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Autore: Stars Trail    29/06/2014    1 recensioni
“Vuoi vedere una cosa, Riko-chan?”
[MomoRi]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Riko Aida, Satsuki Momoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Riko-chan, guarda!”
Riko lascia cadere la testa sulla mano sinistra, sospirando appena mentre incrocia gli occhi di Momoi. Le viene incontro con in mano una confezione di ciliegie e un sorriso entusiasta sulle labbra, e Riko si chiede se sia per l’aria insolitamente festosa che infesta il campo da basket, per la vista di Kuroko o semplicemente per le ciliegie. In ogni caso, lei non è inclusa nel pacchetto.
“Oh, un modo per passare il tempo, meraviglioso. Potrei sputare i semi addosso a Hyuuga solo per vederlo incazzarsi, sarebbe divertente.” Momoi la guarda, perplessa, poi scuote la testa e le si siede affianco, scartando la confezione e porgendogliela. “Hanno un aspetto delizioso.”
“Non ho alcuna intenzione di condividerli con Dai-chan, per cui sarà meglio fare in fretta. Non vorrei se ne accorgesse.”
“Non ti facevo una così brutta persona, ma non posso nemmeno darti torto. Allora ne prendo una.”
“Prendine pure quante ne vuoi.”
Riko arrossisce appena, incapace di reggere per più di cinque secondi lo sguardo dell’altra. Allunga la mano sulla confezione e prende una ciliegia, strappandola dal picciolo e snocciolandola con la lingua. Alza gli occhi sul campo da basket, Kiyoshi che strappa la palla dalle mani di Imayoshi nel momento in cui quest’ultimo sta per segnare contro la sua squadra. “Ah, povero illuso,” sbotta divertita, dopo aver lasciato cadere il seme sulla mano e averlo buttato a terra. Guardare i suoi ragazzi la rilassa dal momentaneo imbarazzo che prova ad avere Momoi affianco - non ha nemmeno idea del perché si senta così, considerando che non è di certo la prima volta che resta in disparte con lei.
Forse è colpa del suo seno troppo prosperoso…?
Momoi ridacchia, e Riko viene attratta come un’ape al miele. “Vuoi vedere una cosa, Riko-chan?”
Lei scrolla le spalle in risposta - come potrebbe dirle di no, in ogni caso?
Mai lo avesse fatto.
La lingua di Momoi è piccola e rosa. Non che sia la prima volta che la vede, ma adesso che sguscia tra le labbra, il picciolo di una ciliegia tra i denti, ha idea che Riko non riuscirà più a staccarle gli occhi di dosso.
Si chiede se sappia di ciliegia, adesso. Si chiede se possa permettersi di assaggiarla adesso, lì, davanti a tutti come un’ammissione della propria debolezza. Il movimento delle sue labbra è ipnotizzante, la punta della sua lingua che scivola di tanto in tanto fuori dalla bocca le fa accartocciare lo stomaco come se stesse per morire da un momento all’altro. Momoi tira fuori il picciolo annodato e glielo prostra, felice come se avesse portato la Touou alla vittoria dei mondiali, Riko non ha nemmeno più idea di cosa stia pensando.
Al diavolo il picciolo. Al diavolo la debolezza, non è debolezza, quella. È solo una terribile, spaventosa, incontrollabile crisi ormonale.
La prende per il colletto della camicia, portando le sue labbra su quelle rosse e sporche di succo di Momoi. Mio Dio, lascia scivolare appena la lingua dentro la sua bocca è così buona che potrebbe stare lì a baciarla per ore, chi se ne frega delle urla di Aomine che arrivano alle sue orecchie, chi se ne frega di Kiyoshi che applaude estasiato e Kagami che sbraita sul poco pudore delle ragazze - e dire che dovrebbe essere abituato, lo stupido.
Mio Dio.
Spera che tutti dimentichino questo momento - magari lei no, magari lei può tenerlo come monito, cosa non fare quando sai che i tuoi ormoni hanno voglia di giocare a pallacanestro con il tuo povero cervello.
Mio Dio.
Quando si separano, lo schiocco delle loro labbra assordante come un martello pneumatico tra i piedi, Momoi è rossa quanto le sue labbra, rossa quanto le ciliegie che non si sa come sono ancora tra le sue mani, rossa come probabilmente è lei, ma è meglio che nessuno glielo faccia notare, o saranno guai per tutti, Seirin o Touou poco importa.
“Io… non…. sc-”
“Riko-chan!” esclama, stringendola al collo, i suoi seni morbidi che premono contro l’inesistenza del suo. Arrossisce, probabilmente la testa le esploderà a breve, ne è certa, e ricambia l’abbraccio, ormai impossibilitata a dire qualunque cosa che non sia il nome di Momoi balbettato in ogni salsa - una lettera alla volta, in sillabe, Momomomomomo ripetuto finché non ha da riprendere fiato.
Dovrebbe portare i ragazzi a giocare al parco più spesso. Prima però deve imparare a non morire di imbarazzo davanti a se stessa. Ha paura che non riuscirà mai ad abituarsi.

   
 
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