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Autore: Florence Rhymes    30/06/2014    0 recensioni
"Questi,non e` il Dottore.
E` un impostore,qualcuno con solo dei ricordi sfasati? Non lo sa neppure lui.
Sa solo chi dovrebbe essere:il quattordicesimo Dottore,e questo gli basta."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - Altro, Jenny
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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din,don

Piove,e a Londra è quasi normale. Piove,ma l'odore della terra bagnata non raggiunge quella stanza pregna dell'odore quasi pungente d'un qualche detergente -o,forse,di più detergenti insieme. L'eco delle campane risuona,lontano ed inesistente,nella sua testa così vuota da pesargli per il nulla che conteneva,dilaniata da quelle campane che rintoccavano la melodia d'una marcia funebre; Qualcuno è morto -Pensò,chinando appena il capo. Non comprese che le campane suonavano solo per lui. Gli ultimi frammentari ricordi che custodiva gelosamente nella sua testa -una cascata di riccioli biondi sbiadì dalla sua mente- iniziarono a scolorire,perdendo colore e forma. Forme e suoni strani danzarono nella sua testa,rimestandosi più volte nel tentativo di creare un immagine mentale che avesse senso,senza risultati. Si passò una mano fra i capelli in un gesto nervoso,lasciando il suo sguardo vacuo a fissare,inespressivo,il pavimento,perso in qualcosa che neppure lui conosceva. Volse lo sguardo a scrutare ogni singolo centimetro della stanza,alla ricerca di qualcosa,soffermandosi su una scatola rettangolare posta su uno scaffale. Gli ricordò qualcosa di blu.

T.A.R.D.I.S.

Qualcosa parve bisbigliare al suo orecchio quella parola strana che sembrava un acronimo. "Tardis." Pronunciò a sua volta,assaporò quella parola che sapeva di casa,nostalgia ed altro a cui non riusciva a dare un nome. Una lacrima gli rigò il volto.

"ti ho portato ovunque vi fosse bisogno di te"

Sentì i suoi due cuori -due? Era normale?- sprofondargli nel petto in un tonfo sordo che si perse nel suo petto,in un eco inesistente. Una cartellina appesa sopra la porta,recante la scritta 'XIV Doc.',attirò temporaneamente la sua attenzione. Quattordicesimo Dottore. "Dottore." Una mano si posò,gentile,sulla sua spalla,costringendolo a ritornare a quella realtà a cui ostentava a credere -c'era qualcosa che stonava,in quel che vedeva- ricacciandolo con prepotenza nella realtà che lo vedeva solo come un uomo senza memoria. Ma il nome 'Dottore' lo scosse ben più di quanto avrebbe dovuto normalmente fare quella parola. Si voltò,la visione d'una donna dai capelli rossi colpì la sua memoria come un pugno.

Donna Noble.

Scosse la testa. No.

Amelia Pond?

La scosse nuovamente,neppure quel nome parve coincidere con la donna davanti a lui. Ma chi erano Amelia e Donna? Una fitta alla tempia lo devastò,costringendolo a piegarsi in avanti,sofferente. "La sua TARDIS la attende." Quel nome lo fece sobbalzare; alzandosi di scatto,si curò poco della sedia che cadeva a terra con un tonfo. Dov'è? -parvero chiedere i suoi occhi stanchi e provati da perdite così devastanti da impedire che qualcuno potesse anche solo immaginarle,ma la donna scosse la testa con disappunto,indicando fuori dalla finestra. Si affacciò,vide una cabina blu della polizia. Toccò il vetro della finestra,mentre un suono strano e meccanico,come un vortice artificiale,gli riempiva la testa,sostituendo le campane. Sentì d'aver trovato casa. Se lo sentì nelle mani,nella mente e nel cuore. Quella,era la sua TARDIS,la cabina blu d'un uomo -no,un alieno!- pazzo che viaggiava fra le stelle. Lo stesso uomo senza memoria che,ora,era intento ad infilarsi la sua bizzarra giacca dal taglio simile ad uno smoking,ma con una trama che ricordava gl'abiti scozzesi,sentendo la sensazione di dover correre farsi sempre più pressante ed opprimente per quei suoi due cuori che,ora,battevano così forte da sembrarle sin troppo fragili. La donna le porse una bombetta,un bastone da passeggio laccato di nero ed uno strano aggeggio dalla punta colorata. Era della grandezza d'un cacciavite. Sentì una nuova fitta colpirlo prepotentemente alla testa.

Cacciavite Sonico.

