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Autore: moira78    29/06/2014    1 recensioni
"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".
"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".
"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".
Una strana coppia è arrivata apposta da Nerima per chiedere la protezione del più famoso sweeper del Giappone: cosa dovranno aspettarsi questa volta Ryo e Kaori?
Crossover Ranma/City Hunter
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ranma vs Ryo


Kaori fissò stralunata il vecchietto minuscolo contorcersi nella presa di Akane e il suo vano tentativo di liberarsi: "E lui chi sarebbe?". Allungò un dito, curiosa, come avrebbe fatto con un giocattolo a molla di cui non capiva il meccanismo. Fu un errore ma lo capì troppo tardi. La cosa-vecchio si liberò con un balzo dalla mano di Akane e le si appiccicò sul seno come una ventosa.

"Signorina, lei ha un seno stupendo, magari non abbondante come quello di Ranma ma decisamente ben fatto", diceva il mostriciattolo strusciandosi in maniera così lasciva che trattenne a stento un conato di vomito.

Non abbondante come quello di Ranma? Che, per di più, nella sua forma normale era un uomo?! Bastò quell'ultima considerazione a far traboccare il vaso: udì vagamente Ryo urlare 'giù!' alla coppia di fronte mentre spiaccicava, come i Kami comandavano, quella sottospecie di insetto sul pavimento del Cat's Eye con un urlo feroce. Ansimando per la rabbia e lo sforzo, fissò il mucchietto informe ai suoi piedi e, anziano o no, sperò di aver disintegrato quel porco di dimensioni ridicole.

Invece lo vide rimettersi in piedi quasi subito, accendersi una pipa e accarezzarsi un singolo bernoccolo sulla testa. "Certo che sei più violenta di Akane e Ranma messe insieme, tu", commentò provocandole un nuovo scoppio d'ira.

"È quello che penso anch'io, caro signore, e non capisco come possa sentirsi attratto da un altro uomo che per di più... NO, KAORI, SCHERZAVOOOO!". Basta con le spiegazioni, oggi avrebbe distribuito martellate a tutto spiano. Stava cercando di disincastrare il martello dalla testaccia bacata del suo socio e dal pavimento, chiedendosi a quanto ammontassero i danni che aveva provocato quel giorno, quando udì la voce di Miki.

"Signore, mi scusi, qui è vietato fumare". Si era appena rimessa l'arma in spalla pronta a rinfoderarla quando assistette alla parte seconda del 'maniaco-piccolo-ma-micidiale'. Stavolta, nemmeno a dirlo, l'obiettivo di quello strano essere era Miki.

"La voce di una deaaaaaaaaaa!". Volò direttamente nella sua direzione, almeno finché Falcon non lo intercettò con la sua grossa mano sbattendolo senza tante cerimonie sul bancone del bar. Sotto di essa che, senza scherzi, era grossa come tutto il suo corpo striminzito, il vecchietto si contorceva come un ragno schiacciato da un sasso, blaterando insulti incomprensibili.

"Quindi questa ridicola ameba perversa è il vero problema? Beh, ve l'ho appena risol...". Il povero Falcon non poté terminare la frase perché lo sgorbio tirò fuori dalla tunica il suo unico tallone d'Achille. Dopodiché saltò in piedi sul bancone per fissarlo mentre si contorceva, con la bava alla bocca, sotto le fusa di un minuscolo gattino bianco.

"Caspita, gli fa un effetto anche peggiore di quello che provoca in Ranma!", osservò rimettendosi la pipa tra le labbra. "E io che pensavo che prima la bella Miki esagerasse".

Rimase per un attimo lì, col martello poggiato sulla spalla, indecisa sul da farsi: non sapeva bene quanto Ranma odiasse i gatti ma l'aveva appena sentito balbettare la sillaba 'ga' quasi avesse un morbo misterioso. Quando parlò, tuttavia, aveva già ripreso il controllo.

