Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: caerries    30/06/2014    4 recensioni
“Io non andrò avanti senza di te, io non posso, io non voglio baciare altre labbra che non siano le tue, non voglio altre braccia che mi stringano se non le tue, non voglio sorridere a causa di una risata che non è la tua, non voglio e non posso” e mi sentivo incapace al solo pensiero di non poter fare nulla per tenere in vita le mie labbra, le mie braccia o la mia risata, non potevo vivere senza di lui ma lui avrebbe dovuto vivere senza di me, non aveva altra scelta.
[CAKE]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Calum Hood, Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Novantaquattro giorni


Amavo quando pioveva, soprattutto durante le calde notti estive quando me ne stavo solo nella mia camera all'ultimo piano e potevo chiudere gli occhi e ascoltare le gocce che si infrangevano sui vetri della finestra e a volte, venivo svegliato dalle luci bianche dei lampi e dal cupo suono dei tuoni, erano quelle le notti in cui mi mettevo a pensare a lui.
Ricordo ancora con precisione una tra quelle che furono le sue ultime notti d'estate. Ricordo anche come mi sentivo: Piccolo, impotente, stupido e avevo paura. Mi chiedo ancora adesso perché non avessero deciso di parlarmene prima, perchè? Forse ero troppo piccolo per capire, avevo solo cinque anni, ma forse avrebbe fatto meno male sapere la verità in tempo e prima che accadesse, prima che lui si spegnesse del tutto senza mai più accendersi.

 

Erano ormai cinque anni di adozione, cinque anni con quella che era divenuta la mia seconda ragione di vita per non molto ancora, per quanto lui fosse importante e mi facesse sorridere non era la cura che mi avrebbe salvato la vita dal tumore che poco a poco era cresciuto dentro di me e mi indeboliva giorno per giorno sempre di più, mio figlio Jamie.
Non potevo credere che quella piccola creaturina avrebbe compiuto cinque anni di vita e che io non lo avrei mai potuto vedere a sei anni, alla recita di fine anno della quinta elementare, non lo avrei potuto accompagnare in macchina a scuola il suo primo giorno di liceo, che non avrei potuto comprargli la sua prima moto per il sedicesimo compleanno, che non avrei potuto vederlo sorridere il giorno del suo diploma o più semplicemente, che non avrei potuto vederlo crescere.
Calum aveva insistito tanto per dirglielo  ma non avrei mai voluto turbarlo ulteriormente e rovinargli quel giorno tanto speciale per lui. Si aggirava per la casa correndo e quando mi svegliai lo trovai ai piedi del mio letto che mi guardava con quei suoi grossi occhi che non assomigliavano né ai miei né a quelli di Calum. Jamie non aveva mai chiesto nulla dei suoi veri genitori, non si sentiva diverso solo perché aveva due papà invece che una mamma.

“Papà? Sei sveglio?” la sua vocina rallegrò il mio risveglio e mi limitai ad annuire.

Mi mostrò cinque dita e sorridendo saltò sul letto prima di lasciarmi il tempo di prenderlo in braccio “Allora vieni, papà ha fatto la torta.. Per me! Oggi compio cinque anni, cinque!”
Allora cercai di alzarmi dal letto con le poche forze che mi erano rimaste in corpo, falsificai un sorriso sul volto come facevo ormai da mesi, circa tre per la precisione, quando il mio dottore di fiducia mi aveva ormai diagnosticato un tumore mortale, incurabile, mi disse che mi sarebbero rimasti al massimo tre mesi di vita e che tutto ciò che si poteva fare per salvarmi era già stato fatto.
Decisi di seguirlo giù per le scale fino ad arrivare in cucina dove alla mia vista mi corse incontro Calum.

“Ti avevo detto di non andare a svegliare papà, è stanco.. Deve riposare” lui mi sorrideva, o almeno ci provava.

“Non importa tesoro, sto bene” cercai di mantenere la voce ferma, ma le labbra non cessavano di tremare e balbettai appena quando mi trovai a rispondergli “Jamie, è ora di aprire il regalo” lanciai un occhiata a Calum e lui sorrise abbassando poi lo sguardo sul piccolo, poi si chinò su di lui sedendosi per terra sulle ginocchia tenendo le mani dietro la schiena tra le quali reggeva il piccolo pacco regalo per il bambino che saltellava sul posto.

