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Autore: Inathia Len    30/06/2014    3 recensioni
Jim è tornato dalla morte.
Jim è tornato per Bastian, per la sua tigre.
Ma qualcosa è andato storto.
" La polvere.
Era ancora ovunque, quella piccola bastarda.
E nella dispensa era andato tutto a male.
Quella non era la casa di un uomo.
Quella era la casa di un fantasma. "
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene, Adler, Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PULVIS ET UMBRA


 
Polvere.
C'era polvere dovunque. 
Questa fu la prima cosa che notò, entrando.
Tossì un paio di volte e tirò fuori un fazzoletto cifrato per proteggersi la bocca.
Non aveva senso, tutto quello.
Anche se, a essere onesti, nemmeno il fatto che non aveva risposto ai suoi messaggi, un senso ce lo aveva.
Controllò lo schermo per l'ennesima volta, quasi fosse cambiato qualcosa negli ultimi secondi, ma fu di nuovo deluso. 
Niente.
Bastian non gli aveva risposto.
Avanzò piano nell'appartamento, guardando sconcertato la polvere che si era depositata sui mobili. 
Non coperti, non rotti.
Quasi Bastian dovesse rientrare da un momento all'altro.
Se non fosse stato per la storia dei messaggi.
Se non fosse stato per la storia della polvere.
 
 
 
 
-Ehi, tigre...-
-Lo sai che lo odio quando mi chiami così.-
-E tu lo sai che odio queste cose!-
Sebastian si mise a ridere, schizzandolo con l'acqua del suo bicchiere, sdraiandosi più comodo. 
Jim lo guardo storto, ma non replicò, limitandosi a guardare le nuvole.
-Eddai! Davvero te ne starai lì tutto il tempo a tenere il broncio?-
-Stiamo perdendo tempo- borbottò lui. -Ho altro da fare che stare qui...-
-A mangiare tramezzini a Hyde Park?- lo prese in giro Sebastiano, facendosi più vicino e poggiandogli la testa sulle gambe, guardandolo dal basso verso l'alto. -Ma ti hanno appena scarcerato, dobbiamo festeggiare!-
-Ho corrotto la giuria- roteò gli occhi Jim, passando comunque una mano tra i capelli di Bastian e chiudendo gli occhi. -Non c'è molto da festeggiare....-
Ma Seb gli chiuse la bocca portandogli il calice alle labbra. 
-Ma ti vuoi stare zitto?- rise. -Amo quando le tue labbra sanno di vino- mormorò poi, baciandolo piano. 
-Sei un idiota.-
-Ma mi ami.-
-Era una domanda?-
Jim, in tutta risposta, lo baciò di nuovo, facendo aderire il suo corpo a quello del compagno, portandolo sotto di sé.
-Io ti amo, tigre. Punto e basta.-
 
 
La polvere era ancora lì, anche se era calata la notte.
Bastian non era ancora tornato, al suo posto era arrivata la pioggia.
Lampi e fulmini illuminavano le strade e scuotevano cuori, ma Jim si imponeva tranquillità. 
Sarebbe andato tutto bene.
Controllò di nuovo il cellulare, ma fu solo la foto di Seb a sorridergli dallo schermo. Unica luce nella stanza buia. 
Doveva andare a dormire. Era quasi riuscito a convincersi che il giorni dopo lui sarebbe stato lì, ma, per una qualche strana forma di scaramanzia, non riusciva ad alzarsi dal divano. Si era costruito un nido nella polvere, una piccola culla solo per sé e la sua angoscia, ed era convinto che, se si fosse alzato, se fosse andato a letto e avesse chiuso gli occhi, Bastian non sarebbe arrivato.
Sarebbe comparso solo se lui l'avesse aspettato lì.
 