"Lui è il mio maestro di arti marziali e come vedete è forte almeno quanto Obaba". La voce di Ranma era quasi funerea e la stessa Akane aveva un'espressione grave e accigliata.

"Ma... maestro quel coso?!", balbettò guardando alternativamente i due fidanzati e lo sgorbio che fumava.

"Mi domando come possa una meraviglia come te stare al fianco di un gigante brutto e pelato come lui, che per di più ha paura di un innocuo gattino! Dimmi la verità, quel bruto ti ha rapita?". Ora i suoi occhi brillavano e l'effetto era quasi raccapricciante sulla sua forma di piccola mummia.

"Ha parlato il nano, brutto e pelato", s'intromise Ranma. "È per via dei suoi continui attacchi, diurni e notturni, che Akane mi ha convinto a rivolgermi a voi, anche se posso cavarmela benissimo da solo".

"Da solo? Non solo ora sei una donna, ma Happosai ci attacca ad ogni ora, la casa e il dojo sono distrutti e non dormiamo da tre giorni! Come pensi di sopravvivere per chissà quanto tempo tra inseguimenti e palpatine se siamo noi due soli?!". Akane era quasi isterica e Kaori cominciò a capire l'entità del problema.

"Ma, scusate, i vostri genitori e le tue sorelle dove sono?", domandò Miki mentre sventolava dei sali sotto al naso del marito svenuto.

"Ci hanno lasciati soli sperando... di avvicinarci", balbettò Akane assumendo un colorito che virava al porpora acceso.

"Già, peccato che Shampoo e sua nonna l'abbiano scoperto e mi abbiano fatto questo scherzetto, temendo che come uomo potessi accostarmi troppo a questa specie di maschiaccio dai fianchi larghi". Il commento finale di Ranma attirò naturalmente la reazione furiosa della sua ragazza, che cominciò a rincorrerlo per tutto il locale.

Kaori si portò un dito alla tempia: quindi era da quel mostriciattolo maniaco che dovevano proteggerle! Facile a dirsi, ma...

Stavolta fu Miki a urlare: probabilmente distratta dal marito e dalle domande, aveva abbassato la guardia e ora il maestro lascivo le si stava strofinando vergognosamente sul seno. "Molla il gigante, sei troppo bella per uno come lui", gracchiava l'ometto. Stava per sfoderare di nuovo il martello ma non ce ne fu bisogno.

Miki aveva estratto la pistola e gliela stava puntando sulla testolina pelata. "Quel gigante è mio marito e se non la smette di insultarlo e non si toglie da qui, giuro che le sparo, età o non età!".

La reazione del vecchietto fu di estremo stupore. "Una pistola? Usate queste robe voi belle ragazze di Tokyo? Beh, è sexy ma anche pericoloso!", commentò afferrando la canna e piegandola come se fosse di burro. "Ecco fatto, così nessuno si farà male!", rise tutto contento.

La sua amica era impietrita e anche lei rimase col martello a mezz'aria; Ranma e Akane avevano ragione: quel tipo era piccolo ma micidiale. Lo vide allontanarsi da Miki solo per chiamare Ranma a gran voce, incurante del fatto che stesse ancora fuggendo dalla fidanzata.

"Ranmaaaa! Prova questo per il tuo vecchio maestroooo, sono sicuro che è della tua misuraaaa!". No, doveva avere le traveggole, eppure la realtà era là, davanti a lei: il 'maestro' di Ranma, uomo tristemente trasformato in donna, non solo lo toccava in maniera sconveniente quando era in quella forma, ma pretendeva anche che indossasse un dannato reggiseno rosa! Stava proprio riflettendo che le ricordava qualcuno di sua conoscenza quando quest'ultimo saltò in piedi.

"Wow, ma è l'ultimo modello! Lei sì che è un intenditore, signor maestro di Ranma!", si ringalluzzì già con la bavetta ai lati della bocca. Il nano era visibilmente contento e si avvicinò al suo socio con aria cospiratrice.

Oh, no, non può succedere...

"Vedo che te ne intendi, giovanotto. Ryo Saeba, giusto?".

