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Autore: DalamarF16    29/06/2014    20 recensioni
Sono passate poche settimane dagli eventi di New York, e Clint deve fare i conti con la sua coscienza, con le azioni commesse sotto il controllo di Loki. Accanto a lui, a cercare di aiutarlo, ci sarà Natasha, ma una nuova recluta darà una svolta alla vita di Occhio di Falco...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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Personal Space: Ciao a tutti e a tutte! Eccomi qui con una nuova fanfic, nuova per chi avesse già letto qualcosa di mio, ma è la prima a tema Avengers/clint Barton o come preferite chiamarla...dunque che dire...vi lascio il primo capitolo...spero vi piaccia e che qualcuno mi faccia sapere le proprie opinioni!
Buona lettura!!!

Se c'era una cosa che Clint odiava con tutto il cuore erano le reclute.
Le aveva sempre odiate. Ancora di più da dopo New York, quando si era ritrovato a combattere una guerra disperata per salvare il mondo. La missione brillantemente compiuta, con tanto di sventato attacco nucleare sulla città, gli aveva dato una popolarità inedita allo SHIELD. Non era più Clint Barton, quello strano che usava un arco al posto di un bel fucile di precisione (come il classico M40 in dotazione ai marines, o a un ben più efficace M95 calibro .50BMG silenziato e con una precisione che arrivava fino ai 1500m) e con una mira infallibile. Ora era Clint Barton, o Occhio di Falco se preferite, l'eroe . Colui che con Iron Man, Captain America e gli altri, forte solo del suo mitico arco (sì ora non era nemmeno più quello strano che usava un'arma ridicola come l'arco) aveva sconfitto Loki e fermato l'invasione aliena.
Quello che gli altri non sapevano però, poichè per ovvi motivi di immagine non era stato divulgato al pubblico, era che era stato lui a fornire a Loki i mezzi per dare il via a quell'invasione. Lui aveva tradito lo SHIELD, gli amici, i colleghi. Lui aveva ucciso innocenti per arrivare all'obbiettivo del semidio, o quel che era, asgardiano.
Lui aveva liberato Loki dopo la cattura.
Lui aveva, di fatto, ucciso Coulson.
Ma questo quelle stupide reclute non lo sapevano.
Non lo sapevano, e lo ammiravano, quasi lo veneravano.
E più lo facevano, più lui si detestava.
Per questo cercava di evitarle.
Evitare tutti i colleghi non era possibile, il suo lavoro era pur sempre allo SHIELD, ma alcuni di loro, fortunatamente, provavano solo invidia per lui, per l'occasione che gli era capitata tra le mani, e quindi erano loro ad evitare lui. E a lui stava bene così.
Se solo sapessero che invidiavano un traditore!
"Non darti colpe che non hai. Non sei stato tu. E' stato Loki"
Le parole di Natasha, quel giorno, lo avevano rassicurato sul momento.
Erano vere.
Quando Loki lo aveva toccato col suo scettro, era stato come se ogni neurone responsabile del libero arbitrio, della coscienza, del pensiero, gli fossero stati spenti. Come un improvviso blackout.
Sapeva chi era, come si chiamava. Ma era il soldato perfetto, eseguiva gli ordini senza farsi domande, senza esitazioni. Loki era il suo re, e lui era un suo uomo.
Ma allo stesso tempo, non servivano a rassicurarlo, a calmarlo. A dargli pace.
"Non siamo stati addestrati per questo. Qui si tratta di magia..."
Altre parole, altrettanto vere, altrettanto inutili.
-Dieci dollari per i tuoi pensieri-
La voce di Narasha questa volta proveniva dall'esterno, dalla sua destra nello specifico.
-Non era un penny una volta?- le chiese con un lieve sorriso sulle labbra mentre la donna prendeva posto accanto a lui sulla panchina dello spogliatoio maschile
-Con quell'espressione sul tuo volto? A chiederti 10 dollari ci sto già rimettendo, contando che dovrò farti da psicologa-
La colpì piano con una gomitata, ridendo. Ma era una risata triste, anche se spontanea. 'Tasha sapeva sempre farlo sorridere. Sempre.
-Pensavo...-
-Ok, 20 dollari-
-Nat...-
-Scusa-