 
-Sei ferito, tigre?-
Sebastian scosse la testa, allontanando però la spalla dalla sua vista. 
-Dai, fammi vedere- disse Jim, buttando sul pavimento dell'appartamento l'attrezzatura e sparendo in bagno per prendere il kit del pronto soccorso. -Dai, non sto scherzando!- si innervosì, strattonandogli il braccio e portandolo sotto la luce della lampada.
-È una cavolata, davvero...-
Jim lo zittì con un bacio e un'occhiataccia.
Sebastian si mise a ridere, reprimendo un brivido.
-Solo tu puoi cazziarmi e amarmi al tempo stesso.-
-Io mi incazzo perché ti amo- ribadì Jim, guardandolo fisso negli occhi. -Non dimenticarlo, tigre. Tu sei tutto per me. Tu sei l'unico.-
-E io cosa cavolo dovrei rispondere?- borbottò.
-"Anche io ti amo da impazzire"?-
-Cretino.-
Ma risero insieme e a nessuno dei due sembrava di aver mai sentito nulla di più bello.
 
 
 
Alla fine il sonno aveva vinto.
E Jim si era ritrovato a letto, con la maglia e i pantaloni che Bastian usava di solito per dormire. 
E fuori era sorto il sole, con la solita sfrontata timidezza che lo contraddistingueva dopo gli acquazzoni. 
Ma di Bastian ancora nessuna traccia.
Anzi, si sarebbe potuto quasi dire che nessuno era entrato nell'appartamento, se non fosse stato per la piccola conca sul divano, per quella frazione di pelle libera dalla polvere.
La polvere.
Era ancora ovunque, quella piccola bastarda.
E nella dispensa era andato tutto a male.
Quella non era la casa di un uomo.
Quella era la casa di un fantasma.
Jim si risiedette sul divano, abbracciandosi le gambe, lasciando che l'odore di Bastian gli entrasse dentro. 
Ma anche quello cominciava a sbiadire.
E dal cellulare, sempre e solo la foto di Bastian a sorridergli.
-Dove sei, tigre?- mormorò, la testa sepolta tra le ginocchia, mentre il telefonino cadeva sul pavimento, un tonfo interminabile. 
Eco.
 
 


 
 
-Forse dovremmo andare a vivere insieme. Per ridurre le spese, intendo.-
Jim lo squadrò, poi si lasciò sfuggire un ghigno.
-Certo, per le spese.-
Seb lo guardò dritto negli occhi, poi alzo lo sguardo al soffitto.
-Non ti sei stancato delle camere d'albergo?-
-Non finché mi portano lo champagne in camera alle undici del mattino- commentò Jim, alzandosi da letto tirandosi dietro il lenzuolo e osservando la bottiglia da vicino. -Uhm... 1914... Un buon anno...-
-Era un no?- insistette Seb.
-Mi dici cosa c'è che non va?-
-Questa cosa, "noi",- virgolettò in aria, alzandosi a sua volta, abbracciando Jim da dietro, -va avanti da un po', ormai. Mi preoccupavo del tuo conto in banca. Deve costare parecchio, una suite alla settimana.-
Jim ridacchiò, versando da bere per sé e per il compagno.
-La tua preoccupazione e il tuo altruismo sono commuoventi.-
-Dico sul serio. Forse... Forse questo non mi basta più, forse voglio di più.-
-E vuoi mettere su casa e prepararmi la cena per quando tornò a casa? Dai!- rise Jim, tornando subito serio nel vedere lo sguardo di Seb. -"Noi" non funzioniamo così. "Noi" non siamo una di quelle coppiette... Non è così che funziona.-
-Non ho detto che voglio mettere su famiglia, Jim. Voglio solo stabilità. Ti amo e amo il nostro... lavoro, chiamiamolo così. Solo... non voglio perderti.-
E lo baciò, piano, poi sempre con più passione, tanto che Jim lasciò cadere il lenzuolo e finirono di nuovo a letto.
-E allora che casetta con i centrini e i gatti sia- sghignazzò alla fine, mentre Seb lo colpiva con una cuscinata.
 