"In persona! Posso sapere il suo nome, maestro?".

...non DEVE succedere...

"Io sono Happosai, molto lieto".

"Il piacere è tutto mio, non è facile trovare degli esperti, di questi tempi! Si tratta di un push-up, non è vero?". Espressione da maniaco.

"Hai davvero occhio, ragazzo, e nota il pizzo sui bordi!". Di nuovo il brillio inquietante negli occhi.

"Io però avrei optato per un altro colore... che so, un bel lilla!". Tono da esperto.

"Da oggi tu sarai il mio allievo", dichiarò lo sgorbio depravato suggellando l'accordo con il reggiseno, messo tra le mani del socio in brodo di giuggiole.

"Posso toccarlo davvero?! Oh, che meraviglia!".

Non doveva succedere, ma è appena successo.

Abbassò il martello, lo ripose, mise le mani in tasca a cercare le chiavi della Mini che, ricordava, doveva aver parcheggiato nel vicolo vicino il giorno prima. Se avesse fatto piano e avesse sfruttato l'effetto sorpresa, forse ce l'avrebbe fatta. Prese fiato e urlò: "Ranma, Akane, presto!".

I due smisero all'istante di rincorrersi e il resto fu una fuga a rotta di collo fuori del Cat's Eye e nelle stradine interne della via. Aveva udito distintamente la voce del suo socio: "Stanno scappando!", ma non si voltò indietro, se non per accertarsi che le ragazze la stessero seguendo. Giunta alla macchina le fece salire dietro, saltò al volante, mise in moto e schizzò via lasciando una buona dose di gomme sull'asfalto.

***



Saltare di tetto in tetto tra le braccia di Ranma non l'aveva mai spaventata a tal punto. Mentre Kaori sfrecciava a tutta birra per vie affollate e vicoli, Akane si vedeva proiettata oltre i finestrini di quella macchina minuscola a ogni svolta; non si era neanche accorta che il fidanzato, a sua volta spaventato, l'aveva abbracciata in un estremo tentativo di proteggersi o di proteggerla: fatto sta che si stringevano ancora convulsamente, rannicchiati sul sedile posteriore, quando Kaori finalmente si fermò.

"Ehi, siamo arrivati. Svelti, saliamo in casa!".

Allibita com'era, non poté fare altro che seguire la donna: doveva riconoscerle che, pur essendo spericolata alla guida, li aveva fatti giungere sani e salvi a destinazione. Quando alzò lo sguardo si ritrovò davanti a un palazzo a più piani fatto di mattoni rossi.

Questo sarebbe il nostro nascondiglio?

Fecero qualche rampa di scale e si ritrovarono dentro a un appartamento anonimo, ma ordinato e pulito.

"Ecco, starete qui per un po', ma la cosa migliore è che vi nascondiate nella stanza al piano di sopra così che io possa disseminare il percorso di trappole".

"Non serviranno un po' di trappole per fermare quel maniaco del mio maestro", disse Ranma sconsolato.

"No, ma serviranno a me per intercettare quel maniaco del mio socio qualora gli venisse l'insana idea di salire in camera vostra nel cuore della notte", ribatté Kaori accigliata.

Vostra. Camera vostra. Nostra?!

"U... un momento, non vorrai farci stare in una sola stanza. Insieme? ". Akane era terrorizzata all'idea di passare un'altra notte come quella in cui avevano dovuto far credere a Ukyo che si fossero sposati. Anche Ranma non doveva essere molto entusiasta, visto che stava già cominciando con le sue esclamazioni di diniego zeppe di 'maschiaccio' e di 'per niente carina'. Valutò la possibilità di colpirlo di nuovo, ma sperò che la concitazione del suo idiota di fidanzato la convincesse a farli stare separati.

L'espressione di Kaori divenne di pura sorpresa. "Insomma, non si sbagliano le vostre famiglie, vi sopportate proprio a malapena!", disse con un sorrisetto scomodo. "Va bene, tu Akane puoi dormire da me, se vuoi, così ti terrò sott'occhio in maniera più efficace. Tu, Ranma, puoi stare nella camera degli ospiti, invece, ma stai all'erta".

