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Autore: Pavone    29/06/2014    0 recensioni
Mentre la battaglia si combatteva ad Accad, altri luoghi erano minacciati da forze antiche ed oscure: la Polinesia, terra lontana, luogo di divinità e guerrieri ignoti ai più, era sotto attacco da parte di un esercito che dall'Africa proveniva. Lì i cavalieri d'argento di Atena si dirigeranno, inseguendo il vero nemico: i Ladri di Divinità.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Cavalieri d'Argento'
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Introduzione: Invasione!
 
Il luogo in cui si trovava lo affascinava ogni giorno come fosse il primo: la sala era piuttosto semplice, non sembrava nemmeno degna del ruolo che il suo abitante, da secoli, da prima della sua nascita, vi portava avanti, eppure bastava il solo ambiente per renderla… magnifica.
La stanza era in pietra grezza, con due lunghi tavoli sui fianchi, un semplice trono in pietra era al centro della stessa, come a voler intrappolare, nello sguardo di chi ci si sedeva, tutti i possibili presenti. Un’unica porta d’ingresso, chiusa da ampie porte in pietra con sopra un’effige indicante il luogo in cui si trovavano; ma la cosa più bella era al di là del trono.
Le pareti esterne, infatti, erano state lavorate in maniera tale da non essere oscure, bensì trasparenti, era pura roccia, ma lavorata per ottenere le medesime virtù del vetro, malgrado la resistenza fosse cento volte superiore e ciò che si vedeva al di là di quelle pareti era un mondo senza fine, il mondo subacqueo che circondava quel tempio, immerso nelle profondità del mare, collegato all’esterno da un unico ingresso, una caverna che conduceva in quelle profondità.
Ricordava ancora la prima che era stato concesso lui di entrare in quelle stanze, quando il suo predecessore lo aveva chiamato per un’udienza, dopo una missione compiuta in nome del loro credo comune ed ora, spettava a lui sedere in quella stanza, da tre anni ormai, ma, ogni giorno, come il primo di molti anni fa, la medesima giovanile sorpresa lo invadeva, quando, osservando attraverso le pareti, poteva guardare all’infinità della vita subacquea, alle molte specie di animali che riempivano quei luoghi e per questo sempre ringraziava la divinità cui era consacrato: Ukupanipo, il Signore dei Pesci.
 
Il navigare dei pensieri, che seguivano alcune sogliole, impaurite dalle sagome che intravedevano sulla parete, fu interrotto da un’esplosione di energia cosmica.
Si lamentò con se stesso l’uomo: per troppo tempo aveva volto la sua attenzione verso un’immane fonte di energia, qualcosa di divino, poiché dubitava che un mortale potesse avere un potere simile, ed ora, solo ora, avvertiva delle presenze, decine e decine di presenze, estranee nel tempio che doveva proteggere, come in molti altri lungo tutte le terre circostanti.
Questo lo portò ad un’unica certezza: i guerrieri sacri alle divinità della Nuova Zelanda e di tutta la Polinesia, erano sotto attacco!
 
A conferma di questi pensieri, giunse una figura all’interno della stanza, un volto a lui noto, le cui bianche vestigia furono illuminate dalla luce della sala, mentre si inginocchiava.
“Comandante Toru, siamo sotto attacco!”, urlò preoccupato il ragazzo, “Calmati, Tuna dell’Anguilla, chi è che ci attacca? Hai avuto modo di vedere in volto i nostri nemici?”, domandò di rimando l’altro, iniziando a rivelare le proprie forme massicce, celate anch’esse in un’armatura bianca.
“Non lo sappiamo, mio signore, sono molti, troppi… indossano vestigia nere come la notte ed anche la pelle di alcuni di loro è del medesimo colore, non sono di certo guerrieri delle nostre terre, non sono Areoi.”, spiegò l’altro.
“Ebbene, chiunque essi siano, avranno modo di scoprire quale immenso errore hanno fatto nell’invadere impunemente il tempio di Ukupanipo in Nuova Zelanda, conosceranno la furia degli Areoi dei Mari, consacrati al Signore dei Pesci, conosceranno la mia furia, la furia di Toru, lo Squalo Bianco.”, concluse deciso l’uomo.
 
Assieme, lo Squalo Bianco e l’Anguilla, uscirono dalla sala del comandante dirigendosi verso una guerra di cui, in quel momento, non immaginavano le dimensioni ed i risvolti, una guerra che avrebbe inglobato fra le proprie spire tre mondi diversi nelle successive ore.
   
 
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