“Tanti auguri, piccolo” lui sorrise ancora, amavo quando lo faceva;

Tutto sembrava scomparire e rimanevamo solo io, lui e nostro figlio.. Niente di più, niente di meno.
Calum porse il pacchetto al bambino che sembrava non stare più nella pelle e lo afferrò rivolgendo poi uno sguardo ad entrambi come per chiederci il permesso di aprirlo, annuimmo entrambi e pochi istanti dopo la carta da regalo si trovava strappata per terra e tra le sue mani c'era un piccolo trenino giocattolo. Era il classico regalo per un bambino di quella età, ma a Jamie non importava perché tutto ciò che facevamo per lui era unico.
Ci abbracciò e cercai di stringerlo il più forte possibile a me, ma probabilmente con scarsi risultati. Trattenevo le lacrime, avevo solo paura di ricordarmi che probabilmente quella sarebbe stata una delle ultime volte che lo avrei abbracciato o visto sorridere.


Quel pomeriggio avevamo deciso di organizzare una festa per Jamie e i suoi amici erano venuti a trovarlo a casa, giocavano tutti insieme in giardino e mangiavano la torna che Calum aveva preparato quella stessa mattina.
Mia madre era venuta a trovarci con la scusa di stare con Jamie il giorno del suo compleanno e che avrebbe badato a lui per qualche ora così io e Cal avremmo potuto passare del tempo assieme, tempo che ci era stato sottratto per cinque anni dal dover accudire nostro figlio. Sapevo che non era esattamente per questo che era venuta, voleva soltanto assicurarsi di essere qui quando sarebbe successo, voleva poter fare qualcosa ma non poteva, non poteva davvero.
Eravamo in camera di Jamie, quella che era stata la mia stanza da piccolo perché quella era la casa di mia madre e mio padre in cui avevo vissuto per praticamente tutta la mia vita fino a quel giorno. Ci avevano permesso di usarla quando io e Cal decidemmo di adottare un bambino e di stare davvero insieme.
Ero seduto su un angolo del letto e guardavo verso la finestra che dava sul giardino per cercare di ignorare le sue guance bagnate dalle lacrime, ma sapevo di non poterlo fare. Lui era seduto proprio accanto a me e teneva la mia mano stretta alla sua, parlava con voce tremante che di tanto in tanto faceva trasparire alcuni singhiozzi.
Quello era esattamente il novantaquattresimo giorno da quando mi era stata preannunciata la mia morte che ormai era imminente, erano passati tre mesi e un giorno.
“Non posso farcela senza di te, Luke, non posso” non potevo sopportare più il suono della sua voce tremante e non potevo più sopportare il nodo in gola che cercavo di trattenere per non piangere, ma non sono mai stato forte, non lo sono mai stato.. Perciò socchiusi gli occhi e lasciai che le lacrime rigassero le mie gote pallide e segnassero un umido tratto lungo la pelle del mio collo.
Decisi di guardarlo negli occhi mentre respiravo a fatica, così lo feci e pensai a quanto mi sarebbe mancato guardarlo in quel modo.
Presi forza e balbettando di tanto in tanto presi il suo viso tra le mani e iniziai a parlargli, a condividere con lui quel monologo che preparavo da ormai due giorni: “Ce la farai, e  vedrai il nostro bambino crescere, e vedrai l'estate finire e le foglie ingiallirsi e riempire il prato del nostro giardino, vedrai la pioggia autunnale bagnare la veranda, vedrai l'inverno e la neve riempire il vialetto di casa mentre Jamie fa un pupazzo di neve, arriverà Natale e scarterai i regali di tua madre e piangerai perché quest'anno non avrai un mio regalo, sentirai il profumo di champagne e saprai che il nuovo anno sarà cominciato, guarderai fuori dalla finestra e il pesco sul retro sarà fiorito e andrai a raccogliere le more nella siepe vicino all'orto di mio padre con Jamie come facciamo ogni anno, dormirai in salotto perché in camera da letto farà troppo caldo e il giorno dopo ti accorgerai che è Giugno e che sarà passato un anno.. E poi ti innamorerai ancora, mi fa tanto male se ci penso ma voglio vederti sorridere da lassù anche se non sarò io la ragione per cui lo farai. Calum, ti amo, ti amo e voglio vederti felice.. Ma non ti chiedo di non dimenticarti di me, ti chiedo solo di non dimenticarti di ricordarmi.”
Non smise di piangere per ore, lo tenevo stretto tra le mie braccia mentre rimanevamo sdraiati su quello che era il letto del piccolo Jamie, anche se era molto più grande di lui come letto.. Era stato mio fino a sette anni prima, perciò si adattava alla mia statura.
Cercavo di asciugare le sue lacrime ma invano: Teneva la testa nascosta nell'incavo del mio collo e bagnava il tessuto della mia maglietta, sembrava che non volesse mostrarmi i suoi occhi ormai rossi e le guance bagnate.
Non faceva che ripetermi la stessa frase e io non facevo altro che morire dentro ogni secondo di più.
“Io non andrò avanti senza di te, io non posso, io non voglio baciare altre labbra che non siano le tue, non voglio altre braccia che mi stringano se non le tue, non voglio sorridere a causa di una risata che non è la tua, non voglio e non posso” e mi sentivo incapace al solo pensiero di non poter fare nulla per tenere in vita le mie labbra, le mie braccia o la mia risata, non potevo vivere senza di lui ma lui avrebbe dovuto vivere senza di me, non aveva altra scelta.