"Tranquilla, sono abituato ad avere a che fare con ben altri maniaci!", dichiarò battendosi il petto con fare sicuro.

Un corvo passò gracchiando dietro la testa della donna: ma da dove era mai spuntato?! "Come si vede che non conosci affatto Ryo...".

Kaori li accompagnò al piano superiore dove posizionò una piccola branda di fianco al suo letto per lei e mostrò la stanza al fidanzato riluttante. "Continuo a pensare che tutto questo sia inutile. Sarebbe stato meglio rimanere al dojo, almeno avrei potuto allenarmi per sconfiggere Obaba e sottrarle quelle maledette pillole!".

Alzò gli occhi al soffitto, domandandosi se fosse più duro quello o la testa di Ranma. "La casa era distrutta, dove mai ti saresti allenato? E poi almeno potremo farci qualche ora di sonno in santa pace, protetti da due professionisti e tu avrai davvero il tempo di allenarti, invece di scappare da quel maniaco di Happosai".

"Sì, ha ragione la tua ragazza, e poi puoi sempre allenarti giù al poligono. Là c'è un sacco di spazio", aggiunse Kaori entusiasta.

"Avete un poligono di tiro?", domandò lui sulla difensiva.

"Certo, è dove ci alleniamo a sparare! Beh, più che altro Ryo... Basterà che io stia con te quando vuoi andarci e il problema è risolto". Akane capì dall'espressione del suo fidanzato che l'ottimismo di Kaori lo stava coinvolgendo, eppure il suo sguardo...

Non ebbe tempo di fermarsi a riflettere perché udì uno scalpiccio concitato sulle scale e poi fu gettata a terra. Sentì un urlo, il rumore di vetri rotti e successivamente di qualcosa che si spezzava; quando alzò lo sguardo si ritrovò stesa sotto a un ammasso di muscoli caldi e guizzanti e di fianco a lei c'era Ranma che guardava qualcosa con disappunto: era una pistola. Ed era Ryo che la puntava contro la finestra mentre faceva loro scudo con il proprio corpo. Kaori era sulla soglia della stanza e fissava terrorizzata uno squarcio sull'armadio di legno di fronte a lei.

"Di' un po', usi quella per ammazzare la gente?".

"Ranma!". Si voltò di scatto, fissandolo allibita. "Ryo ci ha appena salvato la vita! Qualcuno ci stava sparando!".

Se l'uomo fu colpito dalla domanda del suo fidanzato maleducato non lo diede a vedere: si alzò da terra...

Che strano, un maniaco mi è appena saltato addosso e non solo non ho fatto in tempo a colpirlo, ma l'ho anche difeso! Ho provato persino un insolito senso di protezione...

...e si spolverò i vestiti. Rinfoderò la pistola e guardò la sua socia: senza dire nulla, Kaori annuì e infilò le dita nello squarcio sull'armadio, rivelandone quello che aveva tutta l'aria di essere un proiettile. Lo porse a Ryo che lo esaminò per qualche istante. Era così diverso dal maniaco depravato che poco prima confabulava di reggiseni con Happosai! Era forse questa la sua vera natura? Come diavolo aveva fatto a correre in tempo da loro e salvarli?

"Viene da un M82 Barret, un fucile di precisione comunemente usato in guerra o dalla mafia", disse l'uomo facendola trasalire. Chi diavolo poteva sparare con un affare del genere dentro un appartamento? "Brava Kaori, sei riuscita a farti seguire da qualcuno di molto pericoloso".

"Mi... mi dispiace, eppure sono stata così veloce!". Kaori pareva contrita.

"Oppure chi ha sparato sapeva che sareste venuti qui".