Quando l'aveva visto seduto da solo nello spogliatoio, la sua postura le aveva detto tutto ciò che aveva bisogno di sapere.
Da New York, Clint si era chiuso in sè stesso. Gli Avengers si erano dispersi, ognuno impegnato in progetti personali, in altri mondi o in altre missioni dello SHIELD. L'arciere non era mai stato uno molto aperto. Certo, era allegro e sempre con la battuta pronta, sempre disposto a una birra con i colleghi, ma non aveva molti amici. Anzi, nessuno. Esclusa lei, forse.
Non era certa di poter definire amicizia il loro rapporto. Erano due esseri umani, che si erano conosciuti in circostanze a dir poco roccambolesche, entrambi con un passato di cui non avevano troppa voglia di parlare; entrambi mai stati bambini, catapultati troppo presto in un mondo dove l'alternativa alla sopravvivenza era la morte certa. Entrambi un po' in difficoltà di fronte alle vite normali, o quasi, delle persone che li circondavano.
Lui non faceva domande, e lei altrettanto.
La loro complicità era nata di conseguenza.
Se erano andati a letto insieme? Ovviamente.
Avevano avuto una relazione? No, almeno non nel senso classico del termine.
Qualunque cosa fosse, il loro legame era indissolubile, ed era stato quello che l'aveva spinta ad affrontarlo quel giorno, ad andarlo a cercare con l'unico scopo di salvarlo, o morire nell'impresa.
Perchè in Clint c'era una bontà d'animo nascosta nel profondo, una purezza sopravvissuta a tutte le sofferenze e le azioni (non sempre lodevoli) commesse che lei non voleva venisse intaccata.
Una bontà d'animo che ora lo stava tormentando.
Lo aveva saputo prima ancora che lui aprisse bocca, interrompendo la sua bonaria presa in giro.
-Che cosa ti tormenta, Clint?-
Ma anche ora, non aveva davvero bisogno di sentire le parole uscire dalla sua bocca per sapere la risposta.
Aveva notato che ultimamente cercava di evitare la compagnia di chiunque, che le pause caffè erano drasticamente diminuite e limitate ai momenti in cui nessun altro era alla macchinetta.
-Tutti mi credono un eroe. Ma quale eroe? Sono io la causa di tutto. Io che ho permesso a Loki di aprire quel portale. Io che l'ho fatto arrivare alla Stark Tower...
-...Tu che non hai esistato un secondo a rimetterti in piedi, a salire su un jet e ad abbattere alieni a suon di frecciate. Tu a coordinarci, a dire dove andare per fare il più danni possibile. Tu ad aver atterrato Loki-
-Nat...-
-No, ascoltami. E' vero. Hai tradito. Hai aiutato quel megalomane. Ma sei anche tu che non hai esitato a salvare la città, a cercare di riparare a quello che avevi fatto mentre un semidio aveva usato il suo potere su di te per farti obbedire a ogni suo ordine. Quei ragazzi fanno bene ad ammirarti-

Le sue parole erano tutte vere. Senza ombra di dubbio. E infatti non sapeva cosa risponderle.
Di fronte alle affermazioni di Natasha, i suoi sensi di colpa, quel peso che gli attanagliava il petto ormai da settimane, sembravano senza senso.
Ma la sensazione non era mai troppo duratura.
-Devo andare- disse alzandosi -Le reclute mi aspettano-
Natasha si alzò insieme a lui, accompagnandolo alla porta dello spogliatoio.
-Se vuoi vengo io a metterti al tappeto...la smetterebbero subito di idolatrarti-
Clint rise di nuovo, dandole una spinta giocosa, il buon umore recuperato.
Ma ci sarebbe voluto del tempo prima che il suo cervello si decidesse a credere davvero alle parole dell'amica.

Si separarono all'ingresso del grande hangar che fungeva da campo delle esercitazioni di tiro.
Clint fece un bel respiro e aprì la porta, entrando a testa alta.
Una quindicina di ragazzi lo stavano aspettando,
-Salve a tutti. Sono l'agente Barton-
Le reazioni dei ragazzi non gli furono nuove, ormai ci era abituato.
C'era chi rischiava il collasso, chi strabuzzava gli occhi, qualche ragazzina a cui si accendevano gli ormoni e tirava degli urletti da fan isterica (le reazioni peggiori a suo parere, se non altro perchè avevano la straordinaria capacità di irritarlo a morte), chi alzava la mano e iniziava a tempestarlo di domande.
Niente di nuovo sotto il sole anche questa volta.
Esaurite le chiacchiere di rito, li mise subito al lavoro.

PERSONAL SPACE PARTE II: eccoci a fine capitolo. Non si capisce nulla? Sì e vero. L'ho scritto di getto, senza pensarci veramente. La trama al momento è vaga anche nella mia testa, ma questo è abbastanza normale XD Per ora ho voluto solo chiarire da dove voglio partire. Da qui. Da Clint e da quello che può sentire a mente fredda dopo gli avvenimenti di New York. Per ora non è un Clintasha, e non penso lo sarà, ma il legame tra i due non è ignorabile, e pur non essendo una coppia, sicuramente i due saranno motlo vicini anche qui...


   
 
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