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Autore: EllisBlue    30/06/2014    0 recensioni
Kiyoshi è un ragazzo di 15 anni, insicuro e timido. Per il suo difficile rapporto con gli altri compagni di scuola, decide di lasciare la scuola, abbandonandosi a un lungo periodo di solitudine e depressione. Un giorno però, inaspettatamente, arriva una misteriosa e affascinante ragazza a casa sua. Una perfetta sconosciuta scava nel suo cuore e nella sua anima... Chi è lei? Cosa vuole? Perchè è l'unica persona che riesce a capirlo così profondamente?. Nella più fitta oscurità, arriva un dolce e tenue raggio di luna...
Ora tocca a te scegliere, Kiyoshi. Scapperai o andrai gli incontro?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 1
- Può la luna scaldare più del sole? -

 

Ho passato tutta la mia vita a chiedermi perché io esistessi.
Ma poi è arrivata lei, che ha reso tutto più bello e doloroso allo stesso tempo, ma che più di tutti ha dato un senso alla mia esistenza.
Allora ero un ragazzo talmente imbranato e timido...
Quando qualcuno mi chiedeva che cosa ne pensassi di un certo argomento, io non avevo idea di cosa dire. Dicevo: «Beh, direi che è così come dici tu, però anche lui non ha torto.. Potrebbe essere così, ma in effetti forse ha ragione quell'altro ancora.»
Completamente senza una mia opinione.
Chi sono veramente io?
Io davvero non ne avevo la minima idea. 
Gli altri intorno a me sembravano tutti così decisi nelle loro decisioni…
Tutti sapevano quello che volevano. Tutti sapevano bene quello che dicevano e facevano.
Io invece ho sempre fatto fatica anche solo a parlare semplicemente con gli altri. Il solo pensiero che quello che dicevo e il modo in cui avrei detto qualcosa poteva cambiare il modo in cui la gente mi vedeva, mi metteva ansia. 
Dovrei dirlo così? Oppure così? Dovrei alzare la voce? Quale tono dovrei usare?. 
Sono un tipo parecchio problematico, vero?. Heh, è così che madre natura mi ha fatto.
Comunque, mi ricordo di quel giorno quando tutta la classe andò in gita e io decisi di farmi coraggio e andare. Trascorsi tutti i 3 giorni nella mia stanza. Non che fossi malato o altro. Semplicemente nessuno mi voleva con sé. Venivo visto come qualcosa di inutile e superfluo.. 
Anzi, diciamo che non venivo visto proprio. 
Tornato a casa decisi di non frequentare più la scuola. Ero stanco. Ero solo. Ero nella più profonda depressione. Arrabbiato con me stesso fino a farmi male..
Aspettavo solo una parola gentile, no, anzi, anche solo una parola così, senza senso. «Kiyoshi, stai bene?».
L’unica a chiedermelo era mia madre.
Ma ormai mi ero rinchiuso dentro una fortezza che non era più possibile abbattere. Non sarebbe bastata una qualche parola carina. Non sarebbe bastato nemmeno un discorso del presidente americano Obama.