Mentre ancora rifletteva sulle parole 'guerra' e 'mafia', si sentì afferrare bruscamente per un braccio. "Vieni Akane, ce ne andiamo. Potete tenervi i nostri soldi per il disturbo". Lo fissò stralunata e quello che vide sul volto di Ranma non le piacque affatto: somigliava troppo alla paura. Ma non paura per se stesso.

"Siete liberissimi di andarvene ma poi non posso garantire per la vostra incolumità. Se tieni davvero alla tua fidanzata non usciresti là fuori con lei". Ryo era diventato di colpo serio e gelido; osava dire controllato, come se fosse avvezzo a quel genere di situazioni. Guardò Kaori e la vide preoccupata ma stranamente serena.

Chi diavolo sono, veramente, questi due?

Stava per domandare qualcosa a proposito delle loro esperienze su casi simili, di gente che spara con fucili da guerra, quando Ranma esplose al pari del proiettile che aveva colpito l'armadio: "Io ho salvato Akane da decine di nemici molto più potenti di te e l'ho sempre protetta, come tu con quella roba che ammazza le persone non potrai mai fare! Mi stupisce che TU tenga la tua ragazza in costante pericolo con delinquenti che vi sparano addosso senza ritegno, non capisco come faccia Kaori a stare con t...!".

Lo schiaffo fu improvviso e forte, anche se non abbastanza da scoraggiarlo. Ranma si toccò la guancia, chiaramente oltraggiato e si rivolse all'uomo con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono: "Non ho mai rifiutato una sfida, per cui dimmi solo il posto e l'ora e non mi tiro indietro. Ma devi combattere a mani nude, da vero uomo!".

"No, Ranma, non...!". Akane s'interruppe di colpo: la mano di Kaori si posò sulla sua spalla, facendola trasalire.

La donna scosse la testa, con un leggero sorriso: "Lascia che si chiariscano ora, così sarà tutto più semplice".

"Ma... Kaori...". Continuava a vedere la compostezza sul suo volto, come se conoscesse Ryo molto più di quanto potesse conoscersi lui stesso.

"Hai detto bene. Combatteremo da veri uomini, cosa che tu al momento non sei. Quando tornerai alla tua forma normale potrà avere inizio la sfida". Ryo si era messo le mani in tasca e dava loro le spalle; andò via senza aggiungere altro e Akane capì perché, poco prima, avesse reputato protettiva la posizione che aveva assunto nei loro confronti: quell'uomo emanava un fascino e un carisma misteriosi. Cominciava a comprendere come mai Kaori continuasse ad avere una cieca fiducia in lui nonostante le sue uscite da mandrillo. Era come avere un Ranma cento volte più potente al proprio fianco.

Kami, che mi metto a pensare! Cosa... come posso fare il paragone tra questo maniaco incallito e Ranma? Che diavolo mi prende?!

Pensò che probabilmente aveva stampata in faccia un'imbarazzante espressione di stupore, ma sicuramente il fidanzato non se ne accorse: emanava rabbia da tutti i pori.

***



"Le arti marziali non prevedono l'utilizzo di armi da fuoco e chi le pratica, solitamente, ne condanna l'uso". Akane si fermò per un istante come se riflettesse, spostandosi una ciocca dietro l'orecchio e guardando fuori dalla finestra che ora aveva un grosso rattoppo dove era stata attraversata dal proiettile.

Guardandola, Kaori capì perché Ranma tenesse tanto a lei, nonostante non lo desse troppo a vedere e dicesse il contrario: quella ragazza era intelligente e sensibile e sì, aveva ragione Ryo, sarebbe diventata bellissima tra qualche anno. Sospirò internamente chiedendosi come mai anche le ragazzine erano più sexy di lei; Ranma stesso, che aveva rifiutato di allenarsi nel poligono di tiro e ora si era rifugiato sulla terrazza, aveva delle forme che nemmeno si sognava.

Razza di stupida, come mi viene in mente una cosa simile in un momento come questo?

"Anche tu pratichi arti marziali, vero? È per questo, forse, che le tue sorelle hanno indicato te come la fidanzata più adatta per Ranma?", domandò fissando le luci della città davanti e sé.