 



 
 
Fu Irene a chiamarlo, alla fine.
Erano anni che non la sentiva. Credeva fosse morta, a essere onesti.
Ma in fondo, se sia lui che Holmes potevamo tornare dal regno dei morti...
Si incontrarono all'angolo tra due strade, non voleva farla salire al loro appartamento. 
C'era la polvere lì, e anche la polvere sapeva di Bastian.
Irene fermò un taxi prima ancora di salutarlo, non troppo sorpresa di vederlo ancora al mondo. 
Quella donna....
-Vuoi dirmi almeno dove stiamo andando?- sbottò a un certo punto, guardando fuori dal finestrino e contando annoiato le nuvole che si stavano nuovamente addensando. 
-Tra poco pioverà di nuovo- fu la risposta di lei, mentre sussurrava le indicazioni nell'orecchio dell'autista, lasciandogli tracce di rossetto sul collo. -Hai preso l'ombrello?-
Jim roteò gli occhi, tornando a guardare a guardare fuori.


 
 



 
 
-E se prendessimo un cane, tigre?-
Seb lo guardò oltre il rosso della sigaretta, sputando fuori il fumo.
-Fa molto vecchia coppia sposata, lo sai questo, vero? Non era proprio quello che volevi evitare?-
-Ma quanto sei scemo!- ridacchiò, aprendo l'acqua del rubinetto per lavare i piatti che si erano accumulati in settimana nel secchiaio. -Potrebbe esserci utile...-
-Oh, certo. Rimorchieresti parecchio al parco...-
-La cenere non sul pavimento- canterellò Jim, spruzzandolo con la schiuma. -Comunque parlavo sul serio. Un bel cane, un pastore tedesco! Potremmo addestrarlo per sentire gli sbirri... O a correre dietro a Sherlock Holmes... Sai che spasso?-
Seb rise insieme a lui, scuotendo la testa.
-Questa cosa di Holmes... Questa tua ossessione...-
-Non è ossessione. È lavoro- lo interruppe Jim. -Solo lavoro.-
-Non uno qualsiasi, ammettilo. Passi ogni secondo libero a organizzare cose... A pensare a lui....-
-Geloso?- lo prese in giro Jim, asciugandosi le mani e sedendoglisi accanto. 
-Bè, ora vuoi anche un cane per rimorchiare al parco... Forse dovrei preoccuparmi.-
-Decisamente no.-
 



 
 
-Che ci facciamo qui?-
Si guardò attorno, sentendo che il sole che era tornato a splendere lo stava decisamente prendendo per i fondelli. 
Controllò di nuovo il telefono e Irene gli rivolse uno sguardo triste, intercettando i suoi occhi. 
-Cosa c'è? Cos'è che non mi stai dicendo?-
-Jim... Guardati attorno. Sul serio, questa volta.-
E Jim lo fece.
Vide i cipressi verdi anche nella brutta stagione.
Vide il cielo azzurro, le nuvole bucate da qualche raggio di sole.
Vide i mazzi di fiori.
Vide le lapidi.



 
 
 
-Sei sicuro che questa cosa funzionerà?-
Varie piantine e schemi erano sparsi sul tavolino da caffè davanti al divano, qualcosa era che caduto per terra, insieme a matite e penne, evidenziatori. 
-Qualche mio piano ha mai fallito?-
Seb gli sorrise, baciandolo piano.
-Mi basterà una parola, e lui... FIUUUUU....- fischiò, seguendo una parabola immaginaria, concludendola sulle labbra di Bastian. -Vedrai, Holmes cadrà come una pera matura.-
-E tutto questo per John Watson?- chiede dubbioso Seb, a fior di labbra.
-Non ha nessun altro. Non ha alternative- replicò Jim, guardandolo confuso. -Non c'è nessuno a cui tenga così tanto. E poi, non si tratta solo di Watson... Ci sono altri due proiettili, non dimenticare.-
Seb rimase a fissare le carte, gli occhi socchiusi.
-E allora facciamolo...-
-Insieme- sussurrò Jim, baciandolo piano.
 