 

Erano le due del mattino, lo ricordo ancora benissimo, dopotutto come potrei dimenticare un tale giorno? A volte vorrei potermi svegliare con l'amnesia e dimenticare tutto, ma mi accorgo facilmente che questo pensiero è stupido e egoista, e che non sto del tutto bene se penso ancora a lui. Come potrei dimenticare mio padre? Il suo sorriso, il suo abbraccio il giorno del mio quinto compleanno, le sue storie, i momenti con lui, il rimbocco delle coperte che avveniva ogni sera, come? Quella calda notte stavo dormendo nel mio letto e ricordo ancora quanto avevo paura dei tuoni, sembravano più forti del solito.. Mi chiedevo perché papà stesse sempre in camera da letto, mangiava poco o non veniva più a rimboccarmi le coperte da qualche giorno. Quella notte non capii nulla, fu solo il giorno dopo che realizzai: Se n'era andato per sempre. Quella notte papà Calum piangeva e la nonna aveva chiamato l'ambulanza costringendomi a restare nella mia camera, speravo soltanto che tutto ciò che mi passava per la testa riguardo a una possibile morte di mio padre fosse una falsità, ma realizzai che non lo era.


Restai in camera mia per una settimana, papà tentò di parlarmi ma non lo ascoltavo.. Volevo solo riabbracciarlo e vederlo sorridere, volevo vederlo mentre suonava la chitarra, volevo sentirmi leggere le fiabe della buonanotte mentre papà Calum lo teneva sulle sue ginocchia seduto sulla poltrona di camera mia, volevo vederli baciarsi tutte le mattine appena svegli, volevo vederli insieme ancora, volevo mio padre.
Ricordo solo una stupida frase che gli dissi quando cercò di convincermi a portarmi a mangiare in cucina: “Svegliami quando tutto sarà finito e papà sarà tornato”
Mi manca, mi manca davvero tanto.
Mi manca anche vedere papà felice con lui.
Luke Hemmings era e sarà sempre il vero amore di mio padre e a distanza di anni posso giurare che ci ha provato, ci ha provato davvero a farsi una nuova vita.. Ma nessuna storiella è mai durata anni come quella con lui, e mai succederà. 
Alcune volte papà mi dice che gli manca tutto di lui e che lo ama ancora più di quanto ama se stesso, che quella notte lo aveva stretto tra le sue braccia mentre si spegneva lentamente e il suo respiro svaniva a poco a poco.
Oggi prima di darmi la buonanotte mi ha chiesto di scendere in giardino e di inspirare a pieni polmoni l'aria.  
L'ho fatto, e sono quasi certo di aver respirato il suo profumo e di aver sentito la sua risata, mentre alzavo lo sguardo al cielo una stella cadente ha rigato con una lunga scia bianca il cupo blu scuro della notte e non ho potuto fare a meno di sussurrare:
“ciao papà”.


                                                                           



Questa è una delle poche One Shot che ho scritto che davvero mi convinceva, magari non è perfetta ma spero che possa piacervi almeno un pochino.
La storia è basata principalmente su due canzoni che significano molto per me: Amnesia dei 5 Seconds Of Summer e Wake Me Up When September Ends dei Green Day, quest'ultima ha un significato davvero importante per chi conosce e ama la musica di questo gruppo.. Ammetto di non essere una grande fan ma questa canzone mi ha colpita fin dalla prima volta, perciò vi consiglio di ascoltarle entrambe mentre leggere questa os.
Ditemi cosa ne pensate per favore, perché: Prima cosa, mi farebbe tanto piacere e seconda cosa, perché mi piacerebbe scriverne altre durante l'estate quando riesco finalmente a trovare un po' di tempo libero per farlo.. Mi servono anche le vostre idee, per cui non esitate a scrivermi. Come ultima cosa volevo solo dire che questa os la dedico a Elisa (@coldplash su Twitter) che mi ha dato un pizzico di ispirazione per scriverla, quindi ecco tutto.
Grazie mille in anticipo,
Aura.

P.S. Se mai aveste bisogno di qualsiasi cosa io sono @psychopash su Twitter e purelaughh su Tumblr.  :-)
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: caerries