"Può darsi. In realtà penso semplicemente che abbiano riflettuto sul fatto che odio gli uomini, ed essendo Ranma per metà donna hanno creduto che ci sarei andata d'accordo. Niente di più sbagliato!", rispose Akane con convinzione.

Kaori si voltò di nuovo a guardarla: "Cosa? Tu odi gli uomini?".

La ragazza arrossì. "Sì, li odio. Sono opportunisti, melensi, senza spina dorsale e pensano solo a combattere per fare colpo su di me! Nessuno di loro si sofferma mai a guardare come sono fatta dentro, che sentimenti posso avere o cosa io possa provare...". S'interruppe, improvvisamente a disagio e Kaori cominciò ad essere confusa.

"Fammi capire bene: ti riferisci a Ranma o a quello spasimante di cui ci accennavi oggi... Kuno?".

"Esatto! Quelli come lui hanno solo una cosa in testa, non li sopporto! Fu lui a imporre a tutti i miei compagni di scuola che volevano uscire con me: 'solo chi sconfiggerà la bella Akane potrà chiederle un appuntamento! Così vi ordina il Tuono Blu!', e da quel giorno la mia vita è diventata un inferno!".

Kaori non poté impedirsi di ridacchiare. L'imitazione di quel Kuno era davvero esilarante. "Scusa, non sto ridendo di te. Ma non avendo mai avuto certe attenzioni, da adolescente, non mi capacito di come possa darti fastidio essere corteggiata! Dev'essere così bello sentirsi desiderate...". Non voleva soffermarsi troppo a riflettere su chi avrebbe voluto che la desiderasse.

Per tutta risposta, Akane sbuffò. "Certo, come no. Provaci tu ad andare a scuola tutte le mattine combattendo con un'orda di maschi inferociti, cercando di sconfiggerli in tempo utile per entrare prima del suono della campanella!".

Kaori spalancò gli occhi, non credeva di avere ben capito. "Mi stai dicendo che tutte le mattine tu combattevi e sconfiggevi tutti i tuoi compagni di scuola? Stai scherzando, vero?!".

La ragazza scosse la testa. "Affatto. Molti di loro erano deboli, altri, tra cui lo stesso Kuno, non si impegnavano per paura di farmi male. Così li sconfiggevo sempre e non dovevo mai uscire con nessuno. Idioti, non sono mai riusciti a offrirmi un combattimento serio".

Sembrava davvero delusa e, per quanto lei stessa si considerasse un vero maschiaccio, quella Akane non era certo da meno. "E che mi dici di Ranma? Mi sembra che tenga davvero a te, nonostante litighiate sempre".

Il colorito di Akane si accese nuovamente e stavolta le parve fosse più per imbarazzo che per rabbia. "Quello stupido maschilista mi considera la sua fidanzata quando gli fa più comodo! Non esita a insultarmi appena ne ha l'occasione!".

Kaori sospirò, poi si volse di nuovo a guardare lontano, dove le luci tremolanti sembravano intimidite dallo spicchio di luna che troneggiava nel cielo notturno. "Almeno lui prova a esprimere i propri sentimenti. E tu hai la conferma di ciò che sente per te". Ryo aveva detto le magiche parole una sola volta, in una situazione di estremo pericolo. Poi tutto era tornato come prima.

"Ranma non mi ha mai detto che mi vuole bene. Forse l'ha pensato, tempo fa, quando credeva che io fossi morta. Ma non l'ha mai espresso chiaramente a parole". Sussultò: credeva che fosse morta? In che genere di situazioni erano finiti quei due? La loro storia le ricordava sempre più la propria.

"Però ti chiama 'la mia fidanzata', no? E ha un forte istinto di protezione nei tuoi confronti, da quel che ho potuto vedere". Akane tacque, fece un sospiro come se stesse per dire qualcosa ma rimase ancora in silenzio.