Scosse con rabbia e stizza il capo,afferrando i tre oggetti,sentendosi quasi completo. Si avviò verso l'uscita di quella stanza,ma si fermò a metà strada,girandosi verso quella donna dai capelli vermigli e gli occhi blu. Gli parve mancare ancora qualcosa,perchè potesse partire con la sua amata TARDIS,perciò accennò un sorriso,allungando una mano verso di lei. Doveva chiederglielo. "Il tuo nome?" Lei inclinò la testa di lato quasi meccanicamente,parve un robot,ma lo strano sfrigolìo che si udì quando il collo di lei torno dritto parve non allarmarlo più di quanto avrebbe dovuto. "Karen" Tuttavia lei parve capire cosa egli volesse chiedergli,quale richiesta stesse per fargli,sicchè scosse la testa,mimando un 'no' con le labbra. Il Dottore parve deluso da quel rifiuto -ne ricordò un altro,di una sposa scioccata dal comportamento d'un alieno che non era stato capace di fermarsi da solo- lasciò che il braccio ricadesse mollemente al suo fianco. "I tuoi compagni sono nel TARDIS; ti stanno aspettando da quasi tre settimane."[/font][/size] [font=times new roman] [size=4] I suoi compagni? Qualcosa lo strinse allo stomaco,la consapevolezza di non sapere chi effettivamente avesse scelto per viaggiare con lui. Fece un cenno del capo,alzando appena la bombetta. Il dubbio sul chi fossero le persone che l'attendevan nel TARDIS parve non accennare a sparire. La donna lo guardò comprensiva,una domanda le fiorì dalle labbra,come se premesse con insistenza per uscire allo scoperto. "Da quanto correvi?" Le parve una domanda così stupida. "Da sempre,e non ho ancora smesso." L'uomo non seppe dare un senso alla sua stessa risposta. Uscì da quella stanza e scese la scalinata che l'avrebbe portato fuori da lì,varcando il portone e respirando l'aria fresca che,come tante piccole lamette,gli dilaniò gola e polmoni. Si ritrovò a tossire. Svoltò l'angolo,una mano portata alla gola,dimentico del dolore alla gola,quando vide il blu della sua cabina. Finalmente -pensò,schioccando le dita per aprirla,perchè almeno quello lo rammentava alla perfezione. Ma,contrariamente a ciò che aveva pensato,le porte non si aprirono,sbalordendolo. Ci riprovò,ma non accadde nulla. Al quarto tentativo,si mise a cercare le chiavi in tasca e,almeno con quelle,le porte s'aprirono,ma appena le varcò un suono come d'un allarme lo accolse. Lo stava trattando da intruso? "...È questo il modo di accogliermi,ma cherie?!" Chiese scioccato,richiudendo l porte della TARDIS alle sue spalle. Dovette girarsi di scatto quando sentì qualcosa punzecchiargli la schiena,ritrovandosi davanti un ragazzo e due ragazze,tutti e tre armati con ciò che gli era capitato sotto tiro -il ragazzo lo stava persino minacciando con uno spolverino- si chiese se fosserò quelli,i suoi compagni. Quando si girò,la ragazza che l'aveva punzecchiato lasciò cadere la scopa,abbracciandolo. Gli parve una sensazione tremendamente già conosciuta,come se gli mancasse da tanto. "Dottore! Sei tornato!" Le passò istintivamente una mano fra i capelli castani,la vide imbarazzarsi ed allontanarsi. L'altra ragazza,dai lineamenti vagamente orientali,ripose le loro 'armi provvisorie' altrove,per poi avvicinarsi all'uomo. Ne tastò il viso,come per assicurarsi che fosse davvero lui. "Ryan e Clara temevano che non sareste tornato." Il ragazzo si passò una mano fra i capelli biondicci,accennando un sorriso verso l'alineo. Capì che Clara doveva essere l'altra ragazza. Un ulteriore fitta minacciò di fargli scoppiare la testa.

Run,Run Cleverboy,and Remember!

"Excellent,significa che non mi conoscete bene! Ci vuole ben altro che..." Si fermò. Non ricordò cosa ci facesse in quella specie di edificio da cui era da poco uscito. "...qualcosa,per fermare il Dottore~" Si avvicinò alla console del TARDIS,Clara gli si affiancò,osservandolo mentre digitava le coordinate. Parve che vederlo intento a fare i calcoli sul dove potesse portarli le fosse mancato da troppo,tanto che sorrise come se fosse felice. Quanto sono mancato? -si chiese. Gli risultò ovvio che non dovevano essere passate solo tre settimane. "Prossima destinazione,Payela!" E la TARDIS sparì,sotto la pioggia. Sotto la pioggia del cielo di una Londra che,però,non era veramente quella città britannica a cui il Dottore era tanto legato. Karen si affacciò alla finestra dell'edificio bianco,premette un bottone rosso e,in un attimo,l'immagine di Londra sfumò,come lo scenario d'un film,come un ologramma,venendo sostituito da uno scenario più avveneristico. Payela. Il Dottore non se ne accorse ma,laddove fosse convinto d'essere giunto alla sua meta,si ritrovò invece ad atterrare nuovamente nello stesso punto di prima. "Che l'atto della morte del Cigno abbia inizio." Sussurrò Karen,mutando aspetto anche lei. Nell'edificio,ora divenuto un castello quasi futuristico,una musica teatrale iniziò a rieccheggiare ovunque,soffusa. E le Campane continuarono a suonare una marcia funebre.[/font][/size]
   
 
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