Ma quel giorno, uno di quei tanti e inutili giorni, successe qualcosa che cambiò radicalmente la mia vita.
«Kiyoshi! Kiyoshi! Sei sveglio? È venuta a trovarti una tua compagna di scuola!» disse mia mamma.
Mamma, se è per tirarmi fuori da camera mia, non è per niente divertente, pensai.
«Fai come ti pare. Entra, se proprio devi. Ma appena avrai controllato quello che dovevi, vattene.»
«Permesso…»
Di sicuro non era la voce isterica di mia madre. Era molto più delicata e giovane.
La porta si aprì e lentamente entrò una ragazza e insieme a lei un buonissimo profumo.
Aveva lunghissimi capelli neri e lisci e degli insoliti e profondi occhi grigi. 
Era più piccola di me di un anno, a giudicare dalla sua divisa scolastica. 
«Uh?»
«S-Scusami tanto, non volevo disturbarti. È solo che non ti ho poi visto venire a scuola e così ho pensato..»
«Chi sei?»
«A-ah, si, s-scusami. Non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Aoki Tsukiko. Piacere di conoscerti!»
«Ah. Ehm… ci conosciamo?»
«Tu devi essere Okamoto Kiyoshi... Ecco, a dir la verità ho letto il cognome sul citofono e il tuo nome l’ho appena sentito dire da tua madre. Kiyoshi… Puro..»
«Eh?»
«Kiyoshi significa puro. Non lo sapevi?»
«No, non mi piace il mio nome. Ma comunque, come facevi a sapere che abitavo qui? Sei della mia scuola, vero?»
«Io credo che ti si addica, invece»
E sorrise. Fece un sorriso così caldo che quasi mi dava fastidio. Con tutto quel ghiaccio accumulato nel mio cuore, quel calore tutto concentrato in un secondo, era troppo per me.
Poi continuò a parlare. 
«Si.. Frequento la tua stessa scuola. Ti vedevo quando andavi al club di scienze. Io andavo al club di musica nella stanza affianco la vostra. Ti ho visto poche volte però..»
«Sì, quel club l’ho lasciato quasi subito perché mi annoiavo»
«Sai, la prima volta che ti ho visto avevi un espressione così triste... Dal tuo volto traspariva un dolore che...»
Si mise a piangere.
«uh?! Ehi ehi! perché piangi??» Mi alzai dal letto e le diedi un fazzoletto di stoffa.
«S-Scusa.. Mi ero promessa di non piangere ma… Q-quel dolore…» aprì i suoi occhi pieni di lacrime e mi guardò dritto negli occhi «quel dolore.. Era così profondo… Io riuscivo a sentirlo nel mio cuore..! Io .. Io .. So che non sono che una sconosciuta per te…Ma..! Quel dolore, sento che è così connesso al mio... Sento che posso comprenderlo fino in fondo. La tua incertezza, la tua solitudine.. I-Io non ho mai pianto così tanto… Non riesco nemmeno io a capire quello che sto dicendo..!»
Rimasi così colpito dalle sue parole...
Lei davvero aveva compreso il mio dolore. Ne ero certo. E non solo. Lei condivideva con me il mio dolore.
A pensarci ora, ricordo che in quei giorni in cui frequentai il club di scienze, le spine che intrecciavano il mio cuore sembravano più gentili. Sarà stato per la sua sola vicinanza?.
Ah…Probabilmente sto delirando.
Mentre lei piangeva, io non potevo fare niente.. ma piangere. Piangere come non avevo fatto mai. Dovevo buttare fuori tutto. Era da tanto, troppo tempo che speravo e desideravo ardentemente che qualcuno accarezzasse dolcemente il mio cuore. Qualcuno che mi portasse via dalla mia fortezza. Qualcuno che potesse lenire almeno un po' le mie profonde e dolorose ferite.