Kaori capì che il tasto era dolente per entrambe, così tentò di portare la discussione altrove: "Perché il tuo senpai si fa chiamare Tuono Blu?".

Finalmente Akane rise di gusto. "Oh, non so cosa gli passi per la testa, pensa solo che il primo soprannome che si è dato era Meteora!".

"Che fantasia i ragazzi d'oggi!", rise anche lei, più che altro per spezzare la tensione che si era creata. Le bruciava ancora sulle labbra il bacio che Ryo le aveva dato pensando che fosse un'altra. Le bruciava che la loro relazione fosse ancora così nebulosa... anzi, che non fosse neanche una vera relazione. E le bruciava sapere che, potenzialmente, Ranma e Akane fossero più avanti di loro nella comprensione dei propri sentimenti, anche se ben lontani dall'ammetterli.

Ma lei non era invidiosa, giusto? Doveva solo impegnarsi a far bene il suo lavoro e proteggere le due ragazze... i due fidanzati dal maestro maniaco. No, si corresse, dal maestro e dal socio maniaci. Per quanto riguardava la sparatoria di poco prima era ancora tutto da vedere.

Quello sì che era uno degli incarichi più strani che avesse accettato!

***



I movimenti di Ranma erano fluidi e precisi mentre eseguiva un kata complicato; le sue movenze gli ricordavano il kendo ma anche il judo. Era un tipo di allenamento molto personale, sicuramente frutto di anni di duro allenamento.

Ryo tentò di vedere in lui l'uomo che avrebbe dovuto essere nella sua forma normale, ma era difficile con quelle curve mozzafiato che traballavano a ogni sussulto: sicuramente non indossava neanche un reggiseno!

Scosse la testa. Doveva concentrarsi sul suo incarico: quello era un uomo e lui non se ne sarebbe mai invaghito come avrebbe fatto con una qualsiasi delle sue clienti! Ad esempio con la dolce Akane che, nonostante fosse tanto giovane era così... così...

Qualcosa lo colpì dritto sul setto nasale e quasi contemporaneamente sentì il sangue scorrere via dalle sue narici. E non per la scena da mokkori di poco prima.

"Guardami ancora con quella faccia da maniaco e sei un pervertito morto!". Ranma ritirò il pugno e Ryo si stupì della forza con cui l'aveva caricato. Non osava immaginare quanto potesse essere potente una volta tornato uomo. Forse il combattimento tra loro poteva rivelarsi abbastanza interessante.

"Scusami, scusami! Dimentico sempre che quel corpo non ti appartiene! Ah ah ah ah!", sventolò le mani davanti a sé, poi si asciugò il sangue sotto al naso. "Accidenti, sei più forte di quanto immaginassi!".

A quelle parole, Ranma s'impettì. "Certo che sono forte, te l'ho detto che sono l'erede della miglior scuola di arti marziali del Giappone!". L'ego di quella ragazza... di quel ragazzo era grande come una casa.

"Non ne dubito, ma devi imparare a essere un po' più aperto nei confronti degli altri". Doveva chiarire le cose tra loro, o non sarebbe mai riuscito a proteggerli avrebbe dovuto. Non si trattava più del maestro che li inseguiva: qualcuno aveva deliberatamente sparato loro addosso.

"Che cosa vorresti dire?". Ora il ragazzo era furioso e si mise in posa da combattimento, forse senza nemmeno rendersene conto.

"Voglio dire che quando qualcuno ti minaccia con un'arma non puoi difenderti a mani nude. Prima ti metterai in testa questo concetto, meglio sarà per te e per la tua fidanzata. Non ho idea di chi tu abbia sfidato in passato, né contro chi tu abbia combattuto, ma sono pronto a scommettere che non hai mai dovuto proteggere Akane da un'arma da fuoco. O sbaglio?".

La postura di Ranma perse di rigidità; il suo corpo tremò lievemente e il ragazzo si girò di spalle. "No", ammise.