 



 
Vide le lapidi, Jim e il freddo penetrò in lui.
E tutto ebbe senso.
Nessuna chiamata in tre anni, neanche un messaggio.
La polvere nell'appartamento che aveva avuto bisogno di molto tempo per accumularsi.
Il non sentire la necessità di coprire i mobili, perché sapeva che non sarebbe tornato.
Il cibo scaduto che si era accumulato nella dispensa.
-Come...?- gemette, coprendosi la bocca con una mano.
-Colpo di pistola. Si è ficcato la canna in bocca e ha premuto il grilletto. Suona famigliare?- ripose Irene, il tono più triste del volto. -Mi dispiace davvero.-
Jim annuì, lasciandosi guidare per mano fino alla tomba, come un bambino. 
Era una sepoltura come un'altra, Jim si chiese chi avesse scelto i caratteri e la frase da incidere. C'erano anche dei fiori, ma quello era facile da capire.
Irene, accanto a lui, si allontanò di qualche passo, le lacrime agli occhi.
-Ehi- mormorò Jim, deglutendo a vuoto. -Probabilmente avrei dovuto dirtelo prima, che non ero morto. Ma non eri al sicuro. L'ho fatto per tenerti al sicuro, buffo no?- disse, lasciandosi sfuggire un singhiozzo. -Sei sempre stato impaziente tu, forse è per quello che ti amo. Che ti amavo. Non lo so..- mormorò, coprendosi il viso con le mani, nascondendo le lacrime. -Dormi bene, tigre.-
E le braccia di Irene erano lì, ad accoglierlo, a stringerlo, a soffocare il suo dolore. 
Affondò il viso nei capelli di lei, chiudendo gli occhi.
Irene c'era, ci sarebbe sempre stata. 
Se non fosse stato per lei, non l'avrebbe nemmeno conosciuto, Bastian.



 
 
-E lui è Sebastian Moran- sorrise Irene, mentre Jim e l'altro si stringevano la mano. -Seb, lui è James Moriarty. Uno dei migliori, dico davvero. Sono certa che... Be', diciamo che mi aspetto grandi cose da voi- sorrise, guardandoli compiaciuta. -Oh sì... E siete anche carini, insieme...-
 
 
 




Dormi bene, tigre.










 
Inathia Len's nook:
 
 
e così eccomi approdata anche a questa ship, che, sinceramente, non avevo mai considerato molto. Ma si sa come funzionano queste cose, quando Sua Maestà l'Ispirazione chiama...
A essere onesti, non è proprio tutta farina del mio sacco, Cioè, sì, ma mi sono lasciata molto influenzare da due immagini che avevo visto in giro (ve le avrei messe, ma se ho salvate sull'iPad da Facebook e non ho l'URL... se avete qulche suggerimento, sarò lieta di modificare le note e aggiungerle). Comunque, queste due immagini mostravano una il caro Jim in un cimitero che pronunciava quel discorso alla fine (l'ho giusto un po' modificato, ma il succo è quello), l'altra Jim e Irene che si abbracciavano stretti.
Ho solo fatto due più due, in pratica, anche se credo che la seconda immagine sottintendesse una storia tra i due.
Giuro, erano così belle quelle immagini.... troverò un modo per farvele vedere. Magari non nell'immediato, ma ce la farò.
Ok, ora chiudo queste note perchè dovrei studiare davvero, essendomi ridotta all'ultimo (come mio solito). Giovedì ho l'orale della maturità e mi mancano solo i 3/4 del programma. Not bad :/
Se la storia vi è piaciuta, se non siete di morti di noia, oppure se vi ha fatto completamente schifo (perchè no? è un paese libero, dopo tutto), vi prego di recensire. E' stato scientificamente provato che una recensione manda in brodo di giuggiole l'autrice :) quindi fatevi sotto :)
  
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