Il giorno dopo, decisi di andare a scuola. Non perché volessi ritornarci. Volevo e dovevo ringraziare Aoki.
Quando entrai in classe, tutti mi guardarono con occhi pieni di stupore e sentivo un leggero chiacchiericcio confuso dietro me. Ma non me ne importava nulla. 
Arrivò il mio vicino di banco, Tsubaki Raito. Era l unico con cui scambiavo qualche parola, come: buongiorno, a domani, che ore sono?. Ma era un tipo molto aperto che chiacchierava con tutti. L'opposto di me insomma.
Si avvicinò e mi disse:
«Eeeh?! Sei veramente tu??»
Mi sforzai a sorridergli.
«Già..»
«Ah! Sono contento che sei tornato! Mi mancava il mio orologio personale!»
E fece una risata. Non credo lo dicesse con arroganza ma la cosa mi dava parecchio fastidio.
«Uh? Eddai Kiyoshi sto scherzando! Sono contento.. Insomma, stavi facendo troppe assenze. Che avevi?»
Dunque si ricorda il mio nome, pensai.
«Ecco.. ho avuto dei problemi.»
Un modo cortese per dire di farsi gli affari suoi.
«Oh! Mi spiace! Spero si siano risolti. Beh vedi di non stare più a casa, mi raccomando.»
«Si..»
Mi diede una pacca sulla spalla e poi si mise a dormire, come era suo solito.
Nell'intervallo andai a cercare la ragazza nelle le classi prime.
Cercai in tutte le sezioni, finché arrivai nella 1-2. Mi dissero che era stata a casa perché aveva l influenza.
Così, decisi di aspettare il giorno dopo. E quello dopo. E quello dopo ancora...
Alla fine ripresi la scuola grazie a lei. E anche mia madre era molto più serena e tranquilla.
Dopo 2 mesi, a fine gennaio, la vidi passare dal mio corridoio.
Corsi verso di lei e le afferrai il braccio.
Lei si girò verso di me, con lo sguardo stupito e mi disse:
«O-Okamoto..?»
Ero così felice di rivederla.
«Aoki..sei tu?! Sei..sei tornata! Finalmente...!»
«Anche tu sei tornato a scuola. Sono molto felice.»
E sorrise.
« Si… Hai da fare? ti dovrei parlare, se non ti dispiace.»
«Mi piacerebbe ma purtroppo  ora ho da fare. Però all'intervallo possiamo incontrarci in giardino, se ti va»
E mi sorrise. Di nuovo. Quel fantastico sorriso che disarmava… che però lasciava trasparire un po' di tristezza. La stessa di quel giorno.
«Va bene. A dopo allora.»
«S-Si. A dopo Okamoto.»
Tornai in classe e Raito, prontamente, mi chiese:
«Uh? Ma allora anche il nostro Kiyoshi ha un cuore! Carina la ragazza! Chi è ?»
«Eeh?! ... Non sono cose che ti riguardano.»
«Eddai Kiyoshi » disse con il sorriso «smettila di fare così. Pensavo ti fossi finalmente deciso ad aprirti un po’! Guarda che scapperà anche quella ragazza se ti continui a comportarti in questo modo.»
Lui…così privo di tatto. Lui… Così... Irritante!.
«Cosa vuoi saperne tu di me?Chi cavolo credi di essere tu! Lasciami in pace! Fai come hai sempre fatto! Continua a far finta che io non esista! Ne ho abbastanza di te e della tua brutta abitudine di ficcare il naso negli affari degli altri!"
Detto questo, suonò la campanella per la ricreazione. Uscii velocemente dalla classe e corsi in giardino.
Sì. Probabilmente avevo esagerato con Raito. Lui non c’entrava nulla con la mia rabbia verso il mondo. Lui era solo uno dei tanti ragazzi che si godono la vita e fanculo tutto. Eppure forse era anche uno dei pochissimi a cui interessasse qualcosa di quel povero e ridicolo Okamoto Kiyoshi.
Andai dalla fontana a lavarmi la faccia.
«U-Uh.. Okamoto.. Stai bene?»
Mi girai. Era dietro di me con il viso preoccupato. 
Non so il motivo, ma, forse per la prima volta nella mia vita, agii senza riflettere e l'abbracciai forte.
«O-Okamoto?»
«Grazie. Grazie per l'altro giorno. Grazie per essermi così vicina nonostante ti conosca appena. Grazie, perché anche adesso ti stai preoccupando per me.», dissi.