"Ora hai capito che io e Kaori abbiamo a che fare con le armi tutti i giorni e che nessuno meglio di noi può proteggervi da un rischio simile. Io posso percepire un cane che si arma anche a grandi distanze e prevedere la traiettoria di un proiettile. Tu puoi farlo?".

"No!", il tono era rassegnato ma decisamente più rabbioso, stavolta. Capì che il ragazzo era frustrato ma sapeva che insistere sul suo punto debole era l'unica maniera per convincerlo.

"E quindi lascerai che facciamo il nostro lavoro senza dare più i numeri davanti a una pistola?", domandò infine, senza togliere lo sguardo dalle spalle di Ranma.

"Va bene". Il suo fu più un sussurro che una vera e propria affermazione, come se volesse convincere innanzitutto se stesso. Ma gli bastò.

"Bene, magari domattina facciamo una passeggiata per Shinjuku, così ti mostro come lavoro". Gli volse le spalle, ma dal rumore dei suoi passi capì che per lui la conversazione non era ancora finita. "Cos'è, hai paura?", lo provocò prima che potesse parlare.

"Io non ho mai paura... per me stesso". Sorrise: quello svitato cambia sesso doveva tenere alla sua fidanzata molto più di quanto volesse ammettere e si sentì stranamente empatico nei suoi confronti. Forse erano più simili di quanto pensasse.

"Stai tranquillo, ci penso io a proteggere la tua bella!", esclamò senza poter impedire al suo volto di contrarsi in una smorfia colma di aspettativa al pensiero di gettarsi ancora su Akane.

Stavolta il pugno lo colpì direttamente sui denti e Ryo non poté fare a meno di pensare, suo malgrado, che forse se l'era cercata...

***



Sasuke sfrecciò a tutta velocità per le vie di Nerima, lieto di poter tornare dal suo padrone con notizie fresche. Si era dovuto allontanare parecchio e interrogare molti ninja per trovare la soluzione al mistero ma alla fine ce l'aveva fatta.

Si mosse furtivo, per evitare che persone poco gradite potessero seguirlo fino alla magione subodorando le sue scoperte, ma sembrava che quella notte nessuno dei loro nemici fosse nei paraggi. Entrò nel giardino passando dal retro e si infilò in una serie di cunicoli per sbucare direttamente da una botola nella stanza di Tatewaki.

Vuota.

Akane e la ragazza col codino lo fissavano dal muro, l'espressione sorridente congelata nelle immagini dei poster appesi; una tazza di the vuota era ancora sul vassoio, accuratamente sistemato sul tatami proprio di fronte alle foto, come se il suo padroncino avesse sorbito la bevanda fissando i suoi due amori.

L'animo romantico del ragazzo e la tazza ancora tiepida gli indicarono che sicuramente doveva trovarsi nella stanza da bagno per rilassarsi dopo le sue riflessioni profonde sulle due ragazze. Si infilò di nuovo nella botola e raggiunse la successiva dopo circa un minuto.

Uscì direttamente dietro la nuca del giovane Kuno, rilassato nell'acqua bollente della vasca che emulava perfettamente lo stagno del giardino. "Sono qui, padroncino!".

Il movimento inconsulto e la sua espressione strozzata gli fecero capire che non si aspettava il suo ritorno tanto presto. "In nome del cielo, Sasuke, vuoi farmi morire dallo spavento?! Potevi farti almeno annunciare!".

"Ma, padroncino, non volevo che qualcuno ci udisse!". Non capiva perché si scaldasse tanto: era stato così bravo che aveva colto impreparato anche lui!

"Va bene, va bene, ora dimmi cosa hai scoperto!". Tatewaki afferrò un asciugamano e se lo drappeggiò pudicamente attorno alla vita mentre usciva dall'acqua per ascoltarlo.

Sasuke si guardò attorno, girando la testa a destra e a sinistra. Era assolutamente sicuro che nessuno l'avesse seguito ma la prudenza non era mai troppa.

Decise di sussurrargli all'orecchio il luogo dove avevano avvistato Akane e la ragazza con il codino.
   
 
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