occhi nerissimi, che Marc chiamava anonimi, ma che lui chiamava pozzi.
Amava la pelle leggermente meno pallida della sua.
Amava il modo in cui le mani si intrecciavano ai suoi capelli, in quel punto particolare dietro il collo, tirando le ciocche bionde ogni qual volta le mani di Ludwig lo toccavano dove voleva.

Aveva le mani grandi, Ludwig, con le quali arrivava a toccare ogni parte di pelle disponibile, come adesso.
Erano salite a sollevare la maglietta di un cantante rock che Ludwig non conosceva, un certo giorno verde o giù di li, e aveva afferrato a pieni palmi i fianchi magri del ragazzo.

Un altro lato di Marc che Ludwig amava erano i gemiti.
Li amava alla follia, erano diventati una maledizione per lui.

- Come fai ad essere sporco anche sui fianchi?

Mormorò sulle sue labbra, levando gli occhiali e lasciandoli da qualche parte su una mensola del corridoio.

- Non ah-lo so!

Rispose, intervallando un gemito, ad un morso di Ludwig sul lato del collo, che lentamente si trasformò in succhiotto.

- N-non lasciare se-ah-gni! D-domani ho una riunione e non posso present- ah!

Si interruppe quando Ludwig lo prese da sotto le cosce e lo tirò su.

- Userai una sciarpa.
- M-ma siamo a luglio!

Il Viennese non rispose e lo trascinò, seminando vestiti dietro di se, il ragazzo in camera, sbattendo con un calcio la porta alle sue spalle.



 Quando Marc si svegliò, strofinando la fronte sul collo di Ludwig, la prima cosa che sentì fu un fortissimo odore di bruciato.
Lentamente si voltò verso l'orologio: le venti e trentacinque minuti.
Si districò dalle braccia del fidanzato, che si svegliò infastidito, e corse, come mamma l'aveva fatto, in cucina.
Dal forno usciva un fumo nero come la pece e l'odore di cioccolato bruciato permeava inesorabilmente.

Quando Ludwig andò in cucina per vedere cosa fosse accaduto, e soprattutto se fosse tutto in ordine, come il suo vangelo diceva, trovò Marc seduto sullo sgabello della penisola che guardava tristemente un ammasso informe di roba nera.

- L'avevo fatta per dimostrarti che a te ci tengo. Ho rovinato tutto come sempre.

Una mano si posò tra i corti capelli neri e glieli scompigliò amorevolmente.

- Abbiamo cioccolata per nutrire l'esercito austriaco per anni, confettura di albicocche che potrebbe bastare per secoli, vanillina, farina, burro e uova le abbiamo, l'acqua, a meno che non ci chiudano la manovella, non è un problema... io direi che ne puoi fare almeno sei di Sachertorte.

Gli occhi neri di Marc si spalancarono e il sorriso tornò a brillare come sempre sulle labbra del ragazzo.
Lo abbracciò con trasporto, lo baciò e poi lo chiuse fuori dalla cucina.

- Così creo in pace, ci vediamo tra due ore!
Sospirando Ludwig andò a guardare la tv.

Quella sera, si disse, non avrebbero mangiato prima delle dieci.

Gli rispose il rumore di pentolame che sbatteva contro il marmo lindo del pavimento, ed una sonora imprecazione.

Sorrise.
Facciamo dieci e mezza.




Angolo Autrice!! ( ma anche no!!)
Eh... BUONSALVE!!!
Allora, questa piccola shot mi è venuta in mente e l'ho scritta, non c'è trama, lo so. Però bhe.. l'ho fatta perchè... bhe.. IO SONO L'AUTRICE IO COMANDO!

Ludwig: ma anche no??

Marc: taci! Lei è quella che ci fa copulare, non la infastidire!
Autrice: Grazie Marcuccio!!!!

Lasciate un commentino!!??!?!
P.S. GRAZIE DI AVER LETTO!!!!
P.P.S Scusate eventuali errori, ho cercato di ricontrollare tutto ma qualche cosa potrebbe essermi sfuggita!! Scusate!

Alla prossima EM&C
  
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