«Beh.. Ho visto che sei corso qui in fretta e furia. E’ successo qualcosa?»
«No.. Si… Aah, accidenti a me! Ho davvero un brutto carattere…», e sorrisi.
«Non devi sforzarti di ridere se non vuoi…»
«Questo vale anche per te.»
«Che?» mi disse spalancando gli occhi.
«Hai capito bene. Sai, credo che anche io riesco a percepire il tuo dolore. Oggi quando ti ho visto in corridoio, anche se tu sorridevi, io sentivo che in realtà eri triste dentro. Come se tu fossi una persona che conosco da anni.»
«Ma no, Okamoto... I-Io sto ben...»
«Chiamami Kiyoshi. Se i nostri cuori sono così vicini, non c è bisogno che tu metta distanza tra di noi. Non essere formale. Chiamami per nome... chiamami per nome, per favore»
«Uwaa..»
Si mise a piangere come una bimba. Già. Lei assomigliava proprio ad una bimba. Anche se nel suo cuore aveva un dolore così grande e pesante… Chissà, forse più del mio.
«K-Kiyo...Kiyoshi...»
Brava bimba, pensai. E sorrisi.
Dopo mangiammo assieme e intanto lei continuava a guardarmi.
«Uhm, Tsukiko..che c'è?»
Lei sussultò e il suo viso divento tutto rosso. Tolse lo sguardo da me, si mise a guardare in basso e disse:
«No, Niente! ... Solo che è strano chiamare qualcuno per nome. S-Sei la prima persona che chiamo per nome.."
Io mi misi a ridere. Era troppo carina la sua espressione. Davvero troppo dolce.
«C-che c'è?!? Ho qualcosa un faccia??» mi disse, tutta preoccupata.
«No, no. La tua espressione di prima.. era davvero buffa!» e continuai a ridere.
«U-uh..? Ehi! mi stai prendendo in giro??»
«Certo che no. Non lo farei mai.»
Detto questo, lei arrossì e cominciò ad abbuffarsi, quasi come se volesse nascondere il suo viso imbarazzato. Ma a me piaceva tanto quel suo visino. Mi metteva serenità ed allegria. Avrei voluto che quell'intervallo durasse per sempre. Ma purtroppo per sempre arrivò presto e la campanella suonò.
«Uh? Di già?!» dissi.
«G-Già.. È passato più in fretta degli altri giorni, non trovi?»
«Si, è quello che stavo pensando anche io»
«Ecco.. Ora dovrei andare.. Ho un test tra poco»
Prese la sua borsa del pranzo e si alzò.
«Ok... Ah! Tsukiko, alla fine della scuola posso... Posso accompagnarti a casa?»
«?? P-perché??» mi disse tutta rossa in viso.
Io risposi un po' imbarazzato: «E-ecco tu sai dove abito mentre io no.. Non vale..!"
Wow, ottima scusa! Davvero, pensai.
«Beh, se è così.. Va bene.. A dopo» mi disse sorridendo.
Poi corse via come un fulmine in classe.
Credo... Credo che lei inizi a piacermi, pensai.
Era la prima volta che sorrisi in quella scuola che tanto detestavo.
In quel ambiente così corrotto e cupo, lei era la luce che iniziava a scaldare il mio cuore.

Le lezioni finalmente finirono ed io ero davanti al cancello della scuola che aspettavo Tsukiko.
Ad un certo punto sentii delle ragazze che correvano fuori dalla scuola. Si capiva benissimo che stavano cercando qualcuno.
Appena una di loro mi vide, mi disse:
«Tu sei Okamoto?»
«Sì, sono io. Perchè?» risposi.
«Tsukiko...» si mise a piangere «..è successa una cosa terribile...!»
«Cosa? Perché piangi? Insomma, si può sapere che diavolo è successo??»
 Il cuore mi batteva così forte che pensavo sarebbe saltato via dal petto.
«Muoviti e seguimi!» mi disse correndo verso l'entrata della scuola.
 
Tsukiko, che ti è successo... Tsukiko... TSUKIKO!!!
 

Cos'è successo a Tsukiko? e riuscirà Kiyoshi ad arrivare in tempo da lei?

Per scoprirlo continuate a seguirmi!
Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo :) 
Aspetto le vostre recensioni!
 
Ci rivediamo al prossimo capitolo! 
                                                                            
   
 
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