Lentamente le scivolò accanto e sedendosi vicino cominciò a farla ridere dolcemente, confondendola con le carte, stupendola con un coniglio che spuntava dal cappello e un mazzo di fiori nascosto sotto la giacca. Era il suo lavoro, regalava sorrisi, ma quello era il più bello perché capace di farlo sorridere a sua volta. E così ogni giorno inventava qualcosa per allietare ed entrambi i momenti in cui si incontravano. Di tanto in tanto le teneva la mano per giocare con le sue dita che di tutta risposta si intrecciavano a quelle di lui. Ma poi osò un numero troppo difficile, le chiese in prestito il suo cuore. Lei glielo affidò, magari per fiducia o forse per incoscienza, ma lo fece. Maldestro però, gli sfuggì e per evitare che gli cadesse di mano lo strinse troppo forte e così si spezzò. In fondo lei sapeva che sarebbe successo eppure non lo incolpava, non l'aveva fatto di proposito. Ormai convinto che non l'avrebbe più rivista, si meravigliò trovandola il giorno seguente allo stesso posto, alla stessa ora, con lo stesso sorriso stampato sul viso ad aspettarlo. Le andò vicino e lei, con i resti del suo fragile cuore in mano disse:-Tu me l'hai rotto, e solo tu puoi farlo tornare come prima. Prendilo e abbine cura-.